Come si racconterebbe? C'era una volta...

C’era una volta una bambina che prendeva sempre la difesa delle altre bambine: che fossero isolate, estromesse dai giochi, lasciate in disparte o sbeffeggiate dalle altre, quella bambina andava lì, a consolarle, e poi le riportava nel gruppetto.

Come nasce la passione di diventare avvocato?

La passione per la procedura penale è nata già all’università, un vero colpo di fulmine in un corso di studi che sino ad allora non mi era minimamente piaciuto. Poi l’ostinazione di cercare uno studio che lasciasse far pratica ad una ragazza, quando il penalista dell’epoca era presso che solo maschio, bianco e ricco di famiglia, oppure di tradizione.

Cosa vuol dire essere avvocato penalista?

Diciamocelo piano, perché non potremmo neppure pronunciarla ancora questa espressione. Sa, il solito balletto delle etichette che nel nostro Paese spesso valgono più della sostanza. Sono anni che devono organizzare i corsi di specializzazione e forse solo ora, che al Ministero di Giustizia c’è Wonder-Riforme, ce la fanno. Diciamo che “esperto in diritto penale” è un avvocato che si occupa prevalentemente, o in esclusiva, di crimini, di imputazioni, di condanne e assoluzioni, da una parte o dall’altra delle sbarre.

Il titolo della sua tesi di laurea dice già molto della sua predisposizione a prendersi cura dei deboli: "La testimonianza del minore vittima di abusi sessuali ".

Ecco infatti, questo è uno dei ricordi di gioventù che più mi inducono a sorridere perché sono stata io a proporre quel titolo, poi per quindici anni ho difeso gli accusati, gli indagati, i “cattivi”. Certo, cercavo di evitare quelle imputazioni perché mi facevano orrore. Poi sono passata al di qua…

Dal 2011 è legale penalista di riferimento dei centri antiviolenza. Ce ne vuole parlare?

Tutto è cominciato con la pubblicazione del volume Stalking per Giappichelli, e dalla sua presentazione in Provincia a Milano. Conobbi la dott.ssa Nadia Muscialini, che aveva fondato Soccorso Rosa, uno dei primi centri antiviolenza ospedalieri, e di lì a poco cominciai a collaborare per loro. Mese dopo mese, anno dopo anno, abbiamo trattato credo oltre 200 casi, e passo dopo passo ho “saltato” il banco e sono venuta di qua, a difendere vittime.

In particolare il Soccorso Rosa presso l'ospedale San Carlo di Milano, ma anche lo sportello anti stalking sono suoi ambiti di intervento... quante tristi e brutte storie ha incontrato e dovuto trattare.

Ogni volta penso di aver toccato il fondo, ed ogni volta mi devo ricredere perché oltre il fondo c’è da scavare, e se hai sentito atrocità non è detto che non senta altre atrocità, in futuro, persino più gravi.

Ci può parlare dell'Associazione Amici della Casa dei Diritti del Comune di Milano? In che cosa consiste? Quali obiettivi?

La fondammo anni fa, assieme a Nadia ed altri psicologi/ghe milanesi, fondamentalmente con lo scopo di installare in Casa dei Diritti degli sportelli che fornissero consulenze gratuite in vari ambiti giuridicamente, ma soprattutto socialmente “caldi” (come la procreazione medicalmente assistita, o in breve PMA, che ho scelto come tema portante del mio primo romanzo giallo, appena uscito con La Torre dei venti, che si intitola Ulyssa lo sa).

Ha conseguito un Master in criminologia ad indirizzo vittimologico. Una scelta non facile, anche per la risonanza emotiva che, avendo a che fare con gli abissi della mente, può creare turbolenze interne pesanti da contenere.

Sì, i master conseguiti ora sono due, e del secondo vado particolarmente fiera perché sono la prima italiana ad averlo ottenuto: lo tiene infatti la WSV, Word Society of Victimology, ed ho sostenuto l’esame in inglese. Impegnativo ma molto formativo. È una materia che in Italia non tratta pressoché nessuno. Eppure, quanto bisogno ci sarebbe…

Come riesce a digerire tanto dolore che affligge l'umano e con chi si deve confrontare quotidianamente?

Anzitutto con l’impegno (che spesso si trasforma in vera e propria sfida) di aiutare a modificare e migliorare la situazione di chi si rivolge a me, accompagnando durante il percorso giudiziario, senza pietismi né amichetterie, io sono e resto il legale. Poi, nel privato, ammetto di avere una vita personale molto serena e poi c’è la passione per i romanzi gialli, che pian piano sta diventando un secondo complesso interesse.

Quanto questi impatti psichicamente, ma non solo, così violenti riescono a non invadere la sua vita privata? O meglio come riesce a non esserne intaccata in maniera lesiva?

Sono un cuor contento, amo la vita, me la so godere. Riconosco la fortuna di saper apprezzare la natura, soprattutto le piante, il vino, i viaggi e l’amicizia. Sorrido spesso, è un mio tratto distintivo. E poi ho alcune piccolissime regole di vita, che mi stanno aiutando e sostenendo. La prima è quella che io definisco della ricottina, perché la favola da cui nasce si intitolava così. Una ragazza andò al mercato a vendere la ricottina, tenendola sopra alla testa. Cammin facendo pensa a tutto ciò che otterrà col ricavato, due galline, poi un maiale, poi un cavallo, e poi passerà un principe e la sposerà e tutti incontrandola le faranno la riverenza. Detto questo si inchina lei e... splatt… la ricotta si spetascia. Ecco la mia regola, mai dar nulla per acquisito finché non l’hai davvero ottenuto. E impegnati!

Quale lenimento riesce a stemperare tutto il dolore che incontra e che deve gestire?

Torno a casa, innaffio i limoni e do un bacio all’Enrico. Lui non sa perché, ma io sì.

Come sente Milano rispondere a bisogni sociali così urlanti e spaventosi?

Milano è una città straordinaria alle richieste di giustizia e il terzo settore è un continuo fermento. Associazioni, sportelli, varie aggregazioni spontanee che fioriscono e si assumono ruoli di aiuto, sostegno e anche sponsorizzazione. Potrei citare tanti esempi ma ce n’è uno che merita davvero la citazione ed è il Nucleo Tutela Donne e Minori, una sezione della Polizia Locale milanese che si occupa di indagini nelle materie che tratto io: maltrattamenti, stupri e stalking, senza tacere le truffe romantiche ed il revenge porn, le frontiere più moderne della violenza.

A proposito di Milano esiste un luogo, uno spazio, situazioni in cui trovare sollievo e rifugio? Un sentirsi essere presa in cura dopo tanto prodigarsi per aiutare gli altri?

Che domanda carina… ma non so rispondere. Il Covid non è ancora spazzato via dalle nostre vite e viviamo ancora non solo le restrizioni, ma soprattutto le autorestrizioni. Io ero una che usciva tutte le sere, oggi spesso preferisco un bel giallo sul terrazzo guardando le case degli altri e la vita che ricomincia.

Pensieri liberi, a volontà...

Essere felici è l’aspirazione di tutti, inutile negarlo. Ci sono persone che si costruiscono la propria felicità pezzetto a pezzetto, impegnandosi a studiare, poi nel lavoro e poi nella vita privata. Persone il cui impegno si rivolge all’esterno, nell’aiuto degli altri. A tutt* io vorrei solo dire una cosa: la fortuna gioca un ruolo importante, e voi siate riconoscenti a chi ve la crea o ve la indica. Ma imparate che il successo non è importante: io preferisco “il succederà.”