Cosa differenzia immediatamente un artista da un altro? Il suo stile. Se osservando un'opera pittorica riconosco il pieno sviluppo della personalità dell'artista significa che ha raggiunto il massimo della propria creatività: l'obiettivo più elevato per chiunque voglia esercitare l'arte pittorica quando riesce a connotarsi immediatamente, essere riconoscibile, avere una propria identità artistica che lo rende diverso da tutti gli altri.

Oggi si vedono troppe copie: è diventato un hobby comune, anche comodo, per arrivare più facilmente a farsi conoscere.

Un artista, se permette alla propria creatività di espandersi, di progredire armoniosamente, riuscendo sempre più a corrispondere col pensiero all'esecuzione materiale dell'opera, favorisce lo sviluppo naturale delle proprie potenzialità, ma può anche bloccarle, perchè noi poniamo limiti, barriere ed autodifese al libero fluire del pensiero.

Raggiungere la libertà spirituale della comunicazione attraverso un'opera concreta è percorribile a patto di permettere lo scorrere della creatività impedendole la lamentazione del sé, tanto di moda oggi e liberatoria, spesso le opere sono più uno sfogatoio personale che arte.

Milena Sgambato, artista figurativa contemporanea, nel suo fluido modo di esprimersi col pennello, ci comunica un mondo in cui proietta l'elaborazione delle sue pulsioni: ma lo fa attraverso il mezzo poetico. Ha saputo liberarsi delle compulsioni che bloccano il creare per narrarci storie che nascono dalle sue emozioni più profonde, dalla complessità dei sentimenti che ci complicano la vita, dall'intrico delle sensazioni, dalle pulsioni devastanti, dalle difficoltà materiali, per pervenire ad un discorso poetico che utilizza il mondo dell'adolescenza, mondo in cui lei si muove con naturalezza dal momento che si sente lei stessa un' adolescente.

E lo descrive mirabilmente, avvalendosi dell'uso del colore in un modo personalissimo che rivela un gusto squisito per l'armonia.

Le sue opere cantano, risuonano come note musicali alla nostra vista: infatti lascia che la sua mano esprima liberamente il suo pensiero ispirato dalla musica, sua compagna inscindibile e spesso l'opera muta sotto le pennellate veloci e ispirate, perchè vengono guidate direttamente da una creatività traspositata in libera poesia che sa trasformare la congerie di immaginazione, gioia, dolore, pulsioni, che come in un frullatore si mescolano nel nostro pensiero e spesso ci danno il tormento.

Le opere di Milena sono assai interessanti, coinvolgenti e rivelano, se si osservano in progressione, come ognuna continui la narrazione delle precedenti, in un continuum sempre più complesso: anche le figure, che all'inizio erano solitarie, ora, sempre più spesso sono rappresentate in gruppi.

All'inizio di rado rivelava il volto della figura dipinta, o, se lo faceva, i lineamenti erano più immaginati che reali, appena delineati.

Progressivamente i volti si sono fatti più decisi e particolarissimi: rivelano di non avere connotazioni, sono sfumate anche nella descrizione psicologica dei lineamenti.

Il gesto in lei è sempre molto importante, è appena accennato, ma potente. Esprime molto di quanto vuole rivelare.

Il tratto pittorico è fluido, in punta di pennello, anche se le pennellate sono larghe e si distendono a volte su tutta la superficie, dando una sensazione di leggerezza, rarefazione, ma anche di immediatezza. La pittrice non sta a pensarci troppo, si lascia guidare dall'ispirazione e dalla musica, ottenendo un risultato di freschezza che dà luce ad un'opera che non gioca sugli effetti luministici, tanto cari agli artisti. Infatti il colore risulta compatto, a volte greve, ma sempre naturale e compenetra la figura in un'armonica fusione con la natura.

Riesce ad essere particolarmente attuale e contemporanea descrivendo spesso l'abitudine alla iperconnessione che ormai fa parte della nostra identità: siamo più soli che mai, ma sempre connessi. Milena ha una sua particolare genialità nel descrivere situazioni comuni, ma pregnanti, che rivelano molto della sua attenta osservazione della realtà psicologica e sociologica del mondo di oggi.

