Il concetto di libertà, senza compromessi, senza limitazioni di convenienza o ideologiche, nel rispetto della sensibilità di chi mi legge, è per me uno strumento imprescindibile d’espressione. È la libertà che mi permette di spaziare a 360 gradi nello scenario dello scibile con coraggio e senza timori, di approfondire i temi dal mio punto di vista più determinanti nascosti in ogni disciplina umana, dalla filosofia all’economia, dall’arte alla scienza, dalla sociologia all’antropologia.

La libertà è per me, allo stesso tempo, strumento e fine: con la libertà focalizzo il tema, con la libertà trovo la modalità più adatta a sviscerare il nocciolo di una questione, con la libertà evinco la sostanza invisibile che consegno come un testimone a te lettore, con la finalità di dotarti conseguentemente di strumenti ancora più idonei a rafforzare il tuo margine personale, di libertà. Non è affatto un processo scontato, soprattutto di questi tempi in cui l’assoggettamento, la propaganda e la captatio psicologica sono in realtà sempre più la regola del meccanismo informativo, mascherato dal formalismo degli slogan (più o meno espliciti, dichiarati e non) e dei messaggi subliminali fabbricati in serie da un numero sterminato di soggetti, enti ed organizzazioni.

La libertà è un concetto innato per la coscienza umana ma non fa automaticamente parte del nostro bagaglio personale di cui poter disporre quotidianamente: prima la si deve conquistare, la si deve allenare, poi confrontare e mettere in discussione periodicamente. Allenare il proprio spirito di libertà è la nostra palestra interiore: è richiesto un sacrificio continuo, molta disciplina e attenzione. La filosofia della Libertà è insomma per me un vero e proprio mantra e mi auguro che, se non lo è già, possa diventarlo anche per te.

Con il rafforzarsi della libertà vedrai aumentare i tuoi dubbi ma ricordati che questo è un bene: ogni dubbio è figlio dell’intelligenza, non averne mai paura. Non aver timore di modificare le tue opinioni, non temere le apparenti contraddizioni, non aver paura di esser chiamato incoerente. Spesso la dichiarazione di tua incoerenza da parte altrui è un’ammissione indiretta della propria limitatezza. Inizia piuttosto a sentirti in pericolo quando ti ritrovi improvvisamente e quasi senza accorgertene nei panni del rumoroso portavoce di una qualche verità assoluta: solitamente queste cosiddette verità sono rivelate da qualcun altro e raramente sono capaci di renderti libero o in generale di rendere maggiormente libero il prossimo.

Sono slogan solo mascherati da verità, sono comandi che inducono a consegnare la tua libertà a qualcun altro, in cambio della rassicurazione di possederla, la verità. Te ne accorgi spesso da alcuni particolari, come la foga, la rabbia implicita o la violenza verbale con cui vengono espresse certe contorte tesi. Al contrario te ne puoi rendere anche conto, come è ormai tradizione soprattutto tra le sette più organizzate e occulte sia in ambito religioso che economico che politico, notando la subdola oratoria ipnotica, il falso sorriso, la sicurezza glaciale di chi manovra il prossimo dall’alto, di chi mira a possedere la libertà altrui in modo da trasformarla nel suo opposto: il controllo.

La strada giusta, come dicevano gli antichi, è ben lontana dai due estremi. La riflessione è madre, è generatrice dell’autentica libertà. La riflessione è impedita sia dal clima emotivo bollente e rabbioso sia da quello gelido e spietato. La riflessione è favorita dalla calma e dal calore umano. La sua temperatura ideale fisicamente e psicologicamente, è proprio quella del corpo umano. La riflessione e quindi la libertà che con essa può nascere e poi rafforzarsi è quindi qualità intrinsecamente, totalmente e innegabilmente umanistica.

Il termine umanistico deve riprendere il suo antico significato originario totalizzante e universale, come lo stesso Rinascimento cinquecentesco dimostra. Tale atteggiamento interiore è la via migliore, più consona per favorire la riflessione e la libertà, per affrontare tanto il mondo del bello (l’arte) che del vero (la scienza), del buono (la morale filosofica e/o religiosa) e del giusto (il mondo dei diritti, la politica).

Ecco perché il mio fine, caro lettore, è e sarà sempre volto a proseguire il cammino in questa direzione, qualunque sia l’argomento che affronterò nei miei articoli.

Sarà importante il contenuto, indubbiamente, ma sarà ancora più determinante il processo interiore che ti inviterò a mettere in moto volta per volta. Quando il processo della libertà interiore, spesso assopito o soffocato dai meccanismi ipnotici diffusi nella società in cui viviamo, riprende ad attivarsi puoi affrontare l’intero universo dei temi esistenti e non solo quelli che ti risultano più affini istintivamente; tutto questo infinito panorama lo potrai descrivere molto semplicemente con un piccolo e rivoluzionario aggettivo, se usato nel modo giusto. La parolina magica è: Bello.

