Juana Romani nasce con il nome di Giovanna Carolina Carlesimo il 30 aprile 1867 a Velletri, cittadina distante da Roma circa 40 chilometri appartenente al gruppo di paesi denominati “Castelli Romani”. Figlia di due braccianti agricoli, Manuela Schiavi e Giacinto Carlesimo, poco dopo la nascita della bambina il padre si indirizza verso il brigantaggio abbandonando la moglie che avvia una relazione con il proprietario terriero per il quale lavorava, Temistocle Romani.

All’età di dieci anni la bambina si trasferisce con la madre e il patrigno nel “quartiere latino” Montparnasse di Parigi dove quattro anni dopo inizia a svolgere, con lo pseudonimo di Juana Romani, l’attività di modella per artisti e scuole d’arte. Seducente e garbata conquista immediatamente i favori di alcuni pittori come Ferdinand Roybet, del quale sarà compagna di vita e musa ispiratrice; Jean-Jacques Henner; Louis-Joseph-Raphael Collin che la ritrae nell’opera Intimité; Alexandre Falguière che la raffigura nell’opera Diane Chasseresse del 1882.

Da modella a pittrice

Per svolgere il duro lavoro di modella la giovane deve trascorrere intere giornate svestita in ambienti insalubri e al freddo, a contato con pittori, collaboratori e allievi, anche per questo motivo, all’età di 19 anni, decide di non posare più per intraprendere l’attività di artista. Fu l’esordio di una carriera folgorante che la portò alla notorietà in particolare come ritrattista abile e di tendenza, realizzando tra l’altro, i ritratti della Duchessa di Palmella, della Contessa di Briche, della Principessa Juoachim Murat, di M.lle Gibson.

La Romani, dopo aver posato per anni, in quasi tutte le sue opere diviene modella di sé stessa.

(Marco Nocca, in “Juana Romani. La petite Italienne. Da modella a pittrice nella Parigi fin-de-sièche”, 2017, p. 14)

Contestualmente la ragazza trasforma la propria immagine, avviando radicali scelte tipiche del mondo bohémienne della Parigi fin de siècle. Abbandona l’abitazione di famiglia per trasferirsi nel quartiere di Passy, precisamente in rue de la Tour, inaugura con Ferdinand Roybet (1840-1920) un atelier in rue du Mont Thabor (parallela agli Champs-Élysées), acquisisce un suo personalissimo stile francese che si evidenzia nel cambio del nome da Giovanna Carolina a Juana, nella totale libertà di costumi, nel portamento, nell’abbigliamento, nel modo di vivere.

Malgrado una formazione artistica breve presso gli artisti che frequenta da modella, conosce una carriera folgorante che la imporrà tra le celebrità della belle époque. Nel 1888 partecipa al suo primo Salon sorprendendo il pubblico con la sua abilità nel rendere l’incarnato femminile con uno stile personalissimo che prende le mosse dalla scuola veneta del tardo Cinquecento e dalla pittura fiamminga.

Qualche anno dopo conosce e apprezza l’arte bizantina e le opere del pittore spagnolo Diego Velázquez (1599-1660) acquisendo nuove suggestioni dall’arte antica. In breve tempo la pittrice si impone conquistando i critici dell’epoca.

La sua ispirazione, legata ad una profonda riflessione sull’universo femminile, è molte volte rivolta a personaggi biblici (Salomé, Giuditta, Erodiade), letterari (Graziella, Angelica), melodrammatici (Desdemona, Fior d’Alpe), storici (Giovanna d’Arco, Beatrice, Eleonora d’Este, Bianca Cappello), cui la pittrice concede le proprie sembianze diverse volte.

Juana rifiuterà sempre di far parte di associazioni di femmes peintres, rivendicando sul campo la parità di genere rispetto ai colleghi maschi. La sua fortuna, sia di critica che di pubblico, raggiunse l’apoteosi negli anni di transito tra l’Ottocento e il Novecento, quando il consenso le procurò innumerevoli commissioni di opere e conseguenzialmente enormi ricchezze, continuamente dissipate dal suo dispendioso tenore di vita.

Il periodo che va dal 1893, l’Exposition Universelle del 1900, e i primi anni del XX secolo, rappresentano gli anni di maggior successo, con l’artista molto produttiva e una critica benevola nei suoi confronti, non soltanto in Francia ma in tutta l’Europa. Iniziò ad esporre con continuità ai saloni de La Société des artistes francais mentre la critica la valorizzava.

Questa giovane e simpatica artista mi perdoni di dirle senza perifrasi che io la trovo più capace di Roybet stesso.

