Una regione dentro la regione, un misto di antiche tradizioni, di arcaiche memorie tra cui quelle di città pelasgiche del secolo VIII A.c., di monasteri, di oasi di cultura e spiritualità che si sono ampliate e diffuse in tutta Europa come le città comunali, il tutto contornato da una natura che offre piacevoli escursioni paesaggistiche.

Antiche città preromane furono edificate in Ciociaria, soprattutto da popolazioni misteriose e ancor oggi poco conosciute come gli Ernici e i Volsci; la leggenda narra che queste terre furono prese a costante dimora dalla possente divinità di Saturno e i siti arcaici che fanno pensare a epoche ancor più lontane della propria datazione storica sembrano conservare questa memoria nelle mura possenti e di forma poligonale dette ‘ciclopiche’ in ricordo dei giganti descritti dalla fantasia del poeta Omero e comunque menzionati in altre leggende e in molti racconti locali. Enormi massi sovrapposti uno sopra l’altro, quasi adagiati da mani possenti, senza nessun legame cementizio, senza la tanto annoverata malta e senza fondamenta visibili, con la sola osservazione della loro poderosa presenza inducono il visitatore a rievocazioni che non gli appartengono.

Queste testimonianze di antiche fortificazioni furono successivamente integrate in mura di epoca medioevale, regalandoci intatta la città di Alatri, definita appunto città dei ciclopi per la sua Acropoli della Civita, vero simbolo delle “città megalitiche” laziali, a cui da sempre sono legati misteri e leggende. Percorrendo questi luoghi, si scoprono tra le enormi pietre curiosi bassorilievi che rimandano ad antichi culti misterici di cui ormai si è persa la memoria. Quello appunto raffigurante il Dio Saturno, sito nelle immediate vicinanze di Porta San Pietro, un tempo Porta Bellona, è metafora della devozione per la terra, rappresentato con una falce, attrezzo agricolo la cui creazione è addirittura accreditata al popolo ernico.

Altre vicende oscure ebbero luogo in queste terre tra il 1200 e il 1300, quando furono coinvolti in particolari accadimenti prima Papa Celestino V, il pontefice “del gran rifiuto”, e poi Bonifacio VIII, il Papa dello “schiaffo di Anagni”; troviamo quindi la fortezza di Fumone, prigione di Celestino, e Anagni, maestosa e spumeggiante testimonianza della vittoria del potere sacro su quello temporale, dove nel palazzo dei papi si può approfondire la tragica vicenda dell’oltraggio compiuto dal re di Francia a Bonifacio VIII.

Il ricordo del castello di Fumone ha origini oscure e antichissime, l’altura su cui si trova eretto ha avuto sempre una grande importanza vista la sua posizione privilegiata al di sopra di un crocevia, basti pensare al ruolo che ha avuto in epoca romana, specialmente quando i romani minacciati da Annibale riuscirono a vederlo accampato a Capua: possedere Fumone significava osservare il nemico e poter comunicare con il proprio esercito con una fumata visibile da molto lontano. A partire dal X secolo d. C. la storia di Fumone è strettamente legata con quella della Chiesa. Inespugnabile, la Rocca fu usata dai Papi per oltre 500 anni come avamposto verso il mezzogiorno e prigione pontificia per prigionieri politici e non solo.

Tuttavia l’episodio più importante avvenne nel 1295, quando fu imprigionato nel castello proprio Papa Celestino V, che dopo un periodo di circa dieci mesi morì, compiendo il primo miracolo da morto proprio in quel luogo; questo fatto ha contribuito non poco a rendere famoso il posto, annoverandolo in tutti i libri di storia, anche per via della santa vita e della fama di cui godeva come dispensatore di miracoli Papa Celestino V. Il suo animo buono entrò presto in contrasto di coscienza con le decisioni dettate dalla politica che spesso avvenivano nell’interesse esclusivo della Chiesa, quindi il suo sacrificio rimase impresso nella memoria già grandiosa di Fumone.

Anagni, la città dei Papi e dello “schiaffo” è tutta incentrata sulla figura di Bonifacio VIII e del suo castello o palazzo, anche detto dei Papi, avendo dato i natali a ben quattro pontefici oltre che essere stata sede proprio del pontificato, spostato da Roma. Lo “schiaffo” è menzionato da Dante nella sua Divina Commedia a significare la sua importanza. Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. (Dante Alighieri – XX canto del Purgatorio).

Bonifacio VIII asseriva il potere universale ed eterno della chiesa; Filippo IV si trovava ad essere il re del primo stato importante d’Europa, con fortissime esigenze finanziarie, pertanto si narra che mentre il pontefice era quasi pronto a scomunicare il re, questi lo fece circondare ad Anagni da un gruppo di mille uomini, tra cui il comandante di nome Sciarra, che per difendere gli interessi del re si narra schiaffeggiasse il pontefice inneggiando al sovrano francese senza tuttavia ottenere ciò per cui era venuto: infatti il pontefice si fece sentire definendolo figlio di Satana.

La presenza della Chiesa e dei poteri forti portarono Anagni ad avere un centro storico ricco a livello architettonico, non solo per le chiese, ma anche per gli eleganti e austeri edifici, che oltre ad essere sede di memorabili fatti del Medioevo europeo, sono testimonianza di una ricchezza culturale e artistica di quel periodo che risuona ancor oggi per le vie della città, proprio come le vicende storiche.

Una visita sarebbe opportuna, la Ciociaria è a poche ore da Roma e da Napoli, e la sua cucina dai sapori vecchi e autentici è un motivo in più per visitare le bellezze naturali del luoghi.