Sono i titoli di tre film che ho guardato di recente: Tornare, Lacci e La Tenerezza. Tre racconti che descrivono il dramma di essere uomini. Forse, da sempre esiste una narrazione dell’“uomo”, di un modello maschile come culto assoluto.

Il plastico culturale esiste e viene raccontato anche nella cinematografia. Si tratta della rappresentazione scenica di un costume, un antico ritratto che però non è per nulla confortante.

Il film pilota

Il primo punto di caduta, il principale filo che lega gli altri due, l’ho trovato in Tornare, film diretto da Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno e altri attori. L’anno è il 2019, il romanzo a cui si ispira la pellicola è intitolato Quando la notte e l’autrice è la stessa regista.

Nell’ultima scena del film, la protagonista quasi scioglie un nodo, lascia la casa con Alice adolescente, mentre Alice bimba ritorna a giocare. Ripartono per gli Stati Uniti, ritornando nella casa del presente, dall’altra parte del mondo e del tempo.

La trama racconta che Alice, quarantenne, rientra dall’America per assistere ai funerali del padre, un ex ufficiale americano alla base Nato di Napoli. La donna resta qualche giorno nella casa di famiglia, oggi disabitata. Con la sorella hanno deciso di venderla.

Il padre, anche se non si vede, è il primo personaggio maschile. Il secondo uomo, invece, è Marc, l’ex amico di giochi, che lei non riconosce e che è ossessionato da lei fin da bambino. La villa dove Alice è cresciuta suscita in lei un flusso di ricordi sbiaditi. Seguono giorni confusi, nei quali la quarantenne si rivede e si rivive come bimba e poi come giovane donna. Perché un giorno è stata allontanata? Perché quella spensieratezza non è mai più ritornata?

Una violenza subita, alla quale l’amico d’infanzia assiste, senza muovere un dito, è il motore che riaccende tutto. Il padre decide di nascondere quella “cosa” e la manda via.

Marc cresciuto è un uomo affascinante, che sembra corteggiarla. Dalle crepe, intanto, si affollano i fantasmi ed entrano in fila i ricordi. Il resto lo fa Marc, che confessa di esserci sempre stato (la seguiva), anche il giorno della violenza.

“Perché non hai fatto nulla?” Gli chiede la donna. “Tanto prima o poi doveva succedere, così dopo avremmo potuto stare insieme”.

Alice donna, Alice bimba e Alice giovane vivono nella stessa casa e parlano tra loro. Tre uomini in modo diverso hanno commesso una crudeltà verso di lei: l’uomo che compie la violenza, quello che non interviene e infine, quello che nega, che nasconde, che non la difende, che non la protegge, non comprende, che forse giustifica un altro uomo e quindi la allontana.

Nel film Lacci, un film drammatico del 2020, diretto da Daniele Lucchetti basato sull'omonimo romanzo di Domenico Starnone, invece c’è un altro uomo (interpretato da Luigi Lo Cascio), un debole, che tradisce. Poi una donna che lo ricatta, che tenta il suicidio. Sullo sfondo due figli, che ricevono poca attenzione, che subiscono i capricci di due genitori immaturi. Lui alla fine ritorna dalla moglie, per convenienza, per noia, con indifferenza, ma continua ad avere altre. Lei lo sa e fa finta di niente. Anche qui, il tempo passa e sorprende la coppia, avanti negli anni che a mala pena si sopporta, vittime di sé stessi, dei loro tormenti, dei rimpianti, dei rancori, della loro insoddisfazione. I figli, ormai adulti, ritornano un giorno nella casa dei genitori assenti perché partiti per un viaggio, per dar da mangiare al gatto.

Quando la coppia ritorna, trova l’appartamento sottosopra. I fogli sono sparsi ovunque, e tutto è all’aria. Manca solo il gatto. L’ultima scena rivela che non sono stati i ladri a combinare tutto quel macello. L’altro punto d’incontro è il film La Tenerezza, anno 2017, diretto da Gianni Amelio, con Renato Carpentieri, Elio Germano e Michela Ramazzotti. La pellicola è tratta dal romanzo di Lorenzo Marone La tentazione di essere felici, pubblicato nel 2015. La storia racconta di Lorenzo, un anziano avvocato napoletano, egoista e solitario, burbero per professione, che tradiva la moglie morta da poco.

L’anziano si affeziona ad una giovane coppia da poco trasferita nel palazzo. Fabio e Michela e i due bambini diventano quasi la sua famiglia. Lui, che ha vissuto sempre chiuso in sé stesso, con modi arroganti, che non va d’accordo con il figlio e la figlia, si apre a due sconosciuti. Riversa su di loro i sentimenti che non riesce ad avere per i figli, e in una scena confesserà proprio di aver smesso di amarli.

