Mo-Tzu, detto anche Mo-Tzi e in altri innumerevoli modi, è stato un filosofo dell’Antica Cina successore di Confucio: fu a tal punto rivoluzionario che non è rimasto niente di lui, perché ogni sua traccia è stata cancellata dalle élite del tempo. Prima di iniziare a raccontare di Mo-Tzu, è meglio elencare i cardini della filosofia cinese alla base della risoluzione dei problemi pratici:

• I 5 elementi: legno, fuoco, terra, metallo, acqua;
• Le 5 attività umane: portamento, parola, vista, udito, pensiero. A queste corrispondono 5 qualità: modestia, convenienza, chiarezza, distinzione, perspicacia. Da queste derivano 5 risultati: dignità, ordine, discernimento, prudenza, saggezza;
• Le 8 parti del governo: l’agricoltura, il commercio, i sacrifici, i ministri dei lavori pubblici, i ministri dell’istruzione pubblica, i ministri della giustizia, l’ospitalità, l’esercito;
• Le 5 serie cioè: la scienza astronomica, la meteorologia; l’anno, il mese, il giorno; il movimento dei pianeti e delle costellazioni; i numeri;
• La perfezione del sovrano;
• Le 3 virtù: rettitudine, severità con i violenti, mitezza con i deboli;
• La soluzione dei dubbi attraverso la divinazione;
• La ricerca di indizi per vedere se il governo è virtuoso o meno attraverso il tempo atmosferico;
• I cinque beni: longevità, opulenza, tranquillità, amore per le virtù, morire solo al termine del proprio destino;
• I sei mali: la morte prematura, malattia, sofferenza, povertà, vizio, debolezza.

Mo-Tzu confutava le sue idee sulla base di tre punti: su cosa si basa l’idea, come la si verifica, in cosa è applicabile. Il primo punto si orienta sempre ai miti e leggende dell’antica Cina che descrivono una società perfetta governata da saggi imperatori; nel secondo punto bisogna verificare l’idea attraverso gli occhi del popolo e infine il terzo punto, applicare l'idea al governo.

Mo-Tzu oltre ad essere stato un filosofo è stato ingegnere e stratega militare, infatti la sua dottrina filosofica si avvalora di pensieri riguardo non solo la condotta degli uomini nel quotidiano ma anche sul modo di procedere dei sovrani e sulle guerre che scatenavano. Per Mo-Tzu le guerre non devono mai essere con finalità di aggressione ma solo di difesa, perché indipendentemente dal vincere o perdere, entrambe le fazioni ne escono con molte risorse in meno rispetto all’inizio, quindi sono una sconfitta per entrambe. La guerra uccide i maschi che poi non possono creare famiglie con le donne, la manodopera diminuisce per rimpolpare le fila degli eserciti e i terreni vengono razziati e distrutti dai militari.

La dottrina moista è per definizione utilitaristica, se ad esempio bisogna realizzare dei vestiti questi devono essere caldi in inverno e freschi in estate, di certo non devono essere ricoperti di gemme; stessa cosa vale per i mezzi di trasporto che devono essere funzionali e non vistosi o belli.

I seguaci di Mo-Tzu erano dei veri e propri guerrieri, seguivano un’etica che può benissimo essere riconducibile agli ordini dei cavalieri; difendevano i territori che venivano aggrediti e il filosofo viaggiava in lungo e in largo per professare la sua dottrina, ma anche per dialogare coi sovrani e frenare la loro sete di potere. Ciò che contraddistingue Mo-Tzu dagli altri filosofi cinesi però è la sua versione della realtà che si avvicina molto a quella di Gesù di Nazareth, nonostante egli sia nato 400 anni prima.

Secondo Mo-Tzu bisogna seguire il volere del Cielo, una vera e propria entità che ha il potere e il dovere non solo di guidare gli uomini ma anche di punirli qualora non rispettino la sua volontà. Poi c’è la sfera più bassa, che sono gli Spiriti che fanno da messaggeri tra il Cielo e gli uomini. Infine ci sono gli uomini. Secondo Mo-Tzu per fare il volere del Cielo bisogna perseguire la via dell’Amore Universale. Secondo questo insegnamento bisogna trattare i parenti degli altri come i propri in una fratellanza globale e la società dev’essere fondata sulla meritocrazia, in modo che chi non combina nulla venga sorpassato da una persona più competente e quello superato si rimbocchi le maniche per migliorarsi e ritornare sulla giusta via. Perciò Mo-Tzu era fermamente convinto che la società dovesse basarsi sull’onestà, sulla parsimonia, l’utilitarismo e l’amore incondizionato; chi non rispettava queste regole era punito severamente o dal re o dal Cielo.

Mo-Tzu era contro il fatalismo, affermava che in quel pensiero non c’è nulla di positivo perché si dà per scontato che ognuno sia destinato ad essere o avere qualcosa, senza considerare che forse il vicino con la moglie bella se l’è meritata perché ha compiuto delle buone azioni e il Cielo lo ha premiato. Uno dei pensieri moisti più originali è che i festeggiamenti non vadano perseguiti con costanza, perché i miti e le leggende cinesi raccontano che il Cielo non gradisce la musica, e soprattutto la musica porta a corte giovani che potrebbero essere utili alla società.

Mo-Tzu è stato un filosofo controcorrente che è riuscito a primeggiare durante il periodo più difficile della Cina Antica, il periodo degli Stati Combattenti. I suoi libri sono stati poi distrutti perché ritenuti pericolosi, sia per le strategie belliche, sia per il ragionamento utopistico che rimane tale anche oggi. Servirebbero anche ai nostri tempi uomini così coraggiosi e integri!