Ma ci fu chi continuò sulla via di quella prima frammentaria epopea: in genere furono i più isolati, i meno «inseriti» a conservare questa forza. E fu il più solitario di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l'aspettava, Beppe Fenoglio, e arrivò a scriverlo e nemmeno a finirlo (“Una questione privata”); e morì prima di vederlo pubblicato, nel pieno dei quarant'anni. Il libro che la nostra generazione voleva fare, adesso c'è, e il nostro lavoro ha un coronamento e un senso, e solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che una stagione è compiuta, solo ora siamo certi che è veramente esistita: la stagione che va dal “Sentiero dei nidi di ragno” a “Una questione privata”.

Questo bellissimo estratto è ripreso dalla prefazione al Sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, nella seconda edizione del 1964 (la prima era uscita nel 1947). Questa prefazione viene considerata il manifesto del Neorealismo, in quanto Calvino espone delle riflessioni sulla propria opera, descrivendo le ragioni che l’avevano portato a scrivere quel libro e parlando della responsabilità che aveva fin da subito avvertito, come testimone e protagonista della Resistenza, a perpetuarne la memoria. Parla anche degli scrittori a lui contemporanei, di come avevano vissuto questa esperienza e di come l’avevano raccontata: e in questo passaggio riconosce in Beppe Fenoglio e nel suo romanzo Una questione privata i testimoni migliori.

Calvino definisce Fenoglio “il più solitario di tutti noi”: definizione giustissima, visto che questo scrittore resta tutt’ora un caso unico nel nostro Novecento letterario, che non si incasella in categorie precostituite. Nacque il 1° marzo 1922 ad Alba: ricorre infatti quest’anno il centenario della nascita. E la nascita ad Alba non è assolutamente un dettaglio, visto che Fenoglio rimarrà sempre attaccato ai paesaggi ancestrali, malinconici e profondi delle Langhe.

Ora la strada sale in metà della vallata. Vento sì, ma ce la fa appena a spettinarmi. Non riesco a scorgere, lassù, dove il cielo s’attacca alla collina. Queste cominciano ad essere le Langhe del mio cuore: quelle che da Ceva a Santo Stefano Belbo, tra il Tanaro e la Bormida, nascono e nutrono cinquemila partigiani e gli offrono posti unici per battagliarci.

Così si legge in Appunti partigiani, e per Fenoglio le dolci colline, il vento e i fiumi non furono solo la cornice naturale dei suoi racconti, ma la sua stessa vita, la terra che non ha mai voluto abbandonare. E nelle Langhe furono ambientati gran parte dei suoi scritti, a partire da quello considerato da Calvino e da molti altri come il suo romanzo più bello e come la testimonianza più autentica di un’intera generazione: Una questione privata.

La vicenda si svolge durante la Seconda guerra mondiale e protagonista del romanzo è Milton (perfetta controfigura fenogliana), che sta combattendo come partigiano e che, durante un’azione militare, si imbatte nella villa che era stata teatro dei suoi incontri con Fulvia, una ragazza di cui si era innamorato e per la quale prova ancora amore (anche se non si era mai espressamente dichiarato). E mentre rievoca il tempo in cui ancora la guerra non esisteva e trascorreva interi pomeriggi con questa ragazza, viene a conoscenza di un dettaglio, che coinvolge il suo migliore amico e compagno Giorgio. Si insinua così in Milton un fortissimo dubbio, ovvero che loro due possano avere avuto una storia: un dubbio a cui lui deve assolutamente dare una risposta. Cosa però difficilissima, in quanto Giorgio è stato catturato dai fascisti, e quindi è quasi impossibile che Milton lo possa rivedere per chiedergli spiegazioni.

Ed è così che, nel mezzo della contesa militare, irrompe prepotentemente la questione sentimentale: e quello che rende straordinario questo romanzo è proprio il modo in cui riesce a tenere insieme la dimensione pubblica, e quindi la Resistenza e la Seconda guerra mondiale, con la dimensione privata. Milton è nello stesso tempo un partigiano che combatte per la liberazione dell’Italia dal terrore nazifascista, ma ha anche un propellente straordinario che si chiama amore, un amore peraltro idealizzato e che finirà male. Pensiamoci bene, è difficilissimo tenere insieme sfera pubblica e sfera privata, in un qualsiasi contesto: in un libro, in una canzone, in un film… Fenoglio lo fa in maniera magistrale, e le due sfere rimangono ben distinte e ognuna con una propria e fortissima identità, anche quando si incrociano come avviene, per esempio, in questo passaggio del romanzo:

La bocca socchiusa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, Milton guardava la villa di Fulvia, solitaria sulla collina che degradava sulla città di Alba. (…). Tutte le finestre erano chiuse, a catenella, visibilmente da lungo tempo. «Quando la rivedrò? Prima della fine della guerra è impossibile. Non è nemmeno augurabile. Ma il giorno stesso che la guerra finisce correrò a Torino a cercarla. È lontana da me esattamente quanto la nostra vittoria».

La volontà di sapere la verità sul rapporto tra Giorgio e Fulvia porta Milton a sfidare la morte: e qui viene da pensare alla tragedia antica, a Edipo e al suo tracotante desiderio di conoscenza. Non è un caso che moltissimi critici abbiano parlato di “tono epico” in questo romanzo; tono epico che è però lontanissimo da qualsiasi retorica e mitizzazione, visto che la Resistenza viene rappresentata all’insegna di un crudo e spietato realismo, come Fenoglio farà in tutte le sue opere e come sottolinea anche Calvino nella sua prefazione citata in apertura:

“Una questione privata” è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'”Orlando furioso”, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia.

Fenoglio è forse uno dei pochissimi scrittori della letteratura della Resistenza che riesce a rispettare i fatti, pur dando ai suoi scritti un taglio autenticamente letterario. Pur senza mai dubitare della causa per cui si combatte, sa guardare a fondo nel destino dei vinti come in quello dei vincitori, scevro da esplicite chiavi interpretative e da vincoli ideologici. Con la sua scrittura, Fenoglio ci riporta nel momento delle scelte, e questo è ancora più vero per Una questione privata.

Attraverso l’esperienza e la presa di coscienza di Milton, noi stessi riusciamo meglio a comprendere una fondamentale pagina della nostra storia, approfondendone e decifrandone dei momenti complicati. Una questione privata è un romanzo capace di coinvolgere, di creare ganci continui che portano il lettore ad andare avanti e gli fanno capire che si sta parlando di molteplici argomenti: gli ideali, l’amore, l’amicizia, la guerra… Un romanzo che è stato pubblicato postumo, come postumo fu il successo di Fenoglio, autore dall’indole libera, distaccata e scontrosa, giustamente oggi considerato uno dei più grandi narratori del Novecento.

E concludo dicendo che invidio tantissimo chi non ha ancora letto Una questione privata, perché si divertirà, piangerà e si emozionerà come poche altre volte nella sua vita.