Trascrizione di una registrazione sul cellulare di Marilaria Santorchini.
Sono stesa panza all'aria nella mia stanza con le lacrime agli occhi forse per l'ecstasy o per il divertimento a casa dell'Audisio e adesso dico due o tre cose della festa, be', non da immaginarsi festa come quelle a casa dell'Audisio dove si fa il bagno in piscine piene di gelatina – e ci sono i video virali su Instagram e Tik Tok, sì, ma quelle sono cartoline e non la dicono tutta, come ad esempio cosa è accaduto a quel ragazzo… ma non viene al laboratorio di decoupage, e non so come si chiama, Vittorio, credo…
Vittorio è stato punto da un nugolo di vespe attirate dalla marmellata di gelatina, e fortuna erano solo tre o quattro e non è stato punto, Vittorio, da un calabrone -, no, non è la nostra festa come quelle feste, perché noi siamo più sottoni, o per meglio dire, adesso che ho l'Abc Incel, facendo parte da mesi ormai di un gruppo Telegram sulla Filosofia Matrix, noi siamo appunto Incel e certe cose a noi Incel sono, in quanto Incel, precluse, e a meno di non metterti a fare coping convincendo te stesso di poterti tirar fuori dalla tua condizione Incel data la tua giovine età, ti saranno precluse saecula saeculorum, e perciò, insomma, sono feste tranquille, quelle di noi Incel, anche se girano ciocchi così d'erba e anfetamine come se nevicasse e l'Audisio alla fine ce l'ha fatta a farmi ingurgitare una pasticca d'ecstasy...
Ma è stato figo, è figo, anche adesso, perché vedo tutto come fosse un cartone animato, comunque, a parte il lato droghe, essendo una festa Incel popolata da Incel, anche se dubito gli Incel del laboratorio di decoupage siano redpillati circa la loro reale condizione, sebben un paio mi pare abbian fatte battute da femminismo di quarta ondata, ma potrebbe essere un relata refero, e non ho approfondito perché questa faccenda Incel è esclusiva e nel Telegram Matrix si è alquanto fermi, alquanto chiari, alquanto fasci circa il non andare a proclamare in giro ai primi venuti l'appartenenza a detto gruppo, e io rispetto la regola monastica del silenzio perché cazzo mi ci trovo da dio in quel gruppo e non voglio farmici buttare fuori, essendo festa Incel popolata da Incel, dicevo, c'era chi di noi del laboratorio decoupage giocava a Monopoli a un tavolo o in un altro tavolo a Cluedo e poi c'era il tavolo Risiko e il tavolo scala quaranta, e però ci si divertiva, a giocare questi giochi...
E c'era chi spaparacchiato su un divano mezzo sfondato con le molle in bella vista si guardava un film su un plasma dallo schermo piatto rigato longitudinalmente, e pure la musica era commerciale, non la tecno-house, e qualcuno ballicchiava la bachata, sì, ma da Incel, o da sfigati, insomma, e caaazzzooo, la villa dell'Audisio era enorme, eeeennnnooormeee, caaaazzzoo, un prato enoooorme, quattro ettari almeno, e la casa sembrava quella delle favole dei fratelli Grimm, fatta com'ero mi ci volevo arrampicare a mangiarmi le tegole e assaggiare il comignolo del camino, e c'erano vari gruppetti sparsi per il pratone e ognuno si diceva la sua, e io saltabeccavo di qua e di là, intendo, da un gruppetto all'altro, e c'era un gruppo a giocare tiro alla fune, ma dovevi vedere quanto si divertivano pure, gli Incelli, ma soprattutto questi gruppetti ciacolavano, ciacolavano...