(Louis Gonse, in “Le Monde moderne”)

La Romani sarà sempre integrata inequivocabilmente nella Parigi mondana, in particolare nell’esaltare le inaugurazioni e le esposizioni delle sue opere che saranno sempre più richieste dalla nobiltà e dagli esponenti dell’alta borghesia.

Di chiara ispirazione spagnola realizza nel 1894 Infanta, l’anno seguente Primavera, dipinto che lei stessa avvicina a Botticelli per la forza espressiva, nel 1896 Fior d’Alpe con la fanciulla montana desiderosa della frenesia della grande città, l’anno seguente Fiammetta, nel 1898 Angelica e Salomè dove riesce ad esprimere appieno per la prima volta una icona della sua poetica, la Femme Fatale, nel 1900 Jeanne d’Arc e Leonora d’Este, nel 1902 Tizianella dipinto di trasposizione di genere che ottenne un vastissimo successo. La sua arte, erede di una tradizione pittorica legata all’antico e segnata dall’influenza dei suoi maestri (da Jean-Jacques Henner a Ferdinand Roybet), mette in scena figure femminili forti e sensuali, tratte dalla storia biblica, il teatro, l’opera, la storia e la storia dell’arte.

In una delle sue opere più conosciute, Mina da Fiesole del 1899, affronta per la prima volta la “questione di genere”, attribuendo il nome femminile al grande scultore fiorentino Mino da Fiesole (1429-1488): l’opera di concezione femminista per la trasposizione di genere di un soggetto storico tipicamente maschile risulta anticipatrice dei tempi.

L’opera Pensierosa del 1894 consegna all’artista uno straordinario successo, dovuto alla definizione di un sontuoso cromatismo che richiama quello seicentesco di Velázquez, soprattutto nella rappresentazione illusionistica e mimetica delle vesti e delle stoffe.

Regina dei salotti di Parigi, Juana entra in contatto avviando rapporti di forte amicizia con famosi personaggi, artisti italiani affermati a Parigi, tra tutti Giovanni Boldini, l’imprenditore Angelo Mariani produttore del vino alla coca del Perù, critici d’arte e giornalisti come Jacopo Caponi, fondatore del giornale Fanfulla, aristocratici come Consuelo Fould sua migliore amica, poeti come Paul Armand Silvestre, Antoine Lumière, padre dei fratelli inventori del cinema, al quale insegna pittura.

I punti di forza della sua arte sono la padronanza del colore e la maestria nel disegno, molto spesso dipingendo direttamente sulla tavola o sulla tela senza disegno preparatorio, e vende molti dei suoi quadri ancora prima che siano finiti, perché i suoi ritratti sono carichi di espressione e vita, mai stereotipati.

Il ritorno a Velletri

Dopo aver partecipato nel 1901 alla IV Biennale di Venezia con il suo Angelica, unica donna a rappresentare il Lazio, il 21 ottobre 1901 si reca per la prima volta in visita ufficiale nella sua città natale, Velletri, dove viene accolta in pompa magna, insieme ai suoi illustri accompagnatori: Lumière, Roybet, il poeta Trilussa, lo scultore Ernesto Biondi e il deputato Giacinto Frascara. Nei giorni precedenti giornali come il Messaggero, il Nuovo Censore, la Favilla avevano annunciato la visita della Romani, ma in realtà l’incontro si stava organizzando già dall’anno precedente con un nutrito scambio di corrispondenza tra l’artista e il sindaco di Velletri, Mario Barbetta. Le personalità che la accompagnano in questa visita ufficiale sono esse stesse la dimostrazione della grande considerazione che Juana aveva raggiunto a livello internazionale. L’artista si sentiva stranamente debitrice nei confronti di tutti i suoi vecchi concittadini, tanto da inviare cospicue somme in denaro e opere di noti artisti per la creazione di una Galleria d’arte internazionale. Il Comune, in cambio, le dedicherà, eccezionalmente in vita, la Scuola di Belle Arti, ora scomparsa.

La pittrice continuerà a spedire da Parigi quadri e donazioni in denaro fino al 1906, tuttavia il progetto della Galleria d’arte viene definitivamente abbandonato dalle successive Amministrazioni locali, con enorme delusione della Romani. Per quanto conduca una vita di vizi e di dissipazioni, Juana non perde mai il senso di appartenenza all’Italia: organizza a Parigi feste a tema come “la serata all’italiana”, dove vengono consumati prodotti del Lazio, mentre per riscattare un’infanzia infelice, fa ingenti donazioni per permettere gli studi a giovani non abbienti di Velletri. Dopo aver provato a riallacciare i contatti con la sua Velletri per l’organizzazione di una sua mostra ed aver ricevuto risposta negativa, la pittrice cade nel completo sconforto e in una crisi nervosa molto grave.