Quando tutti eravamo obbligati a tenere sempre la mascherina, per difenderci dal contagio del covid, ha avuto il coraggio di dipingere un volto femminile che tiene la mascherina sugli occhi, come nelle feste mascherate o carnevalesche: la maschera è un difendersi dal mondo, è un porre una barriera tra noi e la nostra realtà. La pittrice rivela così quanto celi ancora di sé, ogni artista ha una parte segreta, un tesoro nascosto che nutre la creatività e che appartiene solo a lui...

Noi ci sentiamo subito partecipi nelle sue opere, percepiamo di condividerne il pensiero e le emozioni, che non sono solo le sue, ma quelle di tutti noi: ed è in questo modo che un'opera supera il piano descrittivo per diventare universale e condivisa. E l'arte pittorica è condivisione.

Milena Sgambato vive e lavora a Milano. Nel 2008 consegue la Laurea in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Dal 2011 al 2022 le sue opere sono state esposte in molti Musei e Gallerie d'Arte Contemporanea: E23 Gallery (Napoli), Art's Events, Torrecuso, Benevento, Costantini Art Gallery (Milano), Ufofabrik, Moena ( Trento), Circoloquadro (Milano), Spazio Oberdan (Milano), Gare 82 Gallery (Brescia), Torre di Markellos, Aegina, Grecia, Isorroppia Homegallery (Milano), Bianchi Zardin Contemporary Art (Milano), Museo Luigi Varoli Cotignola (Ravenna), Centometriquadri Arte Contemporanea, Santa Maria Capua Vetere, (Caserta), San Sebastiano Contemporary/ Casa Bramante (Siracusa). Nel 2021 le sue opere sono state esposte al Museo di Arte Contemporanea di Caserta. Nel 2019 realizza un'opera pubblica per il Comune di Milano. Dal 2018 una sua opera è esposta in permanenza presso il Museo di Arte Contemporanea dell'Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Nel 2013 le sue opere sono state esposte al Museo di Arte Contemporanea “Arcos” di Benevento. Nel 2011 è stata una delle artiste della 54° Biennale di Venezia (Regione Campania) per il Padiglione Italia.

Ho intervistato Milena Sgambato nel mio studio: ne è venuto fuori un incontro molto piacevole ed empatico.

Descriviti e presentati.

Sono una persona con tante passioni. Quando qualcosa cattura la mia attenzione mi piace approfondirne la conoscenza. Spesso i miei interessi convogliano nella pittura: e così il gesto pittorico può assumere il ritmo di un brano che ascolto per ore, oppure portare con sé le riflessioni scaturite dai libri di psicologia che divoro.

Ricorda il tuo rapporto infantile col disegno, con la pittura e col mondo dell’Arte.

I primi ricordi legati all’infanzia riguardando i colori, mi hanno sempre affascinata la luce del sole che entra nelle stanze buie, i colori della natura, il verde in modo particolare, tutt’ora è il mio colore preferito. All’epoca ero affascinata da tante forme creative, amavo disegnare, la musica, modellare. Credo che le passioni di allora siano rimaste le stesse.

Cosa vuoi descrivere e narrare attraverso le figure adolescenziali che dipingi?

Rappresento prevalentemente adolescenti perché è un’età che mi permette di esprimere le tematiche che mi stanno a cuore, come il cambiamento, l’ambiguità, il sogno, l’identità di genere. I colori e i soggetti sono scelti soprattutto per quello che simboleggiano, così un gesto o una sfumatura può cambiare l’equilibrio di un’opera.

Quanto di te c’è nelle tue opere? Cosa vuoi comunicare?

Tanto, mi guardo dentro e cerco di restituire quello che vedo con sincerità, ci sono i miei interessi e quello che succede nel periodo storico che stiamo vivendo, da poco si è conclusa una mia mostra personale dal titolo: “Ritratto di donna con mascherina”, dove ho fatto una profonda riflessione sulla pandemia, sugli effetti psicologici che ha portato e sugli inevitabili cambiamenti. É stata per me una vera e propria urgenza parlare di quello che ci stava capitando e così l’ho fatto.

Cosa significa per te la pittura e che ruolo ha nella tua vita?