E ciascun gruppetto sparava cagate di storie, strafatti di anfe o ecstasy o superalcolici, vestiti più o meno tutti con maglioni tinta unita verdone o marrone o con felpe beige o bordeaux ma felpe senza cappuccio ché col cappuccio sarebbe stato troppo anti-conformista cool, no, e poi husky verdone o marroncino e K-Way neri, e giacconi militari verdastri, uno un pastrano, un altro una sahariana, quasi tutte le damine struccate, e dai capelli scarmigliati, per non parlare dei signorotti coi capelli unti e frangia bassa a coprire fronte e sopracciglia come va di moda adesso, insomma Incel, dalla punta dei capelli agli alluci dei piedi e non farmici pensare agli alluci se sono unti e pidocchiosi come i capelli, alluci di sicuro infilati in scarpe da ginnastica sporche e slabbrate e scucite, una virgola di Nike penzolante, un cuscinetto di Reebok bucato e fischiante, un mocassino screpolato come cartavetra, e questo solo per il lato look perché lato estetica è barzelletta tra Pizze Margherite, Apparecchi Ai Denti Modello Frankenstein e Fondi Di Bottiglia Da Poterci Leggere Il Futuro.
E questi Incelloni anziché appartarsi e limonare, anziché intrecciare rapporti, questi ciacolavano esternando tutta la loro inidoneità alla vita, o leggi disagio sociale o sociopatia, e sì, un paio, in effetti, si sono avvicinati credo con propositi scopaioli, ma uno aveva la gobba e l'altro un paio di monocoli da gioielliere e perciò anda, li ho rispediti uno dall'ortopedico e l'altro dall'ottico, e quanto agli altri a parte Rick e Beltra e l'Audisio e Giachino e il Sergi, ovvio, il Sergi, il nostro coach, il nostro counselor, la star di pomeridiani incassi formativi ascoltando un tele-predicatore pazzo (troppo un mito, il Sergi!), non ho visto altri darci dentro con nessuna di noi, anche perché il divario era troppo netto, o troppo belle o troppo cesse e fiche di legno, e i Beta-Incel non avevano scatti d'orgoglio in un senso né moti di disperazione nell'altro, e non è da Incel blupillato la filosofia "basta-che-respiri".
Dunque, festa in bianco, giocando a Risiko, e ascoltando cazzate, ma di quelle cazzate top, così top eccomi panza all'aria nella mia stanza a raccontarle al mio cellu, perché non voglio dimenticarle, e poi perché causa ecstasy non riesco a chiudere occhio e avrei continuato a ballare la baciata e giocare Genga e Forza Quattro tutta notte fino al mattino alle sette. Invece, alle due bye bye, babies.
E una di queste cazzate parte giusto dal garage dove stava il tavolino ingombro di tartine e panini e la pirofila di guacamole e la ciotola piena di patatine, il buffet, insomma, e il divano mezzo sfondato con le molle in bella vista, e consisteva nel commentare il film sul plasma, Il Macellaio, con Alba Parietti, dicendo in realtà questo film dalla trama all'apparenza così squallida e banale ossia una donna annoiata a trombarsi il macellaio sotto casa mentre il marito direttore d'orchestra è alle prese appunto con la direzione di un'orchestra a un concerto di classica musica, non poi così squallida né così banale, avendoci, invece, significazioni arcane alquanto esoteriche, dato in fondo Il Macellaio mette in scena il sostanziale conflitto tra due diverse energie:
l'energia sessuale e l'energia derivante da forza lavoro e mostra quanto dopotutto l'energia sessuale per quanto possa essere potente e dannosa è in subordine rispetto all'energia derivante dalla forza lavoro creatrice di affermazione e successo, e insomma, il sesso nulla può contro il successo, e una donna può scoparsi il macellaio o può scoparsi anche una dozzina di macellai, ma se il suo uomo muove una cavolo di bacchetta a un concerto non c'è sesso a tenere, successo batte sesso tre a zero, e anzi Il Macellaio mette in scena qualcosa di pure più esoterico del conflitto tra energia sessuale e energia d'affermazione personale (quella comunemente detta centratura; mentre l'altra al massimo è quadratura del cerchio una volta ottenuta la centratura), ed è la correlazione involontaria tra le due energie, sinergia di energie ovverosia senza saperlo il personaggio interpretato dalla Alba Nazionale scopandosi il macellaio consente tramite l'energia sessuale sprigionantesi da questo atto l'affermazione personale del marito direttore d'orchestra...
