Diario di bordo, anno zero. Giorno 18.

Qui siete nell'avanguardia sentimentale italiana. La stiamo preparando. Che il terzo futurismo inizi. Non c'è nulla da inventare. L’ordine. Non è cosa nostra. Accudire le biodiversità come equilibri sacri del tutto. Dimenticare immagini a somiglianza. Abbruttirsi tutti i giorni per le auto foto dimenticanti prima che si dimentichino di voi. Urlare per essere vivi e non predatori. Voltare pagina. Dimenticare la parola scarlatta-parlata, scrivere a voi stessi. Poi leggetevi. Leggere in silenzio tutti i giorni cosa significa sollecitudine. Amare l'altro, per primo. Non pulire fuori la macchina per un anno. Profumarla dentro tenerci l’inno alla gioia. Dipingete poi i vostri occhiali di vernice viola scuro e restate così per tre giorni. Osservate per lunghi minuti un insetto negli occhi. Accarezzate il moto dell’acqua, correte dietro agli spostamenti della luna dalle vostre finestre-non-funeste al buio. Dialogate con un sordo. Illustrate un quadro a un cieco. Date il nome al verso del tucano. Non esistono le psicosi.

Ma che strano sogno
Di un vulcano e una città
Gente che ballava sopra un'isola.

Usare testi in modalità differenti, disuguali. Riempire la città di lettere alfabeto greco e foglie. (Sparse a terra per creare percorsi, segni zodiacali e animali totemici disseminati ovunque) Ritagliati nella carta? Appesi? Usare il segno radioattivo del Dr. Ricci vicino al sole di Urbino (a indicare le frequenze). Il Sud l'Est et cetera come tracciato del palco. E meno male che con me e come me ci sono persone molto più intelligenti, sarà mica il segno del destino? Che si laceri il velo e ne scaturisca un dialogo tra Fidia e Fibonacci. Undici le volte che suona la campana zero il numero che non c’è. Che quindi non comincia non finisce? Dang, dang. Zing. Zing, tumb, tumb. Risuoni di stelle e lune elettriche dalla città dalle prospettive che rovesciano la visione: ti ti ti tin i i i il rumore della macchina interrompe ti ti i i i 2 centimetri di nichel per emissioni di rumori i i i inutili. Punto luce punto luce si scende nel profondo. Arrivo desiderato il numero 4 di Balla ma in bianco stavolta color coppa sacra. Ideale.

Se letto da poeta in speech sparato l'inizio di questa fine è l’iniziazione dell'uomo verso se stesso raffigurato con il cerchio che esce dalla creazione continua perfetta. Il grande segreto è immacolare non-manipolazione delle scelte, gloria alle forze motrici naturali. Nulla a che vedere con la superstizione di cui l’edificio al culto è il primo a circondarsi, rappresentazioni e simboli per propiziare se stesso nel tentativo di dirottare le forze del creato, quindi sarà anche colui a non seguire la creazione divina che vuole essere lasciata libera come l’acqua. E con l'acqua che si muove con il Santo Spirito ricorda il David la cui bellezza non ricorda i cadaveri.

Tutto andava giù
Mentre la tv (diceva)
Mentre la tv (cantava).

L'onda non è un cerchio.

E finché l’arte non lo promuove è pura e gli fa paura. L'unico che si è permesso di iscriversi è l’uomo, e lì ha tracciato la sua fine. A propria immagine e somiglianza? No grazie. Che i sensi umani tornino in contatto con la De divina proportione, mi sussurra l'istinto di conservazione della specie, che forse forse è l'unico centro, mal rappresentato. E lo sapevano bene le streghe: l'amore e la natura vanno coltivati, se non mi credete fate un salto nel giardino delle esperidi che lì ci stanno dolmen per entrare in giusto rapporto con le frequenze dell'universo. Insomma nella natura il cerchio non c'è e Giotto prima e Leonardo dopo avrebbero fatto bene a tenere a bada il proprio ego, chissà come sarebbe andata senza la ricerca della perfezione. E cosa se non si fosse inventato il compasso. E se Marinetti e Cappa Benedetta ci abbiamo lasciato lasciti importanti per recuperare il destino del mondo? E se, visto come vanno le cose, lasciassimo ai diversi ai diversamente abili, con un colpo di scena futurista, quasi, di decidere assieme a noi il Globo-destino e soprattutto a convertirci al ruolo di pastori e guide che umilmente assistono senza porsi a superiori? E se di superiore ci fosse solo il cielo? E chissà… visto che se natura sbaglia aggiunge un petalo in più.

Titolo: All'inizio il cerchio non c’era.
Sottotitolo: C'erano una volta le direzioni.
Viaggi consigliati: Fantastic Voyage di Richard Fleischer, 1966.
Lettura consigliata: La ragazza nell'atomo d'oro, 1922, Ray Cammings.
Canzone consigliata: Tropicana, Gruppo Italiano, 1983.
Manifesto: Christina Magnanelli Weitensfelder ispirato Dunia Elfarouk. Sottoscritto anche con sentimento da: Giovanni Marinelli. Marco Candida. Mario De Bruscia. Francesco Mea. Franco Scalese. Valentina Ferri, Silvia Argalia, Jolanda Refri, Gruppo Zurigo e Giacomo Maria Prati.