E' Francesco Cito, uno dei più grandi e celebrati fotogiornalisti italiani, il protagonista della dodicesima edizione di Seravezza Fotografia, la manifestazione che ogni anno ospita al palazzo Mediceo (patrimonio mondiale Unesco) fotografi di valore internazionale. Nomi quali Rosemblum, Berengo Gardin, Witkin, Olaf, Cagnacci, Horvath, Nachtwey ci danno l'idea del livello dei partecipanti. Nella retrospettiva Colour and B&W è stata raccolta e per la prima volta resa pubblica nel suo insieme la maggior parte dei reportage realizzati dal grande fotografo napoletano, in un percorso di più di trent'anni. Durante i quali ha vinto due volte il World Press Photo e ha collaborato, oltre che con le maggiori riviste italiane, con magazine stranieri del calibro di Sunday Times Magazine e Life.

E' stata sua la scelta della foto emblema della mostra, ed è importante sapere come è nata questa foto, perché il racconto è storia contemporanea e, insieme, una sorta di fiaba. Cito si trovava in Palestina nel 1989, due anni dopo la nascita della prima Intifada, la sollevazione palestinese di massa contro il dominio israeliano. Si guardava intorno, notando dei guerrieri, incappucciati per ovvi motivi di sicurezza. Lo avvicina una madre col figlioletto avvolto nella kefiah ( simbolo di lotta del movimento nazionalista)), desiderando di farsi fotografare col piccolo in braccio. Subito però ci ripensa, per paura di mettere in pericolo il bimbo, individuabile attraverso di lei. Perché non metterlo fra le braccia di uno degli incappucciati? A quel punto tutto il gruppo di combattenti si fa intorno ai due ed entra nella foto. Si è creata dal caso un'immagine che assurge a simbolo - dice Cito - di Nascita dello Stato Palestinese. A noi che la vediamo dà un brivido pensare che la sensibilità di questo artista materializza in un'immagine l'appello che, se realizzato, porrebbe fine al conflitto Israelo- Palestinese, da anni devastante e assurdo.

Cito è soprattutto famoso come fotoreporter della crudeltà delle guerre in Afghanistan, Libano, Palestina, ma questa mostra ha messo in evidenza una sua varietà di interessi, non limitati ai conflitti, che ritraggono tante delle contraddizioni sociali presenti nel mondo. Il percorso espositivo di Colour and B&W è stato organizzato in nove sezioni, utilizzando oltre 150 scatti a colori o in bianco e nero. Stanza dopo stanza si passa da uno svolgimento tematico all'altro, anche molto lontani come argomento, ma tutti svolti in un concatenarsi di immagini che ci permettono di cogliere atmosfere nascoste. La Sardegna di Francesco, ad esempio, è lontanissima da stereotipi turistici. I personaggi sono uomini che vivono e operano all'interno dell'isola, con tradizioni popolari ai più sconosciute.

Sul Palio di Siena l'artista racconta che i contradaioli che gli avevano commissionato il servizio fotografico lo volevano dissuadere dal proseguire quando, all'estrazione del cavallo, si erano convinti che non avrebbero potuto vincere. E Cito si era rivoltato contro quest'idea, contrapponendo loro la tesi che il suo lavoro sarebbe proseguito col loro, vincitori o meno, perché il coinvolgimento della preparazione rendeva interessanti le foto sui preparativi della gara. Questo insight sulla genesi delle sue foto ci indica che gli scatti nascono sempre da una grande preparazione, con una capacità di vedere profondo, e quindi di riuscire a rendere ben più della realtà fotografata, “Tanta passione, pazienza e una inesauribile curiosità”, sono secondo lui “gli ingredienti per fare di un frammento di realtà una buona fotografia in grado di raccontare una storia”. Cioè è nella riuscita della foto che il fotografo ci aiuta a capire anche quello che sta accadendo. A differenza del fotografare compulsivo che i telefonini permettono a tutti, le sue immagini scaturiscono da un percorso di conoscenza e creano ulteriore conoscenza in chi guarda, perché racchiudono in sé domande e risposte.

Era presente all'inaugurazione anche un altro grande reporter, Romano Cagnoni, già protagonista dell’edizione 2012 di Seravezza Fotografia e grande amico di Cito, che non ha voluto mancare, anche se in partenza per la Siria. Ogni anno questa manifestazione versiliana, il cui direttore artistico è Ivo Balderi, non si limita a far conoscere i “grandi” del mondo fotografico, infatti è anche una rassegna di incontri di fotografia, workshop, portfolio e mostre dedicate a giovani fotografi emergenti, ospitate nelle Scuderie granducali dell'area medicea di Seravezza. La documentazione completa dell'evento si trova sul sito www.seravezzafotografia.it