Lei con i suoi movimenti di anca sospinge il marito verso la soglia del successo personale, lei con i suoi gemiti, lei con il suo selvaggio scopare crea l'energia necessaria al marito per vincere, e ascoltavo queste cazzate guardando la Parietti sullo schermo, scuotendo il capo, incapace di dare retta a questa teoria, e pertanto alzandomi dal divano mezzo sfondato, fabbrica di polvere, e portandomi fuori dal cielo stellato, brillante di orsa maggiore, orsa minore e Sirio là davanti, e la stella Polare sempre quella, e vagando da un gruppo all'altro, quattro passi quattro di bachata, finisco da un altro gruppo assiepato vicino a un ciliegio e uno di questi, sentite questa, uno di questi, il Rove, mi pare, sì, il Rove, e tanto per darvi un'idea di chi è il Rove, con il suo pullover marrone pantano addosso, e Puma dalle punte così spellate da sembrare averci cagato sopra un cane, e col facciotto cicciotto, pappagorgiuto, se il prof d'italiano me lo passa, questo aggettivo, è uno, tanto per darvi un'idea...
Dicevo, col cerotto sul naso rotto perché sostiene il suo avatar gli sia cascato di mano, abbia colpito lo spigolo di un tavolo e gli sia partito il naso, e lui si sia ritrovato, in un attimo, col naso rotto e sanguinante, ed allora cerotto, e il Rove, questo tipo, dice di averci il padre vecchio, tipo di settanta e rotti anni, e così in pratica pronto per l'ospizio, anche se al Rove va bene, perché prende bella pensione e non ha terrore di perdere il posto di lavoro gettando sul lastrico la famiglia dall'oggi al domani, e anzi al figlio può provvedere, e comprargli questo e quello senza tante storie, e comunque ci racconta, il Rove, del babbo: un signore anziano sì, ma ancora arzillo, a cui l'altro sesso piace, piace eccome, essendo dopo la dipartita della moglie, babbo singolo, e le racconta pure, al figlio, le sue conquiste, come la volta che è uscito con una smandrappata, la quale lo ha portato a un bastione, di sera, con un freddo, per lui anzianotto, da battere i denti, tanto che avendo controllata prima la temperatura s'era incappottato...
Ma la smandrappata, essendosi vestita colla sola giacca, senza reggiseno, le aveva chiesto, dato il freddo, il cappotto, e lui allora a darglielo e lei a usarlo per sedersi su una panchina davanti a bel panorama, ed erano rimasti a parlare, e dopo un poco, non avendo risolto il guaio del freddo, lei gli aveva chiesto la maglia della salute, e lui anzianotto ma di tempra solida e per di più gentleman di natura, a darle pure quella, rimanendo in camicia, senza canottiera, e la smandrappata il pullover lo aveva usato, sì, ma come cuscino, sopra il cappotto, e così parlandogli, accoccolata, mentre lui dominava tremori dovuti al freddo, e lottava per pronunciare parole senza balbettii per via del battere dei denti, ha aperte, la smandrappata, le gambe, facendosi salire una gonnellina sotto la quale da un paio di mutandine nere scendeva un altrettanto paio di gambe da gazzella, senza calze, bianche come il suolo lunare, e lui, il babbo singolo, che vuoi farci?
Si è infine slacciati i pantaloni, facendoli scivolare, quei pantaloni, giù fino ai calcagni, e rimanendo così, pur sapendo di rischiare l'arresto, ma incapace di frenarsi, fino a quando non si è coricato, il babbo, sopra la smandrappata, e nello schiacciarle una guancia sulla guancia… "Ecciù!" gli è partito, "Ecciù! Ecciù! Ecciù!" ha ribadito… e lei si è messa a ridere, e si è tirata su, e i due sono scesi, la smandrappata e il babbo singolo, a valle, a prendersi un brodo caldo, e quest'uomo, così presentato, e siamo alla storiella il Rove vuole dirci, prende l'ascensore ogni giorno, un ascensore di quelli antichi, da Novecento appena iniziato, con funi e contrappeso ben visibili da una ringhierina a maglie rombiche sulla tromba delle scale, e con le pulegge arrugginite a fischiare e fischiare inquietanti, e una cabina stretta e traballante, vibrante, la quale quando si ferma al piano ti fa sobbalzare e se tieni in mano il cellu devi andarci cauto se non vuoi ritrovartelo ai piedi e raccoglierlo con una fenditura longitudinale di traverso lo schermetto...
