Transitando per Arezzo, la dimora aretina di Giorgio Vasari merita certamente una visita. Di grande bellezza e fascino, è un illustre esempio di casa museo che a distanza di secoli si conserva sostanzialmente inalterata nei suoi ambienti più significativi. Nelle sale riccamente affrescate e arricchite da una preziosa quadreria di opere manieriste l’artista celebra il suo pensiero e la sua arte, testimoniando una delle più alte espressioni della civiltà italiana del Cinquecento.

Pittore, architetto, storiografo d’arte, scenografo, Giorgio Vasari (Arezzo 1511 - Firenze 1574) rappresenta una straordinaria figura per il mondo dell’arte. Universalmente noto per aver scritto le Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, opera cardine per la storia dell’arte, è stato un fertile artista, eccellente progettista, organizzatore di grandi cantieri, “fabbriche” e apparati scenici. Fu attivo oltre che nella nativa Arezzo, in molte città tra cui Roma, Napoli, Venezia, Pisa e soprattutto Firenze, in cui realizzò i grandi cicli pittorici di Palazzo Vecchio e la costruzione degli Uffizi.

Amico di artisti e letterati, uomini di cultura e influenti personalità, fu legato alla famiglia de’ Medici, assurgendo ad una sorta di ministro della cultura ante litteram di Cosimo I. A lui si deve la presa di coscienza del ruolo moderno dell’artista, del passaggio dalla bottega quattrocentesca all’accademia d’arte, la prima infatti fu resa possibile grazie a lui, così come la tutela del patrimonio artistico. Come scrive nell’autobiografia, Giorgio Vasari acquista nel 1541 la casa “principiata in Arezzo, con un sito per fare orti bellissimi nel borgo San Vito, nella migliore aria della città”. Dopo aver ultimato i lavori architettonici pone mano alla decorazione pittorica dal 1542 per terminarla completamente solo dopo il 1568. Abita la casa con la giovane moglie Niccolosa Bacci solo per brevi periodi, impegnato in prestigiose commissioni lontano da Arezzo, ma considerandola luogo dove ritemprarsi lontano dagli affanni lavorativi.

Svincolato da committenze pubbliche, Vasari affresca gli ambienti seguendo un ricco programma iconografico orientato verso una dimensione personale, ma comunque volta a celebrare il ruolo dell’artista, attraverso tematiche bibliche, mitologiche e numerose allegorie, testimonianza esemplare della civiltà cinquecentesca di cui fu uno dei maggiori interpreti. Alla morte dell’ultimo erede nel 1687 la casa passa alla Fraternità dei Laici, ente assistenziale aretino, e dopo alterne vicende nel 1911, in occasione del quarto centenario della nascita dell’artista, viene acquistata dallo Stato italiano per farne il Museo dell’artista. Nella metà degli anni Cinquanta del XX secolo viene allestita anche una significativa quadreria con opere di Vasari, dei suoi collaboratori e altri artisti toscani, rendendo la dimora un piccolo ma prezioso Museo dedicato al Manierismo.

Nel 2011, in occasione del cinquecentenario della nascita, il Museo viene ampliato, con nuova biglietteria e bookshop, ma soprattutto viene realizzato un nuovo allestimento museale e della quadreria. All’interno di Casa Vasari è inoltre conservato l’importante Archivio vasariano, tra i cui documenti Le ricordanze, lo Zibaldone e numerose lettere di artisti ed amici con i quali Vasari intratteneva corrispondenza.

Camera della Fama e delle Arti

Dopo aver sostato sul pianerottolo per osservare il busto in marmo raffigurante l’artista, attribuito a Giulio Mazzoni, si entra nella Camera della Fama, primo ambiente ad essere decorato di ritorno da Venezia nell’agosto del 1542 ma l’ultimo ad essere terminato completamente. Al centro della volta è l’allegoria della Fama, seduta su globo terrestre ed intenta a suonare una tromba d’oro, che rappresenta il bene, mentre tiene un’altra di fuoco per ingannare la Maldicenza. Nei quattro pennacchi sono raffigurazioni delle Arti: Scultura, Architettura, Poesia e Pittura ovvero, come scrive Vasari “tutte le arti che son sotto il disegno o che da lui dipendono”. Entro le lunette tra le decorazioni a grottesche sette medaglioni ovali raffiguranti artisti a lui cari: Lazzaro Vasari, bisnonno dell’artista, Giorgio Vasari, Luca Signorelli, Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, Michelangelo Buonarroti e Andrea del Sarto. Sulla finestra un putto regge lo stemma della Famiglia Vasari.

Camera di Apollo e delle Muse

Non si conosce la data di esecuzione di questi affreschi ma probabilmente risale a poco dopo 1548, in concomitanza con la Camera di Abramo e la Sala del Trionfo della Virtù. Entro il tondo al centro della volta è seduto Apollo, dio delle arti su di lui due putti volteggiano incoronandolo di alloro. Il dio, che reca a tracolla una faretra, ha uno strumento ad arco, accanto un tronco fiorito, simboli che rappresentano la musica e la poesia. Nei pennacchi della volta le nove Muse, tra cui è possibile riconoscere: Melpomene, musa del teatro, per la maschera nella mano, Calliope, musa della poesia, con il libro, Tersicore, musa della musica, con la lira ed Urania, musa dell’astronomia, con il globo terrestre. Mentre nel gruppo al lato finestra, la tradizione vuole sia ritratta la giovane moglie Niccolosa Bacci, tra due donne.

