Dimmi chi sono è il titolo del nuovo cortometraggio del cineasta veronese Luca Caserta.

Il film, interamente girato nella città scaligera, tratta il delicato tema della violenza sulle donne, affrontandolo dal punto di vista della ricerca della propria identità e dignità perdute. La protagonista Irene Piovanelli, interpretata dall’attrice Elisa Bertato, è una giovane donna che, colpita da una grave forma di amnesia a seguito di una violenza sessuale, non ricorda più nulla della propria vita e del proprio passato, vagando per la città come una senzatetto, in preda alla paura e alla disperazione che una simile esperienza può scatenare. Apatica e sfinita, si nasconde ed evita qualsiasi tipo di contatto, diventando quasi invisibile agli occhi degli altri e vivendo in una sorta di limbo, in cui il tempo le scivola addosso lentamente.

Dimmi chi sono, pur presentando i riconoscibili tratti stilistici di Caserta, costituisce una svolta nella produzione cinematografica del regista veronese che qui si cimenta con una storia drammatica ricca di atmosfera, mistero e tensione in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo fino alla fine. Caserta non è nuovo all’utilizzo nei suoi film di luoghi insoliti e particolari di Verona, capaci di mostrare un altro volto della città e del suo territorio, che dimostrano così di avere una vocazione cinematografica ben più ampia di quella solitamente sfruttata.

Per approfondire meglio l’argomento ho voluto porre alcune domande direttamente al cineasta Caserta.

Perché ha scelto di trattare un tema così doloroso e purtroppo attuale come quello della violenza sulle donne?

È un tema che, in realtà, ricorre in modo differente in varie mie opere sia teatrali che cinematografiche. Già in Dentro lo specchio, un mio cortometraggio del 2011, questa tematica riaffiora anche se in un contesto e in una forma del tutto diversa. Insieme all’attrice Elisa Bertato, con la quale ho scritto la sceneggiatura e con cui collaboro da tempo, desideravamo raccontare una storia che parlasse di perdita della memoria e della propria identità: durante la fase di progettazione e scrittura abbiamo quindi pensato che la causa scatenante dell’amnesia potesse essere il trauma fisico e psicologico dovuto a una violenza sessuale. Abbiamo in realtà anche preso spunto da episodi di cronaca e ci siamo documentati dal punto di vista scientifico. Volevamo portare l’attenzione su questa tematica, purtroppo molto attuale, raccontandola però da una diversa angolazione.

Dimmi chi sono resterà un cortometraggio o potrebbe, diciamo così, volerlo sviluppare in un progetto più ampio, come un lungometraggio o un libro?

Perché no? Penso che la storia si presterebbe perfettamente a essere ulteriormente approfondita per avere un respiro narrativo più ampio, cosa che permetterebbe di trattare in modo più esteso ed esaustivo temi così delicati e importanti. Se fosse un romanzo si potrebbe anche dare più voce ai pensieri e alle emozioni della protagonista, scavando nei suoi stati d’animo. Come lungometraggio, invece, si potrebbero ampliare determinate situazioni, espandere l’arco narrativo, aggiungere personaggi e indagare il loro vissuto, avendo lo spazio per dar loro una caratterizzazione maggiore.

Cosa pensa di questo problema, intendo, secondo lei gli atti di violenza sulle donne capitano più facilmente in contesti sociali di un certo tipo o sono situazioni che possono nascere anche in ambienti più elevati socialmente?

Penso che tendenzialmente si sia portati a credere che la violenza sulle donne alberghi in contesti sociali e culturali degradati, ma ritengo che ciò non sia del tutto vero, come gli stessi fatti di cronaca ci dimostrano: episodi di questo tipo si verificano quotidianamente anche in situazioni, ambiti e luoghi che solitamente vengono considerati “sicuri”. Talvolta i responsabili di tali episodi sono persone del tutto insospettabili. In altre mie opere ho trattato proprio quest’aspetto, in particolar modo nella “trilogia del doppio” (costituita dai cortometraggi Dentro lo specchio, Dal profondo e L’altra faccia della Luna): in essa ho infatti indagato ciò che si può nascondere dietro le maschere del quotidiano, ho cercato di esplorare il lato più oscuro dell’animo umano e i “mostri” che in esso possono nascondersi ed emergere inaspettatamente.

Nella colonna sonora di Dimmi chi sono è presente anche la canzone Piccola stella senza cielo di Luciano Ligabue. Questo brano ha un significato particolare per lei? Ce ne vuole parlare?

