Le prime immagini che ci sono venute in mente registrando i classici di Sergio Bruni e Roberto Murolo sono quelle di una Napoli che vive ad un'altra velocità, una Napoli antica che vive ad un altro ritmo, dove questioni come la morte, l'amore, raccontate poi nelle canzoni che abbiamo rivisitato, sono vissute con una profondità probabilmente diversa rispetto a quella che viviamo oggi. Abbiamo voluto far collimare quel tipo di profondità e di ritmo al tipo di profondità e di ritmo evocato dalla musica che ci ha cresciuto, praticamente, la musica contemporanea.

Sono le parole con cui Fanali evoca e rivive il clima magico del riascolto di grandi classici di Sergio Bruni e Roberto Murolo, rivisitati con il loro inconfondibile approccio di “musica per immagini”, nel nuovo album Nun me scetà - Fanali plays Sergio Bruni e Roberto Murolo, pubblicato da Phonotype Records, la più antica casa discografica italiana, registrato in un luogo storico per la musica napoletana e non solo come l’Auditorium Novecento, a Napoli.

Nun me scetà è un’operazione cruciale per Fanali, che si confronta con un patrimonio non solo musicale ma anche culturale, quello del classico napoletano, all’indomani di progetti simili come la sonorizzazione del film L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov (2021) e l’omaggio a Lou Reed di Pale Blue Eyes (2023).

Nell’autunno 2023 Fanali prese parte alla rassegna ClassicoContemporaneo , organizzata da Gruppo Acta e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del programma “Napoli Città della Musica”: per celebrare l’arte e la memoria di Sergio Bruni e Roberto Murolo nel ventennale dalla loro scomparsa, il trio rilesse dal vivo in chiave elettronica/post-rock dieci brani portati al successo da queste due straordinarie voci. La sfida fu quella di cercare di reinterpretare in breve tempo alcune tra le più belle canzoni della tradizione napoletana, con versioni che risultassero personali ma al tempo stesso rispettose.

Sull’onda dell’entusiasmo per la riuscita del concerto, Caterina Bianco, Michele De Finis e Jonathan Maurano hanno deciso di immortalare su disco quell'esperienza con il desiderio, fin dall’inizio, che queste rivisitazioni avrebbero trovato casa ideale nel luogo dove per la prima volta furono registrate gran parte delle melodie legate alla nostra tradizione musicale, ossia Auditorium Novecento.

In Nun me scetà trovano spazio cult della musica napoletana immortalati dalle voci di Bruni e Murolo ma anche gemme nascoste meno note a loro legate; ad impreziosire questo dialogo tra tradizione ed innovazione è poi arrivato il contributo di alcune delle voci più importanti della attuale scena napoletana: Altea (ex Thru Collected) in Amaro è ‘o Bene, Roberto Colella (La Maschera) in ‘Na Bruna e Dario Sansone (Foja) in Carmela. Il tutto in una tavolozza strumentale densa tra elettronica, post-rock e art-rock, a volte eterea e impalpabile, ricca di rimandi e suggestioni, con la voce di Caterina Bianco per la prima volta nel ruolo solista:

Abbiamo approcciato queste canzoni con tutto il rispetto e la cura di cui siamo capaci, eravamo consci di avere tra le mani una perfezione armonica e una bellezza testuale difficilmente ripetibili. Era un'occasione stimolante, ma al contempo lo scivolone era dietro l'angolo. Ci piaceva l'idea di poter vestire i brani in qualsiasi modo tenendo conto sia della volontà di mantenere intatte le linee vocali che della suonabilità in trio dal vivo delle nostre versioni, senza cadere nella tentazione dell'overproducing. Abbiamo inoltre scoperto di amare molto l'interpretazione di Caterina in lingua napoletana, soprattutto in un registro più sommesso, muroliano; da qui anche la scelta delle tonalità in cui eseguire le canzoni.

Nun me Scetà - Fanali plays Sergio Bruni e Roberto Murolo, in uscita in vinile, cd e digitale, sarà un’esperienza multimediale: alle reinterpretazioni del trio si affianca "PLAY", una videoinstallazione composta da una serie di tapes in bianco e nero al confine tra performance art e improvvisazione realizzati dalla videoartista Sabrina Cirillo, che ha documentato le interazioni di Francesca Diletta Iavarone con gli stimoli da lei immaginati.

