Questa storia inizia con un tedesco danaroso, che si stufa delle grigie foreste piovose germaniche e decide di andare a vivere (o per lo meno trascorrere lunghi periodi di villeggiatura) con la famiglia in una villa vista mare nel sud di Fuerteventura, alle Canarie, dove piove pochi giorni all'anno e le temperature sono sempre miti. Ora dovete sapere che il paesino di Morro Jable, proprio nel sud dell'isola, per qualche strana logica è una vera e propria calamità per i germanofoni, piace a pelle, questa è l'unica spiegazione che mi sono data. Fino a qui, dunque, nulla di strano, se ne vedono molti che hanno fatto la sua scelta e che sorseggiano la loro birra a pochi passi dall'oceano.

Ora, penserete, ecco, una storia come tante, l'ennesimo che si può permettere di fare la bella vita, storia banale. Vero, ma se vi dicessi che la casa non è propriamente vicino alla civiltà e che, oggi, Morro Jable, che non è certo una metropoli, dista circa un'ora di strade sterrate con tornanti a picco sull'oceano? Qualcuno penserà ancora nulla di strano, la gente si stufa di stare a contatto con le persone e se ne va a vivere in mezzo al nulla, è la nuova moda dei manager stressati dal lavoro. Inoltre, se qualcuno ha un po' di dimestichezza con i luoghi, avrà anche capito che ci troviamo all'interno della riserva naturale di Jandia, un posto selvaggio ma indubbiamente affascinante.

Ancora tutto bene, ma forse qualcuno avrà notato che parlando di Morro Jable ho sottolineato la parola “oggi”, sì perché questa storia non è ambientata nel ventunesimo secolo ma inizia nel periodo fra le due Guerre Mondiali, nel secolo scorso. Quindi ricapitolando, un tedesco, mentre l'Europa è fra l'incudine e il martello, si trasferisce (volontariamente?) in un'isola avamposto sull'oceano Atlantico, in una villa isolata. Il quadro cambia nettamente, inizia a scricchiolare e le leggende e i “si dice” entrano a gamba tesa in questa storia.

Ma andiamo con ordine, non ho ancora detto chi è il protagonista di questa storia. Si chiamava Gustav Winter, meglio conosciuto in zona come Don Gustavo el Alemàn, ed era un ingegnere elettrico tedesco nato nella regione della Foresta Nera. Molto apprezzato nel suo lavoro riuscì ad accumulare denaro costruendo centrali elettriche anche in Sud America. Scampato all'esercito britannico durante la Prima Guerra Mondiale, si rifugiò per un periodo in Spagna, dove realizzò alcuni progetti di elettrificazione. Nel 1924 lavorò a Gran Canaria, dove si occupò anche di una pista per aerei. Durante una visita a Fuerteventura, si innamorò dell'isola e dal 1933 si trasferì nella penisola di Jandia e iniziò a cercare dei terreni per poter costruirsi una casa.

Forse ho sbagliato, il protagonista di questo racconto, a ben vedere, non è veramente Gustav Winter, bensì la sua casa, Villa Winter. Nel 1941 l'ingegnere acquistò, dopo aver fatto analizzare il terreno da geologi provenienti dalla Germania, l'appezzamento su cui oggi sorge la villa, da lui stesso progettata e costruita nel 1946.

Ma è andata davvero così? Per alcuni locali, infatti, la villa non fu costruita da Winter ma dall'esercito spagnolo nel 1937, usando gli internati di un campo di prigionia. Il dittatore Franco l'avrebbe poi regalata al gerarca nazista Herman Goring, che avrebbe deciso di usarla come base per i sommergibili di stanza nell'Atlantico. Per altri, invece, Franco confiscò le terre ai contadini locali per donarle a Winter, che vi costruì la casa. Secondo queste versioni simili, Winter sarebbe, dunque, un ufficiale nazista a capo dell'avamposto. Per lo storico Peer, però, c'è una terza via. Winter ha costruito realmente la villa per scopi privati, ma chiedendo un finanziamento direttamente a Goring, al tempo ministro dell'economia, che, in linea con le idee militari di espansione sull'Atlantico del partito, ha accolto la richiesta. Si sarebbe trattato, dunque, di una coincidenza di luoghi, ma per fini diversi. Comunque il mistero rimane sulle date: c'è un po' di confusione, ci sarebbe uno sfasamento di poco meno di dieci anni sulla posa della prima pietra fra quanto si tramanda localmente e quanto afferma la famiglia tedesca.

Al di là di quando e di chi l'abbia costruita la casa è lì, anche se a ben vederla più che una villa sembra un fortino. Un edificio bianco, con un basamento in pietra, due piani e un seminterrato, una costruzione compatta che si staglia contro la montagna retrostante. Non mancano un balcone verso il mare e una controversa torre nell'angolo a nord-est che garantisce una vista a 360 gradi.

