Dopo film di grande drammaticità come Child of God o Miss Violence, la seconda settimana di Mostra del Cinema ci ha offerto una pausa spensierata, con la proiezione, lunedì 2 settembre, di The Zero Theorem di Terry Gilliam, tornato qui con una sua opera ventidue anni dopo aver vinto un meritato Leone d'argento.

Le intenzioni del regista si possono sintetizzare con una sua frase “Brazil rappresentava la mia visione del mondo nel 1985. The Zero Theorem è il mio commento sulla realtà di oggi”. Un monito a stare attenti a dove si va a finire con una vita frenetica costellata di rapporti umani sempre più veloci, e sempre più virtuali. In questo mondo la condivisione altro non è che l'approvazione totale e incondizionata di essere tutti controllati. Chi controlla ha il nome di Management, entità misteriosa che assume le sembianze di uomo e usa telecamere installate negli occhi della gente per sorvegliare giorno e notte ogni persona.

Personaggio principale è Leth Qohen (Christhof Waltz, due volte premio Oscar), genio dell'Informatica supernevrotico, chiamato a risolvere il Teorema Zero, per scoprire se la vita ha o no un senso. Suoi complici sono una giovane e suadente donna (Mélanie Thierry) che gli prospetta sesso virtuale e, soprattutto Bob (Matt Damon), il figlio unico di Management, che si esprime con un linguaggio scurril-adolescenziale, non sopporta i metodi del padre e si schiera dalla parte di Leth.

Il tutto si svolge in una città supertecnologica, dove i manifesti parlanti ai bordi delle strade pubblicizzano tutto a voce alta, comprese le religioni, creando un rumore parossistico. Leth vive nel silenzio di un'enorme chiesa sconsacrata, dalla quale non vorrebbe uscire per andare a lavorare. Scenari curiosi, più fantasiosi che drammatici, creati con un budget minimo, girati nella città di Bucarest in tempi ristretti - 27 giorni - “grazie alla collaborazione di attori che sono tutti amici miei”.

La levità fiabesca è assicurata: immaginate un Grande fratello cosmico in salsa Mago di Oz, con qualche riflessione, che non guasta, sui vizi indotti da una tecnologia dissennnata. “E speriamo che anche questa volta la Mostra mi tratti bene” ha detto il regista. Auguri, Mr Gilliam!