Da Hermes Perseo riceve la falce di diamante.

(Apollodoro, Biblioteca)

Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare
egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso
anche l’abisso ti guarda dentro.

(F. Nietzsche, Al di là del bene e del male)

Il Perseo di Benvenuto Cellini della Loggia della Signorìa di Firenze appare un’opera straordinaria anche dal punto di vista mitografico e mitogonico nel senso che visualizza e sintetizza tutti i carismi del Mito greco quale racconto epico, ancestrale, performativo, eroico. L’artista immortala l’eroe greco in un gesto che viene assolutizzato, divenendo immagine di ogni trionfo eroico. Perché Perseo alza la testa di Medusa? La uccide ai confini del mondo, nella terra polare degli Iperborei. Difficile immaginare un pubblico plaudente. I “mostri” vivono ai margini, in grotte o negli abissi.

Ma c’è una ragione mitografica precisa, perché il Mito ha la sua logica, sottile ma persistente. Perseo alza la testa recisa di Medusa per vincere le altre sue due sorelle, immortali, che sono con il potere pietrificante di Medusa stessa, l’unica sorella mortale, avrebbe potuto vincere. Il senso politico e contemporaneo del gesto quale allegoria del trionfo di Cosimo I Medici sulla Repubblica fiorentina (il cui leone appare perdere il vigore del suo collo sull’elmo dell’eroe) vela appena sensi più profondi propri di ogni grande gesto eroico-mitico. Come Apollo diviene Pizio dopo l’uccisione del Pitone delfico così qui Perseo mostra un volto simile a quello della donna- mostro, antica dea. Perseo presenta non a caso una geneaologia ricca di carismi di affinità con quella della dea iperborea.

Medusa assomiglia a tutte le epifanie dell’antica dea, esiliata ora ai confini del mondo: Circe, Calipso, Medea fino a Clitemnestra, Penelope ed Elena. Come Lamia, le Empuse, Scilla e Cariddi viene “mostrificata” solo successivamente per far posto alla più recente sua epifania: l’arpia Athena, dea negromantica, notturna e violenta nelle sue origini. Medusa è amata da Poseidone come Poseidone compare quale antenato paterno del nostro eroe. Ma anche Io è sua antenata e questo spiega l’intervento amico di Hermes di cui Perseo assimila molti attributi: l’elmo e i sandali alati. Hermes-Ade-Perseo quali potenze divine della soglia e del suo attraversamento. Gli unici che possono e sanno attraversare le terribili e acide acque dello Stige.

E come Hermes Perseo appare associato alla nobile città di Argo, la “splendente”, la più antica città greca, di probabile origine egizia, come sarà poi Tebe. Il segno stesso della spada di Perseo risuona dell’immagine della spada ricurva con cui Hermes decapitò l’eroe-pastore-mostro Argo, in un atto sostanzialmente fondativo della sacralità della città stessa. Suo antenato appare pure Lacedemone, l’eroe fondatore di Sparta nel cui nome evoca le acque e gli esseri serpentini. Perseo splende quale summa degli eroi greci: dal suo gesto sorgerà Pegaso dal sangue della madre Medusa senza il quale non sarà possibile l’eroe Bellerofonte e la sua sacra stirpe è parallela a quella di Dioniso oltre che antecedente del sorgere di Heracle.

Lo stesso segno dello scudo riflettente che userà per guardare il volto di Medusa senza esserne pietrificato è un richiamo del suo antenato pelasgico re Abante, il cui segno era un’antico scudo che terrorizzava i nemici e che giungerà poi fino ad Enea quale potente talismano. La spada non può che mostrarsi curva, lunare perché Hermes è associato anche alla luna e alle acque oceaniche. Il viaggio di Perseo per vincere Medusa è un viaggio iniziatico a tappe notevolmente complesso dove l’eroe viaggia fino alla fine del mondo e attraversa gli inferi stessi per compendiare e completare la sua preparazione visualizzata dalle sue armi e dai suoi attributi.