E ogni giorno sull'ascensore incontra, il padre del Rove, la vicina di casa, e siccome non sanno cazzo dirsi anche se sono vicini di casa da cinquant'anni, essendo, tra l'altro, lui anzianotto e lei cessa, si rintanano nell'argomento salvagente per eccellenza, le condizioni atmosferiche, e si mettono a parlare del bollettino metereologico, solo che con l'età il padre del Rove ha montato tutto un interesse specifico per l'argomento in oggetto, vuole sapere che tempo farà e quanta umidità e ogni particolare, e così dopo poco in ascensore, subito dopo aver schiacciato il 3 sul quadro elettrico, e aver azionati cilindri e pistoni, sperando la valvola di blocco non si metta di nuovo a fare la stupida, stoppando la cabina d'ascensore quando lo vuole lei senza alcun reale pericolo, e costringendo chi all'interno ad azionare l'allarme, si passa da un dialogo del tipo…
"Certo sta mettendosi bruttino"
"Pare di sì. Nuvole grosse. Nere"
"Fa pure freddino"
"Sì, dall'oggi al domani"
"E che ventaccio"
"Sì, mi è quasi volato via l'ombrello"
"A me la borsa della spesa"
…a un dialogo di questo tipo:
"Certo sta mettendosi a bello"
"Sull'Atlantico un minimo barometrico avanza in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Francia, e non mostra per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isotere si comportano a dovere. La temperatura dell'aria è in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedono conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria ha raggiunto tensione massima, e l'umidità atmosferica è scarsa. Insomma, con una frase, che quantunque un po' antiquata, riassume benissimo i fatti: è una bella giornata d'agosto 2023"
"Prego…?"
"Oh, niente, cara. Solo una citazione da un romanzo famoso"
"Prego…?"
"Dicevo pare mettersi bello, sì"
"Eh sì. Non come gli altri giorni. Che pioggia… Che cielo… Neeerrroooo… Ma non nero e basta: più la tavolozza di un pittore d'acquerelli"
"Vero vero, cara. Pensi verso ovest ho scorta una lingua azzurra marezzata da una formazione di cirrocumuli a chiazze, densi di cristalli di ghiaccio e gocce d'acqua sopraffusa; ma, tra questi cirrocumuli, anche qui ho notata varietà: alcuni di forma a torretta, alcuni paiono fiocchi morbidi dalla punta arrotondata e la base dentellata, altri hanno guisa di lente o di mandorle, e altri cirrocumuli ancora sono più densi, squarciati d'azzurro qua e là. In generale, il cielo sembra colmo di idrometeore pronte a precipitare al suolo o schiantandosi o polverizzandosi e scendendo come lanugine sulle aree sottostanti.
Gli squarci d'azzurro sono così tersi da far credere di potervi scorgere attraverso nella mesosfera nubi nottilucenti. Di là la trama fibrosa di un cirrostrato biancastro e lattiginoso. Di qua fiocchi globulari serrati in ranghi ondosi: gli altocumuli. Un altostrato sembra fasciare come un velo trasparente il cielo ribollente di idrometeore e nembostrati. Un incastro di nembostrati e cumulonembi dà origine a virghe: sfilacci e peduncoli, pieni di precipitazioni disperdentesi in goccioline senza arrivare al suolo. Cirri e strati. Nubi cumuliformi e nuvolaglie convettive. E infine, in quel ribollio, pioggia"
"Che… ma, eh?! Che ha detto?"
