Alberto Zorzi, un celebre maestro dell’arte orafa contemporanea italiana, nasce nel 1958 in provincia di Padova. Studia presso l’Istituto d’Arte Pietro Selvatico, l’Università di Padova e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dopodiché si dedica alla docenza, dapprima allo stesso Istituto Selvatico, poi all’Istituto Europeo di Design di Milano, all’Università di Firenze e Siena, infine, all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e Bologna.

I gioielli di Zorzi rivelano un’indiscussa impronta “scultoreo-architettonica” determinata perlopiù da predominanti forme geometriche. In essi si nota l’evidente influenza culturale dettata dall’Arte Cinetica della Scuola di Padova (Gruppo N), dal Razionalismo e Funzionalismo del Bauhaus e dagli insegnamenti della scuola del poliedrico Max Bill.

In tutti i suoi cicli di lavori come, ad esempio, in Structura, Modulazione, Scriptura, Mathematica, solo per citarne alcuni, Zorzi dà libero sfogo alla sua creatività creando una simbiosi tra l’armonia del movimento ed il rigore delle forme decise e chiare che caratterizzano lo stile dell’artista padovano.

Se mettiamo a confronto alcune sue creazioni iniziali con altre più recenti, possiamo notare uno sviluppo delicato e sottile, una leggera mutazione forse inevitabile nel processo mentale del Maestro padovano, ma gli elementi caratteristici del suo stile rimangono invariati.

Partiamo dalle spille realizzate nel corso dei decenni e confrontiamole: cosa notiamo? Prendiamo, ad esempio, una spilla creata negli anni Settanta in argento, ebano e lapislazzuli della serie Spiralforme, poi una spilla degli anni Ottanta in oro giallo e bianco, una spilla-pendente in argento di fine anni Novanta del ciclo Structura e, infine, una spilla di recente creazione come quella del 2005 in oro bianco, quarzo madera e quarzo verde della serie Mathematica. In tutte e quattro le spille è chiaro il messaggio che vuole darci Zorzi: nessuna di esse potrebbe esistere senza la presenza degli elementi sostanziali che contraddistinguono le creazioni del Maestro, quali la chiarezza d’espressione geometrica, l’eleganza, la pregevolezza dei materiali usati, la schiettezza delle forme ondeggianti.

Gli anelli, invece, sono sempre piuttosto “dominanti” sia nelle forme che nel “peso” estetico, anche se dapprima appaiono come piccole costruzioni simili a delle strutture abitative, poi, negli anni Ottanta, raggiungono forme sferiche assomiglianti a dei pianeti. Nei lavori di data più recente Zorzi ce li mostra nuovamente più delicati e anche più preziosi anche se con forme sempre geometriche e pleonastiche.

Le collane degli anni Ottanta tendono invece ad essere delle vere e proprie mini-architetture e spesso assomigliano a dei tunnel trasparenti e delicati, ondeggianti e fluttuanti, mentre quelle create negli anni Novanta e Duemila si impreziosiscono visibilmente, si sviluppano in modo lieve e raffinato e per la loro realizzazione vengono utilizzati materiali preziosi come oro e quarzo rutilato o anche oro e rubino sintetico.

I bracciali del primo decennio degli anni 2000 rispecchiano in toto il processo interiore e profondo presente anche negli altri gioielli dell’eclettico Zorzi: i materiali sono prevalentemente pregiati ed imponenti come l’oro giallo, ma anche la leggerezza estetica dell’argento non è da sottovalutare, spesso accompagnato da una pittura a olio, una follia artistica che vuole osare, uscire dalle righe, pur sempre non rinunciando mai all’eleganza, alla fluttuazione, alle forme architettoniche ed allo stesso tempo molto artistiche che rendono unico lo stile di Zorzi.

Infine, anche i complementi di arredo come vasi, caraffe e teiere ideati dal Maestro padovano e realizzati perlopiù in argento dalla rinomata ditta artigiana fiorentina Pampaloni, sono delle vere e proprie opere d’arte di forme lineari, minimaliste, dei meri oggetti di raffinato design che però non sono fini a se stessi, bensì funzionali, concreti e strutturalmente resistenti.

Alberto, com’è nata questa tua totale dedizione, questo sfrenato amore per i gioielli preziosi ai quali avresti poi dedicato tutta la tua vita?

