La Galleria Artopia presenta un’esposizione collettiva, intitolata “Paint Me Sculpturly”, che riunisce opere di Martha Clippinger, Magnus Pettersen, Carolyn Salas e Jelena Tomasevic, a cura di Boshko Boskovic.

Benché divergano per presentazione, pratica e mezzi espressivi, gli artisti condividono un costante interesse per una pittura fuori di sé, che alteri le nostre aspettative visive e che trovi uno spazio tra il pittorico e lo scultoreo.

L’ ambiguità delle opere selezionate deriva da una visione specifica del dipinto, che non è definita dal suo essere un’ immagine, ma dal suo apparire come una superficie materiale o un rilievo. Gli artisti lo sviluppano a tutti i livelli, utilizzando una vasta gamma di materiali e fondali.

Legno, metallo, cemento e parti di opere smontate sono ricombinati e messi in relazione gli uni con gli altri secondo strategie che non sono né puramente pittoriche né scultorie. Da un punto di vista sia storico che formale, gli artisti sono impegnati in una stratificazione di costruzioni che derivano direttamente dal corpus delle loro opere ponendo come obiettivo la valorizzazione del processo di creazione artistica.

Oltre a creare da sé i propri metodi di lavoro, le loro pratiche artistiche dialogano con la storia della pittura e della scultura, impiegando in modo giocoso svariati lessici formali, dall’Avanguardia Russa al Minimalismo.

Martha Clippinger coniuga le imperfezioni intrinseche dei suoi materiali per creare opere ricche di colore dalla qualità ruvida, appena sgrezzata, caratterizzate da un’estetica dell’improvvisazione. Le sue costruzioni composte di geometrie eccentriche e simmetrie irregolari sono modeste quanto a proporzioni, ma occupano uno spazio che va oltre quello delle loro dimensioni fisiche. Clippinger gioca con l’architettura per creare installazioni fuori dal comune che richiedono che lo spettatore guardi in modo attivo per poter scoprire le opere. Attraverso il processo di intuizione dell’artista e lo scontro con quello dei visitatori, Clippinger esplora le modalità di percezione e sensazione.

In vivace dialogo con il Costruttivismo sovietico ed altri movimenti d’avanguardia che fondono arte e design con intenti idealistici, Magnum Pettersen costruisce semplici forme in calcestruzzo che possono essere assemblate e smontate a piacimento, realizzando il perfetto connubio tra forma e funzione. Iniettando colori brillanti nel freddo e pesante calcestruzzo, Pettersen reintroduce la soggettività, la casualità e la decorazione nella sua arte, privilegiando gli aspetti empirici della texture, dei colori e dei materiali contro i diktat puristi e antidecorativi del modernismo.

Lavorando con cemento, ceramica, resina da scultura e vetroresina Carolyn Salas seleziona e produce materiali per creare opere che non sono unicamente installazione, dipinto o scultura, ma incarnano aspetti di tutti e tre i mezzi espressivi. I suoi dipinti su scala ridotta combinano pigmenti di colore, cemento e gesso. Salas scrive, a proposito del proprio lavoro: “Con laborioso mestiere ed un tocco di artigianalità, sono esposte le imperfezioni e le qualità umane degli oneri, dei fallimenti e delle conquiste del nostro quotidiano.”

La nuova serie di dipinti di Jelena Tomasevic è un gruppo di opere eseguite su acciaio. Riflettendo sull’assurdo, sulla violenza, sulla solitudine e sull’alienazione, l’artista rappresenta scene frammentate in una sequenza non lineare su uno sfondo completamente bianco realizzato mediante una speciale tecnica pittorica. La gran parte dei personaggi non ha alcuna espressione facciale: una metafora dell’apatia umana, in correlazione con il modo di vivere proprio della nostra ipercompetitiva società dei consumi. La sua ispirazione scaturisce dalla sua vasta collezione di fotografie provenienti da varie fonti, quali riviste di moda, archivi personali e scatti casuali di vedute. La sua visione pittoricamente periferica degli atti del genere umano agisce come una sorgente di memoria, richiamando alla mente quanto vi è di comico, insensato, sensuale e brutale.

Immagini correlate

  1. Carolyn Salas, Untitled, 2011, cast hydrocal and pigment , 25, 5 cm x 30 cm x 3.8 cm
  2. Magnus Pettersen, Sculpture three, 2013, 72 x 50 x 50 cm, concrete, pigment, iron
  3. Martha Clippinger, aero, 2012, acrylic on wood, 24 x 3,8 x 29 cm