Fanali

Caterina Bianco: vocals on 1, 2, 4, 5, 7, 8, 9, piano, spinet, Fender VI on 9, Rhodes, synth, violin on 1. Michele De Finis: bass, guitars, noises, programming. Jonathan Maurano: drums, percussion. Guests: Altea (vocals on 6); Roberto Colella (vocals on 3); Dario Sansone (vocals on 10). Fanali è un progetto multidisciplinare nato dall’incontro artistico tra Michele De Finis, Jonathan Maurano e Caterina Bianco, con il proposito di realizzare musica cinematica in trio senza l’uso di sequenze, col solo live looping. Per dare vita alla loro visione da sempre collaborano con l’artista visuale Sabrina Cirillo e con il sound engineer Antonio Dafe.

Durante il lockdown del 2020, la band ha prodotto il suo primo LP anticipato dall’uscita di tre singoli, uno dei quali in collaborazione con Pietro Santangelo (PS5, Nu Genea). Nell'agosto 2021, Fanali produce e porta in tour le sue musiche per la sonorizzazione dal vivo del film sperimentale del 1929 L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov, raccolte nel disco Man With A Movie Camera, di quello stesso anno.

Precedentemente, nel marzo 2021, il progetto aveva preso parte ad un tributo a Lou Reed assieme ad artisti del calibro di Willem Dafoe e Anohni; questa esperienza ispirerà Pale Blue Eyes – Lou Reed reimagined, progetto che vede la luce nell’autunno 2023 e che è un omaggio al grande artista newyorkese realizzato in collaborazione con artisti noti del panorama indipendente italiano: Amaury Cambuzat (faUSt), Greta Zuccoli, Saturnino (Jovanotti), Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons), Giovanni Succi (Bachi da Pietra) e Cesare Basile.

Una conversazione con Fanali

Pescare nel repertorio di due giganti come Sergio Bruni e Roberto Murolo è tanto semplice, vista l'abbondanza di classici, quanto insidioso, per lo stesso motivo. Quale criterio avete usato per orientarvi nel loro canzoniere?

Michele - Il tentativo è stato quello di rendere omaggio a Bruni e Murolo sia come voci autorevoli della canzone napoletana, sia come autori. A mano a mano che procedevamo nell'operazione era progressivamente più chiara "la chiave", il "mondo sonoro" che volevamo utilizzare e questa chiave di lettura è diventata quindi anche uno strumento con il quale scegliere in un canzoniere così ampio; ascoltavamo dei brani e provavamo a immaginarli nella versione che avremmo realizzato. Quelli che più ci hanno convinto sono finiti nel disco.

Voce 'e notte, Anema e core e Indifferentemente sono evergreen indiscutibili, ma avete individuato anche pezzi "minori", come mai?

Caterina – Questo disco nasce da un'esperienza live, quindi la scelta dei brani è stata frutto di un compromesso tra la voglia di dare luce a Bruni e Murolo come autori e compositori e la necessità, invece, di inserire dei brani più noti al grande pubblico – e al nostro pubblico – che magari non aveva tutta questa dimestichezza con un repertorio che avrebbe costituito assolutamente un ottimo corpus di ricerca ma magari meno coinvolgente dal punto di vista emotivo; quindi siamo partiti da alcune loro interpretazioni celebri di grandi classici per poi ricostruire le nostre.

Ogni cover, sia classica che leggera, offre l'occasione per esprimere la propria personalità, anche nel caso di classici napoletani dalla storia forte: quanto è uscito fuori di Fanali in questa operazione?

Michele - Mi piace immaginare Fanali come un posto in cui tre musicisti dai background diversi – anche se a tratti in comune – si pongano meno paletti possibili sia nell'interpretare musica propria che altrui. Noi non avevamo idea di cosa sarebbe venuto fuori quando ci siamo imbattuti in questi brani esattamente come non abbiamo idea di cosa accadrà quando lavoriamo a musica nostra. Le parole chiave direi che sono "rispetto", "divertimento" e "ricerca".

Il rapporto tra tradizione e innovazione è stimolante per ogni musicista ed è il filo conduttore di tanta musica napoletana dai tempi di Carosone: quale regola si è dato il trio in questo dialogo tra passato e presente?