"Le sto dicendo del cielo. Un cielo come una tavolozza di pittore"
"Ma… Che lingua parla? Che…"
"Attenta! Oh, ecco… Per poco non cascava… Va riparato, 'sto ascensore. Comunque, prego, cara. L'ascensore è arrivato. Questo il piano"
…e il gruppetto pare sussultare all'unisono dalle risa per questa storiella del Rove, e anch'io in effetti devo trattenere risate come un boccone troppo grosso trasbordante dalle labbra, e lasciato il capannello dal ciliegio eccone un altro poco distante dalla piscina a spandere lucore celeste nella notte e quell'acqua nella vasca è distensiva anche se non riflette nulla del cielo stellato e vengo ravvolta in un turbine alfabetico dal capannello, una storia, un altro aneddoto, proveniente dalla voce del Santi, un tizio alto metro e dieci e con pettorali eccessivamente sviluppati, e la barba e capelli crespi e neri, e sembra uno scopettone, quasi sembra pronto per essere preso per i piedi e usato per spolverare e lucidare, ché se sta rigido e non si muove, e chiude quel becco da anatra, bla bla bla...
Magari ci si riesce pure, anzi, magari a questo servono i capelli, a pulire, sono scope naturali, e noi andiamo dal parrucchiere e li buttiamo nella monnezza, ma invece andrebbero tenuti per pulire, o per farci cuscini, non so, comunque questi sono i pensieri mi suggerisce il Santi, e sono troppo nuova nel Telegram Matrix per usare termini di antropometria, non ho idea a quale categoria cranio-facciale il Santi appartenga, anche se quel gergo mi conquista alquanto, devo mettermici giù e studiarlo meglio, e comunque il Santi (uno l'avatar lo aveva costruito più alto degli altri, più bello degli altri, e quasi più bello e più alto di se medesimo; anche se a nulla gli è servito: non è diventato meno scopettone, sempre scopetto è rimasto) racconta aneddoto su suo cugino, solo un aneddoto divertente, non qualcosa di strappalacrime e problematico, che pure lo riguarderebbe, essendo il suo come il mio, come quello della maggior parte dei blupillati Incel presenti alla festa, uno sfascio di vita...
E suo cugino è questo Chad superfico su macchina super-accessoriata, BMW i8 Concept, vista prima volta a Los Angeles in una fiera automobilistica iper-avveniristica, e acquistata per modica somma di centocinquantamila euro, essendo il cugino del Santi affermato odontoiatra, erede di svariate case, e altri introiti per così dire naturali, e il cugino ci caricava le donne sulla sua BMV dalla zincatura cobalto specchiata, e queste entravano (nel gergo del Redpillatore mi pare si chiamino Stacy; ma non posso googolare perché registro e ho paura s'interrompa la registrazione e poi dovrei riascoltare per proseguire, e anzi, probabilmente, se la registra si interrompesse, mi passerebbe voglia di parlare da sola panza all'aria al cellulare, cosa comunque faccio sempre più di frequente quando do indicazioni a Google Maps o per cercare la pizzeria più vicina… manca solo installi Alexa e siamo a posto: passerei il tempo a parlare ad amico cellulare)...
Prendevano posto nella Concept, e venivano come d'incantamento prese, essendo fresca di studi danteschi, e lui se le trascinava a spasso per Pomona, o anche fuori Pomona, e le portava dalla vecchia discoteca, e dai ruderi romani, dove c'è buio e si può stare tranquilli, ma poi tirava diritto e andava per colli, tanto a quelle non importava, erano rapite dagli interni in radica, e dal cruscotto tutto uno schermo multicolorato, e come ipnotizzate dall'alimentazione consistente in un motore endotermico costituito da iniezione elettronica e turbocompressore motore elettrico, 15000 di cilindrata, trazione integrale, cambio automatico, e quando poteva il Santi cugino la tirava fino ai due e trenta, intendo dire duecento trenta all'ora, potendo la i8 Concept arrivare a due e cinquanta, intendo dire duecentocinquanta, e le Stacy a sdilinquirsi in complimenti e a bagnarsi, e quando il Santi cugino arrivava su un tratto preciso del suo percorso iper-calcolato al millimetro, stang!, la BMW i8 finiva la benza, s'inchiodava e da lì non si schiodava.