È stato tutto molto naturale. Inizialmente a Padova all’Istituto Statale d’Arte Pietro Selvatico ho studiato cinque anni arte dell’oreficeria e la lavorazione delle pietre dure e delle gemme. Successivamente ho conseguito la Laurea Magistrale in Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea all’Università degli Studi di Padova e all’Università Cà Foscari di Venezia. Infine, ho concluso positivamente il Dottorato di ricerca in Storia delle Arti con l’Università Cà Foscari, lo IUAV di Venezia e l’Università di Verona. La mia intenzione, la mia volontà è sempre stata indirizzata a unire il processo creativo alla parte teorica, alla storia e teoria dell’arte. Attraverso questo percorso di studio ho individuato nell’oreficeria, nel gioiello, un ambito che era considerato sempre laterale e “minore” in rapporto all’arte visiva nel suo complesso, mentre io invece ritenevo e pensavo, allora come oggi, esattamente il contrario. L’oreficeria se progettata, ideata a un livello molto alto, può essere considerata arte, ha in molti esempi la stessa forza concettuale, espressiva e di contenuto di un’opera d’arte moderna e contemporanea.

Questo in maniera molto sintetica è uno degli aspetti fondamentali che mi hanno portato a lavorare seriamente sul gioiello da parecchi anni ormai. Altre considerazioni sono legate all’importanza di rinnovare il linguaggio orafo e renderlo più vivo, (“quando l’oro parla”), e in dialogo in rapporto dialettico all’epoca in cui viviamo, alla nostra contemporaneità.

Perché proprio la geometria, questo quasi autoritarismo nello sviluppo delle forme dei tuoi gioielli?

La geometria, il linguaggio geometrico, l’astrazione geometrica non sono la rappresentazione dell’autoritarismo visivo nelle forme che sviluppo. Io considero questo linguaggio se pensato, immaginato con una visione armonica, proporzionata e ricca di equilibri e misure estremamente avvolgenti, denso di significati che esprimono lo spirito del tempo attuale. Oggi, in tutti i campi visivi dove l’uomo interviene, si parla con azioni geometricamente fondate, basti vedere la scultura, l’architettura, la pittura, il teatro, la musica sperimentale e di ricerca. Nel nostro contesto contemporaneo il linguaggio geometrico è la realtà in cui operiamo. Questo è paragonabile a quello che è avvenuto nel passato, nel Rinascimento, nel Medioevo, nel Trecento dove avevano la necessità di utilizzare la rappresentazione figurativa come forma espressiva per esprimere significati e contenuti leggibili dall’uomo.

I miei gioielli devono parlare alla donna e all’uomo di oggi, devono essere capiti con il linguaggio predominante presente ora nelle nostre società, la geometria euclidea.

E la natura? Alcuni dei tuoi gioielli sembrano degli insetti, dei rettili o dei fiori. Le tue creazioni si potrebbero quindi anche definire delle “strutture scultoreo-architettoniche organiche”. Sei d’accordo?

Sì, potremmo cercare di definirle anche in questo modo. L’intuizione che hai avuto nella tua domanda ha colto una questione centrale del mio lavoro. In definitiva potremmo parlare di un’azione creativa che funziona in questo modo: Geometria – Natura – Geometria. È un procedimento dialettico, complessivo, organicamente costruito, che unisce punti apparentemente diversi e lontani tra loro, ma in verità sono estremamente legati. La mia è un’azione circolare che unisce e reinterpreta in relazione al progetto che intendo realizzare polarità che si possono consolidare e trasformare assieme.

Le tue creazioni fanno sempre parte di un determinato ciclo e/o serie di lavori, a cui conferisci dei nomi ben precisi come Structura, Modulazione, Scriptura, Mathematica, La Città ed altre. Illuminaci al riguardo.

Le mie creazioni sono delle opere d’arte, intendono trasmettere dei concetti e delle emozioni. La piccola dimensione non deve togliere nulla al ragionamento, alla riflessione creativa che intendo esprimere e portare alla visione del fruitore e del pubblico. Quindi il titolo della ricerca, del ciclo di opere auree, di piccole sculture da indossare che in un determinato periodo intendo proporre identifica la natura, la struttura del pensiero che sta all’origine dell’azione creativa. Per questa ragione il titolo è importante anche nel gioiello.

