La Mongolia, situata nel cuore dell’Asia, è un paese affascinante per la sua vasta estensione territoriale, la storia millenaria e una cultura nomade che resiste tenacemente al passare del tempo. Con oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati di superficie e una popolazione di poco superiore ai tre milioni di abitanti, è lo stato sovrano meno densamente popolato del pianeta. Questo dato, di per sé, suggerisce quanto il legame tra l’uomo e la natura sia ancora autentico e forte.
Il territorio mongolo è una terra di contrasti spettacolari. Dalle sconfinate steppe erbose alle maestose montagne dell’Altai, dai laghi cristallini alle infinite distese del deserto del Gobi, la geografia della Mongolia è un vero paradiso per gli amanti della natura incontaminata. Il clima, decisamente continentale, si caratterizza per inverni lunghi e rigidi, con temperature che possono scendere anche sotto i -40°C, e estati brevi ma calde, spesso accompagnate da cieli limpidi e venti forti. Le precipitazioni sono scarse e irregolari, con alcune regioni che ricevono solo pochi centimetri di pioggia l’anno.
Storicamente, la Mongolia ha giocato un ruolo fondamentale nella storia del mondo. Nel XIII secolo, sotto la guida di Gengis Khan, divenne il cuore pulsante di un impero che si estese dall’Europa orientale al Mar del Giappone, il più grande impero terrestre mai esistito. L’organizzazione militare, l’efficienza amministrativa e la tolleranza religiosa furono i pilastri del successo mongolo. Dopo secoli di dominazioni straniere e influenze culturali differenti, nel XX secolo la Mongolia si dichiarò indipendente e seguì per molti anni un modello socialista.
La cultura mongola è strettamente legata al nomadismo. Ancora oggi, circa un terzo della popolazione vive secondo ritmi antichi, spostandosi stagionalmente alla ricerca di pascoli per i propri animali, tra cui cavalli, capre, yak e pecore. Le gher, tende circolari in feltro, sono l’abitazione tradizionale dei nomadi: leggere, resistenti e facili da smontare e trasportare. Questi insediamenti temporanei punteggiano la steppa e danno forma a un paesaggio umano unico.
La musica, la danza e la poesia sono parte integrante della vita quotidiana. Il canto armonico, detto anche "canto gutturale", è uno stile vocale in cui un solo cantante produce più suoni simultaneamente, spesso imitativi della natura. Un’altra forma tradizionale è il “long song”, un canto lento e meditativo che accompagna spesso i momenti solenni della vita nomade. Ogni anno, il Naadam Festival celebra le “tre competenze virili”: la lotta libera, il tiro con l’arco e la corsa a cavallo. È una festa nazionale che si svolge in luglio e richiama l’identità profonda del popolo mongolo.
Sul piano economico, la Mongolia ha vissuto una rapida trasformazione negli ultimi decenni. Da economia prevalentemente agricola e pastorale, si è aperta agli investimenti internazionali soprattutto nel settore minerario. Il sottosuolo mongolo è ricco di risorse: rame, oro, carbone e terre rare costituiscono le principali voci dell’export. Questa ricchezza ha portato a uno sviluppo accelerato ma anche a profonde disuguaglianze tra la popolazione urbana e quella rurale.
Il turismo rappresenta una fonte crescente di reddito e un’opportunità per far conoscere la bellezza autentica del paese. I visitatori possono esplorare il Parco Nazionale Gorkhi-Terelj, vicino alla capitale, con i suoi paesaggi rocciosi e le valli verdeggianti, oppure l’imponente statua equestre di Gengis Khan, una delle più grandi al mondo. Il deserto del Gobi, con le sue dune di sabbia e le formazioni rocciose scolpite dal vento, è un altro punto di richiamo, così come il Lago Khövsgöl, spesso chiamato il “fratello minore del Lago Baikal” per le sue acque limpide e il contesto naturalistico intatto.
La capitale Ulaanbaatar, che ospita circa metà della popolazione del paese, è una città in piena evoluzione. Qui si incontrano moderni grattacieli, centri commerciali e una vivace scena culturale, accanto a monasteri buddisti e mercati tradizionali. Ulaanbaatar rappresenta la frontiera tra due mondi: quello antico dei pastori nomadi e quello urbano della globalizzazione.
La religione dominante è il buddismo tibetano, introdotto nel XVI secolo. I monasteri, molti dei quali restaurati dopo il periodo sovietico, sono ancora oggi luoghi di preghiera, studio e pellegrinaggio. Esistono anche minoranze cristiane, musulmane e praticanti dello sciamanesimo, testimoni di una società multiculturale e spiritualmente tollerante.
La cucina mongola riflette la durezza del clima e la vita pastorale. I piatti sono ricchi di carne e latticini. Tra i piatti più tradizionali ci sono il buuz (ravioli al vapore ripieni di carne), il khuushuur (frittelle ripiene), e il airag, una bevanda fermentata a base di latte di cavalla. Questi sapori, forti e decisi, raccontano una storia antica di sopravvivenza e adattamento.
Dal punto di vista sociale, la Mongolia è un paese giovane, con un’età media intorno ai 27 anni. L’istruzione è gratuita e obbligatoria, e il tasso di alfabetizzazione è elevato. Tuttavia, nelle zone rurali, l’accesso ai servizi sanitari e scolastici rimane una sfida. Le migrazioni verso Ulaanbaatar hanno creato una pressione abitativa e ambientale notevole, soprattutto nelle periferie informali della città.
La regione sta affrontando sfide complesse, come il cambiamento climatico che colpisce duramente i pastori, la desertificazione crescente e la dipendenza economica da pochi settori. Tuttavia, il paese mostra una notevole resilienza, radicata nell’orgoglio nazionale e nel rispetto profondo per la propria terra.
La Mongolia è molto più di un vasto territorio: è una terra di anime libere, di popoli che convivono con la natura, di tradizioni antiche e bellezze selvagge. È un luogo dove l’orizzonte non ha confini e dove il tempo sembra dilatarsi, come nelle galoppate infinite attraverso la steppa. Viaggiare in Mongolia significa riconnettersi con l’essenziale, con il silenzio, con l’incontro umano che prescinde dalle parole. È un viaggio che segna chi lo fa, lasciando un ricordo profondo e duraturo.