Ilaria Facci nasce nel 1982, quando aveva appena due anni sua madre notò che in una fotografia la pupilla del suo occhio sinistro era bianca. Quello che le hanno diagnosticato quando aveva appena due anni e mezzo è il retinoblastoma, un tumore maligno alla retina che colpisce soprattutto i bambini e che fino a pochi anni fa portava molto spesso alla morte. È stata operata d’urgenza e ha perso per sempre il suo occhio sinistro, subendo di fatto un’amputazione. "Perdere un pezzo di te stesso ti ricorda la morte, togli qualcosa che sai che è destinato a morire, sarà sempre una parte di me che non c’è". La sua mancanza è diventata per Ilaria un modo diverso per potersi esprimere. "Io non vedo come voi, ho proporzioni diverse dalle vostre, vedo più schiacciato, non vedo le vie di mezzo, se mi metti in un ambiente che non conosco, finisco per sbattere".

Ilaria, originaria di Roma, vive e lavora a Londra. La vita di Ilaria è stata senza dubbio intensa. Dopo una carriera nel campo della moda a Milano, pochi anni fa, si è recata a Londra per andare a trovare la mamma e lì è scoppiato un autentico colpo di fulmine. Londra è senza dubbio la città che è riuscita a tirare fuori il meglio di lei. Da qualche mese aveva iniziato a scattare le prima fotografie: una amica le aveva regalato una macchina fotografica che non usava più e lei ne è stata completamente travolta. Inizialmente le sue foto erano un gesto egoistico: voleva scoprire qualcosa in più su se stessa, ma non era disposta a condividerlo con altri. La macchina fotografica era diventata il suo diario segreto, lo strumento che le permetteva di fare uscire se stessa e tutte le sue fragilità. Nei suoi ritratti Ilaria è quasi sempre nuda, in posizioni antiestetiche, il volto nascosto. "La macchina fotografica nel mio caso enfatizza la differenza tra gli occhi, avevo difficoltà a specchiarmi, era anche un modo per non voler vedere. Il mio è un difetto così visivo ed evidente che ogni volta che lo vedi ti apre una ferita enorme".

Gli scatti di Ilaria Facci sono principalmente nudi autobiografici, il ricordo vola verso le meravigliose opere di Francesca Woodman, artista che ha cambiato il modo di vedere la realtà e le sue piccole e impercettibili sfaccettature. La composizione non è per nulla banale e le influenze artistiche sono palpabili come lo sfondo scuro tipico delle opere di Caravaggio, come i corpi nudi e doloranti di Schiele o quelli leggiadri tipici delle opere classiche. Il nudo femminile non è nulla di volgare, anzi, è un invito ad andare alla scoperta dell'essenzialità della natura della donna. Purtroppo però, soprattutto in Italia, il nudo viene considerato ancora un tabù. Le sue foto non sono un invito a mostrarsi in modo ammiccante, anzi: il suo corpo è caratterizzato anche da elementi imperfetti, ma è proprio nella verità che risiede la bellezza più autentica, come la scoperta della sua omosessualità.

Lei stessa afferma: "...di solito tendo a dire di essermi sottoposta a una terapia dell'arte. L'arte ci aiuta tantissimo a tirare fuori tutto ciò che custodiamo gelosamente al nostro interno: emozioni, fragilità, paure. E io ho scelto di intraprendere questo percorso di scoperta e di riscoperta di me stessa e devo ammettere che in certi momenti è stato molto doloroso. Ciò che condivido con Francesca Woodman è il desiderio di voler farmi guardare, ma allo stesso tempo di non voler farmi guardare. Questa contraddizione è stata un elemento centrale dei miei lavori iniziali. Finora ho fotografato soprattutto me stessa: nei miei autoscatti riesco a vedere qualcosa in più rispetto a quelli che faccio ad altre persone. Non preparo il set e non mi metto in posa: mi lascio solo trasportare dall'obiettivo. Fotografare altre persone mi interessa molto, ma allo stesso tempo mi spaventa: significherebbe scoprirmi davanti a un'altra persona e vederla scoperta a sua volta".

L’impegno di Ilaria Facci nella difesa dei diritti civili e umani emerge in modo netto: questa sua partecipazione attiva l’ha portata anche a scattare una serie di foto durante le numerose manifestazioni che si sono tenute a Londra contro la Brexit. La Brexit è senza dubbio un trauma storico e un evento molto doloroso. Invece che continuare a camminare in avanti siamo stati costretti a tornare indietro. Il suo amore verso l'uguaglianza e la solidarietà e l'interesse che da sempre nutre verso la fotografia di reportage l'hanno spinta a scattare una serie di foto durante le manifestazioni a cui ha assistito. Ilaria crede che l'arte debba sempre essere politica e sociale: non potrebbe mai rinunciare ai suoi ideali. Fare arte non è solo fare bellezza: è necessario usare i propri ideali come cardini espressivi. Crediamo davvero che l'arte possa cambiare il mondo.

Per unire dunque l’arte al sociale e ringraziare la ricerca che l’ha salvata, Ilaria ha messo in vendita le serie fotografiche Autoscatti sbagliati e Retinoblastoma. Il suo sogno è quello di creare una galleria che funzioni come i charity shops londinesi dove si possono trovare pezzi anche da museo e il cui ricavato dalle vendite viene dato in beneficenza, è quello che Ilaria cerca di fare con Artists Against Cancer. Parte del ricavato verrà devoluto alla Cancer Research UK di Londra. Perché l’Arte, cura. "Il dolore è Arte. Perché ne è la causa. La conseguenza, e la sua pura essenza. Il dolore è la colpa. Che attraverso l’Arte, si fa perdono. L’Arte è la sua risposta. La rivincita, della vita".