Burriana (Spagna) sabato 31 luglio 2021 ore 19.00.

L’Arca di Noè che aspettavamo di vedere scendere in acqua è finalmente una realtà. La società civile italiana, grazie ai volontari dello staff del progetto Resq e al concorso di migliaia di italiani/e, ha, da oggi, una nave tutta sua, che salverà vite umane nel Mediterraneo, interpretando la volontà di tanti italiani ed italiane che non vogliono lasciare soli i migranti che rischiano la vita in mare per raggiungere l’Europa.

L’evento di oggi ha sicuramente una valenza più simbolica che reale, ma tra pochi giorni Resq People sarà in zona operativa e da quel momento la ex Alan Kurdi, che ancora per qualche mese batterà bandiera tedesca, sarà alla prova delle onde. Un battello di poco più di 39 metri di lunghezza, costruito 70 anni fa per le ricerche oceanografiche, oggi si adegua alle necessità del nostro tempo e cambia missione; dallo studio di organismi marini alla ricerca di anime da salvare.

Ma è doveroso tornare sul valore simbolico, politico di questo momento. Oggi, mettere in mare una nave che rischia le reazioni dei governi europei, che preferiscono siglare accordi con la Libia e la Tunisia piuttosto che ordinare alle loro Marine Militari di soccorrere chi cerca di fuggire dall’Africa, ormai preda degli interessi delle multinazionali e delle guerre civili, è un gesto politico di grande coraggio. Il gruppo guidato da Gherardo Colombo, già magistrato della Procura di Milano, e dal giornalista Luciano Scalettari, ha mostrato dove può arrivare la coscienza collettiva quando la politica dei palazzi si ferma davanti ai veti delle lobby e alla crudeltà dell’indifferenza. Non c’è che dire: Resq People è una grande conquista della società civile italiana e, come l’Arca di Noè di biblica memoria, potrebbe salvare l’umanità che ancora difende i valori di uguaglianza e libertà contenuti nella Carta Universale dei Diritti del 1948.

Ma da ora in poi la scommessa sarà ancora più dura; far vivere questa nave, con il suo equipaggio e i suoi consumi, richiederà altrettanto coraggio e determinazione. Sarà necessario il supporto continuo di tanti sostenitori, le risorse finanziarie per tenerla in movimento e pagare il personale esperto che assicurerà gli interventi e quello che garantirà l’assistenza a bordo e a terra per i naufraghi raccolti in mare. Tutto ciò non è solo un gesto simbolico ma soprattutto un’azione concreta e determinata a cui dovranno far fronte i numerosi “equipaggi di terra” che stanno provando, in queste ore, a costruire una rete di solidarietà fra le città che hanno assicurato, dalla prima ora, il sostegno al progetto.

E se l’imperativo espresso dal presidente Gherardo Colombo (“nessuno deve affogare”) ha trovato migliaia di persone pronte a rispondere a suon di solidarietà, ora è altrettanto doveroso pensare a come accogliere i profughi che saliranno a bordo della Resq People. L’Italia ha ridimensionato ormai da tre anni i suoi progetti di ospitalità e integrazione dei migranti, avendo scelto la strada dell’emergenza e dell’accoglienza di breve periodo, quindi il problema di come superare le misure emergenziali si pone in tutta la sua complessità. Forse Resq People riaprirà questo confronto o perlomeno ci darà una mano ad assumere nuove responsabilità come Paese di frontiera dalle grandi tradizioni di ospitalità. Il peso di queste nuove scelte ricadrà sicuramente sul Meridione che, più di altre regioni italiane, è esposto al vento delle migrazioni. L’era pandemica che stiamo vivendo non darà sicuramente slancio alle decisioni che saranno prese dalle istituzioni, ma il persistere di conflitti, carestie, conflitti e guerre civili nei Pasi poveri ci costringerà a considerare le nuove criticità del dibattito che è stato solo momentaneamente sospeso dalla crisi sanitaria.

Sarebbe davvero emozionante assistere ad una gara di solidarietà tra le città italiane, soprattutto quelle marine, per dare una risposta al lavoro della Resq People. Ed è naturale attendersi che sarà la società civile a guidare questa competizione, misurandosi con un problema epocale che qualcuno, tra i politici, ha pensato di poter cancellare con un tratto di penna. Sarà dunque confronto e scontro tra la legge e i diritti, tra le istituzioni e il popolo, perché il salvataggio di chi fugge e chiede asilo non è un problema di pochi, ma di tutto il nostro Paese che, al momento, non ha predisposto strumenti finanziari e tecnici per rispondere adeguatamente alle necessità dei profughi.

Grazie dunque alla Resq People che ha saputo, col coraggio e la determinazione del suo staff, rimettere, al centro del nostro tempo, gli errori del modello di sviluppo consumistico e l’assurdità dei nostri stili di vita, delle nostre scelte di politica estera e lo strapotere delle multinazionali e delle lobby finanziarie, costringendoci a riflettere sul nostro passato e sul possibile futuro che attende tutta l’Umanità.

E non sorridete se insistiamo a chiamare questa nave “la moderna Arca di Noè”. Resq People può essere davvero la salvezza dell’Umanità, la scialuppa di salvataggio dei naufraghi ed anche di noi occidentali, che non riusciamo più a fare i conti col tempo che fugge e con la sopravvivenza del nostro Pianeta.

Buon vento Resq People, buon vento Italia solidale!