Un albergo diffuso è una struttura ricettiva extra-alberghiera, con gestione unitaria, in cui le unità abitative (camere o appartamenti) sono distribuite in edifici diversi all'interno di un borgo o centro storico, ma sono collegate tra loro da servizi centralizzati e da un'unica amministrazione che offre servizi alberghieri tradizionali. Questo modello punta a recuperare e valorizzare il patrimonio edilizio esistente, a preservare la cultura locale e a offrire un'esperienza di soggiorno autentica e integrata nel tessuto del paese.

Le prime idee e definizioni di quello che viene indicato nella frase che apre queste righe appaiono in alcune riflessioni di esperti e di giornalisti sul finire del secolo scorso. Oggi sono un centinaio le realtà che si possono definire come tali, un buon numero ma che potrebbe essere molto più ampio se normative e leggi rendessero più semplice e chiaro il cammino di questo tipo di iniziativa capace di far vivere una vacanza come se si fosse nel paese e del paese!

Tra le più longeve tra queste iniziative, soprattutto per la particolare cura del sistema che all’albergo diffuso sottende, vi è certamente quello di Sutrio, ai piedi del monte Zoncolan (famoso per le tappe del Giro d’Italia) montagna simbolo della Carnia, angolo verde ed incontaminato del Friuli Venezia Giulia, incuneato fra Veneto e Austria. Il suo nome è Borgo Soandri, a significarne l’identificazione con quel termine “borgo” che costituisce da millenni la vera ossatura del territorio italiano soprattutto quello montano.

Borgo Soandri, appunto, compie venticinque anni, un traguardo certo ma anche una sfida. Ospitalità genuina e dal fascino autentico così si presenta. Incoronato vincitore nell’amichevole disfida ingaggiata nel 2023 fra gli Alberghi Diffusi della Carnia (dove questo tipo di ospitalità è nata una trentina di anni fa, per poi diffondersi con successo nel resto d’Italia).

È nato nel 2000 dall’idea di recuperare e mettere in rete il patrimonio edilizio di questo caratteristico borgo di montagna, sulla strada del confine austriaco, rendendolo una componente essenziale e caratterizzante della sua offerta turistica. L’Albergo Diffuso negli anni ha dato vita a una forma di turismo sostenibile e responsabile, dato che ha favorito la conservazione del patrimonio architettonico e culturale, ha stimolato l’economia locale e ha ridotto l’impatto ambientale legato alla costruzione di nuove strutture alberghiere.

Il 5 giugno 2025, è stata la data in cui si è ricordata l’inaugurazione dei primi alloggi e si sono festeggiati i 25 anni di attività. Molte sono le iniziative per tutto l’anno, rivolte sia alla comunità di Sutrio per renderla ancora più partecipe del progetto paese-albergo, sia all’esterno, per far conoscere ad un pubblico sempre più ampio questa tipologia di accoglienza ricettiva.

Sono oltre 150 posti letto in antiche case ed edifici rurali, un’unica reception. I posti letto, in vere e proprie case del paese, sono sparsi nell’antico borgo di Sutrio e nelle sue frazioni. Nel dettaglio si tratta di 35 appartamenti di varia capienza pensati e gestiti come un’unica struttura alberghiera ma con lo stile dell’abitazione privata.

Un “Albergo” coordinato e organizzato come un’unica struttura ricettiva, con reception e servizi comuni. Gli appartamenti sono stati ricavati dall’attenta ristrutturazione di edifici rurali, vecchie stalle, antiche case con portici in pietra e austeri palazzotti settecenteschi che – con le loro possenti pietre e i ballatoi in legno – rispecchiano la più caratteristica architettura carnica.

Una soluzione dal fascino autentico, che sa di storia, a cui si unisce la comodità dei servizi tipici di un hotel. Gli alloggi portano i nomi dei fiori che crescono spontanei nelle vallate circostanti. Diversi l’uno dall’altro, danno all’ospite la possibilità di scegliere secondo i propri gusti e necessità (ci sono anche soluzioni adatte a persone con disabilità). Alcuni sono arredati nel tipico stile rustico della montagna carnica, altri con lineari arredi contemporanei di design in legno e attrezzati di tutto punto. Non si deve pensare però a qualcosa di artefatto, di sovrapposto.

In realtà vivere in queste sistemazioni è come vivere nel paese, organizzando la propria vita con il ritmo del paese. In più una natura che d’inverno e d’estate accompagna con la sua bellezza austera ma accogliente il ritmo quotidiano offrendo anche itinerari di cammino e di relax. Borgo Soandri invita a condividere i gesti e i ritmi della gente di Sutrio, a contatto con la sua quotidianità e le sue tradizioni. Un borgo che ha la sua nota distintiva da secoli nella tradizione artigiana del legno.

Prima dedicata alla costruzione di mobili e attrezzature, oggi all’artigianato tradizionale e alla lavorazione del legno quale testimonianza culturale di queste valli.