I tuoi gioielli li realizzi perlopiù con materiali preziosi come l’oro giallo, l’oro bianco e l’argento, con l’aggiunta in alcuni casi di pietre pregiate come il rubino sintetico, la madreperla, il quarzo madera, il quarzo verde ed altre. Perché proprio questa selezione di materiali e metalli che proponi in modo stabile nelle tue creazioni?

È vero che i materiali che citi siano prevalenti nel mio lavoro. Ma in diversi episodi di ricerca, in rapporto alle tematiche che desideravo portare avanti, ho utilizzato materiali “poveri”, metalli come l’ottone, il rame, l’alpacca, l’acciaio, materiali plastici, come il plexiglass, metacrilato, legni come l’ebano, il rovere, ecc.

La ragione principale dell’uso dei metalli preziosi è questa: ritengo che la rilevanza di una ricerca sul gioiello si debba affrontare sul terreno suo proprio, sul percorso storico svolto da millenni, da quando l’uomo ha utilizzato il prezioso nell’oreficeria. Pur essendo materiali definiti correttamente “classici”, ritengo che la capacità d’innovare la forma del gioiello non si debba spostare erroneamente sulla tipologia e qualità dei materiali cosiddetti “alternativi”, ma l’artista–orafo autentico, lo scultore–orafo di grande qualità, deve dimostrare di proporre e svolgere nuove e originali soluzioni sul piano del prezioso sia nei metalli che nell’uso delle pietre preziose o semipreziose.

Oltre a realizzare gioielli nel tuo laboratorio orafo sei un apprezzato professore universitario di Progettazione e Storia del Gioiello Moderno e Contemporaneo nel Master di I livello in Storia, Design e Marketing del Gioiello, presso l’Università degli Studi di Siena. Cos’è che ti fa sentire maggiormente realizzato: l’attività orafa o la docenza?

Mi sento realizzato nella mia ricerca artistica, nell’inventare nuove e originali opere uniche in forma di gioiello, nel creare un gioiello dalle forme plastiche, tridimensionali, determinato da un segno chiaro, forte, scultoreo che definisca il mio stile in maniera estremamente “luminosa” e percepibile.

La docenza è molto importante e utile nel cercare di colmare e superare il divario tra arti minori e maggiori che ancora pervade il mondo accademico nazionale. Inoltre, credo e spero di riuscire a dare un messaggio, delle indicazioni alle giovani generazioni della possibilità di articolare e innovare in maniera diversa il linguaggio orafo nell’ambito dell’arte e del design contemporaneo.

Qual è l’insegnamento che vorresti riuscire a trasmettere maggiormente ai tuoi studenti durante le tue lezioni?

La mia intenzione è quella di dare agli studenti un’impostazione aperta che permetta loro di procedere per riuscire a capire la propria personalità, che a sua volta può portare a una definizione di un proprio stile autonomo e innovativo. Naturalmente il processo creativo deve essere associato allo studio teorico dell’oreficeria per capire tutti (almeno i maggiori) risvolti tematici, storici, tecnico–esecutivi che pervadono da millenni il mondo dell’oreficeria e della gioielleria.

Le tue creazioni orafe sono delle vere e proprie opere d’arte sotto ogni aspetto, quindi, quando si indossa una tua collana o un tuo bracciale si potrebbe avere la sensazione di venire trasportati in un altro mondo. Si diventa un tutt’uno con il gioiello, una cosa sola: è questa la percezione fisica ed intellettiva che gradisci raggiunga chiunque abbia la fortuna di possederne uno?

Certo, questo è un auspicio che condivido e che si è realizzato molte volte. La donna che indossa un mio lavoro si identifica con esso e nel corso del tempo desidera tenerlo sempre con sé. Difficilmente è disponibile a privarsene, ad esempio, per darlo in prestito per una mostra in un museo o istituzione pubblica o privata.

Nel momento in cui viene condiviso il ragionamento che il mio lavoro è arte da indossare la persona che ne fruisce non desidera più restarne senza.

