Attualmente il mio mestiere è inventare creature di altri mondi. Negli ultimi cinque anni su questo argomento ho pubblicato tre saggi. Ciò che queste opere che ho scritto principalmente fanno è classificare e descrivere le creature che da circa una decina d'anni, ma forse da quando sono nato, passo il tempo a inventarmi.

Ho trentadue anni. A ventisei ho trovato un posto di lavoro nell'ufficio di una azienda privata. A ventotto mi sono sentito dire che in azienda non potevano passarmi il contratto da tempo determinato a indeterminato non solo per la ragione che i costi sarebbero stati troppo elevati, ma anche perchè avevano scoperto alcuni miei scritti in una cartella del desktop del computer e francamente non avevano nessuna intenzione di dividere il tempo con un collega che si inventava mostri spaziali provenienti da altri mondi e li descriveva come in un trattato di zoologia. Ricordo di non aver avuto in proposito troppo da obiettare.

Per mia fortuna, però, pochi mesi più tardi ho subito trovato un editore che con la pubblicazione ha conferito uno statuto di dignità a quella che prima poteva considerarsi soltanto, e tutto sommato a ragione, una mania bizzarra. La fortuna del resto non si è fermata qui, ma per qualche motivo che non mi è completamente chiaro, come penso accada spesso in faccende come queste, i libri che ho scritto hanno trovato anche un mercato. Le prime tirature sono sempre andate esaurite. Per il terzo libro ci sono state addirittura tre ristampe.

I numeri non sono impressionanti. Non ci ho pagato praticamente nulla con i miei libri, almeno non finora. Però, a guardare il bicchiere mezzo pieno, sono stato chiamato da un paio di Università. Ho tenuto una lunga conferenza in un altro paio di Licei di provincia - uno era una specie di convegno che durava otto ore dove io ero relatore unico. Sono stato invitato anche in una scuola elementare, dove peraltro ho ricevuto un generoso compenso in denaro. Di solito i lettori che mi fermano alle presentazioni o alle conferenze o che mi scrivono e-mail sono ragazzi giovani con i capelli lunghi, la carne del viso lunare, le labbra carnose e abbondanti, sono magrissimi, e indossano sempre magliette di gruppi metallari, e mi lascia stranito constatare che le mie opere siano gradite per lo più a un pubblico composto da persone che non ho mai frequentato e nemmeno ho mai desiderato o desidererei frequentare - io sono più il tipo che spende le sue diottrie sfogliando incunaboli polverosi e si prende una buona tazza di tisana calda prima di andare a letto, possibilmente non sul tardi.

Ad ogni buon conto, non è per snobberia se dico queste cose. Provo estremo piacere a fermarmi a chiacchierare con i giovani che mi tirano per la giacca alle mie apparizioni in pubblico - e di solito hanno età comprese tra i quattordici e i diciassette anni. Le creature che mi sono in gran parte divertito a immaginare (almeno per il primo e buona parte del secondo libro; con l'interessamento del primo editore il senso di divertimento ha lasciato il posto invece a un vago senso di panico che però Amanda si ostina a definire "senso del dovere"; in ogni caso è anche per questa ragione che dopo i primi due libri mi sono trovato qualcun altro disposto a stampare e a distribuire i miei lavori) sono anche diventate parte di tre romanzi di fantascienza e uno di fantasy.

Questi romanzi sono usciti negli ultimi tre anni. In particolare, il romanzo fantasy è stato pubblicato da una casa editrice importante e ha ricevuto recensioni da giornali prestigiosi. Io stesso sono stato intervistato per un giornale a tiratura nazionale grazie all'attenzione ottenuta da quel romanzo. Quello che di solito faccio quando qualcuno mi intervista o vengo invitato dalle scuole o dai comuni o devo presentare i miei lavori (stipando il baule della mia automobile di copie che poi cercherò di rifilare all'uditorio a relazione finita) non è parlare dei miei strani libri (che hanno la forma di saggi scientifici, ma sono in tutto e per tutto finzioni), quanto cercare di chiarire che questi strani libri così strani non sono, e che invece esiste una tradizione alquanto consolidata intorno alla pratica di inventare creature provenienti da altri mondi.

