L'affetto per un cane dona grande forza all'uomo.
(Lucio Anneo Seneca)
Nel mese di novembre del 2021, esattamente il 27, Mariella/Lei è venuta a prendermi a Vitorchiano. Ricordo ogni istante di quel giorno. Sentivo che qualcosa stava accadendo, mi hanno fatto il bagnetto, mi hanno profumata e staccata dalla mia mamma e dai fratellini, quelli ancora rimasti.
Davanti al cancello, in braccio alla signora che mi ha allevato per quasi tre mesi (sono nata il 4 settembre 2021), il mio sguardo si è incrociato con quello di colei che sarebbe stata la mia umana che, scesa dall’auto e di corsa, è venuta verso di noi gridando: “È lei, è lei la mia piccola Taitù”. Certo mi ha chiamato con un nome altisonante: Taitù, apparteneva a Batùl Zehetiopia Berehan, sole e luce di Etiopia, consorte imperatrice del Negus Neghesti Menelik. Per l’emozione Lei piangeva come una fontana in piena.
Era accompagnata da Pippo, il fratello, dai cugini Elisabetta e Roberto che mi guardavano incuriositi. C’era anche Laura, un’amica con un barboncino un pochino più grande di me. Ma chi era più incuriosito, era un canone che mi scrutava a debita distanza, forse non capiva cosa fossi, credo che mi avesse scambiato per un peluche. Avvicinatosi e annusatami ha capito che ero un cane anch’io: un barboncino fulvo, femmina.
A me interessava Lei. Mi è subito piaciuta. La mia codina scodinzolante, le mie leccatine al suo viso e il primo bacio, erano il segno tangibile che c’eravamo trovate per trascorrere insieme la nostra vita. E così sta accadendo.
Dopo un lungo viaggio in macchina con Pippo e il suo pastore tedesco Nailù, arrivate a Milano abbiamo incominciato la convivenza che è stata sin dall’inizio serena, anche se ho subito dimostrato quanto fossi vivace e furbetta. La prima notte ero talmente frastornata che non mi rendevo conto dove mi trovassi. Lei si è messa sul divano e io mi sono addormentata accanto. L’ho sentita dire: “I cani nel letto no”. Forse è stata un po’ precipitosa.
I giorni successivi ho incominciato a rendermi conto della situazione. Abituarmi a una casa senza giardino e soprattutto senza canini che ti saltano intorno è stato duro. Le leccatine della mamma come mi mancavano. Lei però mi ha subito coccolato tanto e mi ha fatto superare i momenti di sconforto. Mi lascia pochissimo da sola, mi porta sempre con Lei, delle volte però vorrei starmene a casa. Quando siamo a Livorno, non vedo la necessità di andare fuori, visto il bel giardino di cui dispone la casa. A Milano sto volentieri in casa, perché nelle strade c’è tanto traffico e rumore e spesso proprio mi rifiuto di uscire. Quando intuisco che siamo in procinto di uscire mi nascondo sotto il letto e chi mi prende lì.
Sì, la nostra vita si dipana tra Milano, città di residenza di Lei e Livorno, precisamente ad Antignano di Livorno in una casa, a pochi metri dal mare, che i suoi nonni hanno fatto costruire quale buon ritiro e che lo è diventato a anche per noi, dato che ci passiamo la maggior parte dell’anno.
Lei, ho sentito dire, è stata tanto impegnata nell’esercizio della professione forense, nello sport e a girare il mondo soprattutto dopo la morte del suo Paolo. Ora ha sentito il desiderio, forse la necessità dato l’avanzare dell’età, di fermarsi un po’ e in compagnia di un pelosetto, sarebbe stato più facile, visto anche che non ha figli. Ecco che sono arrivata io.
A Livorno ha tanti amici che ci vengono a trovare o ci portano in giro, come Renza e Alfredo. A Milano, oltre a Pippo, ci sono i cugini Ilaria, Michele e Maria che alla domenica, se siamo a casa, hanno il piacere di passare un po’ di ore con noi. Avrei voluto tanto giocare con Nailù, ma lei era un femmina di pastore tedesco molto seria e impegnata e aveva poca voglia di confondersi con me, specie quando eravamo a Livorno. Le volevo bene, ma proprio quando incominciavamo a trovare una complicità, il destino ha fatto un brutto scherzo e le lacrime di Lei, che a fatica riuscivo a consolare, mi hanno fatto capire che qualcosa di brutto doveva essere capitato a Nailù. Non l’ho più vista e Pippo è arrivato a Livorno con un altro cane, sempre un pastore tedesco femmina. Mi è sembrata molto vivace e intenzionata a giocare con me, di questo ne sono stata felice, magari preferirei in modo un po’ meno violento, Dailù è una cucciolotta… bisogna portare pazienza.
