Lo spazio non si impone, ma invita. Questo il punto di partenza della mostra: un luogo nascosto, quasi invisibile, sotto il livello della piazza. Per scoprirlo, bisogna andare di sotto, percorrere le scale che conducono da piazza XXV Aprile allo spazio sotterraneo.

Art will go underground, dichiarava M. Duchamp durante una famosa conferenza tenutasi a Philadelphia nel 1961, alludendo al fatto che l’arte dovesse agire sottoterra, libera e incondizionata da vincoli di mercato e mode imperanti.

L’atto dello scendere tipicamente rievoca l’addentrarsi nel buio, qui, invece, scendendo, ci si apre alla luce. Ribaltando il mito Platonico, il Sole non è fuori, ma dentro alla caverna, protetto e tutelato. La realtà, qualsiasi essa sia, è conservata all’interno.

Se “Tutte le novità del pensiero nascono dal dialogo”, come sosteneva Luciano Fabro, un dialogo in coro intorno alla luce, al sole, al gioco è ciò che lega tutte le opere in mostra.

Come bambini, davanti alle opere di Martina Cassatella, cerchiamo di guardare il sole attraverso le dita e ci divertiamo a far diventare i polpastrelli rosso fuoco. Una dolce luce estiva, timida e un po’ capricciosa, anima gli still life di Eleonora Mariani e la natura morta diventa paesaggio, ritratto, si astrae e prende vita. La stessa sorte tocca ai giocattoli e cimeli antropomorfi dipinti con colori pastello da Letizia Lucchetti, i cui quadri sembrano rievocare l’insopportabile commozione di cui parlava J.P. Sartre nei confronti degli oggetti inanimati.

Ermanno Brosio recupera tessuti e vecchi ombrelloni abbandonati sulle spiagge, riassemblandoli in nuove forme ed attribuendo alla sbiaditura del sole un nuovo significato.

Un altro modo di guardare ciò che ci circonda e quello che vediamo tutti i giorni, è quello che ci invita a fare Nuvola Camera con i soggetti delle sue tele che, ridotti ai minimi termini, aprono immagini apparentemente familiari a molteplici interpretazioni.

Sine sole sileo, letteralmente “senza sole taccio”, diventa la frase icona di tutta la mostra e come in una grande meridiana, il raggio di Sole si fa duplice attivatore: motore d’azione per gli artisti e rivelatore comune del significato dell’opera.