Intervistiamo oggi Marco Veronese, che in occasione di Contemporary Istanbul presenterà il progetto “Who will be the next?”

Hai iniziato la tua carriera nel mondo dell'arte nel 1982. Dapprima hai girato il mondo ritraendo con la fotografia importanti momenti del panorama musicale internazionale, poi negli ultimi anni ti sei proiettato verso una forma di fotografia combinata insieme ad altri media, con forti richiami classici. Come ha origine questo percorso?

In occasione del mio 10° compleanno mi è stato regalato il libro Dal Rinascimento al Manierismo che, ho scoperto più in là negli anni, avrebbe cambiato la mia vita, perché quelle riproduzioni fotografiche dei capolavori dei più importanti artisti del periodo tra il XIV e il XVI secolo stavano portando alla luce il mio innato senso estetico, anche se a quell'età era ancora inconscio. Poi a 15 anni mi imbatto in una fotografia di Henri Cartier Bresson e ne rimango folgorato. Ho continuato a comprare libri fotografici e manuali di fotografia ancor prima di poter possedere una macchina fotografica che è arrivata con un primo lavoro estivo a 18 anni. Il buio e la luce avevano segnato il mio cammino... Per anni ho lavorato come professionista nell'ambito della musica internazionale, della moda, dei viaggi, la pubblicità ma mantenendo sempre parte del mio cuore aperto all'arte classica.

Tutti i tuoi lavori conservano una certa forma di compiacimento estetico. Ritieni che questa sia una scelta intrinseca alla tua poetica oppure pensi che prima o poi la metterai in discussione?

L'estetica è un concetto alquanto discutibile e soggettivo, ma qualunque cosa o scelta non può prescindere dall'estetica. L'estetica è in un qualunque nostro atteggiamento, nella scelta di un colore per la camicia, nel come mangiamo, scriviamo o creiamo. Nell'arte contemporanea per esempio la parola “estetica” è troppo spesso usata per cercare di definire dei limiti entro il quale l'opera è Arte oppure no. Spesso se un lavoro è troppo estetico viene ritenuto "leggero" da una certa critica, e così se una fotografia è sfocata ha un anima e se è a fuoco è solo la riproduzione di un momento della realtà. Credo che bisognerebbe ritrovare la giusta serenità per potersi confrontare con la sola cosa che rende oggettivamente bella una qualunque rappresentazione, l'Armonia. Il mio lavoro è molto estetico perché rispecchia la mia anima, è il modo di confrontarmi con ciò che percepisco, che vedo, che ascolto, ed è lo “strumento” che utilizzo per attrarre le persone che hanno la mia stessa visione al di là di qualunque intellettualismo sterile; la differenza semmai è tra l'opera solamente estetica e fine a se stessa e l'opera che usa un'estetica più classica come forza magnetica per attrarre verso il proprio contenuto. La tua espressione "compiacimento estetico" mi colpisce e mi fa riflettere su ciò che osservo nel mondo dell'arte contemporanea, e cioè che si afferma sempre più il compiacimento intellettualistico, dove appunto l'estetica viene considerata un aspetto fuorviante o addirittura impoverente, come se messaggio ed estetica non potessero convivere. Mettermi in discussione fa parte di uno dei miei esercizi di crescita, infatti in questi anni ho deciso di lavorare con media differenti, dalla fotografia pura a quella manipolata con plastiche o silicone, ai tappeti, alle sculture in resina, a progettare performance fino a scrivere un libro. Ma il mio mondo è fatto da oggetti riconoscibili, da spartiti musicali in cui ogni nota ha un valore e un suono inconfondibili.

Da un paio di anni ti sei trasferito a Istanbul, oggi considerata tra le città più attive culturalmente. A livello artistico che differenze hai trovato rispetto alla piattaforma europea, e pensi che la tua arte abbia subito nuovi influssi?