Quello che cerco di fare è insomma aggiungere spessore culturale a pagine che, devo dire, poco hanno a che vedere con la cultura e con libri già esistiti, e invece banalmente hanno a che fare di più con un mio bernoccolo per il fantasticare. Mi piace da sempre fantasticare e descrivere dettagliatamente. Dopo il primo libro ho cominciato a scrivere il secondo e circa a metà ho ricevuto una proposta da un editore. L'editore mi ha fatto un contratto per due libri della stessa natura. Di conseguenza, come ho già accennato sopra, quello che avevo sempre considerato soltanto una piccola evasione dalla realtà quotidiana - e qualcosa anzi che tendevo a tenere perlopiù entro i confini del mio privato - tutto d'un tratto è diventato un dovere. Era diventato necessario inventare creature di altri mondi - possibilmente terrificanti - ed era diventato necessario che questa capacità che mi era stata riconosciuta attraverso un contratto editoriale diventasse continuativa.

È questa la ragione per la quale da qualche anno sono ritornato a frequentare assiduamente i luoghi da dove ritengo le mie creature provengano davvero ossia l'Acquario di Porto Antico di Genova e il Mercato Orientale di Genova in Via XX Settembre. Mi piace frequentare specialmente il secondo luogo che ho citato e la ragione è piuttosto semplice: per visitare l'Acquario non sempre trovo l'amico che, prendendosi ogni volta i suoi rischi che io ripago solo parzialmente mettendolo nei ringraziamenti dei miei volumi, mi permette di passare senza pagare il biglietto d'ingresso, che è veramente molto costoso. Anche tre giorni fa, ed ecco che comincio con la storia che qui volevo raccontare fin da principio, mi trovavo per l'appunto proprio al Mercato Orientale di Genova. Passeggiavo tra i banchi del mercato assieme ad Amanda. Era un sabato. Saranno state le tre o le quattro del pomeriggio.

Ricordo che faceva molto caldo. Amanda era affascinata dal fatto che le mille trecento sessantanove creature aliene che avevo classificato e descritto nei miei libri derivassero, in realtà, dall'incrocio tra crostacei, cetacei, insetti, dinosauri, e altre specie e famiglie di animali dai nomi assai più complicati. Naturalmente appena mi accorgevo che più che lodarmi Amanda stava soltanto cercando di ficcarmi sotto i piedi un qualche piedistallo, io mi affrettavo a fare subito un balzello più in là al fine di evitarlo. Amanda è molto abile in questo genere di strategie oblique, sebbene la sua abilità maggiore, sono costretto a osservare, sia non tanto farmi salire sul piedistallo quanto farmici precipitare giù, di solito tutto d'improvviso. Pertanto per evitare le sue manipolazioni sottili le ho cominciato a raccontare che, ad esempio, molte creature aliene di Lovecraft si ispirano apertamente alle creature provenienti dagli abissi del mare. Cosa dire, solo per citare il caso più evidente, dei Polipi Volanti?

Chtulu è un groviglio di tentacoli piovreschi e ali pipistrellesche. I Cuccioli Oscuri di Shub-Niggurath è un insieme di orribili mostri tentacolari. D'altronde, la cosa è ormai nota. Gli alieni del film Distretto 9 – uscito nel 2009 - sono chiamati per tutta la durata della pellicola Gamberoni – e ci assomigliano effettivamente, ai gamberoni. Ventimila leghe sotto i mari riposa un mostro marino che altri non è che un calamaro gigante. Lo squalo di Spielberg. I piranha di quel film con Steve Austin l'uomo da sei milioni di dollari. Un poco, devo ammetterlo, andavo a casaccio. Se da un lato infatti volevo dimostrare di non avere un'immaginazione così diversa dagl'altri – il che so bene implica sempre anche una qualche speciosa forma di deviazione -, cosa che mi avrebbe fatto salire sul piedistallo di Amanda, dall'altro non volevo esagerare con la mia erudizione in materia di creature disgustose, cosa che mi avrebbe parimenti portato diritto sul piedistallo di Amanda.