E allora partiva la recita, ché la benza era finita, oh puttana madosca, e adesso come si fa di qui e adesso come si fa di là, e bisogna chiamare il carro-attrezzi, ma le Stacy conquistate da quel lusso, attanagliate da quel lusso, possedute da quegli interni in pelle rilucenti e ipnotizzate dal ronzio leggero del motore elettrico, dicevano al Santi cugino di calmarsi, mica era un grosso problema, e anche si fosse appalesato un maniaco con un uncino al posto della mano, e che sarà mai, e anche fosse comparso un disco volante risucchiandoli con un raggio antigravitazionale direttamente nella sala operatoria di un equipe di proctologi alieni, e che sarà mai, e anche fosse arrivato Nonno di Panopoli in salopette e scarpe da ginnastica, un cappellino rosso calcato sul capo a coprire un volto barbuto, con una doppietta sulla spalla destra, e che sarà mai, se potevano la Stacy e il cugino del Santi stare un poco soli, e conoscersi meglio, trascorrere un'avventura...
E a nessuna, nessuna!, mai, mai!, passava per la mente di usare quell'aggeggino nelle loro borsette chiamato I-phone o Smartphone, se ne stavano, invece, lì, in balia della BMW i8 Concept, e dopo un poco, tipo tre secondi, si calavano le mutandine, e alé, sotto!, con l'unico intoppo poi nei giorni a venire dell'estrema difficoltà rappresentata dal disfarsi di loro, tornavano, chiamavano, si appostavano, s'incazzavano, volevano tornare sulla BMW i8 Concept: un acquisto azzeccato, non c'è che dire!, e il capannello sussultava di risa, e io via presso un altro capannello, quelli fatti ad anfe lasciavano il posto a quelli fatti ad ecstasy per cedere il passo a quelli stracarichi di LSD, per giocare a Monopoli e Cluedo e Risiko, oh yeah, Super Incel, in questa notte fantastica a casa dell'Audisio, eccelso padrone di casa, così gentile e sorridente, così bravo e buono, e bello da morire.
Ma adesso non ho voglia di parlare dei miei trascorsi con l'Audisio, né di problemi di qualsivoglia fatta, desidero solo, boh, voglio solo parlare a vanvera e siccome non posso, data l'ora, telefonare alle amiche, faccio questa cosa insolita di registrare queste cose in questo cellu, il quale peraltro nemmeno è mio cellu ufficiale, ma di riserva, lo tengo in un cassetto, nemmeno è il cellu per l'amante, è un terzo cellu, ed è un rincalzo, non lo uso mai, ma lo uso adesso perché non sia mai si scopra mi prendano questi scoppi di logorrea, voglio dire, qualcheduno in vena di scherzetti a impossessarsi del mio cellu e a curiosarci dentro, e a scoprirmi così logorroica, oh no, non lo posso permettere!, e così navigo navigo navigo, navigatrice!, tra capannelli di Incel sfigazzati e sfidanzati, e oplà faccio pure finta di inciampare sulla corda tesa del tiro alla fune, e mi metto a gridare: "Perché non giochiamo alla corsa nei sacchi?!", è il bello di stare con gli sfigaz, mica devi darti un tono, puoi spaziare, dire quel che ti pare, tanto quelli sempre ad annuire, cagnolini...
E sì, lo so, parlo da bad bitch, ma anche loro si svegliassero 'na bona volta!, ma tanto svegliarsi significherebbe passare da condizione di blupillati a condizione di redpillati ossia alla condizione di chi conosce il proprio tragico destino d'escluso eterno dai giochi sociali e magari anche da quelli astrali, anche se qui scivoliamo sull'astrologico e adesso sorvoliamo, sennò rimango fino a domani mattina a parlare al cellu, ma non è cattiva idea scaricarsi registrandosi anziché chiamando qualche amica incolpevole, e magari quando finito mi riascolto pure gustandomi e prendendo appunti su cosa correggere, cosa migliorare e cosa invece funziona alla grande ossia praticamente tutto.
