Scopo e requisiti dello psicologo clinico

Partiamo dal ruolo dello psicologo clinico: il suo scopo è quello di aiutare il paziente a superare difficoltà, traumi del passato, a risolvere problemi del presente, a trovare strade adatte al benessere personale e dell’ambiente in cui vive. In parole povere, la finalità ultima di uno psicologo clinico è quella di portare il paziente ad uno stato migliore, di maggiore salute, di maggiore benessere, soprattutto di maggiore serenità e felicità.

Lo psicologo che opera in campo clinico o più in generale in un’area di salute, come avviene in molte professioni di aiuto, deve possedere alcune caratteristiche che a mio avviso non si insegnano sui libri o nel percorso formativo, si possono certamente stimolare, ma che in gran parte sono caratteristiche innate. Prima fra tutte l’orientamento mentale al positivo, la visione del “bicchiere mezzo pieno”, l’ottimismo, la centratura sulla risoluzione dei problemi e sul ruolo attivo del soggetto nel processo di cambiamento.

Poi certamente sono necessarie tante altre caratteristiche, come la capacità empatica, la curiosità, l’attenzione all’altro, la capacità relazionale. Infine, una vivacità intellettuale e un’intelligenza orientata al dinamismo, al cambiamento esperito e a generare attivamente processi di cambiamento.

Ma in questa sede mi voglio concentrare su quello che ho descritto all’inizio, ossia l’attitudine al positivo, l’ottimismo.

L’estensione dell’obiettivo

Mi concentro sull’ottimismo perché intendo porre l’attenzione su quello che succede alla capacità dello psicologo e alle potenzialità insite nel suo lavoro, quando dall’attività prettamente clinica si sposta in altri campi e trasferisce quindi le sue competenze in settori adiacenti o correlati alla persona, alla sua salute e al suo benessere.

Ecco che in questo caso il requisito, o la dote se vogliamo, dell’ottimismo, assume un ruolo ancora più importante, perché lo psicologo ha il compito di aiutare le persone a stare meglio, non soltanto in senso prettamente psicologico individuale, ma anche nei vari ambiti della vita, dalle relazioni al lavoro, dalla casa al tempo libero.

La formazione estesa e trasversale

È quindi a mio avviso molto importante avere una formazione che permetta di spaziare e di creare collegamenti, in modo tale da poter valicare l’ambito specifico clinico per applicare anche in altri settori le conoscenze diagnostiche soprattutto, ma terapeutiche in generale, fornendo un aiuto a 360 gradi.

La psicologia è una disciplina che si può applicare con grande giovamento ai vari ambiti della vita e della società.

Prendiamo ad esempio l’economia, scienza in cui è ormai risaputo ed assodato che la componente psicologica gioca un ruolo importantissimo. La capacità interpretativa dello psicologo clinico, applicata allo studio dei fenomeni sociali, può essere di grande aiuto in chiave anche predittiva e può risultare un utile supporto ad altre discipline, tradizionalmente considerate più vicine alla matematica.

Che cos’è una casa

La psicologia, tra le altre cose, si può applicare all’abitare, alla casa. Che cos’è la casa se non l’estensione della nostra identità? Chi meglio di uno psicologo individua i processi identitari e la personalità di un soggetto?

Vivere bene ed essere felici sono due cose strettamente legate al luogo in cui abitiamo. Gli effetti negativi del vivere in un ambiente che non è adatto a noi, alla nostra personalità, all’identità della persona e che non risponde ai suoi bisogni profondi sono potenti e quasi sempre vengono trascurati. Eppure noi tutti abbiamo sperimentato nella nostra vita i cambiamenti fisici e psicologici che alcuni ambienti causano in noi, sia in senso positivo che negativo.

Talvolta ci ammaliamo perfino perché abitiamo in un posto che non è adatto a noi, non soltanto per geopatie, materiali, inquinamento, ma proprio per tutto l’insieme, cioè le forme, i colori, i materiali, la disposizione degli arredi, gli effetti della luce sul singolo soggetto, tutto un insieme che può generare in noi reazioni psicologiche negative.

La consulenza in psicologia ambientale

Sono molto interessata ai “territori di confine”, anche tra discipline. Psicologia e architettura sono due discipline che possiedono molte caratteristiche in comune, mondi ancora inesplorati, per me estremamente affascinanti e coinvolgenti.

Sono fermamente convinta che l’ambiente debba rispondere alle esigenze e ai bisogni psicologici profondi della persona, non soltanto a criteri estetici e funzionali.

Nel campo della psicologia ambientale sto iniziando a lavorare con singoli, famiglie, aziende, istituzioni, studi di progettazione, fornendo consulenza e indicazioni di progetto.

La mia consulenza in psicologia ambientale inquadra i bisogni del cliente o del destinatario finale, studia gli spazi e fornisce indicazioni precise di progetto in funzione del benessere psicofisico specifico.

Attraverso la scelta dei colori, dei materiali, la posizione degli arredi, l’illuminazione, punto a creare o modificare gli ambienti in modo che rispondano al meglio alle esigenze psicologiche ed ai bisogni anche profondi delle persone che li abitano.

Voglio aiutare le persone ad essere felici, ma non soltanto attraverso il superamento delle difficoltà e delle esperienze brutte e difficili, ma anche attraverso l’ambiente esterno, che deve rispondere al meglio ai bisogni profondi, spesso inconsci, di ognuno.