Intanto più di cento giorni sono passati e altri ancora ne passeranno perché pare proprio che gli uomini non troveranno mai pace. L'invasione feroce -quale guerra non è feroce?- dei Russi in Ucraina magari passerà, sempre che non crei uno sconquasso irrefrenabile, insanabile, ma altre ce ne sono e altre ancora se ne stanno formando. Cantava Lucio Dalla: "I Russi i Russi, gli Americani, ..." poi ci aggiungiamo i Cinesi e gli Indiani, seguiti dai Turchi -non vedono l'ora di far sparire dalla terra i Curdi- e dagli Egiziani e in ordine sparso dai popoli del Medio Oriente: nuovi e vecchi alleati e nuovi e vecchi nemici. E gli Africani che le guerre e le rivoluzioni se le fanno tra di loro, ma seguiti sempre da potenze straniere dallo sguardo lungo e ben attrezzato. No. La pace non ha abitato e mai abiterà questo mondo per la semplice ragione che agli uomini la guerra piace; per loro è l'unica soluzione possibile.

Sono qui annichilita. Pensavo che crisi gravi e urgenti come la pandemia con le sue varianti e i mutamenti climatici e l'inquinamento sempre più aggressivo, ci tenessero lontani da altre sciagure. Mi sbagliavo. Ci sono gli arsenali bellici da svuotare e sempre nuove armi più sofisticate arriveranno. Mai industria è stata ed è più fiorente. I quattro cavalieri dell'Apocalisse sono qui; portatori di una punizione divina che precorre il giudizio universale; hanno attraversato tutta la storia e sono arrivati, finalmente. Nell'attesa, ce l'abbiamo messa proprio tutta, per distruggere gli equilibri del pianeta e per eliminarci scambievolmente.

Il primo cavaliere con arco sul cavallo bianco simboleggia la vittoria militare, il cavaliere con la spada sul cavallo rosso simboleggia violenza e stragi, il cavaliere con la bilancia sul cavallo nero simboleggia la carestia, e alla fine il cavallo verdastro simboleggia morte e pestilenza. Quindi guerra, carestia, pestilenza/morte. Al posto delle locuste abbiamo l'assalto delle cavallette, ma è ugualmente un guaio grosso. Dovremmo esserci in pieno, invece no. In questa macchina mortale che è il presente abbiamo superato di gran lunga i quattro cavalieri dell'Apocalisse. Si pensava che non ci fosse situazione peggiore, ma i nostri antenati si sbagliavano. La stupidità e l'ingordigia umana hanno raggiunto livelli inimmaginabili. In realtà oggi i cavalieri sono cinque.

E io non ne posso più. Oggi è domenica 19 giugno 2022 e siccome non piove da mesi, l'acqua marina non è mai stata così limpida e pulita perché il Po in secca non scarica in mare le sue acque inquinate -gli uomini del Po chiedono acqua agli uomini del Lago che sono ben forniti, ma questi ultimi non gliene danno neanche una goccia. Questo è un altro meccanismo infernale che fa di noi carne da macello. Ritornando a me. Qui a pochi chilometri acqua simile a quella della Sardegna e oggi non sono neanche uscita di casa. L'intervento alle cataratte non mi permette ancora di andare al mare, abbandonarmi alle sue acque e, bracciata dopo bracciata, per inerzia, sparire.

Proprio perché non ne posso più. Non ne posso più e questo non poterne più parte dall'interno, parte proprio da me con tutti questi mali da curare, si sposta poi al caos ormai ingovernabile di questa casa; non è un caso se, quando posso, mi sistemo nel terrazzo. Però anche qui non va bene. Nell'ampio giardino che separa il condominio dalla strada, da tempo, hanno abbattuto 3 alberi e non li hanno più sostituiti. Pare ne pianteranno uno. La responsabilità è anche mia che non sono mai andata alle riunioni condominiali. Questa volta mi ero preparata un bel discorso sull'importanza degli alberi per le nostre vite, ora, ma il problema di ciò che dovevo dire mi ha distratta, e così mi è sfuggita la data della convocazione. Ieri è arrivata la raccomandata della seduta già avvenuta. Una volta non vedevo la strada ne la casa di fronte; ora vedo strada, casa, macchine in movimento e macchine parcheggiate e bidoni della spazzatura. Ecco. Questo è un sintomo di come vanno le cose di questo mondo. Gli scienziati si raccomandano di piantare alberi - con un albero a testa potremmo salvare le nostre vite in questo il pianeta, pare- e invece qui il giardino ormai sembra la spianata delle moschee.