Quando si segue il proprio cuore tutto può succedere, e il flusso del mio sangue mi ha portato in questa città magica e controversa che è Istanbul. Vivere qui per un artista è un'esperienza indubbiamente forte e coinvolgente, qui le energie si mescolano mille volte e danno vita a nuove mille altre energie. Indubbiamente la realtà artistica è estremamente vivace e paragonabile a quella londinese o newyorkese, ma con ispirazioni sicuramente differenti rispetto a quelle europee, che hanno goduto di maggiore scambio e apertura mentale. Per quanto mi riguarda Istanbul mi ha fatto crescere umanamente e artisticamente come nessun altro luogo al mondo prima d'ora, qui sono nati i progetti di grandi installazioni, performance, sculture, tappeti e in ultimo il libro intitolato 7362, la mia data di nascita.

Quasi tutti i tuoi lavori, specialmente gli ultimi, sono caratterizzati da un simbolismo ricorrente che va per lo più a ricoprire il periodo del Rinascimento. Questo richiamo, che valore assume nei tuoi quadri?

Noi siamo figli del Rinascimento, uno dei momenti storici più “alti” dell'intera storia dell'umanità, dal punto di vista artistico, scientifico e umanistico. Il mio cognome è Veronese, e non a caso ho sentito il bisogno di fare riferimento al passato per parlare del presente. L'uso di immagini riferite a ritratti femminili di quel periodo non vuole essere solo un omaggio o una mera scopiazzatura, ma un vero e proprio manifesto al cambiamento epocale che io ritengo fondamentale per la riscoperta di una umanità più umana. I simboli rivestono un'importanza primaria nel mio lavoro, sono il linguaggio contenuto nel DNA della nostra specie, sono il sotto testo delle nostre esistenze. Ecco quindi che i ritratti femminili di Leonardo, del Bronzino, o del Pontormo, diventano il simbolo della maternità, della fertilità e quindi della vita stessa, senza la quale non c'è inizio e non c'è fine.

Sempre parlando di iconografia, molto spesso i tuoi personaggi tengono tra le mani “il libro”. Tra i tuoi nuovi progetti c'è in programma una raccolta di aforismi. Ci vuoi raccontare come nasce questo progetto?

Tra i progetti nati a Istanbul c'è quello intitolato “UniverSe” nato da un'ispirazione che definisco paranormale, che sarebbe troppo lungo spiegare qui, ma che posso sintetizzare in "l'Universo mi ha dato un segno". In questi nuovi lavori ho inserito alcuni testi che ho cominciato a scrivere da quando vivo qui, e l'unico modo per poterli inserire nei quadri era quello di utilizzare immagini di vecchi libri sulle cui pagine c'erano i miei pensieri. A distanza di qualche mese, riosservando i lavori e rileggendo più di 200 tra poesie, pensieri e aforismi ho deciso di farne una selezione e pubblicare un libro che presento in occasione della mia personale il 7 Novembre alla GAMA Gallery di Istanbul e alla fiera Contemporary Istanbul. Il libro è una selezione di 63 testi suddivisi in tre sezioni: pensieri e aforismi, contemporaneità e amore; sarà in Inglese/Italiano e Turco/Inglese, e i titoli sostituiti da simboli di un antico alfabeto africano; le pagine saranno intercalate da miei progetti artistici, realizzati e da realizzare.

A Istanbul collabori con una galleria che sarà presente a novembre alla fiera Contemporary Istanbul. Per l’occasione presenti un progetto site specif?

Come ti dicevo presento la personale ASK che in turco significa amore. Sono 7 quadri con altrettante poesie inserite, e una scultura/sorpresa. La stessa galleria parteciperà a Contemporary Istanbul dove presenterà una mia scultura molto forte e purtroppo molto attuale che ho realizzato appositamente per l'evento. Il titolo è “Who will be the next?”

Per maggiori informazioni:
www.marcoveronese.com
www.crackingartgroup.com
www.gamagallery.com