Fabio è fragile e un giorno accade una tragedia. Resta solo Michela, in coma. Lorenzo ogni giorno è fuori dalla sala di terapia intensiva, e per farlo dice di essere suo padre. L’improvvisa morte della giovane è il detonatore per il dolore, ma anche per una profonda riflessione, per un risveglio. Diventa, quindi, l’occasione per riconciliarsi con sua figlia.

I luoghi

Tornare è ambientato nel Palazzo Sanfelice a Napoli, ma anche in altri luoghi come la Cala di Nisida e nel Parco Archeologico del Pausilypon.

Il Palazzo Sanfelice si trova nel rione Sanità ed è stato realizzato in stile tardo Barocco tra il 1724 e il 1726, dall’architetto Ferdinando Sanfelice. Ampie finestre, rampe di scale, con aperture sul cortile e gli archi riportano sui giardini. I luoghi sono importanti per raccontare le storie. Giovanna Mezzogiorno vede e intravede la sua vita passata, guarda indietro nel tempo, così come dalle scale del Palazzo si vede il verde dei giardini. Un arco è la cornice di una veduta. Gli scaloni laterali con le finestre decorate si alternano in modo perfetto, tanto che in ogni salita ci si può fermare e ammirare i cortili.

Salendo le ampie scale, come si attraversano le stagioni della vita, il Palazzo Sanfelice è stato anche set di numerosi altri capolavori cinematografici come Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy, delle scene finali de Il sindaco del rione Sanità, film di Mario Martone ispirato alla commedia di un grande Eduardo De Filippo e infine, nel Palazzo napoletano sono state girate alcune scene della serie tv Mina Settembre.

Lacci invece è ambientato tra Roma e Napoli. In via Luca Giordano si trova la casa dove abitano Aldo e Vanda da anziani. Via Solitaria è la strada dove abitano da giovani. In Via Pasubio a Roma, Vanda sorprende e aggredisce Aldo quando è in compagnia della sua amante.

La Tenerezza viene girata nel centro storico di Napoli. Lorenzo vive in un bellissimo palazzo antico color ocra, che si trova in Largo dei Banchi Nuovi. La storia narra che in principio si trattasse di un’area verde, dove poi fu costruita una loggia dai mercanti del XVI secolo in seguito all’alluvione del 1569. Nel cuore di Napoli si svolgeva un mercato bisettimanale. Poco distante dai luoghi di La Tenerezza si trova un altro pezzo di storia, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, chiesa monumentale.

Bisogna sempre leggere un buon libro o guardare un film d’autore, per restare in contatto con i propri sogni. E sullo sfondo delle storie c’è anche il racconto dei luoghi, che sembrano muti, ma che in realtà parlano. A volte basta unire i pallini e trovare un punto d’incontro nell’immenso caos che ci circonda.

Tornare è un viaggio nel tempo, ma soprattutto nei luoghi, con il metodo dei flashback. Quei luoghi sono fisici ma sono anche spazi dell’anima. Napoli è mare e cielo azzurro, ma poi ritorna il grigio dell’interno di palazzi antichi, e poi ancora le grotte e i passaggi segreti, posti giusti per coltivare la libertà e l’amore per la vita.

La spensieratezza di Alice che si affaccia al mondo si scontra con pregiudizi e gabbie sociali. Con le definizioni che anche la famiglia le cuce addosso. Allora c'è proprio bisogno di una voce esterna, come in una perenne seduta di psicoterapia. La scena che descrive la donna adulta che abbraccia la giovane Alice ritrovata a terra con i vestiti strappati e sporca di sangue è un emblema e allo stesso tempo un grido di dolore.

E la bambina forse ha bisogno di una carezza, quando dice di essere stupida. O ha bisogno semplicemente di qualcuno che le dica: Ma no, che non lo sei!

Aldo (Lacci) è un uomo senza passioni, senza troppe convinzioni, che si lascia vivere. E il tempo passa sulle loro vite uguali alle vite di tanti altri, senza un sussulto. Anche qui sono presenti gabbie invisibili e convenzioni sociali come macigni.

Lorenzo (La Tenerezza) è arrabbiato con sé stesso, con la sua natura, con i suoi errori. Essere burbero è il suo status eterno. Dice di non avere nessuno, di pensare solo a sé stesso. Di nascosto va a prendere il nipote a scuola, per passare con lui del tempo (sua figlia lo sa e glielo lascia fare).

Un esercizio faticoso e doloroso è quello di guardarsi indietro, ritornare, guardare la realtà e confrontarsi con la fragile natura umana.

Guardare un film è qualcosa di intimo e molto personale. Ognuno ci vede qualcosa. Il punto d’incontro, per alcuni, può essere il tempo oppure la meschinità degli uomini o ancora l’eterna pazienza delle donne. Anche noi forse rispondiamo a degli schemi predefiniti. E come capire quando le gabbie sono costruite e quando corrispondono alla verità?

In un film, qualcuno vede la cultura e la storia dei luoghi, i pregiudizi, gli stereotipi sociali, il racconto dell’amore o semplicemente intrattenimento in una serata di pioggia.