La reazione statunitense alla recente riunione in Cina dell’organizzazione di cooperazione di Shanghai e alla concomitante parata militare a Pechino in occasione dell’anniversario della fine della seconda guerra mondiale sul fronte orientale con il Giappone è stata di fortissima preoccupazione. Oltre la crescita dei BRICS (l’accordo di cooperazione economica e geopolitica tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ai quali si sono aggiunti numerosi altri Stati, l’organizzazione di cooperazione d Shanghai (SCO; in cinese: 上海合作组织,) in questi giorni ha espresso una determinazione ed una tale unità di intenti e di contrapposizione a quello che viene ormai definito l’Occidente collettivo (Usa e tutta l’Europa) da preoccupare in particolare gli Stati Uniti.

Per comprendere l’ampiezza dello SCO questo l’elenco dei 10 membri: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Uzbekistan, India, Pakistan, Iran, Bielorussia; dei 2 osservatori: Mongolia, Afghanistan e dei 14 partner di dialogo: Kuwait, Maldive, Myanmar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain (in attesa), Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Sri Lanka, Armenia, Azerbaijan, Cambogia, Nepal. La Corea del Nord non è membro, né osservatore, né partner di dialogo all'interno dell'SCO, eppure il presidente Kim Jong-un è sempre stato accanto al presidente cinese XI e a quello Russo, Putin nel corso di tutte le manifestazioni pubbliche ufficiali.

La perdita di egemonia occidentale nel quadrante asiatico che rappresenta oggi in termini di popolazione la metà degli abitanti del nostro pianeta e una locomotiva economica globale e a grande velocità impensierisce notevolmente il mondo occidentale.

Quali le conseguenze geopolitiche e militari?

Per gli Stati Uniti la “questione Taiwan”, ovvero la decisione della Cina di reintegrare nel proprio territorio l’attuale insulare e autonoma repubblica di Cina, diventa il problema per il controllo e l’egemonia sull’oceano Pacifico. La presa di controllo da parte della Cina comunista dell’isola le aprirebbe lo sbocco nel Pacifico scoprendo geograficamente Corea del Sud, Giappone e Filippine. Agli Usa a quel punto resterebbe solo il “pedone” dell’isola di Guam e il relativo arcipelago di Mariana come prima linea nel Pacifico. Da rammentare, però, che nel recente passato la Corea del Nord ha effettuato test missilistici che hanno quasi raggiunto l’isola di Guam già sette anni or sono.

Inoltre, la crescita dell’organizzazione di cooperazione di Shanghai rappresenta per l’Europa il fallimento della sua politica economica-militare degli ultimi tre anni. I diciotto pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia hanno penalizzato e penalizzano tutt’ora soprattutto le imprese europee mentre la Russia ha spostato l’insieme della sua economia in Asia: dalla vendita di petrolio e gas a India e Cina che proprio in occasione del summit della SCO ha siglato l’accordo per la costruzione del gasdotto Sila Sibiri 2 (la forza della Siberia), che fornirà alla Cina petrolio per trentanove miliardi di metri cubi annui per una rendita per l’equivalente di 4 miliardi di dollari l’anno per la Russia.

La cifra è inferiore ai venti miliardi garantiti dal precedente scambio con l’Europa ma non avverranno in dollari bensì in uno scambio di valuta tra Rublo e Yuan mentre l’Europa sta pagando quattro volte di più il gas statunitense e in dollari, una moneta ormai sempre più forte dell’Euro.

Preoccupante di conseguenza la situazione dei rapporti tra gli stati e loro alleati se si analizza il lato militare.

La parata militare svoltasi a Pechino non è stata una banale dimostrazione di forza quanto piuttosto di capacità tecnologica autonoma. La Cina ha fatto passi da gigante in materia di crescita tecnologia: da anni non copia più tecnologia occidentale e russa, ha sviluppato e sviluppa sue capacità ad altissimo livello.

Nello scontro tra India e Pakistan dello scorso mese di maggio, per esempio, gli aerei da guerra cinesi, i caccia Chengdu J-10 ebbero la meglio dui caccia francesi Rafale, pertanto reputati essere la generazione più avanzata di caccia europei. Le portaerei sono di intera concezione cinese e non più su base sovietica. In ambito nucleare è diventata una potenza nucleare capace di inviare testate convenzionali e nucleari in qualsiasi parte del pianeta.

