Tutte le città hanno una leggenda sulla quale si fonda la propria nascita e Benevento non ne è priva. Secondo la leggenda, l’eroe acheo Diomede fondò la città e le lasciò in dono le zanne del cinghiale Celidonio ucciso da suo zio nei boschi dell’Etolia. La leggenda narra che le zanne del cinghiale, oggi simbolo della città, sono sepolte sotto di essa e su di loro lei si regge.

Secondo la leggenda il cinghiale Calidonio, chiamato così per la provenienza da Calidone, antica città che si trova nell’Etolia, è una creatura mitologica inviata da Artemide per vendicarsi del Re Eneo che aveva dimenticato di onorarla durante i sacrifici fatti in onore degli dèi. La bestia era un gigante con una straordinaria ferocia che distruggeva il raccolto dei campi. Venne organizzata una caccia che aveva come protagonisti i più famosi eroi e tra questi Meleagro. La caccia fu cruenta e causò molte morti, ma alla fine Meleagro riuscì a colpirlo al cuore con la sua lancia. Le zanne vennero donate dall’eroe greco al nipote Diomede che portandole con sé durante il viaggio le donò alla città di Benevento e a quella di Venafro.

Su questa leggenda si fonda l’origine antica del capoluogo sannita, ma Benevento può vantare delle origini molto antiche data la fondazione sulle rive del fiume, più precisamente sulla confluenza dei fiumi Sabato e Calore, per questo viene attribuita da alcuni studiosi al popolo greco. L’ipotesi prende corpo dall’abitudine degli Osci, popolo che abitava le zone interne della penisola e quindi anche il Sannio, che solitamente prediligevano per i loro insediamenti colline o posizioni dalle quali potevano controllare il territorio circostante. Questa ipotesi non garantisce la ricostruzione certa del primo insediamento abitato della città, ma costituisce un indizio importante.

Molti storici come Solino, Servio, fino ad arrivare al Borgia sostengono le origini greche della città di Benevento e che le zanne lasciate dall’eroe Diomede, mostrate dal popolo con enorme orgoglio, simboleggiano la sua nascita. Ne è testimonianza il racconto riportato da Procopio nel libro La Guerra Gotica, dedicato al conflitto tra l’imperatore Giustiniano e gli Ostrogoti che avevano conquistato l’Italia. In questo testo viene descritto il momento in cui il generale Belisario riesce a strappare Benevento ai Goti e ne specifica la sua fondazione e sottolinea la presenza delle zanne del famoso animale.

La leggenda è stata avvalorata dai vari reperti archeologici ritrovati nelle diverse aree della città, ma soprattutto dal bassorilievo inserito nella facciata ad est del campanile del Duomo, in cui viene rappresentato un animale che doveva essere sacrificato alla dea Cerere, venerata in città e considerata “Signora di Benevento”.

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Il bassorilievo rappresenta un discusso maiale stolato che però ha delle zanne particolarmente pronunciate, caratteristica tipica dei cinghiali e non dei maiali. La presenza di questa scultura dà adito a molte ipotesi del perché il cinghiale sia diventato il simbolo della città. Tra le ipotesi potrebbe esserci il ritrovamento di zanne fossili o antiche spacciate per quelle del mitologico cinghiale. Le zanne invece potrebbero essere attribuite a mammut o addirittura ad elefanti portati qui da Pirro durante le guerre pirriche, quindi nel 275 a. C.

L’ipotesi del maiale infulato e laureato viene sostenuta dagli storici Isernia e Meomartini per i quali il bassorilievo presente sulla facciata del campanile del Duomo rappresenta un maiale preparato per essere sacrificato a Cerere. Però non tutti gli storici concordano su tale ipotesi. L’animale mostra chiaramente le zanne tipiche del cinghiale che non sono presenti nei maiali, anche se il bassorilievo mostra un animale massiccio e tozzo come potrebbe essere un maiale, i canini affilati sono da attribuire a un animale selvatico come il cinghiale.

Il simbolo della città non è solo il simbolo proveniente dall’antica Grecia, ma è anche simbolo di fertilità in molte culture. Si pensi che gli egizi erano soliti indicare i luoghi fertili con il simbolo del maiale. Sono state ritrovate delle monete di epoca sannita sulle quali si vede l’immagine del maiale, questo fa capire che anche i sanniti utilizzavano il simbolo del maiale per indicare luoghi fertili.

Il simbolo della città diventa anche il suo stemma e la testimonianza più antica è lo stemma che si trova sul frontespizio del libro Registrum privilegiorum, una raccolta che risale al 1489, opera di Francesco Favagrossa che in qualità di notaio trascrisse documenti di notevole interesse. Sul frontespizio del manoscritto si vede lo stemma della città con il cinghiale su campo d’oro. Anche lo stemma che si trova nella volta dell’atrio del Palazzo comunale, dipinto agli inizi dell’Ottocento, presenta un cinghiale su un campo d’oro.

Il modello iconografico del simbolo cittadino si vede anche in altre occasioni come nel saggio antiquario del 1754 ad opera di Giovanni De Vita e nella pianta del 1764 riprodotta dal Pizzella in cui compare la copia del bassorilievo che si trova sulla facciata del campanile del Duomo.

Il cinghiale rappresenta per alcuni popoli antichi la ferocia, il coraggio e la forza per altri la fertilità, ma in tutte le sue accezioni si sposa bene con le caratteristiche del popolo beneventano. La forza e la ferocia erano caratteristiche principali dei guerrieri sanniti e non dovremmo dimenticarlo; in questo modo potremmo guardare al futuro con occhi diversi e potremmo imparare ad amare in modo smisurato tutto quello che abbiamo nella nostra piccola città.

Bibliografia

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