Sento la pittura come il mio daimon, il motivo per cui vivo, il mio grande e incondizionato amore. La pittura è qualcosa di antico e contemporaneo allo stesso tempo, un gesto primitivo che tutt’ora emoziona. Tante volte è stata decretata la fine della pittura eppure è ancora viva e pulsante e secondo me lo sarà sempre.

Cosa saresti disposta a sacrificare per la pittura?

Se fai quello che ami nulla è vissuto come un sacrifico. Quindi nulla o tutto, dipende dal tuo punto di vista. Sei tu che scegli come guardare il mondo.

Quanto ti senti soddisfatta quando hai terminato un’opera d’arte?

Vivo la pittura come una continua ricerca, un quadro non è mai completamente finito e quello nuovo in parte porta con sé inevitabilmente elementi di quello precedente, il mio desiderio è sempre quello di cercare cose nuove. Quando decido che un quadro è finito, immediatamente penso a quello successivo.

Ti senti capita nel mondo dell’arte?

Dalle persone con cui collaboro sì.

Che tecnica usi nel realizzare le tue opere?

Acrilico su tela: amo l’acrilico perché rispecchia un po’ il mio carattere, è veloce nell’asciugarsi e lo vedo contemporaneo perché ti permette di dipingere rapidamente al ritmo dei nostri tempi.

Un’ opera tua finita è quello che volevi realizzare?

Prima di iniziare a dipingere parto quasi sempre da un bozzetto, il senso del dipingere per me non è la realizzazione di una mia idea, quando dipingo mi estraneo completamente dalla realtà connettendomi con altre dimensioni, sono un tramite e lascio che la pittura faccia il suo corso.

Come concili le tematiche richieste dai Galleristi per le Mostre e la tua libertà espressiva?

Collaborare con i galleristi, se sono bravi, può essere uno scambio stimolante, possono darti dei consigli o farti delle richieste, ma alla fine è l’artista che deve assumersi la responsabilità della propria ricerca.

Quali difficoltà hai incontrato come donna ad entrare nel mondo dell’arte?

Quando leggo i nomi degli artisti sostenuti dalle gallerie, le mostre organizzate nei musei, mi rendo conto che ancora oggi c’è una preferenza per il sesso maschile! Per noi donne è stato sempre difficile e purtroppo è ancora così.

Cosa consiglieresti a un giovane artista che vuole entrare nel mondo dell’arte?

Sicuramente di frequentare l’ambiente dell’arte, di non scoraggiarsi, gli direi che la differenza la fa l’avere coraggio, il rialzarsi dopo le delusioni, insistere anche quando tutte le porte sembrano chiuse. Il talento non basta, deve essere supportato. Gli direi che deve assumersi in prima persona la responsabilità di diffondere il proprio talento. E tante altre cose…

Qual è il tuo rapporto con curatori, critici, galleristi?

Con le persone con cui collaboro mi trovo bene. Mi piace quando il rapporto va oltre l’aspetto formale e nasce l’amicizia, perché prima di tutto, non dimentichiamocelo mai, siamo esseri umani e penso sia quella la cosa più importante.

Come ti vedi tra vent’anni?

Di carattere vivo molto il presente, penso raramente al passato e difficilmente al futuro. Mi piacerebbe continuare a condividere le piccole cose con le persone care, magari riuscire a vivere più tempo al mare e la cosa più importante continuare a dedicare la maggior parte del mio tempo alla pittura, facendo dei progetti a più ampio respiro e magari sperimentare altre forme d’arte, chi può dirlo?

Cosa pensi dell’arte contemporanea dell’ultimo periodo?

Penso che ci siano degli artisti interessanti. Non ho una concezione occidentale del tempo, quando penso ad un’opera mi interessa solo in parte la sua collocazione temporale, penso che ci siano degli elementi che accomunino i capolavori destinati all’eternità.

C’è spazio oggi per un artista che si vuole affermare in Italia?

Affermarsi in Italia è difficile, gli artisti famosi che conosco si sono prima spostati all’estero, prevalentemente in America dove hanno gettato le basi del loro successo e di riflesso hanno poi lavorato anche in Italia. Però tutto è possibile.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho delle mostre in programma con Sergio Gioielli e Davide Bramante, però non posso svelare di più. Preferisco mantenere il segreto fino a quando non saranno stabilite le date.