I medici hanno detto che avevo l'autismo. Mia madre mi prese le mani, mi guardò negli occhi e disse: "Tu sei perfetto". Non temere le persone con autismo, abbracciale. Non cacciarle via dalla tua vita ma accettale perché solo allora essi brilleranno.

(Paul Isaacs)

“Questa vita è difficile, ma è la mia e mi piace” scrive Paola Nicoletti, una donna dolce e coraggiosa che ha saputo trasformare un dolore in una grande opportunità di crescita, mamma di un ragazzo autistico ha scritto libri e testi teatrali. Paola è brava a liberare attraverso le parole, le emozioni i pensieri e i sentimenti che deve affrontare ogni giorno. Vuole essere d’aiuto a chi vive la sua stessa condizione, una mamma con un figlio “complicato” in un mondo superficiale e cinico che si ferma alle apparenze. Descrive con onestà quanto sia difficile accudire, comunicare ed immaginare un futuro per il proprio figlio straordinario a dispetto dell’ignoranza generale, attraverso i suoi testi sparge semi di consapevolezza, aiuta a comprendere quale sia il giusto atteggiamento per vivere con serenità questo percorso di vita. Nata a Roma nel 1964, scopre la sua passione per la lettura quando riceve in regalo il primo libro dalla mamma, gli studi classici ed una straordinaria insegnante di lettere completeranno la sua formazione.

Nei suoi libri e soprattutto in Raccontami il mare che hai dentro, descrive l’autismo senza mai autocommiserarsi, senza paura di mostrare i propri sentimenti, testimonia con onestà cosa significhi vivere questa dolorosa esperienza. Ci ricorda che non è un libro sull'autismo, ma sposa un progetto che intende creare consapevolezza a riguardo. Infatti, nel 2022 fonda l’associazione “Siamo delfini impariamo l’autismo” con l’obbiettivo di far crescere la cultura dell’inclusione.

Come ci ricorda Greta Thunberg:

L'autismo non è un “dono”. E per molti è una lotta senza fine contro scuole, luoghi di lavoro e bulli. Ma da un certo punto di vista può essere un superpotere.

È importante oggi lavorare costantemente per migliorare la vita delle persone con autismo e delle loro famiglie, promuovendo progetti innovativi che prevedano il coinvolgimento attivo delle realtà pubbliche e private, del mondo del volontariato, delle aziende, delle scuole, dei luoghi di cultura e aggregazione, rendendo sempre più compatibile l'autismo con la vita di ogni giorno. La gravità delle problematiche è inversamente proporzionale al reddito delle famiglie perché richiede l’attenzione e l’affetto costante dei propri cari.

Chiedo a Paola come vive la sua quotidianità, lei mi conquista con la sua grazia, invitandomi ad entrare nella sua casa mettendo a nudo la sua quotidianità, un’emozione forte e meravigliosa, nella sua casa non si intravede traccia di tristezza pur tra mille preoccupazioni si respirano allegria e speranza. “Io parlo sempre, lui mai: siamo una coppia perfetta” la sua ironia è un arma potente per uscire da situazioni a dir poco complicate, mentre parla percepisco una ventata di energia.

L’autismo, mi spiega, crea una dimensione di accoglienza chiamandoci ad un’operazione d’inclusione concreta, è un disturbo generalizzato dello sviluppo di origine genetica con una forte interazione ambientale. Condividere per essere d’aiuto a chi vive la stessa condizione è la sua forza: “La nostra potrebbe apparire una storia triste ma non lo è, la nostra vita: è una vita diversa, ma non manca certo di gioia, di momenti piacevoli e di sana ironia. La nostra vita ci mette ogni giorno alla prova, ma quale vita non lo fa. Le nostre prove forse sono un po’ più strambe, ma non siamo zombie persi nel mondo”.

La passione per il mare è tipico dell’autismo: l’acqua placa, rasserena, avvolge, attutisce i rumori del mondo. Il mare è quello che vedo dentro mio figlio quando lo inseguo e scruto nei suoi occhi scuri come bottoni neri, quando cerco la sua anima, i suoi pensieri, quando faccio domande che si perdono nelle profondità di un oceano così buio da non lasciar vedere il brulichio della vita là nel fondo, una vita in cui ogni suo pensiero è un pesce d’argento, ogni suo dovere un corallo rosso e il suo amore è acqua limpida e pura.

Maledetti limiti della mia umanità che non mi permettono di parlare senza parole, di sentire senza capire, di vedere nel buio del suo infinito, nel buio luminoso dei loro sguardi, nell’apparente distacco, nell’ingannevole isolamento io trovo una voglia di condividere costretta a trattenersi, un profondo desiderio di essere compresi e una miniera d’amore da dare. La comunicazione diviene strettamente visiva, fatta di immagini simboliche. Il linguaggio si contrae, per dire “ti amo” sarà sufficiente un piccolo cuore.

In una sua poesia Occhi rubati Paola specchiandosi negli occhi di suo padre malato da troppo tempo, scrive:

Dove lo metto tutto questo amore per quale via saprò farlo passare” un problema che si ripete nella sua vita: un amore che urla e destinatari non in grado di ascoltare. “Ma poi in qualche modo l’amore la strada la trova. La nostra vita ci mette ogni giorno alla prova come per tutti. Le nostre prove forse sono un po’ più complicate. Non è una passeggiata ma desidero che il mondo sappia che la nostra vita è piena d’ amore e smetta di ritrarsi impaurito di fronte alla diversità, se hanno problemi li ami ancora di più.

Cara Paola, brava, non ti arrendi mai e ci indichi l’autenticità dell’esistenza, in ogni respiro, in ogni sguardo di tuo figlio, la vita riserva grandi sofferenze ma può e deve trasformarsi in un percorso positivo di cui tutti abbiamo veramente bisogno. Grazie per il tuo esempio e di tutti gli angeli che vi sostengono come quello che ti ha detto: “La vita è amore da dare, amore da ricevere, in qualsiasi forma si esprima e per quanto doloroso possa essere, tuo figlio esiste ed è unico, ineguagliabile, tuo”. Come le maestre delle elementari che hanno scritto in una lettera: “Hai messo in crisi un sacco di persone caro Lillo, sei sempre stato il migliore dei nostri alunni. Hai risvegliato le nostre coscienza e il nostro ben pensare e sei riuscito a trasformare adulti e bambini in persone migliori! Ti vogliamo un bene immenso”.