Quindi non ne posso più di stare dentro casa, ma neanche nel recinto del condominio le cose vanno come desidererei andassero. Se poi mi allargo alla città, tra polveri sottili, cementazione del suolo e conseguente nascita e crescita di palazzetti dello sport e centri commerciali e condomini aumenta a dismisura il mio disagio.

Questo non poterne più si allarga al Comune, alla Regione Emilia-Romagna, fiore all'occhiello, regione pilota e altro ancora, prosegue da nord a sud per tutto lo stivale e si abbandona alla disperazione risalendo i confini dell'Europa. Già il termine confine insieme a razza andrebbe abolito. Andrebbero aboliti i confini e i caratteri di parte che definiscono le razze. Ma sarebbe già una rivoluzione irrealizzabile. Ci hanno provato i Curdi, sarà anche per questo che i turchi vogliono eliminarli.

Adesso sono indecisa se abbandonare il terrazzo, andare in cucina, aprire il freezer, prendere un cornetto al cioccolato e mentre lo mangio salire sulla cyclette e pedalare per attutire così il senso di colpa provocato dal mio diabete b, oppure rimanere qui e scrivere. Vado nel freezer, ma Manlio ha già mangiato tutti i cornetti, così, priva di sensi di colpa, non salgo sulla cyclette e continuo a scrivere.

Ma continuo a non poterne più. Penso che uno dei difetti peggiori dell'umanità sia questa disponibilità in-finita ad adattarsi; adattarsi, pur di sopravvivere, a tutte le tragedie riunite, all'apocalisse, appunto. Pur di sopravvivere abbiamo distrutto il pianeta e produciamo, anche qui in Italia, armi letali. Nei poligoni Nato di Capo Teulada e Quirra, in Sardegna, per prove di funzionamento, ne sono state sparate a migliaia con conseguenze devastanti per ambiente e salute. Per via di questa maledetta disponibilità ad adattarsi a qualsiasi sciagura -anche le sciagure diventano familiari- le vittime della guerra a noi più vicina sono diventate invisibili. Non parlo poi delle vittime delle altre sessanta guerre, da sempre sconosciute. Nelle nostre coscienze ammaestrate sta prendendo forma la disumanizzazione delle vittime. L'intollerabile non è ancora previsto per la semplice ragione che non arriverà mai. "Pace e riposo dona a loro". Quanta delicatezza andata perduta. Ormai solo numeri.

Ora, televisione e quotidiani, dalla tragedia delle vittime civili, sono passati alle notizie, queste si allarmanti: dal costo crescente degli idrocarburi, alla tipologia degli armamenti da inviare, dalle crisi economiche, politiche, alimentari, all'aumento dei prezzi. E tutto arretra; la terra ha sete e brucia per mutamenti climatici ormai irreversibili provocati dall'uomo che continua a volgere la testa all'indietro per ritornare a distruggere l'aria e le altre risorse del pianeta con l'incoscienza di sempre. Non siamo più testimoni. Siamo immersi in una irreversibile indifferenza. Siamo diventati spettatori di cose che non ci riguardano.

È notte fonda, sono ancora qui in terrazzo e scrivo. Il lampione della strada mi acceca e il pensiero della visita domani dall'oculista quasi mi terrorizza -ancora non so che questa estate iniziata male andrà sempre peggio-

Penso ancora al quinto cavaliere dell'Apocalisse, quello non previsto. In effetti il quinto cavaliere non c'è; gli umani, lui compreso, sono polvere di una terra che si è fatta deserto. Sono rimasti solo gli insetti guidati dal cavaliere errante, nero come la terra nera. In disparte, solitaria se ne sta la Lanternaia che cerca inutilmente di illuminare il cammino.

La forza dell'innocenza resta impercettibile non si ascolta. Il vedere l'udire il parlare il respirare il vivere aspettano la fecondazione di una potenza innocente