E arrivo a un altro capannello presso il calippo (calippo è come chiamiamo l'eucalipto; e dal capanno degli attrezzi c'è l'albero di Giuda, ma qui è come lo chiama l'Audisio, albero di Giuda, anche se non è un siliquastro, ma un olmo) e qui dal calippo c'è l'Orgio, e l'Orgio, da tutti a Pomona conosciuto e pertanto non abbisognante certo presentazioni, pure lui si mette a dire al capannello di una faccenda riguardante un paio di amici suoi, anzi, un'amica e un amico, e sull'amica va rapido ricordando come Iris avesse sgozzato con amici suoi un maialino e messo il sangue in un secchio e poi portato a casa il secchio e riempita la vasca da bagno col sangue, e di come ci si fosse pucciata in attesa dei genitori, e di come questi entrando in bagno mentre litigavano, manco si fossero accorti della figlia immersa in una pozza emoglobinica nella vasca, e avessero anzi fatto come non esistesse, e di come quando Iris si è sollevata dalla vasca, insanguinata dalla testa ai piedi, e quelli nemmeno a cagarsela di striscio seguitando lo shitstorming per fatti loro...
Ma questa faccenda era solo preambolo atto a introdurre faccenda simile ma se vogliamo ancor più orrorifica non trattandosi questo di uno scherzo, per quanto di cattivo gusto e d'impatto, ma di roba seria, terminata anche sui giornali, riguardante un amico dell'Orgio Iva (Iva da Ivan), il quale, secondo Orgio, era affetto da disposofobia, e in conseguenza della disposofobia il disordine nella sua stanza era quasi poetico, e pertanto un giorno i suoi genitori di rientro da un Outlet ove avevano fatto compere per l'inverno standoci tipo tre ore e ora erano stracchi da schiattare entrando in casa e poi nella sua stanza manco avevano battuto ciglio quando avevano trovato cassetti rovesciati e pavimento pieno di libri e fogli, anche se i fogli erano rappallottolati e i libri strappati, e non avevano battuto ciglio trovando gli stipetti dell'armadio di legno divelti e scaraventati in corridoio né avevano battuto ciglio trovando un paio di giubbotti squarciati e spiumacciati né un paio di pantaloni sull'abat-jour del comodino (peraltro privo di cassetto e di anta sottostante)...
D'altra parte avevano appena fatte compere invernali per che motivo se non per mettere i capi d'abbigliamento vecchi in un sacco e darlo ai bisognosi?, e quindi tanto meglio così, anche se, e questo va sottolineato, l'attacco di disposofobia del figliuolo oggi era stato alquanto virulento, ma a volte anche di peggio aveva fatto il loro figlioletto, per via del suo disturbo clinicamente accertato, e avevano trovato, i genitori dell'Iva, un paio di calze a inguainare la maniglia della finestra e il pomo della porta d'ingresso (calze pulite per fortuna; perché l'Iva accumulava anche la biancheria sporca: manco da quella voleva separarsi), e nemmeno l'asta della lampada a ridosso della scrivania li aveva sconvolti o le penne nei portapenne lanciate ovunque come freccette e i portapenne vuoti schiacciati come lattine di birra, solo un attacco, un altro attacco, e chissà chi si rimetterà stavolta a riordinare, se lui o loro.
E così stracchi morti i due si spaparanzano in sala davanti al plasma e si guardano una serie Netflix o un film Sky e ci mettono tre giorni per accorgersi il figlio era stato sequestrato da una banda di delinquenti per torturarlo in una cascina e fargli quegli scherzi orribili i giornali hanno descritto così puntigliosi, tre giorni ci hanno messo, anche se la stanza dell'Iva era tutta a soqquadro, avendo l'Iva lottato coi quattro ragazzi prima questi gli dessero botta in testa, lo caricassero in furgoncino e lo portassero alla cascina, tre giorni, perché i dell'Iva genitori pensavano il casino nella stanza del figlio fosse dovuto alla sua disposofobia, e adesso il capannello si mette a sussultare, come hanno fatto gli altri capannelli, ma di risa più contenute, e io di nuovo mi allontano volteggiando sul prato della dell'Audisio villa e sorridendo beata e divertendomi, divertendomi, divertendomi…
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