Si chiamano Sensitivity Readers, le nuove figure professionali assunte dalle case editrici francesi, per setacciare i manoscritti. Questi ultimi non dovrebbero urtare la sensibilità di chi legge, ma dietro questo fenomeno c’è tanta paura o forse, la verità è che ancora una volta qualcosa ci sta sfuggendo di mano.

Negli ultimi anni, sembra che la Francia abbia subìto alcune influenze che arrivano dagli Usa, ma ciò non vuol dire che sia qualcosa di buono. In Italia, siamo stati quasi tutti affascinati da quanto Roberto Benigni ha detto sul palco di Sanremo, riguardo alla libertà di pensiero e di parola. L’attore comico ha solo citato un articolo della nostra Costituzione, dentro al quale c’è un’immensa verità.

Non sono io ad affermarlo questo, ma chiunque rilegge quell’articolo, non può fare a meno di pensare ai russi, agli iraniani, ai cinesi e a ciò che accade alla libertà di quei cittadini e di tanti altri residenti in più paesi.

Per un attimo facciamo una breve incursione nel passato per ritornare al periodo fascista. Negli anni della guerra, era attivo l’ufficio della censura, nel quale alcuni dipendenti avevano il compito di aprire la corrispondenza (all’epoca, non vi era il diritto alla segretezza né al segreto epistolare). Gli ordini erano ben chiari: le lettere subivano la censura totale o di alcune parole. L’obiettivo? Sempre lo stesso: la narrazione.

Bisognava raccontare a se stessi, agli altri, alle famiglie dei soldati, a chi combatteva al fronte, che la guerra è bella, che siamo felici e tutto va bene. Qualche anno fa, persino in Europa si accese un aspro dibattito su alcune parole da modificare, per non turbare la sensibilità di alcune minoranze. Il quotidiano francese Le Monde a gennaio scorso ha intitolato un suo articolo: Censura o progresso? I lettori sensibili, che tracciano i pregiudizi etici e sessuali nei libri, stanno emergendo nell’editoria francese. Il nuovo mestiere affiora, dunque, e non è più un mistero. L’editor rieduca gli autori di libri, correggendo alcune parole “sensibili”.

Un ritorno alla censura? Molti giudicano la nuova professione una necessità, affinché la maggioranza della popolazione bianca e privilegiata, prenda coscienza dei suoi pregiudizi. I privilegiati sono omofobi, razzisti e sessisti. Le Monde spiega che le case editrici sono alla continua ricerca di editor taglia e cuci, che educhino chi ha scritto un libro, affinché quest’ultimo sia politically correct. L'accelerazione al nuovo trend editoriale è avvenuta dopo il caso di American Dirt di Jeanine Cummins, libro pubblicato nel 2020.

Nella sua trasmissione, Oprah Winfrey aveva acclamato il testo insieme a scrittori del calibro di Stephen King, giusto per fare un esempio. Il romanzo, che racconta la fuga negli Stati Uniti di una libraia messicana con il figlio perché minacciati dai cartelli messicani, saltò in cima alle classifiche di vendita, prima di subire un irreparabile crollo d’immagine.

In base al pensiero di alcuni critici latino americani, l’autrice, americana bianca nata in Spagna, aveva troppo semplificato il tema dell’immigrazione latina, strumentalizzando il dolore degli immigrati messicani. Twitter fu il terreno dove la polemica si accese e divampò fino a costringere Cummins ad annullare tutte le presentazioni del libro e l’editore a chiedere pubblicamente scusa. Il risultato è che tutti gli editori ricorrono ai Sensitivity Readers, perché hanno troppa paura di essere trascinati in tribunale. La riflessione è una: Non è che stiamo esagerando?

Nel Regno Unito come negli Stati Uniti già da qualche anno, le polemiche fanno paura. Basta un nulla, basta che i Social facciano l’eco a un dubbio, che quest’ultimo subito diventa certezza. In giro c’è il terrore di passare per razzisti e omofobi, e quindi, meglio non rischiare, cancellare alcune parole, oppure bruciare un libro. La posta in gioco è troppo grande, da quando il popolo dei social è diventato Corte suprema. Si rischiano danni economici impensabili, per una sola parola fuori posto, per un racconto che viene definito dalla maggioranza non veritiero. L’altra riflessione è: Da che parte sta la verità? E chi la possiede? In tutto questo c’è anche una parte tecnica; infatti, è una persona che fa parte della minoranza che si presume colpita, che deciderà se alcune parole sono offensive oppure se disegnano una non-verità, o rappresentano una visione non condivisa dal comune sentire. Nell’ambiente, gli addetti ai lavori, profumatamente pagati, assicurano che non si tratti di censura. I Sensitivity Readers sono dei consulenti, sempre alla ricerca della qualità, del buon senso, dell'onestà e della verità.

Nasce dal terrore, una nuova professione, un revisore che ricerca parole e frasi che potrebbero offendere le minoranze e soprattutto provocare polemiche sui social. Io credo che se mai possa esistere un filtro, esso sia rappresentato dalla nostra intelligenza e dalla nostra capacità di ragionare, dal pensiero critico di ciascuno. Il buon senso o l’opportunità di certe frasi non possono passare per un’imposizione. Non dimentichiamo che il 10 maggio 1933 in molte città tedesche, fra cui Berlino avvennero numerosi roghi di libri. Nella sola capitale furono incendiati circa venticinquemila volumi; era il tentativo di cancellare una cultura che i nazisti consideravano anti tedesca. Eliminare gli uomini, ma anche il loro pensiero - Questo era l’intento. Opere di Charles Darwin furono date alle fiamme, come anche quelle di Albert Einstein, Hemingway, Hermann Hesse, Proust. Quel tempo è lontano, questo è vero, ma attenzione, salviamo gli uomini, i libri e soprattutto il pensiero, quest’ultimo è libero e non può subire limitazioni.