Guardatelo, l’italiano medio, nella sera del 25 dicembre, la sera di Natale. Con grande probabilità, se lo cercate, lo troverete tramortito sul divano, intento a smaltire l’overdose di carboidrati, grassi animali e zucchero che ha ingurgitato poche ore prima. Se i figli non riescono a trascinarlo al cinema, soprattutto ora che i cinepanettoni non esistono più, avrete notizie di lui a partire dalla tarda mattinata del 26, quando la natura manifesterà ancora una volta tutto il suo mistero facendogli tornare un certo languore.

Ecco perché quello che fanno gli esterina da undici anni è un piccolo miracolo. Un concerto la sera di Natale, una sfida ai divani e all’indolenza dell’indigestione. Bastava fare un salto in una zona industriale appena fuori Lucca, appunto nella serata di Natale, per essere testimoni di questo miracolo. Macchine parcheggiate lungo la strada, una discreta processione che sfilava tra i capannoni e poi una renna luminosa, a segnalare qual era l’ingresso giusto. Gli esterina, band lucchese con quattro album all’attivo di cui ho già scritto in passato, suona ogni 25 dicembre, convincendo quella che negli anni è diventata una piccola folla a recuperare la posizione eretta e bruciare qualche caloria per non perdersi l’evento. Nel 2018, avevano annunciato che quella edizione, la decima, sarebbe stata anche l’ultima, almeno per un po’. Invece poi si sono fatti convincere, e la tradizione non si è arrestata. Perché il concerto di Natale degli esterina alla fine non è solo musica: è un’iniziativa portata avanti insieme alla Caritas, e le offerte versate dal pubblico all’ingresso ogni volta vengono destinate a un progetto specifico. Nel 2019, per esempio, è toccato al finanziamento della borsa lavoro per un giovane che imparerà un mestiere alla cooperativa Nanina, che si occupa del recupero e riutilizzo degli oggetti e che è uno dei centri cittadini di quella che si chiama economia della prossimità. E proprio la sede della cooperativa, un capannone lungo la strada che porta da Lucca al traforo del San Giuliano, e quindi a Pisa, ha ospitato l’esibizione. Un bel po’ di sedie e poltrone dalle fogge più disparate, molti seduti a terra davanti alla pedana, e altrettanti in piedi, a condividere quello che effettivamente ormai è ben più di un concerto rock, che di solito prende forma in una veste acustica o semi-acustica. Nonostante siano il motivo per cui quei capannoni (altre volte è toccato a piccole chiese dimenticate nel centro cittadino) si riempiono, gli esterina ci tengono a non vestirsi da protagonisti unici. Le canzoni sono precedute dall’introduzione dei responsabili della Caritas lucchese, e alla fine ci si scambiano gli auguri con panettone e pandoro in mano, insieme a qualcosa con cui brindare. Perfino la scelta delle luci, che arrivano dal retro del palco, e che quindi lasciano quasi sempre in oscurità i volti dei musicisti e di Fabio Angeli, che canta dietro al microfono centrale, raccontano che in qualche modo la magia della serata non si ferma sul palco, ma va oltre, fino in fondo alla sala, fin sulla porta dove stazionano quelli che non sono riusciti a entrare, e sentono la musica dalla strada.

Visto che è Natale, però, gli esterina ci tengono a regalare qualcosa di inaspettato, e in questo caso è toccato a un inedito che finirà sul prossimo album (l’ultimo lo avevo recensito qui): Le cose che da tempo ti dovevo, eseguito una prima volta da Fabio in solitaria, in apertura del live, e poi coralmente, come penultimo brano di una setlist che come al solito rispetta le intenzioni del gruppo prima ancora dei desiderata dei fan. E allora ci sono una manciata di titoli pescati da Canzoni per gli esseri umani (Più di me, Chiamarsi, Cometa, Santo amore degli abissi e Meraviglia normale), dal precedente Dio ti salvi (la title track, Stanno tutti bene e Pantaloni corti) e da quello ancora prima, Come Satura (Il vuoto intorno, Both of us e Salutarti), mentre i nostalgici del disco d’esordio diferoedibotte dovranno aspettare il prossimo Natale per sentire Fero o Senza resa. Non si sa ancora se gli esterina replicheranno, ma intanto, memori dell’esperienza del 2018, hanno deciso di non fare proclami in alcun senso. I loro concerti natalizi (e a volte non solo quelli) nascono all’ultimo momento, vengono comunicati un paio di giorni prima, rappresentano, come dice Fabio Angeli ”un luogo impossibile, imprevedibile, un tema, un filo rosso da seguire che metta le cose in chiaro: siano qui per una serie di motivi, la musica senza tanti discorsi, un tema su cui essere consapevoli, qualcosa per riscaldarsi, farsi gli auguri ed essere felici.”

Le canzoni degli esterina in un certo senso sono semplici: non perché non abbiano un progetto sonoro robusto e inconfondibile (in effetti ce l’hanno ed è uno dei loro punti di forza) e non perché i testi non abbiano il coraggio di spingersi spesso ai confini della poesia (hanno anche questo), ma perché sono canzoni in cui l’elemento più prezioso e più ricercato è la verità. E la verità spesso è semplice. Non la verità dei fatti, di cui di solito le canzoni non si occupano, ma la verità dei sentimenti, degli incontri, degli scambi, delle collisioni tra esseri umani, per parafrasare il titolo dell’ultimo album. E tutto sommato, in attesa della versione “elettrica” già programmata per la sera di Befana (al PNC di Capannori, provincia di Lucca), il concerto di Natale racconta molto bene questa ostinazione nella ricerca del bene, perché come cantano gli esterina:

Dipende solo da te
Dal tuo sguardo migliore
Trovare il bene che c'è
Al di là dell'orrore
Dipende solo da te
Il tentativo migliore
La meraviglia che c'è
Nella vita normale.