Spesso andiamo in bicicletta, Lei pedala e io sto comodamente in una borsa incastrata nella sua bici pieghevole. Lo preferisco all’andare in macchina, specie quando siamo a Livorno dove il profumo del mare mi solletica le narici. A Livorno faccio anche delle nuotatine. Mi calano dalla barca prendendomi dalla maniglia del salvagente, ma dopo pochi metri voglio risalire, non amo troppo l’acqua. Sopporto a mala pena i bagni dai toelettatori e le docce che faccio insieme a Lei; perché essere pulita e profumata mi piace.
Non solamente lo scodinzolio, le fusa, uno strofinio del mio muso sulla sua gamba o la mia zampa nella sua mano sono un modo per capirci. Con Lei si è instaurato uno scambio affettivo importante nel linguaggio non verbale. Si è creata proprio tra di noi una complicità che le parole non sono necessarie. Per dirne una, quando siamo a Livorno e io sono sulla loggia e lei davanti a me, ma sotto ai gradini, un bacetto o due ci deve scappare e se Lei se lo dimentica io glielo ricordo. Capisco subito quando si deve uscire e abbasso la testa per farmi mettere un po’ di profumo, così come fa anche Lei, farmi infilare il collare e mettermi il guinzaglio.
Ad Antignano ho partecipato anche, per tre anni consecutivi, a una sfilata di cani, e sono stata premiata come simpatica la prima volta e per la più sportiva la seconda, la terza non ho capito bene perché. Ho partecipato anche, sempre nella borsa della bici di Lei, a Bimbimbici, una pedalata organizzata dalla Fiab Livorno: tantissimi bimbi e solo un altro pelosetto. A Milano con Pippo e Dailù andiamo spesso a passeggiare nel Parco Forlanini, lei vorrebbe buttarsi nel laghetto anche in inverno, io non ci penso neanche.
Lei ama molto leggere e per non lasciarmi sola, a volte, legge ad alta voce. Naturalmente non capisco niente, ma mi piace sentire la sua voce. Capire le intenzioni di Lei non è sempre facile. Quando vedo un movimento di borse e sacchetti penso che magari si prepara per fare un viaggio e mi preoccupo di cosa intende fare di me. Non sopporto di starle lontano, un pochino sì ma molto proprio no.
Le sfide più grandi sono legate all'organizzazione della giornata e alla cura della mia salute e benessere. Dopo una caduta, gli ortopedici hanno riscontrato che i miei femori sono fuori dalla loro tasca acetabolare. Questo preoccupa un po’ Lei. Per ora salto come un grillo… poi vedremo come affrontare questa situazione.
Ritornate ad Antignano, dopo aver passato l’inverno a Milano, abbiamo ripreso a nuotare, non tantissimo per il troppo caldo. Per un po’ di giorni ho subito gli assalti di Dailù, ma ho saputo reagire e delle volte ero io che attaccavo. Lei aveva un po’ paura, ma io, anche se sono piccolina, mi so difendere e poi lo facevamo per gioco. A proposito di piccolina, esattamente il 4 settembre, ho compiuto quattro anni e sono stata festeggiata (un saporito osso). Non mi posso lamentare, Lei è sempre piena di attenzioni nei miei confronti.
I giorni, anzi i mesi, sono passati veloci e l’estate caldissima se ne è andata con le piogge autunnali copiose. Ritornate a Milano mi sto riabituando ad una casa senza giardino dove poter sgambettare a mio piacimento. La mattina sarà dura, si perché dopo un veloce giretto, ci piace ritornare a letto… io e Lei siamo un po’ dormiglione. Le giornate scorrono veloci anche a Milano, pochi giretti in bicicletta. Ma anche a piedi non si gira tanto. Però un giro sulla nuova Metropolitana, la Linea Blu, l’abbiamo fatto e Lei, presa dalla nostalgia, mi ha portato all’Università Cattolica, però non mi hanno fatto entrare.
Lei ci tiene molto alla mia pulizia, mi spazzola e rispazzola tutti i giorni e una volta al mese mi porta dal toelettatore, come oggi. Ne esco morbidosa come un piumino per la cipria e sembro più magra. A proposto della mia linea, devo ammettere che sono una mangiona e Lei poi mi vizia un po’: quelle bricioline che cadono, mentre mangia o fa la colazione, non son del tutto casuali.
Da un po’ di tempo Lei mi sembra un po’ agitata, specie in questi ultimi giorni. Esce e torna con delle carte in mano e telefona tanto, parla di medici. Forse ha fatto, o dovrà fare, i vaccini, quelle cose che a me fanno ogni tanto e sopporto malvolentieri. Non sempre capisco tutto tutto, ma comunque non le faccio mancare la mia presenza e la riempio di bacini. Il nostro rapporto credo che sia una di quelle esperienze meravigliose che nella vita capitano raramente.