Oltre a creare gioielli preziosi realizzi anche oggetti funzionali e di design come vasi, teiere e caraffe. Le forme geometriche e decise, ma allo stesso tempo oscillanti, vibranti e delicate hai voluto esprimerle anche in questo tipo di prodotto, nei complementi di arredo. Anche in questi tuoi progetti si percepisce l’influenza del Bauhaus o c’è qualcos’altro che ha giocato un ruolo decisivo per questo tuo intento?

M’interessava creare delle sculture di piccola e media dimensione che potessero avere una funzione, un loro possibile utilizzo nella casa, nel quotidiano.

Oggetti, manufatti che immediatamente, a prima vista non si palesano, non si evidenziano con una funzionalità reale, ma all'osservatore indicano un'immagine, una percezione di oggetti scultorei, di medie sculture collocate come opere d'arte nella propria abitazione. Successivamente invece questi lavori si trasformano, diventano nell'uso quotidiano degli oggetti di argenteria funzionali e concreti. Possono essere dei vasi per fiori, delle teiere, delle caraffe per acqua e vino, addirittura dei portacandele, ecc.

Certo, il Bauhaus si può indicare come riferimento storico del design europeo, ma non pensavo a questo quando ho progettato questi lavori. L’idea originaria, di partenza, la motivazione fondamentale era in stretta connessione e considerazione con il mio stile. Con le modalità, i procedimenti e la maniera di pensare e creare l’oreficeria ho pensato e desiderato di intervenire nel mondo degli argenti, dell’argenteria, per cercare di elevare questa realtà produttiva e industriale del nostro Paese. La mia volontà era tesa a cercare di introdurre delle innovazioni di forma, di procedimenti tecnici ed esecutivi in un settore che continuava a ripetere proposte di oggetti, di costruzioni realizzative sempre più desuete e rappresentative di una “vecchia” storia, ormai decisamente superata.

Parlaci della tua personale I gioielli di Alberto Zorzi. Geometrie nello Spazio, presso la Babs Art Gallery, la galleria milanese che ti rappresenta.

La mostra personale Geometrie nello Spazio è un progetto condiviso da diverso tempo con Barbara Lo Bianco alla direzione della galleria e Alessandra Quattordio, curatrice dell’esposizione e autorevole studiosa del gioiello d’artista contemporaneo. Questa importante galleria privata milanese, credo l’unica a questo livello che si occupi di gioielli d’artista, d’autore, di design in Italia, ha preparato con me questa mostra che sarà visitabile fino al 20 febbraio. Nell’esposizione si evidenziano alcuni temi preminenti del mio lavoro attraverso una selezione di gioielli che permettono al visitatore, al collezionista d’arte, di cogliere la qualità e profondità (mi auguro si consideri tale) della mia ricerca nell’arco di oltre quarant’anni di attività. Inoltre, presento una raccolta di lavori recenti progettati e ideati specificatamente per questo appuntamento sui temi Metropoli, Equilibri Sospesi, Structura e Vibratilità. Si tratta di collier con pendenti, collane con orecchini e anelli.

Credo che per il pubblico sia un’opportunità interessante visitare questa mostra, poter conoscere le mie piccole sculture da indossare e vedere questa galleria d’arte contemporanea molto particolare nel centro storico di Milano.

Le tue creazioni sono state esposte con successo in diverse mostre e musei, sia in Italia che all’estero. Hai vinto dei premi considerevoli riconosciuti a livello internazionale, sei stato membro di importanti giurie, hai tenuto svariate conferenze durante il tuo percorso come artista orafo. Infine, sei uno stimato professore universitario. Ti ritieni soddisfatto di ciò che hai raggiunto finora o hai ancora qualche sogno nel cassetto non ancora realizzato?

Certo, sono soddisfatto e felice del lavoro che ho svolto e spero di continuare a farlo nonostante il terribile momento che tutti noi stiamo attraversando a causa della pandemia da Covid-19 che ha colpito ogni Paese nel mondo.

Un progetto che ho già iniziato a costruire non è più solo un sogno o una speranza, ma sta lentamente diventando una realtà concreta. È la trasformazione in scultura di grandi e medie dimensioni di alcune elaborazioni plastiche e tridimensionali recenti che spero saranno considerate dal pubblico e dalla critica e sicuramente non mancheranno altri nuovi e importanti gioielli sia sul piano creativo che esecutivo.

Grazie Alberto per il tempo che ci hai gentilmente dedicato!