Ricorda, se la vita ti disorienta, un buon massaggio ti aiuta a ritrovare la strada.

Oltre 40 giorni chiusi in casa: la prolungata quarantena, talvolta senza specifiche spiegazioni, indicazioni su quando finirà, e soprattutto la privazione della libertà nel senso più ampio della parola, cui non eravamo abituati, ha lasciato un segno in tutti noi, sia sul piano personale che professionale.

Cosa faccio, come faccio nel frattempo, e dopo, sono solo alcune tra le domande più comuni, che possono generare paura, ansia, incertezza, confusione e senso di smarrimento.

Una risorsa che potrà aiutarci ad uscire dall’incubo che abbiamo appena vissuto, senza precedenti, sarà il massaggio; la figura del massaggiatore potrà essere, infatti, la chiave di volta per la ripresa fisica e psicoemotiva. Molto importante per noi operatori del benessere, terapisti, massaggiatori dopo la quarantena dobbiamo prepararci a gestire non solo eventuali postumi traumatici, ma essere pronti a riconoscere e gestire l’effetto PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).

Molte persone sono rimaste letteralmente isolate per un lungo tempo, senza contatto con nessuno (vedi chi vive da solo) o costretti a situazioni pesanti di convivenza per spazi e modi. In più:

  • le relazioni potevano avvenire solo a debita distanza;
  • molti sportivi, praticanti di arti marziali, yoga, ballerini, ad esempio, o anche semplici amatori del fitness, oltre ad aver dovuto apportare modifiche al proprio modo di muoversi, allenarsi, mantenersi in forma, dovendo rinunciare anche ai massaggi pre-post gara, avranno bisogno di un’opera mirata per poter riprendere al meglio la propria attività e ripristinare il livello della performance;
  • la vita sedentaria di questo periodo, movimento limitato, problemi di accumulo di peso, ritenzione idrica, problemi circolatori, gonfiore, tossine causa alimentazione “inadeguata” (quantitativo-qualitativo) ha certamente inciso sulla situazione fisica generale, e non solo.

Cos’è il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), lo stress traumatico

Attacchi terroristici, guerre, bombe, incidenti aerei, stermini di massa ma anche terremoti, inondazioni e altri tragici eventi: c’è un minimo comun denominatore fra queste situazioni. L’effetto sulla salute mentale delle vittime è una forma di disagio che si sviluppa in seguito ad esperienze fortemente traumatiche. Definito e studiato negli Stati Uniti soprattutto a partire dalla guerra del Vietnam e dai suoi effetti sui veterani, può manifestarsi in persone di tutte le età, dai bambini e adolescenti alle persone adulte. Il PTSD può derivare anche da una esposizione ripetuta e continua a episodi di violenza e di degrado. Si tratta di una condizione di disagio complessa, derivante da molteplici fattori, sia personali che ambientali, la cui diagnosi non è univoca né semplice ed è genericamente indicata come “la condizione di stress acuta che si manifesta in seguito all’esposizione a un evento traumatico”.

Le persone hanno una diversa suscettibilità e vulnerabilità alla condizione di stress, anche in relazione al maggiore o minore coinvolgimento diretto nell’esperienza traumatica. Le ricerche effettuate direttamente su diverse aree del cervello hanno dimostrato che gli individui affetti da PTSD producono livelli anormali di ormoni coinvolti nella risposta allo stress, attraverso l’amigdala, una piccola ghiandola endocrina posta alla base del cervello. Normalmente l’amigdala si attiva producendo molecole di oppiacei naturali che riducono la sensazione di dolore temporaneamente. Nel caso di cui parliamo, questa produzione si protrae a lungo anche dopo la cessazione dell’evento, causando alterazione dello stato emotivo.

Ecco perché si può e si deve intervenire, prima che farmaceuticamente (se non assolutamente necessario), a livello empatico. Secondo il National Institute of Mental Health (Istituto di salute mentale) americano, caratteristica del PTSD è manifestare difficoltà al controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione e ansia, insonnia, ma anche la determinazione a evitare qualunque atto che li costringa a ricordare l’evento traumatico. Dal punto di vista più prettamente fisico, alcuni sintomi sono dolori al torace, capogiri, problemi gastrointestinali, emicranie, rigidità muscolare ed articolare, indebolimento del sistema immunitario.

Non esiste un “consenso generale” sul modo di curare le persone affette e non è neppure escluso che il PTSD si risolva anche senza specifici trattamenti, ma credo che l’aiuto di un trattamento olistico, attraverso l’empatia, il rilassamento, la riequilibratura dei livelli fisici ed energetici sia molto efficace. Su 100 persone che hanno vissuto questo “trauma da quarantena” circa 4 uomini e 10 donne svilupperebbero il disturbo. Riconoscere i sintomi nelle settimane successive, e agire rapidamente per gestirli e trattarli è una componente importante che influenza fortemente il successo del trattamento.

