Aristofane, l’unico poeta comico greco di cui ci rimanga parte dell’opera, era un genio inconsapevole. Anticipò cose che lui, che dalle sue commedie deduciamo essere stato un conservatore (si pensi alla sua avversione verso Socrate), non poteva nemmeno immaginare che si sarebbero verificate secoli, se non millenni, dopo. Un esempio sono Gli Uccelli, commedia nella quale anticipa le utopie di Thomas More e Karl Marx con la descrizione della città di Nefelokokkygia. Anche in letteratura è un grande anticipatore: le sue onomatopee (si pensi al brechecheché coà coà del coro delle Rane) precede di millenni il chiù dell’Assiuolo di Pascoli e gli Zang Tumb Tumb marinettiani.

L’esempio però più impressionante di anticipazione di eventi futuri si trova nella Lisistrata, di certo la più famosa tra le “commedie delle donne” (le altre due essendo le Tesmoforiazuse e le Ecclesiazuse) e quella che, a detta di molti, anticipa tematiche femministe.

Questo è certamente l’aspetto più appariscente di questo capolavoro aristofaneo, soprattutto se si tiene conto della non invidiabile condizione della donna ateniese che, a differenza della più libera controparte spartana, era relegata in casa: e qui vediamo anche come probabilmente Aristofane fosse un “genio inconsapevole” come detto all’inizio: essndo un conservatore, quasi certamente riteneva corretto il trattamento della donna ateniese (a differenza dell’odiato Socrate, che invece non vedeva nulla di male in un possibile governo delle donne), ma il genio lo ha portato in ben due commedie a parlare di un possibile governo di donne.

Lisistrata, ovvero “colei che scioglie gli eserciti”, come sa chi ha letto la commedia, porta le donne di tutta la Grecia a fare uno “sciopero del sesso” per indurre gli uomini a mettere fine alla guerra. Siamo nel contesto della devastante guerra del Peloponneso che oppose Sparta e Atene per un trentennio sfiancando l’intera Grecia e aprendo le porte al dominio macedone. Di più: la Lisistrata viene rappresentata nel 411 avanti Cristo, anno in cui un gruppo di oligarchi metterà temporaneamente fine alla democrazia ateniese con un golpe (di questi eventi troviamo traccia nella commedia nella figura del probulo, il commissario d’emergenza, carica straordinaria che anticipò la fine della democrazia).

Lo sciopero che Lisistrata propone alle donne è il primo caso di teorizzazione di resistenza passiva della Storia.

Nel mondo antico le rivolte furono tutte violente: violenta fu la rivolta ionia contro l’Impero persiano, violenta la ribellione degli schiavi iloti contro i padroni spartani, violenta la guerra schiavile di Spartaco contro Roma. Un accenno di “resistenza passiva” lo troviamo solo nel primo Cristianesimo e nel rifiuto religioso di bruciare il grano d’incenso al genio imperiale, ma dovranno passatre millenni prima che la resistenza non violenta sia codificata dallo scrittore americano Henry David Thoreau nel suo saggio Civil Disobedience del 1848 e messa in pratica dal Mahatma Gandhi nella sua lotta per la liberazione dell’India dal dominio britannico, ispirato oltre che da Thoreau anche dal titano russo Lev Tolstoj, col quale ebbe una corrispondenza giovanile.

Come si sa la disobbedienza civile si traduce nel rifiuto di pagare le tasse: Thoreau finì in galera per aver messo in pratica questa forma di resistenza allo Stato in polemica con l’aggressione statunitense contro il Messico, Gandhi “strangolò” l’Impero britannico con la stessa metodologia.

Aristofane non parla di tasse, ma di sesso. La fantasia del genio va forse ancora più a fondo, arrivando a colpire uno dei bisogni primari dell’essere umano. Se un impero come quello inglese si reggeva sulle tasse, una guerra si regge sulla forza dei guerrieri. Colpendo il desiderio più basilare dell’essere umano assieme a quello del mangiare e del bere, Lisistrata e le donne di tutta la Grecia arrivano alla resa degli uomini, costretti da una grottesca eccitazione ad arrendersi.

Certo, la rinuncia è dura anche per le donne: anche questo è un lato della resistenza passiva, il fatto che anche i resistenti devono accettare rinunce dure: il satyagraha gandhiano prevedeva forme non facili di autoproduzione, dovendo rinunciare alle merci inglesi. Le donne greche di Aristofane sentono anch’esse la mancanza dei mariti (questo si nota soprattutto nella figura di Myrrhine) e anche la loro pazienza è messa a dura prova. Ma la tenacia alla fine viene premiata.

Il pubblico ateniese, e certamente Aristofane stesso, presero la Lisistrata come una buffa fantasia: come già detto per gli antichi (ma anche per la maggioranza dei moderni) la ribellione può essere solo violenta: se Atene avesse seguito Lisistrata davvero si sarebbe risparmiata una guerra devastante e ben due regimi dittatoriali, quello del 411 e quello, ancora più terribile, del 404.