I Paesi nel mondo dotati di armi atomiche per testate nucleari, secondo la FAS (Federation of American Scientists) sono i seguenti: Federazione Russa: 4.300/5.700; Usa: 3.700; Cina: 600; Francia: 290; UK: 225; India: 180; Pakistan: 170; Israele: 90 Corea del Nord: 50. Spesso presenti nei mezzi di attacco e difesa in una una triade nucleare: missili balistici intercontinentali, sottomarini lanciamissili e bombardieri strategici per la ritorsione; ma MAD (Mutual Assured Destruction) altresì conosciuta come teoria della dissuasione.

I paesi nucleari “latenti “, come li definisce la Fas, ovvero in procinto di detenere l’arma atomica, sono i seguenti: Argentina, Brasile, Canada, Corea del Sud, Germania, Giappone, Iran, Paesi bassi, Taiwan. Questa realtà di inserisce in un quadro inquietante di guerre e conflitti in corso. Queste in ordine alfabetico: Azerbaigian e Armenia, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Israele. Contro Libano, Siria, Iran e il genocidio palestinese; Kashmir (India-Pakistan); Yemen; Libia; Myanmar; Sahel; Siria; Somalia; Sudan; Tigray.

Inoltre vi è la guerra congelata e non risolta tra le due Coree e conflitti di minore intensità ma significativi: Camerun; Filippine; Senegal. Il pluridecennale embargo totale degli Usa contro Cuba (condannato all’ONU da 187 paesi, due contro - Usa e Israele - e un astenuto). Da ultimo, in ordine di tempo, il confronto Usa contro il Venezuela.

Un numero impressionate dunque di testate nucleari con una capacità di distruggere la presenza umana nel pianeta Terra decine di volte in un mondo che vede guerre in ogni continente.

Cosa avverrà, infatti, in caso di conflitto nucleare?

  1. Distruzione immediata e massiccia. Esplosioni nucleari: Le armi nucleari sono in grado di distruggere intere città in un istante. L'esplosione crea una palla di fuoco che incenerisce tutto ciò che si trova nel raggio di diversi chilometri, seguita da una violenta onda d'urto che schiaccia edifici e infrastrutture. Radiazioni immediatamente letali: l'esplosione di una bomba nucleare rilascia una quantità enorme di radiazioni ionizzanti, che uccidono istantaneamente chi si trova vicino all'epicentro. Anche chi sopravvive all'esplosione subisce le radiazioni mortali.

  2. Effetti a lungo termine delle radiazioni. Malattie legate alle radiazioni: le persone che sopravvivono alle esplosioni immediate rischiano di sviluppare malattie gravi come il cancro, leucemie e altre malformazioni a causa delle radiazioni. La contaminazione radioattiva persistente può rimanere nell'ambiente per decenni e secoli, contaminando terra, acqua e cibo. La contaminazione radioattiva rende vaste aree del pianeta inabitabili per secoli, compromette l'agricoltura e la produzione alimentare, e rende le risorse naturali non utilizzabili.

  3. "Inverno nucleare". L’ombra delle esplosioni: Le esplosioni nucleari causerebbero incendi su larga scala, che rilascerebbero enormi quantità di fuliggine e polveri nell'atmosfera. Questi particolati potrebbero bloccare la luce solare per mesi o addirittura anni, abbassando drasticamente le temperature globali. Cambiamenti climatici globali: Un “inverno nucleare” potrebbe abbattere la temperatura media della Terra, causando una drastica diminuzione della produzione agricola e una carestia globale. Le condizioni climatiche estremamente fredde e le stagioni di crescita compromesse avrebbero impatti devastanti approvvigionamento di cibo, acqua e salute globale.

  4. Collasso economico e sociale. Distruzione delle infrastrutture globali: Le principali città, porti e centri economici verrebbero distrutti, provocando il collasso delle economie. Le catene di approvvigionamento globali verrebbero interrotte, aumentando la scarsità di beni essenziali.

Di fronte a questo purtroppo possibile scenario da apocalisse dell’umanità non resta che rispondere alla domanda «C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?» come se lo chiedeva Albert Einstein e lo domandava a Sigmund Freud nel luglio 1932.