Camera di Abramo

E’ la camera nuziale di cui l’artista cura la decorazione riprendendo la struttura dei soffitti a cassettoni in legno intagliato, dipinti durante il precedente soggiorno a Venezia, sperimentandovi però la tecnica della tempera all’uovo che dona particolare brillantezza alle pitture. Nel tondo centrale è raffigurato Abramo con Dio Padre che benedice il suo seme, mentre ai quattro lati le tavole con le allegorie della Pace, della Concordia, della Modestia e della Virtù, ed agli angoli pannelli con grottesche. La scelta del patriarca Abramo allude alla prolificità come scrive lo stesso artista: “Dio benedice il seme e promette multiplicherà all’infinito”, ma purtroppo l’auspicio non trovò seguito poiché il matrimonio con Niccolosa non generò figli.

Sala del Trionfo della Virtù

L’ambiente più ricco della Casa, con funzioni di Sala di rappresentanza, fu decorato nel 1548 mentre Vasari provvedeva alla redazione della prima edizione delle Vite. L’artista realizza una vasta decorazione ad affresco su tutte le pareti, e ad olio e tempera per le diciassette tavole del soffitto ligneo cassettonato, con un programma decorativo che ha per soggetto il ruolo dell’artista e la vita umana svolta sotto l’influsso degli astri. Singolare è la grande tavola ottagonale del soffitto che raffigura Il Trionfo della Virtù che lotta con la Fortuna e l’Invidia, circondata dalle allegorie delle quattro stagioni ed età dell’uomo e da tavole raffiguranti le divinità zodiacali ed i rispettivi simboli. Le pareti laterali invece sono decorate con due fasce di affreschi che si sviluppano tra cariatidi e vasi di fiori, mascheroni e festoni. La superiore con quattro vedute fantastiche di antiche città e figure allegoriche tra cui la Sapienza, la Carità, la Prudenza, la Giustizia, L’Onore, L’Abbondanza, il Lavoro. Sulle due pareti minori a una raffigurazione di Diana efesina, a rappresentare la Natura, si contrappone la statua di Venere attribuita all’Ammannati, sul monumentale camino. Nella fascia inferiore invece stupendi monocromi che riportano episodi leggendari di celebri artisti dell’antichità come Apelle, Protogene, Zeusi.

Altri ambienti, nei quali è allestita la quadreria, sono la Cucina, detta anche Sala dello Zaballi, per la volta affrescata da pittore neoclassico Raimondo Zaballi nel 1927; il Corridoio di Cerere che raffigura la dea su di un carro tirato da due draghi; la Cappellina, che ai tempi del Vasari doveva fungere da piccolo locale di servizio e lo stanzino vasariano, nel quale accanto delle tavole dipinte da Vasari, è allestito il modellino Palazzo delle logge vasariane di Arezzo e la maiolica raffigurante Galba di Andrea Sansovino, unica opera da sempre nella casa. Un giardino, più piccolo di quello originale con classica struttura all’italiana cinge la casa che in passato era circondata anche da orti, cui l’artista fa spesso nostalgica menzione.

Quadreria

Allestita verso la metà degli anni ’50 e rinnovata nel 2011, con l’acquisizione di altri dipinti di Vasari, la quadreria presenta una selezione di oltre sessanta opere che testimoniano un significativo spaccato sulla pittura manierista. E’ ordinata a tema per ambienti: di soggetto sacro per la Camera della Fama e la Cappellina, mitologico per la Camera di Apollo, la Sala dello Zaballi è dedicata ai ritratti, il corridoio di Cerere presenta predelle e tavole di piccolo formato e la Camera di Abramo opere di grandi dimensioni, mentre lo stanzino vasariano è allestito con lavori dell’artista. I dipinti di Giorgio Vasari esposti sono Cristo portato al sepolcro, prima opera documentata; Giuda, acquistato dallo Stato nel 1981, tre tavolette provenienti dal ciborio dell’altare vasariano, attualmente visibile della vicina chiesa della Badia delle sante Flora e Lucilla, un ritratto di Cosimo I, un ritratto di Fra’ Guittone e l’affresco staccato raffigurante S. Rocco.

Tra le altre opere si evidenziano Apollo e Marsia e Morte di Adone di Jacopo Zucchi, Allegoria della Carità di Carlo Portelli, Santa Barbara di Mirabello Cavalori, La Casa del sole di Francesco Morandini. Si segnalano inoltre dipinti di Alessandro Allori, Jacopo Ligozzi, Perin del Vaga, Maso da San Friano, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Giovanni Stradano ed altri artisti di ambito aretino e fiorentino. Situata in via XX Settembre, è visitabile dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 19.00, mentre la domenica fino alle 13.30, il martedì è il giorno di chiusura.