Hermes e Athena lo favoriscono all’inizio ma saranno le misteriose e albine Graie, divinità oracolari antichissime (dal loro nome viene il nome di Grecia/Greci) che vivono nascoste in grotte nell’alto nordico Parnaso; figure decisive a cui Perseo, come già Prometeo, deve strappare la conoscenza della sede delle Ninfe dello Stige, il fiume infero temuto da tutti gli dei e su cui giura persino Zeus. Stige è la parte infera di Oceano e divide Ade, Tartaro e mondo umano. Sarà da queste Ninfe delle profondità che Perseo otterrà i tre segni necessari per vincere la potente Medusa: i sandali alati (segno di Hermes), l’elmo alato (segno di Ade come di Hermes) detto kunee e la sacca di pelle detta kibisis, dove riporrà la testa di Medusa.

Questa misteriosa sacca ricomparirà in tempi storici quale attributo del Mercurio romano quale sacchetto con due punte estroflesse. Non contiene certo denari questo sacco ma la testa di Medusa con il suo duplice potere: la vena di guarigione e la vena avvelenante. Questa sacca ricorda quella di pelle tenuta da Delfine con dentro i tendini di Zeus strappati da Tifone quanto ricorda la “sacca dei venti” nelle sette grotte del monte Emo o donata da Eolo ad Odisseo. Perseo con Medusa e Pegaso diviene un iper-eroe multipolare che cambierà persino la terra e gli dei pietrificando Atlante, riempiendo il deserto africano di serpenti e donando la testa di Medusa all’egida di Zeus-Athena, potenza tempestante già mostruosa e probabilmente derivante dal mostro marino cretese Egis.

Un eroe che potenzia un’arma usata dal re degli dei come pure il nostro eroe darà elmo, borsa e sandali alati al suo doppio divino: Hermes. Gli dei hanno bisogno di certi eroi per crescere essi stessi nella loro divinità! L’immagine originaria e iniziale di Perseo è quindi associata ad uno scudo riflettente e ad un falcetto di diamante: cosa ci ricorda tutto questo? La volta celeste e l’evirazione prima di Urano e poi di Kronos. Questo eroe manifesta quindi carismi titanici antichissimi quale epifania del primo Hermes, nume ierofante e mistagogo degli stessi cicli celesti degli dei. Perseo nell’uccidere Medusa si pone quale rituale ostetrico di Pegaso (associato a Poseidone) e di Crisaore, il guerriero aureo padre di Gerione, protagonista poi di un’impresa heraclea. Il nostro eroe quindi svolge un ruolo misterico come già Hermes o Prometeo rispetto alla nascita di Athena dal capo di Zeus e di Dioniso dalla sua coscia.

Perseo uccide una dea mortale che indica simbolicamente l’elemento umido, mercuriale, femmineo e ne assorbe i carismi, già latenti nella sua stirpe. Come Odisseo è un sireno, come pure Achille e Giasone, così Perseo è il doppio maschile della Gorgone. Il genio di Cellini riesce a contenere tutto il corpo quasi fluido e disarticolato della donna-mostro nello stretto piedistallo della statua dove campeggiano Danae, Hermes e Artemide-Iside plurimammaria di cui sia Io che Medusa erano adepte nei suoi aspetti lunari. L’eroe assorbe e riflette i carismi della potenza soggiogata e la fissità del gesto e dell’espressione dell’eroe ben si compendia con le opposte ali superiori e inferiori del suo corpo glorioso. E come Io fù adpeta-iniziata che viaggiò dalla Scizia di Prometeo all’Egitto di Iside così il suo discendente Perseo viaggia attraversando tutto il cosmo dagli Iperborei all’Etiopia di Cassiopea e Andromeda. Perseo l’eroe degli eroi che vola sull’asse solstiziale incrociando con le potenze equinoziali. Perseo l’iperboreo. Perseo l’egizio. Viaggio iniziatico: stellare, infero.