E qui entra in gioco il beneficio olistico del massaggio. Ovviamente non ci si deve rivolgere a massaggiatori improvvisati, ma a operatori che abbiano una professionalità acquisita, esperienza ed una formazione consolidata. I massaggiatori sono preparati professionalmente, nel corpo e nella mente, oltre che emotivamente, (aspetto molto importante) per questa post-quarantena, per saper gestire al meglio le diverse situazioni di coloro che necessitano essere aiutati.

Tra i più esposti a questo tracollo saranno tutti coloro che nel frattempo hanno continuato a lavorare. Da casa con problemi di vita sedentaria, o regolarmente, fra mille disagi, come medico, infermiere, assistente sanitario, inserviente, volontario, polizia, carabinieri, vigili del fuoco, trasportatori, chi ha lavorato nei negozi di generi alimentari, insomma tutti quelli che in questa quarantena hanno continuato a prestare la propria opera come prima o più di prima in situazioni anche di grande stress psico-fisico ed emotivo. Ognuno di essi avrà la sua specifica esigenza ma dobbiamo ricordare che l’applicazione olistica del massaggio fa bene a tutti.

Prima di tutto sarà fondamentale e indispensabile comprendere bene ed applicare le disposizioni e i protocolli igienico sanitari, di protezione e tutela per poter operare in sicurezza, sia per l’operatore che per chi riceve il massaggio.

Alcuni trattamenti potrebbero richiedere qualche modifica rispetto al normale protocollo di lavoro, si analizzerà con attenzione ogni singolo caso al fine di verificare la praticabilità prima in sicurezza prima di tutto e poter garantire comunque l’efficacia.

Alcuni potranno essere più specifici per effetti post-traumatici, come il massaggio ayurvedico che abbraccia ogni genere di esigenza e disagio, una specie di panacea, ma si potranno applicare tante altre diverse metodiche per riequilibrare, rimuovere tensioni, ristabilire la regolare funzione di tutto il sistema fisiologico, rasserenare mente, corpo e spirito. Si inserirebbe, perfettamente in questo contesto, il trattamento Shiro dhara, molto specifico per le situazioni di tensione psicofisica, riequilibra calore, energia, vitalità a livello fisico, psichico ed emotivo, di grande beneficio per i problemi di ansia, insonnia, stress, depressione (capiremo meglio SE e come poterlo eseguire in sicurezza).

Rimanendo sempre nell’ambito di massaggi e trattamenti ayurvedici, potranno essere di più facile attuazione e di grande efficacia i trattamenti riservati ad aree specifiche del corpo, detti zonali come:

  • Pada Abhyanga: massaggio del piede; nutrire le radici.
  • Massaggio del piede con Kãś Bowl, una particolare ciotola in lega di metalli speciali quali, ad esempio, (solo per citarne alcuni) rame, argento, ottone. È un massaggio di antica tradizione tribale.
  • Hasta Abhyanga: trattamento ayurvedico per le mani e braccia; azione sui punti Marma e relativi organi ed apparati ad essi collegati.
  • Udhara mardana: massaggio dell’addome; sede dei sub Dosha Vata e Pitta, importanti Marma (punti di energia vitale nel corpo), e Agni (fuoco digestivo).
  • Shiro Abhyanga: quando il benessere comincia dalla testa; massaggio del capo e cuoio capelluto per proseguire su collo, spalle, scapole, colonna vertebrale, braccia mani, (viso se possibile), praticato con la persona seduta.
  • Massaggio dei punti Marma: stimolazione o massaggio dei 107+1 punti di energia localizzati nel corpo (praticabile anche vestiti e senza olio); da praticare nelle specifiche aree di necessità, non tutti e non tutti in una sola seduta.
  • Nek and back Mardana: massaggio del collo e della colonna vertebrale, rilassante, riequilibrante e ripolarizzante.
  • Darshana Massage: il massaggio su sedia ergonomica; dalla tradizione Ayurvedica, l’antica arte del massaggio Nau Malish, proposto anche per strada, ai tempi nostri; tra i più semplici, ma dai grandi benefici, facile ed efficace da praticare anche vestiti con mascherine, guanti, visiera. Il ricevente indossa vestiti comodi, mascherina, non è richiesto l’utilizzo di olio, (praticabile anche sul posto di lavoro).
  • Massaggio della parte posteriore del corpo: pianta dei piedi, gambe, glutei, anche, schiena, spalle, collo, testa-cuoio capelluto.
  • Automassaggio: l’autocura, quotidiana, il prendersi cura di se stessi (tutti!). Dal semplice sfioramento, sfregamento, picchiettamento, stimolazione punti dei Marma.

Questi secondo il mio punto di vista di Naturopata, docente e operatrice del benessere olistico specializzata in Ayurveda da oltre 25 anni.

Ingrediente segreto? La presenza e la professionalità! Lo schermo (mascherine, guanti, visiere, ecc.) energeticamente non scherma.

Prossimamente approfondiremo nel dettaglio i diversi trattamenti, compreso la pratica di autocura dell’automassaggio.

Prendiamoci cura di noi stessi e degli altri con amore e professionalità.

Namastè!