Movimento o stasi? Bisogno di mutamento perché tutto resti com'è?
Oggi come allora, nel testo scritto come nel tracciato filmico, il Gattopardo non sbaglia.
Per cambiare si deve innescare la mutazione e la mutazione è un movimento che può partire da noi o può arrivarci innanzi alla nostra stasi.
Chi si morde le labbra vibra di desiderio e passione, smania per raggiungere il centro di un mondo.
Visconti traduce questa azione nella femmina simbolo del peccato di una stagione che è apparente primavera di sole. Luchino gli dona il centro perché ha tutti i numeri per questa posizione e la fa scivolare tra le volte e i saloni della storia. Senza ritegno e con la liceità che gli deriva da evidente bellezza Claudia Cardinale si morde il labbro. Sotto Viscontiano dettato è Angelica Sedara: fronte di un domani che non progredisce in intelletto ma in virtù acquisite da quel morso del labbro che è smania di vita.

Così il Gattopardo di Luchino Visconti, nel compiere 50 anni, non dimentica la sua imperitura stagione d'amore con la mutazione non tanto della percezione del Sé, ma dei parametri che gli permettono di essere Sé nel risorgimento di ciò che rappresenta la propria sopravvivenza.
Luchino Visconti pone nell'immagine e nella carnalità di Cardinale/Angelica la strada della continuità di casa Salina. La possibilità di un domani in chi è senza passato. Questo è il disegno tracciato ancora oggi nel vecchio leone che cerca la sua progenie e la cerca in sostentamento non in scelta di vita.

Il fatto che tutto ciò accada in un'isola calda del mediterraneo è comune al libro ed al film ed è metafora dell'isolamento di classe che si ha nell'essere paghi della condizione di status a cui si appartiene.
Il movimento è retrattile e il Gattopardo arretra e vien meno alla visione d'insieme del suo mondo in favore del prospetto di classe. Noto è che l'azione porta ad una reazione e non sempre ci ridà ciò che l'aspettativa vuole. Qui si agisce perché il progetto è il mantenimento del passato. Inevitabile è la perdita di valore che sposta il suo contenuto in contenitori vuoti da riempire di quel medesimo valore che già comodamente stava nel progenitore.

Il principe di Salina (Burt Lancaster) rappresenta la bellezza che si fa carico del compromesso degli anni.
Tancredi (Alain Delon) rappresenta la bellezza che compromette gli anni.
Angelica (Claudia Cardinale) è la bellezza del compromesso.
La Chiesa che tutto permea è la somma dei valori da compromettere.
L'attualità di cotanta esecuzione di testo e scena è vicina al sentire di oggi in questa nostra Italia che sembra così restia al cambiamento e poco si specchia e riflette su ciò che non è di stagione.