Invece ho cercato di spostare la conversazione su un terreno neutrale dove entrambi potevamo confrontarci. Si dà il caso, infatti, che Amanda sia una biologa marina. Si è laureata tre anni fa alla Facoltà di Genova con una tesi sugli invertebrati focalizzandosi specialmente, per qualche ragione profonda che ora però non rammento, sulle scifomeduse e gli ctenofori. Il perché Amanda abbia esercitato un fascino su di un tipo come me a questo punto mi sembra chiaro abbastanza; sul perché io invece abbia esercitato un fascino su una biologa marina con una tesi di laurea sugli invertebrati è cosa sulla quale non mi voglio fermare a interrogarmi troppo. Battute di spirito a parte, comunque, ecco che cosa ho fatto al Mercato Orientale di Genova qualche giorno fa per evitare i trabocchetti candidi di Amanda. Ho allungato una mano verso un bancone e ho cominciato a dire: “Considera questi polpi. Nota le ventose. Osserva come sono viscidi. So che sai descriverli. Però non fermarti alle loro caratteristiche oggettive. Prova a vederci altro. Questi polpi, Amanda, non ti sembrano cervelli spappolati?”

Amanda allora ha replicato: “Sapevi che l'Octopus Vulgaris è provvisto di un becco corneo che gli serve per rompere guschi di conchiglie?” “No, Amanda. Non lo sapevo. Tu sei l'esperta. Non riesci proprio a vederci altro, però? Io, ad esempio, ci vedo... mm ... labirinti striscianti” “Labirinti striscianti, dici” “Sì, labirinti striscianti” Poi ho steso la mano verso un altro bancone: “Considera il granchio, allora. Non ti fa venire i brividi, il granchio?” “Credo proprio che questi che stai indicando appartengano alla specie del Cancer Pagurus. Se ti fa stare male questo, allora dovresti vedere il Macrocheira Kaempferi. Sembra una specie di ragno uscito da un laboratorio dove è stato sottoposto a raggi gamma che gli hanno fatto subire una mutazione genetica” “Siiiii! - ho esultato io – Vedi che sai vedere altro oltre al visibile?”

“Certo che so vedere altro oltre al visibile. Io però voglio fare qualcosa d'importante nella mia vita. Non usare la mia immaginazione per cose inutili. Ti dirò che quando vedo un film dell'orrore con i mostri che hai citato provo quasi piacere. Mi sembra di vedere materializzarsi gli organismi che ho studiato per anni e anni all'università” Dopo un momento di pausa ho detto: “Sono terrorizzato all'idea che un esperto della Seconda guerra mondiale o del nazismo possa pensarla al tuo stesso modo”. E poi: “Guarda quello, allora. Considera l'aragosta. Cosa vedi?” “Cose molto brutte da quando ho letto i tuoi libri. Ormai ci vedo solo lo Scorpiogosta” “In effetti viene dall'incrocio tra una aragosta e uno scorpione” dico io sentendomi soddisfare dal fatto che qualcuno ricordi le cose che ho scritto. “Non è poi così difficile sospettarlo, Professore”. Ecco che Amanda come un ragno che produce fili di marmo mi aveva tessuto il suo piedistallo sotto i piedi senza che nemmeno me ne fossi minimamente accorto. Mi ci aveva fatto salire e adesso con un calcetto subito discendere.

“Del resto – ho allora cercato di difendermi - Se fossi riuscito a mettere in atto un processo immaginativo meno pigro e a farmi venire l'ispirazione non dalle creature marine o preistoriche, e qualche volta, sì, qualche volta, devo ammetterlo, anche dagli organi riproduttivi femminili, ma da qualcos'altro, probabilmente i miei libri sarebbero stati accettati da case editrici più importanti...” “C'è tempo. Ce la farai anche tu. Mi chiedo solo, ecco, se è davvero così che stanno le cose” “Cosa vuoi dire? Non capisco” “Mi chiedo se questa storia che racconti ogni volta sul fatto che i tuoi archetipi sarebbero rinchiusi tutti quanti nel Mercato Orientale di Genova o nell'Acquario non sia in realtà soltanto una facciata” Ho guardato Amanda. I suoi capelli biondissimi. Gli occhi da svedese.

