Per il mitraismo, l’antica religione misterica basata sul culto di Mitra, divinità dell’induismo, della religione persiana, ellenistica e infine romana, l’equinozio di primavera segna la nascita del mondo e il suo futuro fino alla fine dei tempi.
Il mito narra che Mitra, obbedendo a un ordine del Sole, uccise di malavoglia un toro infuocato affondandone il coltello nel collo. Ma Ahriman, spirito maligno, volendo contrastare il sacrificio, mandò contro il toro le sue creature immonde per avvelenarlo: lo scorpione che lo punse nei testicoli per divorarli, la formica e anche il serpente. Non considerò però l’effetto taumaturgico della saliva del cane, simbolo delle forze benefiche, che leccando le ferite inferte al toro riuscì a salvarlo. Il toro così generò dal suo corpo le erbe e le piante curative, dal midollo generò il grano che spuntò sulla coda in forma di spiga, dal sangue la vite e dal seme gli animali domestici.
Il dio Mitra, compiuta la missione creatrice, suggellò l’amicizia con il Sole con un banchetto all’interno della Caverna Cosmica, spartendosi con lui la carne del toro, primigenio modello dei pasti rituali dove i fedeli, con indosso maschere che indicavano i 7 gradi iniziatici, servivano il capo della confraternita.
La vita cosmica è quindi caratterizzata dall’eterna lotta tra le forze del bene guidate da Mitra e quelle del male guidate da Ahriman. Il mito racconta anche che un toro avrebbe annunciato l’Apocalisse e Mitra sarebbe nuovamente disceso sulla terra per separare i buoni dai malvagi, immolando il toro sacro. Successivamente avrebbe offerto ai giusti la bevanda di immortalità haoma, ottenuta mescolando il grasso del toro con il vino, garantendo così la resurrezione dei corpi. Sorte diversa per i malvagi e per l’armata di Ahriman, sarebbero stati annientati dal fuoco caduto dal cielo, da quel momento il cosmo avrebbe goduto di una felicità perfetta.
Nel mitraismo la tauroctonia è in sostanza l'allegoria della creazione mediante il sacrificio. Mitra, il sacrificatore e il toro, il sacrificato, attuano così la loro opera.
Anche in epoca ellenistica il dio solare Mitra, collocato nel cerchio equinoziale, è considerato kosmokrátor ovvero signore e animatore del cosmo, funzione simboleggiata da una sfera che il dio tiene in mano; ma funge anche da mediatore cosmico tra i due principi luce-tenebra simboleggiati dai sei mesi in cui prevale la luce e dai sei dove la notte è più lunga del giorno. I riferimenti a Hermes-Mercurio sono evidenti.
I seguaci del mitraismo si riunivano nei mitrei, cavità sotterranee, luoghi oscuri rettangolari sul cui soffitto era dipinto il cielo stellato che riproduceva lo zodiaco e i pianeti. Nell’oscurità del mitreo si posizionavano due dadofori (portatori di fiaccola): uno, Cautes, si poneva sul lato sud con la torcia alzata e lo sguardo rivolto alla scena della tauroctonia a simboleggiare l’aspetto primaverile di Mitra, mentre l’altro, Cautopates, compare sul lato nord e con la fiaccola abbassata simboleggiando Mitra come il sole autunnale.
Le funzioni equinoziali e mediatrici di Mitra furono ereditate da San Michele l’Arcangelo che viene celebrato il 29 settembre, giorno in cui nel V secolo venne dedicata a San Michele una basilica sulla via Salaria, precisamente sulla collina di Castel Giubileo presso Fidene. Secondo la tradizione popolare questa data segna le condizioni meteorologiche dei mesi a venire, un detto dice infatti «Quando l'Angiolo si bagna l'ale, piove sino a Natale».
Analizziamo ora le analogie tra San Michele e Mitra.
Il nome Michele in ebraico Mîka' el significa «chi come Dio?» ad indicare il grido di guerra in difesa delle leggi dell’Eterno. La figura di Michele arcangelo è presente nella Bibbia, soprattutto in Daniele e Apocalisse, come capo degli angeli e combattente contro il male.
Nel Libro di Daniele 10:13 (Antico Testamento) è scritto:
Il principe del regno di Persia mi si oppose per venti giorni; e ecco Michele, uno dei primi principi, venne in mio aiuto, perché io rimasi là presso i re di Persia.
In Daniele 12:1:
In quel tempo si leverà Michele, il grande principe, che si occupa del popolo del tuo popolo; e sarà un tempo di angoscia, come non ve n’è stato mai dall’inizio delle nazioni fino a quel tempo.
Michele compare nell’Apocalisse 12:7-9 quando si narra la guerra in cielo che scoppierà alla fine dei tempi:
Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Evidente è l’analogia con il mito di Mitra descritto in precedenza.