Proprio questa torre, per Pedro Fumero sarebbe una delle prove che la villa in realtà sarebbe stata una base militare nazista. Fumero? Chi è, questo nuovo personaggio? Ecco, lo definirei il coprotagonista. È il nipote di una coppia di locali, che ha da sempre gravitato attorno alla villa e infine l'ha ereditata, è, insomma, l'ultimo custode di questa costruzione. Forte dei racconti dei parenti, ormai morti, porta avanti il mantra “La historia está para contarla” e, sottintende, non per insabbiarla.

Ma qual è questa storia da raccontare a chi visita la casa? Per Pedro la villa era sicuramente una base nazista, costruita sicuramente prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e a prova di questo mostra all'ingresso una macchina marca Krupp nota per essere stata usata in Germania dall'esercito durante il conflitto. Sostiene a gran voce che la costruzione non sarebbe altro che la punta di un iceberg, sotto di essa infatti si nasconderebbe un intricato sistema di caverne per nascondere sottomarini e armi e cunicoli che portavano direttamente al mare, qui riporta aneddoti di famiglia: spesso, durante la costruzione, i nonni avevano sentito boati di esplosione, ma non lì, su quel terreno non c'era nulla da demolire, se non la terra stessa. Gli spazi più grandi della casa, sostiene, stranamente si trovano al piano seminterrato, protetti da muri spessi anche un metro e mezzo e con pochissime e ridotte aperture, adatti quindi a resistere alle esplosioni.

Qui, gli ufficiali venivano a ristorarsi dal conflitto e venivano organizzate feste con alcool e donne. Aggiunge che vi sono un bunker accessibile dal giardino interno, prigioni, una piccola stanza con una sola piccola finestra sul soffitto usata come stanze di tortura, forni e una sala operatoria. Ma, soprattutto, c'è la torre, che non ha alcun senso in una villa per famiglie, ma ha molto senso, dice Fumero, se la si vede come una torre militare. Non vi si può accedere se non dall'interno della villa, è posizionata in modo tale da poter tenere sotto controllo tutta la costa di Cofete e, elemento schiacciante, ha al suo interno, una plancia con alcuni fusibili, usati per dare e raccogliere segnali ai sommergibili. Sulla torre a quanto si dice era presente anche una luce segnaletica. Serviva agli aerei che dovevano atterrare.

Fumero da Google Maps mostra, quindi, un'area vicina alla villa, in cui dice, è chiaramente riscontrabile una pista di atterraggio, lunga un chilometro, protetta dalla montagna e poco visibile dal mare, oggi perduta. Pedro è convinto che dopo la fine della Guerra, i nazisti in fuga dall'Europa, atterrassero a Villa Winter e si sottoponessero a delle operazioni per cambiare i connotati facciali e ripartissero poi in aereo, con una nuova identità, alla volta del Sud America. Questo spiegherebbe anche il perché di stanze molto anonime e tutte simili fra loro, come fossero stanze d'ospedale. La teoria più complottista di tutte sostiene che fra gli ospiti della villa ci fu anche Hitler stesso, partito da Berlino dopo aver inscenato il suo suicidio.

La famiglia Winter ha sempre negato un coinvolgimento con il nazismo, al contrario Fumero dice di avere prove schiaccianti e sostiene che il governo spagnolo non voglia aiutarlo nell'indagine e nel mantenimento della villa perché non vuole che emerga una scomoda verità per l'isola. Rimane il fatto che le acque davanti alla villa sono troppo basse per azioni di sottomarini e che ci sono delle prove che dimostrerebbero che la torre è stata costruita nel 1946. Ma è altrettanto vero che la villa è una fortezza ben difendibile, difficilmente raggiungibile da terra e lo sbarco nella spiaggia sottostante è complicato a causa delle forti correnti, lontana da occhi indiscreti. La verità è che solo la villa sa cosa è successo fra le sue mura.

Che dire, a chi credere? Forse la verità non si saprà mai, ma i più curiosi possono sempre fare una capatina. La visita richiede grandi doti di adattamento. Non è propriamente un circuito turistico ben tenuto e ben attrezzato e le guide sono alquanto particolari. Nel seminterrato, alla luce della torcia del suo telefono, vi accompagnerà un singolare siciliano, guida assolutamente improvvisata ma adattissima al contesto! Dopo aver visto parte delle stanze seminterrate, potrete dare un'occhiata alla cappella, a due stanze adibite a museo, con oggetti agricoli, documenti e inquietanti manichini in divise da SS (uno credo sia Hitler) e godere della vista sull'oceano dal loggiato-patio schivando il relitto di una piscina. Il resto non è accessibile.

Molti si potrebbero chiedere se vale davvero la pena andare fin là. Vi dirò il mio consiglio, la riserva naturale di Jandia riserva paesaggi molto belli, percorretela in auto lentamente e assaporateli, raggiungete il paesino (davvero quattro case di agricoltori e allevatori e un baretto in cui ristorarsi con poche pretese) di Cofete e da lì la sua spiaggia che è una delle più belle di Fuerteventura, e vale sicuramente l'ora di strada da Morro Jable. Fate una bella camminata, portatevi un telo per stendervi, il cibo per il picnic ma lasciate a casa il libro da leggere o le cuffiette per ascoltare i podcast di Barbero. Non ne avrete bisogno, vi basterà salire alla villa avvolta dal mistero.