Se dovessi descrivere la realtà di quest’epoca userei l’immagine di milioni di antenne. Questi nuovi simboli moderni che trasmettono ovunque miliardi di informazioni sostituiscono gli antichi Menhir che simbolicamente facevano riferimento al Potere fallico maschile. Questi oggetti verticali fatti di ferro e plastica sovrastano l’individuo condizionandolo incessantemente con il chiacchiericcio della loro emanazione e con le immagini che generano sugli schermi, ologrammi virtuali di realtà deliberatamente aumentate.

Le immagini sono il veicolo principale dell’informazione e impattano inesorabilmente sulle mode, sul gusto, sulle paure, sulle convinzioni e sulle idee della gente. Condizionano in modo massiccio l’esistenza degli individui che diventano sempre più “persone”, nel senso latino del termine, ossia esseri mascherati da bisogni indotti.

Una delle prime verità che ci insegnò Arkady Petrov nel suo corso per il potenziamento della mente è che nella nostra coscienza nuotano un’infinità di programmi, forme pensiero distorte, da cui non riusciamo a liberarci. Questo era vero in passato dove le famiglie, le religioni e i sacerdoti programmavano le identità dei membri delle tribù ed è ancor più vero oggi dove ai condizionamenti familiari, politici, economici e sociali si aggiungono gli strombazzamenti dei media.

La realtà sembra sempre più orientata verso una credenza comune che deve andare bene per tutti, una sorta di standardizzazione sociale che vorrebbe semplificare tutto annullando relazioni, emozioni, identità culturali, differenze di genere e allineando tutte le menti. Un esperimento sociale globale e globalizzante ambizioso e talmente ben strutturato da avvinghiare tra le sue maglie la stragrande maggioranza della popolazione dei Paesi industrializzati. Ma possibile che pochi individui addestrati e in preda ad egoiche manie di potere possa condurre l’umanità verso questo tipo di omologazione che prelude all’uomo cyborg?

Certe volte si ha la sensazione che negli scranni del potere siedano davvero individui che hanno già svoltato verso una condizione transumana e non siano più capaci di provare amore e compassione. Anzi, incitano le masse ad odiarsi l’un l’altro sventolando semplici slogan che dividono il popolo in due categorie opposte che si incolpano vicendevolmente di differenti ordini di mediocrità e oscuri misfatti.

Eppure abbiamo esempi di saggezza nel passato della storia dell’umanità che ci possono aiutare a ricentrare le nostre esistenze verso le nostre verità interiori. Bisogna tornare indietro nel tempo e riscoprire la saggezza di alcune popolazioni Antiche come i Toltechi, donne e uomini di conoscenza che abitavano il Messico del Sud.

Mi piace suggerire la lettura degli scritti di Don Miguel Ruiz, un curandero messicano che ci parla della sapienza di scienziati e artisti - chiamati Toltechi appunto - che abitavano nell’antica città di Teotihuacan, celebre per essere il luogo dove “l'Uomo diventa Dio”.

E questo capita quando l’essere umano riesce a far emergere la scintilla divina che possiede dentro di sé alimentando il colloquio con il suo sé superiore. Il cammino verso la libertà dei Toltechi passava attraverso principi che Don Miguel sintetizza in “Quattro accordi”. L’uomo deve stabilire degli accordi con se stesso per raggiungere la libertà personale che gli consenta di vivere in pace, tolleranza e amore.

Il I Accordo recita «Sii impeccabile con la parola», cioè parla con integrità dicendo solo quello che realmente pensi senza usare il linguaggio né contro te stesso, né per spettegolare nei confronti degli altri. La parola deve essere al servizio della verità e dell’amore perché altrimenti nuoce all’individuo a cui è diretta e per riflesso anche a chi l’ha pronunciata. Mentre in questa nostra moderna società il pettegolezzo la fa da padrone, la menzogna impera e tutti sono contro tutti. L’inconscio collettivo è soverchiato da parole che uccidono, per influenzare un cambiamento che viri verso pace e amore dobbiamo cominciare da noi stessi.

Il II Accordo recita «Non prendere nulla in modo personale», ossia cerca di essere consapevole che nessuna azione degli altri è a causa tua. Perché l’uomo è un sognatore che cerca di realizzare il suo sogno e la sua azione è la proiezione della sua realtà di cui tu non puoi essere responsabile. Per cui, quando ti senti ingiustamente perseguitato da opinioni e azioni di qualche individuo, diventa immune dal suo giudizio e dal suo operato e ti eviterai di essere vittima di una inutile sofferenza, anzi attiva quell’osservatore interiore che ti consentirà anche di avere compassione per colui che ti perseguita perché vedrai nella sua azione un dolore immenso di cui avere pietà.

In questi tempi la paura di una parte della gente si scaglia contro un’altra parte di loro. E la maggior parte di chi esercita il potere manovra menzogna e odio verso tutti. Questo non deve farci arrabbiare, se osserviamo il Karma che queste persone si stanno costruendo e l’odio a cui si stanno sottoponendo, possiamo solo compatirli, prima o poi ne pagheranno le conseguenze.

Il III Accordo recita «Non supporre mai nulla», bisogna osare e fare domande chiarificatrici, avere il coraggio di chiedere spiegazioni per evitare inutili drammi e incomprensioni. In un momento storico dove una grande parte della popolazione non può esprimere dubbi o incertezze, questo insegnamento tolteco è davvero importante, perché la comunicazione libera tra più soggetti è sempre uno strumento democratico di coesione e solidarietà, mentre la visione totalitaria dell’esistenza provoca divisione, odio e guerra.

Il IV Accordo recita «Fai sempre del tuo meglio», questo significa che anche quando hai poche energie, sei stanco o malato e non riesci a fare di più non devi mai giudicarti. Fai quello che puoi, non strafare, se è un momento in cui il nemico è troppo forte, accontentati sempre di quello che puoi fare, con i mulini a vento non puoi combattere senza farti male. Magari è più saggio aspettare che le sue azioni malvagie disintegrino da sole la menzogna che ha costruito e la tua saggia osservazione sarà sempre abbastanza, in attesa di poter fare di più.

Molte società antiche ci hanno offerto la loro saggezza, ci hanno insegnato il rispetto, la coesione, la fratellanza e la libertà, cerchiamo di tornare al nostro giardino interiore per far fiorire un nuovo mondo. La primavera infatti arriva sempre anche dopo l’inverno più rigido e buio, il sole risorge e ci mostra albe e tramonti sempre magnifici.

Oggi siamo vittime di un condizionamento capillare che ci programma in ogni istante della giornata, dalla televisione alla radio, dalla politica alla religione, dall’economia alla socialità controllata, dalla scuola alla famiglia, dai conoscenti agli amici, passando attraverso il frastuono del web che ci stordisce e alimenta un mondo assolutamente irreale. Dobbiamo tornare all’incontro, alla conversazione attorno a un tavolo, alla condivisione di storie attorno a un fuoco, alla meraviglia del giorno e al mistero della notte, all’emozione delle ombre e delle luci, all’amore per il tutto, all' attenzione verso ogni essere vivente, umano, animale, vegetale, senza fretta, senza coercizione, senza divieti. Siamo un puntino di un Multiverso infinito con innumerevoli possibilità di espressione non lasciamo che altri puntini limitino l’espansione della nostra coscienza!