Emanuela Carli
Collabora con Meer da giugno 2020
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Emanuela Carli

Emanuela Carli, di origine veronese, lascia l’Italia nell’ormai lontano 1993, un anno dopo la maturità, per imbattersi in un viaggio verso una meta a lei allora sconosciuta, Berlino, una città multietnica, affascinante, un luogo magico che soprattutto in quel preciso momento storico offriva diverse opportunità di crescita e di sviluppo personale, sia a livello culturale che professionale.

Parte a soli vent’anni senza essere mai stata prima all’estero, senza parlare una sola parola di tedesco e soprattutto senza nessun tipo di aiuto famigliare, con la cosiddetta “valigia di cartone” e pochi spiccioli in mano, ma con una forza interiore, un entusiasmo ed un coraggio, date le circostanze, difficilmente descrivibili a parole.

Nella capitale tedesca Emanuela vive inizialmente come ragazza alla pari presso una famiglia berlinese e frequenta una scuola privata di lingue per stranieri, dove apprende piuttosto rapidamente il tedesco. Supera poi con il massimo dei voti l’allora richiesto test di ingresso (PNDS Prüfung) previsto per gli studenti stranieri che volessero iniziare un percorso di studi universitari presso la Freie Universität, una delle tre università più importanti di Berlino.

Il suo amore per le lingue straniere la porta per un semestre a studiare la lingua e la cultura giapponese, ma poco dopo capisce che forse si stava complicando inutilmente la vita come italiana che in Germania intendesse studiare una lingua orientale e quindi cambia rotta e sceglie Storia dell’Arte e Germanistica, materie che da sempre la affascinano molto, essendo un’amante sia della letteratura che dell’arte in ogni sua forma di espressione.

In Storia dell’Arte scrive la sua tesi su un tema di moda e precisamente sulla nascita dello stile Chanel e sullo sviluppo degli elementi caratteristici grazie a Karl Lagerfeld, che ha poi il piacere di conoscere personalmente nel novembre 2006 a Berlino in occasione della sua mostra fotografica One Man Show. Dopo diversi anni di vita trascorsa nella capitale tedesca e un breve periodo a Parigi, Emanuela decide di tornare in Italia (però attenzione: non chiedetele il perché altrimenti va in crisi…), dove, qualche anno dopo, si iscrive ad un corso di Fashion Design sviluppando così la sua passione per la moda a livello creativo. Nel 2015 realizza la sua prima capsule di capispalla donna lasciandosi ispirare dal suo adorato Giappone, uno dei paesi che più la affascinano soprattutto per il suo stile di vita oltre che per il sushi, che mangerebbe ogni santo giorno.

Per alcuni anni collabora poi con alcune aziende di moda soprattutto come responsabile commerciale estero, dato il suo pragmatismo e la conoscenza dei mercati internazionali oltre che l’ottima padronanza di diverse lingue straniere.

Nel 2020 inizia a collaborare con il Meer Magazine, anche se la scrittura in realtà è sempre stata una delle sue principali passioni. Infatti, da bambina Emanuela si isolava da tutti quando voleva dar spazio ai propri pensieri scrivendo poesie sul senso della vita o dei brevi testi che raccontassero qualcosa di sé e della sua purtroppo triste infanzia. Ma è stato solo durante la stesura del suo primo articolo per Meer che ha capito di voler raccontare esperienze altrui, storie di vite vissute, di voler ascoltare chiunque avesse qualcosa di interessante da dire, soprattutto in ambito culturale, e quindi eccola qui.

Infine, Emanuela si interessa anche di cinema, una passione che ha iniziato a coltivare fin da ragazza recitando per un periodo in un rinomato teatro veronese.

Nel 2019 inizia a frequentare l’accademia cinematografica Studio Cinema International dove per due anni studierà recitazione conseguendo due diplomi come attrice.

Le emozioni più forti finora le ha provate solo quando si è trovata su un set cinematografico, luogo dove si è sempre sentita se stessa. Quello del cinema è un ambiente molto affascinante, intrigante, un mondo che l’ha sempre fatta sognare ad occhi aperti e tutto sommato è forse il mondo in cui vorrebbe realmente vivere, perché diciamocelo pure: la vita non ha senso se è priva di sogni.

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