Diario di bordo. Giorno 22.

This is our last dance.

(David Bowie & Queen, Under pressure, 1981)

Saper scegliere cosa è giusto e cosa no non è sempre così scontato. È forse arrivato il momento di guardarsi intorno. E di capire.

La pressione mi butta giù
Ti schiaccia, nessuno lo vorrebbe
Sotto la pressione
Che riduce in cenere un palazzo
Divide una famiglia in due
Getta le persone sul lastrico
È il terrore di sapere
Come è fatto il mondo
Guardo alcuni cari amici
Che gridano -tirami fuori-
Prego che domani riuscirò a risollevarmi
Pressione sulla gente
La gente per strada
Fatto a pezzi
Prendo a calci il mio cervello
Questi sono i tempi
In cui piove sul bagnato
La gente per strada
La gente per strada.

È il terrore di conoscere
Come è fatto il mondo
Guardo alcuni cari amici
che gridano - tirami fuori-
Prego che domani riuscirò a risollevarmi
La pressione sulla gente
La gente per strada
Ho voltato le spalle a tutto come un cieco
Senza prendere decisioni, ma non funziona
Continuo a trovare l’amore
ma è così distrutto.

Il mondo, quello che fino a poco tempo fa era sconfinato e che richiedeva delle vere e proprie avventure per osservarlo, è divenuto, stretto, piccolo, ostile, a tratti. Ve ne eravate accorti? I moderni mezzi, sia di trasporto che di comunicazione, ci consentono, teoricamente a tutti, di spostarsi sia fisicamente che come punto di osservazione in poco tempo, che siano ore nel primo caso o secondi, millesimi nel secondo caso.

Questo ha naturalmente modificato molte cose, prime tra tutte il commercio, e le guerre. Che spesso coincidono fra loro.

Le verità. Avete presente la scena del noto film L’Attimo fuggente durante il quale l’attore Robin Williams esorta i suoi alunni, sbigottiti a tale richiesta, a salire sui propri banchi ad osservare il mondo da una prospettiva differente? Sembrerà banale, eppure racchiude una grande verità. Siamo completamente abituati a vedere le cose del mondo sempre dallo stesso punto di vista, per essere proprio precisi il nostro, limitando enormemente la percezione della realtà.

Eppure persistiamo, continuiamo a galleggiare nelle nostre esistenze fatte di incredibile routine. Più o meno facciamo-eseguiamo le stesse strade tutti i giorni, incontriamo le stesse persone, diciamo e soprattutto pensiamo le stesse cose in una sorta di isolamento acustico e quindi mentale. Tutto il resto ci interessa marginalmente, o per niente, convinti che la continuità dia grandi risultati. Eppure il grande gioco della vita è contro se stessi.

Se il supporto è sopportato, ovvero quando un supporto supporta un supporto, si suppone che il primo supporto non sopporti di essere ignorato.

Sostanzialmente, pur vivendo in mezzo ad una moltitudine di persone, si conduce una vita solitaria, poco esperienziale quindi. Nulla di male, ma ci si espone a dei pericoli. “lo sappiamo già, la depressione!” – esclamerete voi – “No, ben altro” – vi rispondo io – “Ben altro, il pericolo reale è essere indifesi dinanzi la manipolazione”. Infatti, se ci siamo illusi di essere più liberi rispetto ai nostri antenati dinanzi al potere, ci siamo ‘solo’ persi una puntata: Re ed Imperatori si sono vestiti nel frattempo, da Corporazioni. La differenza è che siamo passati da un patibolo reale a un patibolo virtuale, da una Quarantana a una Quarantena, all’acquisto di un qualcosa di dannoso per la nostra salute per l’ambiente; è questo è molto, molto ma molto reale. Già, l’ambiente, grande appannaggio dei palinsesti televisivi, politici e corporazioni: da anni ci stiamo lasciando convincere che acquistando quello invece che quell’altro, aiuteremo l’ambiente, l’acquisto ci rende liberi, ci farà bene: la salute si crea con materie sintetiche, utilizzare più tecnologia fa bene, anzi, andrà tutto bene. Il risultato? Paure, frustrazioni accettiamo di tutto a testa bassa, anche i cambiamenti alla Costituzione Italiana – eh, ma non l’ha detto la tivvù, e poi, non la guardo mai – Come? Scusa? - inquinamento, soprusi, guerre, vita massacrante e massacrata, e siamo ancora alla continua ricerca della soluzione in quel qualcosa che ancora non abbiamo acquistato (un chip? Un robot che non sporca e non consuma? Una medicina dei grandi poteri?). Sintetici e manipolati, più Human-OGM, avidi egoisti, cronico-cinici e pure un po’ ciclici, vocianti-distanti.

Perché l’amore è una parola antiquata
E l’amore ti fa prender cura
delle persone
che vivono ai margini della notte
E l’amore ci fa cambiare il modo
di prenderci cura di noi stessi
Questa è la nostra ultima danza
Questa è la nostra ultima danza
Siamo noi stessi
Sotto pressione
Sotto pressione.

Quindi?

Immaginatevi questo. Per un errore temporale, arriva tra noi un fiero e potente Vichingo, (qualche amico mi consiglia di immaginare un antico Guerriero Sardo) e arriva in una città, immaginatevi una qualsiasi. Come prima cosa si chiederebbe dove sia finita l’aria, cos’è questo fetore, colpirebbe con l’ascia le vetture, immaginandole come dei draghi da combattere, osserverebbe sbigottito i palazzi chiedendosi come mai le persone si mettano in una galera in autonomia, e guardandoci ci troverebbe ridicoli, costretti in abiti poco comodi, pieni di orpelli insensati – proprio ieri ho avuto modo di vedere una ragazza che passeggiava vestita identica al suo cane, negli abiti e negli accessori…

A questo punto il nostro inizia a chiederci come viviamo, e noi a spiegare, e lui a non comprendere, e noi insistiamo a raccontargli che - sì, però siamo liberi e moderni… abbiamo la tecnologia, caro il mio amico, e il sapere! – pausa, insistete, aggiungete: Magari sì, in effetti, il potere se ne approfitta un po’e ci fa sentire un pochino limitati a volte, qualcuna, magari i politici e le corporazioni ci dominano anche un po’ troppo per questo, ma abbiamo tante cose in cambio e tante a cui pensare, non abbiamo tempo di occuparci dei nostri diritti e libertà… e poi, cosa mai potrei fare io? Tanto si sa, non ci si può fare nulla, mica dipende da me, sarebbe ora che qualcuno faccia qualcosa, che diamine! – Scusa, ora devo andare che c’ho da fare.

Scegliete voi, a questo punto, la risposta del nostro:

E lui: ‘Non capisco’.
E lui: ‘Mi sono già stufato’.
E lui: ‘E allora perché avete paura di tutto?’.
E lui: ‘Uh…’.

Togliere l’apostrofo e fare la scelta. Potrebbe funzionicchiare.