Quella che si osserva camminando sulla passeggiata di Levanto (La Spezia) è un’incantevole mescolanza di immagini, caratteristica dei borghi marinari liguri. Il castello arroccato in cima al promontorio, le facciate pastello delle case che discendono a strapiombo sul mare, i campanili aguzzi delle chiese disseminate nel centro storico, nei boschi, negli oliveti e nei vigneti sui colli circostanti, le mura medievali digradanti verso la spiaggia e il continuo via via di surfisti, giunti da ogni dove per prendere l’onda.

All’origine altomedievale della cittadina di Levanto contribuirono due entità urbanistiche lineari, sviluppatesi l’una attorno alla chiesa della costa e l’altra in prossimità del castello. Separate dalla valle del torrente Cantarana, esse convergevano nei pressi dello scoglio della Pietra, ritenuto il sito più favorevole a un approdo per il commercio marittimo. Sebbene prima del XII secolo siano già documentati alcuni rapporti tra gli uomini di Levanto e Genova, i contatti fra la Repubblica ligure e gli abitanti di questa zona presero avvio nel 1132 con il giuramento di un trattato di fedeltà dei Levantini al communis Januae. La sottomissione degli uomini di Levanto alla Repubblica di Genova diede l’avvio a un lungo periodo di pace e prosperità per tutta la costa orientale. La comunità levantese seppe trarne vantaggi economici, esportando marmo e prodotti agricoli.

Nel XIII secolo la sconfitta dei Fieschi e la distruzione del loro principale castello di Lavagna, indusse Genova ad allearsi con i nobili da Passano, proprietari del territorio compreso tra la valle del torrente Petronio, Sestri Levante, Levanto e il suo retroterra. Fu così che nel 1247 gli uomini della vallata levantese divennero di diritto cives et homines Januae e Genova si espanse definitivamente nell’estremo levante ligure. Sotto l’egida genovese Levanto conobbe una fase di grande trasformazione urbana ed edilizia. Furono aperti i cantieri per la costruzione della chiesa di Sant’Andrea, delle mura, iniziate nel 1265, e della loggia comunale, avviata, pare, nello stesso anno, mentre l’arginatura del torrente Ghiararo e la bonifica della zona paludosa litoranea portarono alla creazione del nuovo borgo denominato Stagno.

L’esecuzione della fabbrica di Sant’Andrea, innalzata in corsi di pietra squadrata accostati a sottili giunti di malta, si colloca fra il terzo decennio e la fine del XIII secolo. Alla sua realizzazione collaborarono gli stessi Magistri Antelami, che definirono il volto della Genova medievale. Lo si riconosce anche nel paramento della facciata e nella tecnica costruttiva delle esili colonne delle navate, entrambe contraddistinte da fasce in pietra a rocchi sovrapposti in marmo bianco e pietra locale, la serpetinite verde.

Nel corso del ‘400 l’emarginazione di Genova rispetto ai conflitti, che agitarono l’Europa continentale nei centri minori favorì l’ascesa borghesia mercantile, l’accumulo di ricchezze e l’espansione demografica. A Levanto questo stato di benessere produsse un rinnovato fervore costruttivo, che si tradusse nella ristrutturazione dell’edilizia esistente e nella formazione di spazi pubblici e attrezzature di uso collettivo. Dalla metà del XV secolo in avanti nel borgo marinaro le scelte artistiche e più in generali sociali e culturali palesano il coerente e consapevole riferimento alla capitale del dominio. Sono scolpite in marmo o ardesia dalle prestigiose officine genovesi dei Gaggini e di Leonardo Riccomanni le sovrapporte, che ingentiliscono i portali nei palazzi dell’agiata borghesia mercantile. Recano il punzone di Genova il calice e la patena della chiesa di San Siro a Montale, che costituiscono le più antiche argenterie liturgiche levantesi, e genovesi sono muratori e scultori attivi tra il 1449 e il 1460 nel cantiere dell’Annunziata.