Michele - Abbiamo approcciato queste canzoni con tutto il rispetto e la cura di cui siamo capaci, eravamo consci di avere tra le mani una perfezione armonica e una bellezza testuale difficilmente ripetibili. Era un'occasione stimolante, ma al contempo lo scivolone era dietro l'angolo. Ci piaceva l'idea di poter vestire i brani in qualsiasi modo tenendo conto sia della volontà di mantenere intatte le linee vocali che della suonabilità in trio dal vivo delle nostre versioni, senza cadere nella tentazione dell'overproducing. Abbiamo inoltre scoperto di amare molto l'interpretazione di Caterina in lingua napoletana, soprattutto in un registro più sommesso, Muroliano; da qui anche la scelta delle tonalità in cui eseguire le canzoni.

Vi siete definiti trio di "musica per immagini": al riascolto dei dieci classici, quali sono state le prime immagini scaturite?

Jonathan - Le prime immagini che ci sono venute in mente sono quelle di una Napoli che vive ad un'altra velocità, una Napoli antica che vive ad un altro ritmo, dove questioni come quelle della morte, dell'amore, raccontate poi in queste canzoni, sono vissute con una profondità probabilmente diversa rispetto a quella che viviamo oggi. Probabilmente questo è solo un modo di percepire un passato così lontano da noi, però l'abbiamo voluto immaginare così… e abbiamo voluto far collimare quel tipo di profondità e di ritmo al tipo di profondità e di ritmo evocato dalla musica che ci ha cresciuto, praticamente, la musica contemporanea. Quindi abbiamo voluto far incontrare queste due storie, questi due modi di sentire, il modo di sentire antico e profondo con un modo di sentire comunque profondo, ma contemporaneo.

Caterina – Da questa relazione tra noi e l’altro da noi, dalla ricerca di un punto di contatto tra sensibilità diverse nasce “PLAY”, un’installazione realizzata da Sabrina Cirillo con la preziosa collaborazione di Francesca Iavarone che verrà proiettata, poi, durante i concerti relativi a questo disco.

Avete scelto anche tre ospiti, Altea, Roberto Colella e Dario Sansone: per quale motivo avete optato per queste tre voci?

Caterina - Anche la scelta degli ospiti è stata frutto del contesto in cui è nata l'idea del disco, infatti nel 2023 Michele è stato direttore Artistico della rassegna ClassicoContemporaneo in cui, nell’ambito del Ventennale della scomparsa di Murolo e Bruni, ha invitato vari artisti a ragionare sul rapporto tra la tradizione musicale Partenopea - in particolare della Canzone, rappresentata da questi due grandi - e il contemporaneo, cioè come si rinnova la tradizione del “songwriting”, come si è evoluta questa tradizione, a Napoli.

Tre tra i vari ospiti erano proprio Altea, Roberto Colella e Dario Sansone, ai quali abbiamo chiesto se volessero partecipare a questo nostro omaggio, e loro ci hanno regalato delle interpretazioni incredibili, piene di personalità. Nelle nostre intenzioni voleva essere quasi un ideale "passaggio di testimone" tra due voci iconiche del passato e tre voci che invece accompagnano le generazioni di oggi con la loro musica.

La musica è fatta anche di luoghi: quanto è stato importante l'Auditorium Novecento per questo album?

Jonathan - La prima volta che abbiamo varcato la soglia di Auditorium Novecento, oramai già qualche anno fa, subito ci siamo resi conto che stavamo entrando in un'altra dimensione... è una cosa un po' difficile da spiegare, ma tutte le persone che hanno varcato quella soglia se ne sono rese conto. Perché è un posto che porta con sé tantissima storia, tantissima musica, tra l'altro proprio la musica di Bruni e Murolo, quindi quale luogo migliore per registrare questo disco?

Nun me scetà

Side A

  1. Nun Me Sceta’ (Tagliaferri - E. Murolo).
  2. Voce ‘e Notte (De Curtis - Nicolardi).
  3. ‘Na Bruna (con Roberto Colella) (Bruni, Visco - Barrucci, Langella).
  4. Indifferentemente (Mazzocco - Martucci).
  5. Canzona Doce (R. Murolo).

Side B

  1. Amaro è ‘o Bene (con Altea) (Bruni - Palomba).
  2. Scetate (Costa - Russo).
  3. Anema e Core (D’Esposito - Manlio).
  4. Si Tuorne a Napule (R. Murolo).
  5. Carmela (con Dario Sansone) (Bruni - Palomba).