“Voglio dire che leggendo le descrizioni che offri ai lettori, ecco, si ha proprio l'impressione che ciò che descrivi tu lo abbia visto, con i tuoi occhi” A questo punto sono restato perplesso, per qualche momento. Mi sono domandato che cosa stesse cercando di fare Amanda. Amanda sapeva benissimo che mi ero inventato tutto. Poi ho concluso dopo un poco che Amanda volesse semplicemente divertirsi a giocare con me. Così l'ho assecondata: “Amanda, la maggior parte delle creature nei miei libri io infatti le ho viste. Fino ad ora non l'ho mai confessato a nessuno. Però le ho viste. Non me le sono solo immaginate. Ecco in natura succede che a volte...” “Che cosa?” “A volte nascano degli strani abominii.

Solo che non tutti riescono a rendersene conto. I miei mostri derivano precisamente dall'osservazione di questi scherzi di natura”. Nel frattempo che parlavo Amanda e io ci siamo fermati davanti a un acquario per astici. Sopra il coperchio in vetro c'erano due astici immobili e senza vita. Sotto era rimasto un astice che si muoveva come al rallentatore. Gli astici sul coperchio puntavano le loro chele minacciose verso di noi. “In effetti, ti dirò, è proprio vero che ho nel cassetto un libro che è in realtà una lunga e articolata relazione su una serie di creature abominevoli che ho incontrato durante le mie ricognizioni in vari luoghi in cerca di idee per i miei mostri. Nessun editore finora ha voluto pubblicarlo dato il contenuto ad alta infiammabilità del testo.

Un giorno però scoperchierò il vaso. Farò vedere a tutti che esistono mostruosità in natura mille volte peggiori di quelle che ci immaginiamo – o che si trovano sui motori di ricerca di Internet. Branzini con gigantesche e raccapriccianti ali di mosche. Cavalli con rivoltanti musi a forma di pesce spada. Stambecchi con zampe di gallina. Ho fotografie. Ho due dozzine di filmati. Probabilmente si tratta, come ho detto, solo di scherzi della natura. Forse sono il risultato delle manipolazioni ambientali dell'uomo... O forse sono animali che sono saliti sulla superficie dalle profondità abissali del mare o della terra... Come probabilmente sai molto meglio di me a tutt'oggi conosciamo solo il sessantacinque per cento della fauna marina... Certo che quando con questi due occhi ho visto...”

A questo punto però sono stato costretto ad interrompermi. Qualcosa di davvero incredibile si è infatti verificato davanti a questi miei occhi e credo mi accompagnerà per sempre nei miei incubi peggiori. Uno degli astici posato sul coperchio dell'acquario, quello a destra, ha spiccato un balzo improvviso ed è finito addosso ad Amanda. Deve aver spiccato un balzo di almeno un metro e mezzo. Mentre saltava velocissimo sul collo di Amanda mi sembra di poter dire di aver anche sentito il rumore di un ronzio, come di mosca o di vespa, anche se probabilmente devo solo essermelo immaginato. L'astice era ancora vivo. Amanda è crollata a terra con l'astice sul collo. Ero paralizzato dall'orrore. Amanda gridava. L'astice si è mosso sopra di lei. Lei ha cercato di buttarselo lontano, ma quello le ha chiuso le chele sul collo. Il sangue ha cominciato a zampillare.

A quel punto in tre o quattro si sono lanciati su Amanda e le hanno tolto l'astice d'addosso. Amanda è rimasta a terra gridando e in preda alle convulsioni. Anche se aveva smesso di zampillare, il sangue ha seguitato a fluire fuori dalle aperture che le chele avevano prodotto. Qualcuno l'ha tamponata con degli asciugamani. Qualcun altro ha chiamato il pronto soccorso. Poi si è fatto largo un medico. Per fortuna la chela dell'astice non ha reciso nessuna vena importante, altrimenti Amanda sarebbe probabilmente morta in modo assurdo, quasi soprannaturale, in quel mercato di Genova, con me impotente e sopraffatto dal terrore a guardarla. Ancora adesso sono torturato dai brividi a ripensare a quello che è successo. Da un paio di notti anzi continuo a piangere. Dormo con la luce accesa. Penso a cose irrazionali. Forse Amanda è stata punita per quello che scrivo. Non lo so più cosa devo pensare. Comunque, sto molto male. Non riesco nemmeno a prendermela con il proprietario del banco di pesce, che peraltro ieri abbiamo querelato. Non credo nemmeno che sia stata una buona idea buttar giù questo resoconto. Non mi sento per niente meglio, adesso. Quel ronzio. Non riesco proprio a togliermelo dalla testa.