Tra i lapicidi emerge l’autore della lastra marmorea raffigurante la Gloria di san Bernardino da Siena che, riferita agli anni immediatamente successivi alla fondazione del convento, costituisce un unicum iconografico. Nell’immagine il santo è collocato in una mandorla apocalittica. L’anomalia della raffigurazione è probabilmente dovuta al desiderio di enfatizzare al massimo il diritto di san Bernardino a essere insignito dell’appellativo di “alter Christus”, così come era avvenuto per san Francesco. Questo tentativo presuppone una situazione nella quale la tipologia del santo non era ancora definita; a indicarlo concorre l’aspetto relativamente giovanile, in contrasto con le sembianze decisamente senili, che diverranno canoniche negli anni successivi.

Inoltre un primo segnale dell’armonia nella gestione della vita pubblica è rappresentato dalla ristrutturazione della vecchia loggia duecentesca, avviata nel 1401. Del precedente edificio si riutilizzarono colonne e cornici, riferibili alla tradizione antelamica genovese dei secoli XII-XIV. Alla radice dell’impostazione spaziale quattrocentesca adottata, però, ci sono criteri compositivi e scelte progettuali innovative, che sembrano preludere alle esperienze architettoniche protorinascimentali, sviluppatesi qualche anno più tardi nei manufatti dell’Umanesimo fiorentino.

Nello stesso periodo pure la chiesa di Sant’Andrea subì radicali trasformazioni, tali da indurre a ripetere il rito della consacrazione, complice il desiderio dei giuspatroni delle cappelle di rivaleggiare con la fabbrica della recente chiesa della Santissima Annunziata che, innalzata dagli Osservanti nel 1449, rappresenta la vera novità architettonica di questi anni. In ordine di tempo la sua fondazione, collocata a pochi anni dalla data di nascita ufficiale dell’Osservanza (1443) e collegata alla carriera religiosa dell’illustre levantese Battista Tagliacarne, vicario generale dell’Osservanza cismontana (1455), fu la seconda delle comunità osservanti nel territorio ligure dipendenti dalle province di Lombardia, preceduta soltanto dal complesso di Santa Maria del Monte (1444). Al ‘400 risale anche la ricostruzione del preesistente castello che, posto su uno sperone roccioso a difesa del borgo dal lato di ponente, risulta già menzionato nel 1242.

Particolarmente interessante il torrione a pianta circolare. Collocato a un vertice del poligono di base del maniero, la sua ubicazione segna il punto di confluenza delle mura cittadine nella struttura della moderna fortificazione e consente di difendere con tiri radenti contemporaneamente due lati del fortilizio, il portone di accesso e un tratto della cinta muraria.

Se è evidente che dalla metà del XV secolo in poi Levanto accetta in pieno i modelli artistici genovesi, per quanto riguarda la prima metà del ‘400 gli affreschi che decorano la lunetta del portale di Sant’Andrea e quelli all’interno della loggia civica si riferiscono ad aree stilistiche diverse da quella metropolitana. L’autore della frammentaria Annunciazione dipinta nella loggia si dimostra informato sulle novità artistiche presentate da Masolino a Castiglione Olona per il modulo allungatissimo della figura della Vergine, la morbidezza sfumata del suo manto bianco e la netta scansione dell’ombra e della luce nella volta a vele dell’esile padiglione. Meno complessa la cultura del frescante che, con un linguaggio estraneo alle cadenze toscaneggianti proprie della pittura genovese del primo ventennio del secolo, decorò nel 1430 ca. la lunetta di Sant’Andrea. Nella pittura a fresco è ritratto un ignoto donatore inginocchiato al cospetto della Madonna assisa in trono, incoronata dagli angeli e affiancata dal titolare della chiesa e da san Giovanni Evangelista. L’anonimo pittore si può inserire nell’ambito dei maestri di Mondovì, la cui produzione è particolarmente importante per la Liguria del ‘400.

Nei secoli XV e XVI un sistema di rapporti di tipo coloniale univa strettamente i cittadini di Levanto con la madrepatria. Se Genova inviava rappresentanti del governo e maestranze che conferiscono alla colonia una nuova fisionomia, a sua volta Levanto forniva al capoluogo una classe dirigente che, formata dai membri delle principali famiglie locali -i Da Passano, i Tagliacarne, i Pammoleo-, trovava impiego nella gestione della vita pubblica e nell’attività dello Stato oligarchico.