Affacciato sull’antica Via Iulia Augusta (tracciata dai Romani, collegava Aquileia e l’Adriatico con il Norico, l’attuale Carinzia in Austria), Sutrio ha una storia antica, che si rispecchia nel suo centro storico ben restaurato, che mantiene sia l’architettura spontanea dell’arco alpino che quella caratteristica ad archi e loggiati, lasciata dall’influenza della Serenissima.

Molteplici nel corso dell’anno le feste tradizionali, dedicate ai prodotti della montagna e alle usanze di un tempo, gelosamente conservate. Il paese anno dopo anno continua a mettersi al passo con i tempi e anche la tecnologia si aggiunge per raccontare e far conoscere queste contrade. Complice proprio l’Albergo Diffuso qui si deve l’iniziativa. Ecco perché è stato pensato di accompagnare il visitatore con i Flics, ovvero in lingua del luogo, gli scampoli di stoffa.

Per estensione come scampoli di memoria lasciati qua e là lungo le strade, nelle piazze, e ad uso di smartphone, racchiuse dentro altrettanti QR Code, si possono ascoltare e leggere trenta racconti, aneddoti, storie, curiosità del borgo, sotto forma di scritti o di tracce audio. Le trenta storie sono il frutto di oltre sessanta ore di interviste fatte a una cinquantina di persone, il più giovane di undici anni, la più anziana, di cento. Memorie condivise che portano il visitatore dentro la comunità, come un vero e proprio concittadino e che, magari, fanno scoprire anche agli abitanti del paese qualcosa che ancora non conoscono.

Abbiamo parlato del legno. Proprio nelle scorse settimane in occasione dell’evento Magia del Legno (operai/artisti di segheria e lavorazione che scolpiscono da interi tronchi statue e soggetti del luogo che ornano il paese e le zone vicine (occorre ricordare che nel Natale 2022 è stato quello di Sutrio il presepe di Piazza San Pietro) è stato inaugurato un laboratorio didattico del legno pensato in un contesto di valorizzazione della cultura materiale e immateriale della comunità, recuperando nel contempo uno spazio oggi inutilizzato al centro del paese.

Il laboratorio vuole essere un interessante stimolo per le giovani generazioni a cui restituirà - sotto la guida della nuova generazione di artigiani - conoscenze e saperi del passato e arricchisce la proposta turistica di Sutrio, evidenziando lo stretto rapporto che lo lega al bosco e al legno. Il motivo conduttore “Il Bosco nel Borgo - Il Borgo nel Bosco”.

Un po’ di storia aiuta a conoscere queste contrade. Sutrio sorge sulla riva destra del fiume Bût. Il nome apparve per la prima volta in un documento del 1300 e fu tra i primi luoghi abitati dell’alta Valle. Dall’esame della composizione dei terreni, si ritiene che, in epoca post-glaciale, nella conca valliva si fosse formato un lago, a causa di una frana che aveva ostruito il passaggio del fiume. Certamente si tratta di uno dei più antichi insediamenti della Carnia.

image host Sutrio, "Magia del legno".

Lungo la valle, numerose tracce del passato ci riportano all’età celtica e all’epoca romana. Mentre la presenza di tribù celtiche di Gallo-Carni ha lasciato un tangibile segno nel substrato della lingua comunemente parlata, il nome Sutrio è fin troppo facilmente collegabile, per somiglianza, a quello dell’etrusca Sutri.

La romanizzazione della Carnia sembra abbia avuto inizio a partire dalla fine del III° secolo a.C., quando i Romani entrarono in contatto con le popolazioni preesistenti, avviando un graduale processo di integrazione. La segnaletica indica a volte la via Iulia Augusta, l’antica strada consolare che da Aquileia conduceva alla provincia del Norico e di cui sono visibili tracce in più punti, fino al valico di Monte Croce Carnico. Nel Medioevo la storia passa attraverso il Patriarcato di Aquileiae quindi con la Serenissima Repubblica di Venezia.

Tra le manifestazioni, in sintesi si possono ricordare Fums, Profums, Salums in cui si prova dal vivo l’attività salumiera che in Carnia è sempre stata familiare e ha sentito l’influsso della vicina Austria.

La festa dei Cjarsons: il piatto tradizionale della Carnia, i famosi ravioli, il cui ripieno varia da paese a paese ma anche da famiglia a famiglia. Qualche gastronomo locale, in vena di conti, ha fatto una specie di censimento tra dolci e salate, oltre cinquanta ricette. Farine di Flôr: mulini, farine e delizie della Carnia con il ricordo storico dei primi documenti che attestano l’esistenza di mulini in Carnia almeno dal 1200 ed erano di proprietà della Chiesa. Formandi: sapori e formaggi di montagna occasione unica per conoscere, i formaggi di una trentina di malghe della Carnia, del Canal del Ferro-Val Canale e del Pordenonese e per assistere all’inconsueta Asta di formaggi di malga del Friuli Venezia Giulia.

Borghi e Presepi, durante le feste di Natale quando Sutrio diventa un “paese-presepio”. Ed un presepio particolare è quello permanente donato alla comunità da Gaudenzio Straulino detto "Teno" nato nel 1905 da lui realizzato in oltre trent'anni di intenso lavoro.