Già durante la fase di scrittura della sceneggiatura abbiamo pensato a Piccola stella senza cielo, una canzone intensa e poetica che amo molto: pensavamo si potesse integrare bene con le tematiche e l’atmosfera complessiva del film. Non è stato semplice, ma siamo riusciti a ottenere l’autorizzazione per inserire il brano nel cortometraggio su licenza Warner Music Italia e Warner Chappell Music italiana e, ovviamente, per gentile concessione di Ligabue, a cui vanno i nostri ringraziamenti per averci dato fiducia e aver creduto nel progetto.

Cos’è che le ha dato più soddisfazione durante le riprese di questo cortometraggio e perché?

È stata un’esperienza molto intensa per tutti, cast e troupe compresi: sul set abbiamo lavorato duramente spinti dal desiderio di raccontare questa storia. Gli attori sono stati disponibili e bravissimi, tra cui Elisa Bertato, che si è calata fisicamente e psicologicamente nel personaggio, fornendo un’interpretazione di alto livello, che incarna perfettamente l’idea che avevo in mente. Come il mio precedente film L’altra faccia della Luna, Dimmi chi sono è stato per me un lavoro particolarmente impegnativo, perché, oltre che essere sceneggiatore e regista, mi sono occupato della fotografia e delle riprese come operatore, nonché del montaggio in fase di post-produzione. Di certo è stato un progetto abbastanza complesso da portare a termine. Nessuno si è risparmiato, c’è stato un incredibile affiatamento e tutti mi hanno seguito nella mia visione, credendo sempre nel progetto, sostenendolo nonostante la stanchezza, la fatica e qualche inevitabile tensione. Questo spirito di squadra e di sacrificio mi emoziona tutt’ora. È stata un’esperienza magnifica e mi ritengo fortunato ad avere avuto a disposizione così tante persone di talento.

Ha qualche nuovo film in fase di sviluppo, che gradisce anticiparci?

Sono al lavoro su più progetti. Sto sviluppando alcuni soggetti per un lungometraggio di diverso genere: un fantasy, un noir e un film drammatico, di cui ho scritto la sceneggiatura insieme a Romina Volpi, che è anche autrice del soggetto originale. Al momento la stiamo sottoponendo a un’ultima revisione e siamo alla ricerca di una casa di produzione che sia interessata al progetto. Si tratta di una storia intensa e forte, a cui ci siamo dedicati con passione, lavorando molto sulla scrittura: affronta tematiche importanti, ma allo stesso tempo è anche una storia romantica, di speranza e rinascita. Ho pronta inoltre la sceneggiatura di una commedia, che è stata selezionata a un concorso nazionale e concorre attualmente al premio finale. Sono anche al lavoro su alcuni documentari: uno di questi, dal titolo Mariska, è incentrato sulla Resistenza e ne concluderò il montaggio a breve. Penso che la tematica trattata sia importante perché può offrire molti spunti di riflessione anche alle nuove generazioni.

La sceneggiatura ha vinto il bando per lo sviluppo del Nuovo Imaie di Roma, che ha in parte finanziato il cortometraggio. Il film è prodotto da Nuove Officine Cinematografiche, che anche con le precedenti opere del regista si è distinta nei festival nazionali e internazionali vincendo vari premi.

Dimmi chi sono è stato proiettato a Tokyo nell'ambito del Top Indie Film Awards, dove il regista ha ricevuto la Nomination come Miglior Corto e quella come Miglior Regia e vinto il Premio come Miglior Montaggio, a cura, quest’ultimo (così come la fotografia), dello stesso Caserta. Il film ha inoltre vinto il Crystal Award, Primo Premio come Miglior Cortometraggio Europeo all'Europe Asia Festival of Cinema. La cerimonia di premiazione si è svolta il 28 gennaio a Malang, sull’isola di Giava, dove il prestigioso riconoscimento è stato assegnato al cospetto della famiglia reale indonesiana.

La pellicola si è di recente anche aggiudicata in India il Primo Premio Gold Award al Virgin Spring Cinefest, l’Outstanding Achievement Award – Film on Women al Tagore International Film Festival e ha ottenuto la Nomination al Golden Galaxy Awards e la Nomination al Sun of the East Award. Infine, il film ha vinto anche la Menzione d’Onore ai Cult Critic Movie Awards ed ottenuto la Nomination come Miglior Cortometraggio ai Jean-Luc Godard Awards.