L’Arcangelo Michele e il culto di Mitra sono due figure e tradizioni religiose distinte, appartenenti a contesti culturali e temporali diversi, ma che hanno suscitato interesse per le loro possibili connessioni e influenze reciproche.
Michele è una delle figure più importanti nella tradizione cristiana, ebraica e islamica. È riconosciuto come un arcangelo, ovvero un angelo di alto rango, spesso associato alla battaglia contro il male, alla protezione dei fedeli e alla guida delle anime. La sua iconografia lo rappresenta spesso con una spada, mentre combatte contro il drago o il male.
Mitra è una divinità originaria dell'antica religione mitraica, praticata principalmente nell'Impero Romano tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C., e rappresenta la luce, il sole, la verità, la vittoria del bene sul male. La sua morte e rinascita simbolizzano il ciclo della natura e la speranza di salvezza e immortalità. Il mito di Mitra include temi di alleanza, sacrificio e rinascita, ed era associato anche all'astrosfera e al calendario.
Il culto di Mitra era un culto misterico, riservato agli iniziati, che celebrava la nascita del dio Mitra, il suo ruolo di mediatore e salvatore e il concetto di bene contro male. Le cerimonie si svolgevano in appositi santuari, spesso sotterranei, e comprendevano riti di iniziazione, banchetti e simbolismi legati alla lotta tra luce e tenebra.
Nel corso degli studi storici e archeologici, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che ci siano parallelismi tra il culto di Mitra e alcune figure angeliche o combattenti in altre religioni, tra cui l'arcangelo Michele. Entrambi, ad esempio, rappresentano una forza di protezione e lotta contro il male. Tuttavia, mentre Michele è una figura cristiana e biblica, Mitra proviene da una religione misterica precristiana.
Michele e Mitra sono figure simboliche che incarnano il tema della lotta tra bene e male, protezione e salvezza. La loro connessione può essere vista come parte di un più ampio panorama di tradizioni religiose che cercano di spiegare il ruolo del divino nella lotta contro il male e nella protezione dell'umanità.
L'arcangelo Michele è una delle figure più importanti nel cristianesimo, ma ha radici che si estendono anche nel giudaismo e nell'islam. La sua prima menzione si trova nel Libro di Daniele (Daniele 10:13, 21; 12:1), dove è presentato come il principe dei popoli e il protettore di Israele. La sua figura si sviluppa nel contesto della tradizione ebraica, assumendo un ruolo di guida celeste. Nel cristianesimo, Michele diventa il capo dell'esercito celeste e il protettore della Chiesa, con una forte presenza anche nelle iconografie medievali e rinascimentali. Nell'islam, l'arcangelo Mikail (Michele) è considerato uno dei quattro principali angeli.
L'iconografia di Michele è spesso caratterizzata da un’armatura completa, con una spada o una lancia, simbolo della battaglia contro il male.
Spesso rappresentato mentre schiaccia un drago o un diavolo, simboleggiando la vittoria sul male. In molte raffigurazioni, ha ali grandi e un'aureola, evidenziando la sua natura celeste. Talvolta lo si vede mentre tiene una bilancia o una spada, simboli di giustizia e giurisdizione divina.
Michele rappresenta la vittoria del bene sul male, la giustizia divina e la protezione della fede. La sua figura incarna il ruolo di difensore della verità e della giustizia cosmica, ed è spesso invocato come protettore contro il male e le forze oscure.
L'invocazione tradizionale a San Michele Arcangelo recita così:
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, sii il nostro scudo contro l'iniquità e le insidie del demonio. Ti chiediamo umilmente di essere il nostro protettore e guida, e di condurci alla vittoria contro il male. Amen.
Le raffigurazioni di Mitra spesso mostrano il dio mentre sconfigge un toro (tauroctonia), un atto centrale nel suo mito, simbolo di fertilità e rinascita.
Spesso lo si presenta mentre emerge da una roccia o un mondo sotterraneo, con il toro sacrificato.
È rappresentato con un cappello a petaso, simbolo di divinità o di elevazione spirituale.
Talvolta lo si vede con attributi come il berretto frigio, simbolo di libertà e sovranità.
La maggior parte delle invocazioni a Mitra erano probabilmente formulate in modo simbolico e riservato, spesso durante i riti misterici, quindi molte delle sue preghiere originali sono andate perdute o sono rimaste sconosciute, e ciò che si conosce deriva da iscrizioni, frammenti e testi di studiosi moderni.
Nel corso dei secoli, alcune tradizioni esoteriche e spirituali hanno cercato di trovare connessioni tra Mitra e Michele, interpretando Michele come una manifestazione cristiana di una divinità solare più antica.