La libertà, infatti, è a sua volta madre, generatrice di Bellezza. Sentirai la Bellezza che si prova nell’affrontare anche il “non conosciuto” se si è dotati di una giusta preparazione alla libertà. Non importa la tua specializzazione professionale, culturale o nozionistica nei riguardi di un campo o di un argomento: quello che conta è riconquistare il tuo ABC, il senso primario, la vera origine del processo interiore di riflessione e di libertà. Quando scoprirai o riprenderai possesso di quello, troverai il coraggio di spaziare a 360 gradi nello scibile umano e proverai per questo bellezza: allora potrai tranquillamente definirti “libero”.

Era scritto: la verità vi renderà liberi. La frase è stata strumentalizzata in tutti i modi, specialmente in ambito religioso ma non solo. Basta cambiare il postulato di partenza (decidere prima quale è la verità) e anziché liberi renderai gli altri esseri umani schiavi delle tue parole e dei tuoi nuovi comandamenti. Lo sapete, è così anche in ambito politico. Non finiamo più in questo tranello. Invertiamo il processo: ricominciamo ad allenare la nostra libertà grazie alla riflessione, grazie al principio umanistico che affronta con curiosità e senza paura tutto lo scibile. È un processo molto più a lungo termine, direi anzi infinito; non basta certo accettare uno slogan ed iniziare ad eseguire ordini precostituiti e impersonali.

Solo quando lo scienziato godrà leggendo anche Shakespeare e si gusterà i dipinti di Raffaello Sanzio troverà grandi e innovative soluzioni, fino ad allora del tutto inaspettate, ai problemi posti dalle proprie ricerche e nel proprio ambito professionale. Progresso interiore, progresso individuale ma anche logicamente progresso collettivo. Immaginate solo per un attimo una nuova società umanistica dove tutti, pur specializzandosi in un settore in particolare sono aperti, coinvolti e sensibili ai campi apparentemente lontani dal proprio.

Questa è stata la grande conquista del Rinascimento. Questa “libertà interiore” era il vero segreto di personaggi come Leonardo, Ficino, Pontano, Raffaello, Pico della Mirandola, Lorenzo de Medici, Giordano Bruno. Non erano tutti geni, di partenza: erano invece aperti e curiosi, bramosi di conoscere e imparare tutto e di tutto, spaziando nel tempo e nello spazio. Da qui si è partiti per la “costruzione” dell’Uomo Nuovo. Lo specialista occorre ma se è solo tale è da ogni punto di vista limitato, umanamente e professionalmente: ben difficilmente crea vera evoluzione per sé e per gli altri. È indispensabile alla nostra nuova società invece chi, con coraggio e squisita curiosità, sia capace di compiere il viaggio nel tempo e nello spazio, chi voglia guardare contemporaneamente passato e futuro, oriente e occidente, le discipline artistiche che cercano la qualità e quelle scientifiche che studiano la quantità. Per farlo occorre prima conquistare la propria libertà. Quando si è in grado di riflettere su tesi scientifiche abbinando ciò che si è imparato da quelle artistiche e viceversa (proprio come Leonardo insegna) si trovano come per incanto nuovi teoremi, nuove interpretazioni, nuove chiavi di lettura, nuove applicazioni pratiche che permettono di progredire anche nel proprio campo di specializzazione, come non sarebbe mai stato possibile in altro modo.

Oggi più che mai occorre un Nuovo Rinascimento, in quest’era dominata dall’accorciamento della nostra vista spaziale e temporale, in quest’era pur così dotata di mezzi avveniristici e ritenuti impossibili fino a poco tempo fa. Proprio questa dominante tecnologica e questa bulimia informativa, se noi non siamo pronti e dotati di “vero spirito libero”, renderanno facilmente schiavi noi e gli altri esseri umani. Allo stesso tempo rifiutare tutto questo, tecnologia e informazione, significherebbe privarsi della propria libertà e non garantire l’altrui. Ancora una volta i due estremi si avvicinano: il giusto mezzo consiste allora nell’irrobustire la riflessione e il proprio spirito libero utilizzando consapevolmente i mezzi tecnologici e i media di informazione, senza diventarne uno strumento passivo.

È la via più complessa, con più margini di errore, quella dove la responsabilità è solo nostra e dove non è possibile scaricare le colpe sugli altri. Però è quella giusta.

È tale non perché lo dico io, naturalmente; sarei in contraddizione evidente con ciò che ho appena scritto. È tale perché, se già vivete in questa ricerca di libertà, state già provando tutto questo in prima persona e potete direttamente confermarlo.

È tale perché, se ancora non ci siete riusciti, se comunque sentite in voi l’importanza di non soffocare la vostra libertà, se iniziate da subito ad allenarvi alla vera riflessione e alla ricerca della bellezza, proverete tutto questo voi in prima persona; potrete affermarlo voi stessi, quando sarà il momento giusto.

Chiuderei con una celebre frase del Maestro per eccellenza che, in poche parole, ha racchiuso tanto di ciò che ho espresso fino a qui:

Una volta aver provato l’ebrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra, continuerai a guardare il cielo.

(Leonardo da Vinci)