La malattia

Nel 1903 Juana inizia a manifestare crisi psicotiche, attribuite dal suo amico giornalista Jacopo Caponi al fatto di non sentirsi apprezzata in Italia ma solo in Francia, che le impediscono di proseguire il suo lavoro.

La forza plastica delle sue figure, l’accattivante tavolozza, la perfezione nella resa della carne e la costante abilità nel riprodurre tanto i tessuti quanto gli stati d’animo delle donne rappresentate non basteranno ad attenuare il suo dissidio interiore, che la porterà all’abbandono della pittura nel 1904, anno in cui parteciperà con l’opera Desdemona al suo ultimo Salon.

Di fatto la malattia si aggrava rapidamente: nel 1906 Juana viene rinchiusa nella Maison de Santé d’Ivry-sur-Seine, vicino a Parigi, nell’occasione il New York Times scrive: «M.lle Romani non dipingerà mai più poiché è stata colpita da una malattia mentale ed è stata ricoverata in una casa di cura… Una triste fine per una donna di talento».

Dopo la morte della madre Manuela nel 1909, Juana verrà assistita unicamente dalla sua migliore amica Consuelo Fould e dal suo amante Roybet. Il grave stato di salute si alterna a miracolose guarigioni, specie nel biennio 1913-1914, quando riesce persino a tornare a lavorare.

Ma la sua condizione precipita definitivamente allo scoppio della prima Guerra mondiale, la morte di Roybet nel 1920 e il passaggio in diverse cliniche determinano la fine di Juana che muore il 13 giugno 1923, quando ha solo cinquantasei anni, nella più assoluta dimenticanza e abbandono.

Le cause della malattia possono essere molteplici e le ipotesi avanzate sono diverse e, probabilmente, non si arriverà mai a conoscere la vera origine del suo tragico male. Così come non sapremo mai quale sarebbe stata la sua evoluzione artistica nei primi decenni del Novecento e il ruolo che avrebbe avuto con l’avvento delle avanguardie.

Due anni dopo la morte sarà Federico Bevilacqua a darle degna sepoltura nel cimitero Voltaire di Suresnes, alle porte di Parigi.

La “riscoperta”

Grazie a studiosi di chiara fama, in particolare Marco Nocca e Gabriele Romani, in questi ultimi anni si è finalmente avviata la “riscoperta” di questa straordinaria pittrice.

Tra le importanti e scientifiche iniziative abbiamo la grande mostra internazionale, Juana Romani. La petite italienne. Da modella a pittrice nella Parigi fin de- siècle, dedicata all’artista in concomitanza del 150° anniversario della nascita, allestita tra il 22 dicembre 2017 e il 28 gennaio 2018 nel Refettorio del Convento del Carmine a Velletri. Nell’occasione è stato pubblicato un “monumentale” catalogo, edito dalla casa editrice Erma di Bretschneider, capace di colmare una lacuna che si era protratta per troppo tempo, ponendo di nuovo in primo piano la pittrice veliterna, la sua vita e la sua poetica artistica, suscitando grande interesse di pubblico e critica.

Dopo la retrospettiva citata, voluta da Tiziana D’Acchille e Mario Alì, rispettivamente Direttrice e Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, curata da Marco Nocca, Gabriele Romani e Alessandra de Angelis, per Juana Romani arriva nel 2021 anche la prima retrospettiva francese al Musée Roybet Fould di Courbevoie. La mostra, Juana Romani (1867-1923), modèle et peintre. Un rêve d’absolu, a cura di Emmanuelle Trief-Touchard, Marion Lagrange e Gabriele Romani, si articola in un percorso di quasi un centinaio di opere tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, stampe, giornali d’epoca e abiti provenienti da musei francesi e collezioni private. Il percorso espositivo è diviso in tre sezioni: La lezione dei maestri, Divenire pittrice, Nell’atelier di Roybet.

Il legame di Juana con Velletri, la sua città di origine, è stato nuovamente rievocato durante la Giornata di studi voluta dall’Archivio Storico Comunale e dall’Archivio Romani a cento anni dalla morte il 24 giugno 2023 al Palazzo Comunale della città laziale. All’incontro hanno partecipato, oltre al sindaco Ascanio Cascella, diversi studiosi, tra questi Renato Miracco (Phillips Collection), Marco Nocca (Accademia di Belle Arti di Roma, Archivio Romani), Francesca Romana Posca (Université Bordeaux-Montaigne), Consuelo Lollobrigida (University of Arkansas di Roma), Gabriele Romani (Sapienza Università di Roma, Archivio Romani).