La risposta alla domanda se si può amare il Divino presso un altro essere umano è: Sì!

È innamorarsi del Divino attraverso quell’atto di contemplazione che solo gli occhi di un innamorato possono fare. Avete mai visto come una madre guarda il suo bambino quando lo allatta al seno? In quel momento, in quello sguardo che non si stanca di amare, c’è tutto l’amore che avviene attraverso la contemplazione. Quello sguardo che si perde nell’infinito dell’amore come sorgente di meravigliosa adorazione che può solo essere rivolta a ciò che è Divino. Il filosofo greco Plotino sosteneva a proposito della contemplazione:

Dobbiamo pensare che quando anche quaggiù uno contempla, soprattutto se in modo intenso, egli certo non si volge col pensiero indietro su sé stesso, ma possiede sé stesso e volge la sua attività all'oggetto, diventa anzi l'oggetto stesso, offrendo sé stesso, diciamo così, quale materia, lasciandosi plasmare dall'oggetto contemplato. Egli conoscerà tale unione non dal di fuori, ma dall'attività stessa, in quanto l'infinità, così compresa, è sempre presente, o meglio, lo accompagna e viene contemplata con un atto di conoscenza non acquisito.

Lo stesso avviene quando ti fermi a guardare lei e ogni sua sfumatura. Ogni dettaglio si manifesta come la più raffinata eleganza. Un desiderio dei sensi imponente capace di incantare chiunque sa respirare la sua deità. Ti emozioni davanti a tutto ciò e allora ti inchini. Prendi la sua mano, la sfiori con le labbra… scivoli al suo cospetto per consegnare con il bacio della devozione la tua anima ai suoi piedi di loto come un discepolo ai piedi della Grande Dea. I suoi piedi di loto, fiori delicati che al sorgere e al tramonto del sole l’anima continua a baciare per dissetarsi e nutrirsi del Divino che è in lei. Mentre fermi lo sguardo alla contemplazione percepisci l’armonia e la perfezione che dal Divino si propaga attraverso lei. Con la sua bellezza che va oltre ogni canone estetico avvolgendoti in un abbraccio profumato.

Per quanto si può tentare di descrivere tanta bellezza resta sempre qualcosa che nessuno può riprodurre. Nemmeno il più bravo dei poeti, dei pittori, dei musicisti, degli scrittori può farlo. In quell’istante percepisci il Sacro Respiro della contemplazione che diventa venerazione. Inizia così il viaggio interiore che ti fa amare il Divino presso un altro essere umano. Quando ti poni in adorazione dell’amata cominci a sentire la presenza dell’amore dentro di te. La potenza del Divino che scioglie ogni barriera e ti libera dalle trappole mentali in cui fino ad allora sei stato. Vai oltre i confini dei confini per iniziare a percorrere la via imperiale. Lungo il tragitto avverti la sua presenza. Inizi ad accedere alla felicità, all’entusiasmo che ti fa sentire capace di esprimerti come non avresti mai immaginato. Cominci ad abbandonare la mente razionale, lasci prevalere la ragione del cuore che non conosce ostacoli ed impotenza. Tutto sembra diventare impalpabile ma profondamente vero. Vivi quello che la mente razionale chiamerebbe “inconcepibile” e ti dice che vai verso la pazzia. Invece non è follia ma la saggezza dell’amore che ci svela il nuovo mondo.

Il filosofo Plotino sosteneva che offrendo sé stessi mentre contempliamo ci lasciamo plasmare da chi contempliamo. Vi assicuro che è così. Avverti sempre più che qualcosa sta cambiando con la forza dell’amore. Più t’immergi nella devozione, nella venerazione e più ne senti il richiamo nel profondo di te stesso. Quando arriva lo senti dentro, nel profondo. All’inizio non sai cos’è ma piano piano avverti sempre più che in lei c’è il Sacro femminino che vuoi adorare e venerare. Più ti inchini, più ti elevi e più entri nel tempio dell’amore. Il Divino ti parla con la voce dell’amata che pur rimando nel silenzio delle parole ti fa varcare la soglia del celeste sovrumano. Quei momenti di contemplazione diventano la “meditazione devota”. Fatta di sguardi che parlano e che ti fanno sentire unico perché tutto ciò che il suo sguardo sfiora diventa prezioso. Vorresti restare a guardarla mentre lei ti guarda dentro gli occhi e nei suoi puoi leggere tutto ciò che vorresti dirle. Ma per dirlo dovresti usare una parola come quella che usa il popolo yemana che è di difficile traduzione ma che dice tutto. “Mamihlapinatapai” che nei tentativi di traduzione suona più o meno così:

Mentre i tuoi occhi entrano nei miei, entrambi speriamo che l’uno inizi a fare ciò che entrambi desideriamo follemente, ma che nessuno dei due ha il coraggio di fare per primo.

L’esperienza dell’amare il Divino presso un altro essere umano non si può certo ricercare perché quando si è pronti accade e non sai nemmeno come il tutto è accaduto. Sentirai il Divino emergere in lei e lo sentirai dentro di te. Per farlo devi saper superare lo schema superficiale mentale dell’uomo materiale e far nascere il nuovo Adamo. È così che con lei inizia il processo di trasformazione che ti porterà dal sonno della vita materiale al risveglio della Scintilla Divina nel mondo dell’uomo materiale. Il corpo dell’amata diventa sempre più la proiezione visiva del tempio sacro dell’amore. Non si tratta di idolatria, né di altro che la mente razionale e contaminata dagli schemi dell’uomo materiale può apostrofare ma il modo più naturale di vedere il Divino.

Sentire il Divino come sorgente di felicità. Allo stesso tempo di meraviglia perché tutte le volte che i tuoi occhi, il tuo respiro, la tua pelle sfiorerà quella dell’amata, sarà sempre come se la vedessi per la prima volta e per la prima volta t’innamori. Ti meravigli perché tutto assume la dimensione del sorprendente. Inizia costantemente il flusso e riflusso tra l’innamorarti e l’amare e tutto e sempre diverso e sempre più intenso e profondo.

È qualcosa che le Sacre Scritture di tutte le religioni chiamerebbero “amore mistico” con la decisa differenza che ami anche attraverso la percezione del corpo che non è altro che la proiezione di Dio nella dimensione terrestre. Siamo fatti a sua immagine e somiglianza.

L’immagine del Divino la vedi in lei, in tutto ciò che lei sfiora con lo sguardo. In tutto ciò che ci circonda. Si percepisce così il soffio vitale dell’amore divino. Il corpo diventa sempre più il tempio dove celebrare l’amore. Mentre celebri vieni celebrato. Chiudi gli occhi e inizi a vedere soltanto con il tatto, con l’olfatto, con il gusto. Senti il corpo e le sensazioni che si espandono e si moltiplicano. Le emozioni che lei ti dona, che tu le doni e t’immergi nel viaggio interiore dove trovi solo la vera essenza tua…sua. È il più delicato, intimo, sublime contatto dove l’anima si fa densa per diventare corpo.

Puoi aprire gli occhi perché in quel momento non c’è più separazione fra il sogno e la realtà. Entrambi sono una dentro l’altra. Non stai vivendo fuori dal normale ma dentro la normalità dell’adorazione, della venerazione accogliendo la deità che dal corpo di lei si è manifestata per l’abbraccio della bellezza dove non esistono più due corpi, né due cuori, né due anime ma la fusione dei corpi, delle anime e della vita nell’amore vero. Dove, come diceva il poeta Rumi: “La mia religione è l’amore”.