Bianco contro verde, grigio, rosso, giallo o blu. Il bianco sembra brillare, pare gli scintillii di un’acqua di stagno, oppure lo sbrilluccicare dei grattacieli di una grande metropoli. Oppure un cielo nuvoloso, oppure un negozio di stoffe sgargianti. O ancora un cielo stellato, oppure un deserto torbido. Così si genera il significato dei dipinti di Gerhard Richter: nasce dalla personale interpretazione di chi osserva i suoi dipinti, dalle interazioni con altri soggetti rispetto all’artista.
Sulla stessa onda del celebre dripping di Jackson Pollock, Richter gocciola e lancia la pittura su tela usando o bastoni, pennelli o mani, e poi trascina il colore con decisione. Mescolando più colori insieme e trasportando la pittura orizzontalmente nel dipinto, l’artista riesce ad ottenere un effetto dinamico e fluido. Trasportando il colore con grossi pennelli di legno, Richter crea forme nuove, che talvolta paiono scenografie all’occhio umano. I suoi dipinti sono luogo di infinite interpretazioni. Ogni individuo, essere unico e risultato di esperienze passate e di miscugli di emozioni e ricordi, dinnanzi ad un’opera di Richter, dà una propria interpretazione alle tele, che diventano origini di molteplici narrazioni complesse e, in alcuni casi, assolutamente personali e inimitabili. I dipinti di Richter diventano luogo di un’esperienza percettiva, più che narrativa, dove l’osservatore è coinvolto attivamente. Il colore diventa protagonista di un dialogo silenzioso, in cui gesti, materia e superficie comunicano tensioni interiori, suggestioni atmosferiche e memorie astratte, generando un impatto visivo profondo e coinvolgente.
Gerhard Richter frequentava molto spesso le performance musicali del compositore John Cage. Cage, d’altra parte, non mancava di visitare le gallerie dov’era esposto Richter. Compositore e pittore coltivano una forte ammirazione reciproca, ma non si sono mai conosciuti di persona. In omaggio al compositore, venuto a mancare nel 1992, tra il 2006 e il 2007, Richter realizza “Cage 1-6”, grandi opere scenografiche ora esposte in una sala della galleria Tate Modern, a Londra. L’artista realizza le opere ascoltando la musica di John Cage, lasciandosi ispirare dai suoi ritmi e silenzi alquanto particolari e trasponendoli su tela. Richter traduce su tela una complessa e magnifica interpretazione della filosofia di Cage: le sue pennellate sono scandite da un ritmo casuale ma controllato, grazie alle quale ottiene una fitta e laboriosa stratificazione di colore, iniettando le opere di un senso quasi musicale, ritmico e assolutamente contemplativo.
La musica di Cage sembra srotolarsi in storie avventurose, in continua evoluzione. La sua musica si articola in un processo che pare innanzitutto casuale, ma non spiacevole o senza controllo: anzi, è una casualità controllata. Cage è il massimo esponente in campo musicale dell’uso dell’I Ching. Detto anche Ying, Libro dei Mutamenti, si tratta di un testo cinese sulla divinazione che, tuttavia, ha avuto un’influenza compositiva e filosofica di spicco nel Novecento, che gli artisti occidentali cominciano ad utilizzare come strumento di scelta casuale. Unità di misura della musica di Cage consiste negli esagrammi dell’I Ching, ovvero composizioni grafiche costituite da sei linee sovrapposte che il compositore traduceva in “istruzioni musicali”, derivandone nota musicale, lunghezza e dinamicità. Spesso Cage poco si interessava al significato filosofico degli esagrammi contenuti nell’I Ching, 64 in tutto. Tutt’altro, usava tale metodo di scelta musicale per conferire casualità controllata alle sue composizioni. Tale metodo gli permetteva di allontanarsi dall’assoluta centralità del processo della composizione musicale. Cage voleva che il suono si “succedesse da sé”: lo interpreta come principio creativo, per conferire un senso di spontaneità e casualità alla sua musica.
Nel suo omaggio a John Cage, Richter celebra questa spontaneità. La sua pittura, non caratterizzandosi di soggetti chiaramente definiti, almeno nella sua pittura matura, celebra un principio di casualità strutturata. Rinuncia alla volontà pittorica e realizza assoluti capolavori in un modo meccanico: trascina la pittura a destra e sinistra, diagonalmente, in basso e in alto. Ottiene scie di colore, “tagli” di colore che tagliano orizzontalmente e verticalmente la tela. I colori si mescolano, confusamente, ma il risultato, nel suo complesso, è armonico ed equilibrato. Diventa origine di infinite interpretazioni. Se Cage realizza le sue composizioni come processo aperto il cui risultato è imprevedibile, Richter, similmente, usa il colore e la pittura come principio creativo di una casualità guidata. Entrambi bilanciano controllo e abbandono. Ciò senza pretendere di ottenere un senso nel disordine, ma anzi distaccandosi dal processo e accettando che il senso si trovi di per sé.
Il fulcro della musica di Cage e della pittura di Richter consiste nella volontà di rinuncia di controllo da parte dell’artista sull’opera artistica. Non solo è il caso, un caso strutturato, che comanda la realizzazione dell’opera d’arte. Questa, infatti, comincia a prendere significato quando viene osservata e ascoltata: vissuta. Le note, le forme, i colori, la composizione visiva hanno senso grazie alla soggettività, all’individualità di ciascun osservatore, od ascoltatore, che dà un senso all’opera d’arte, che diventa complessa, comincia ad avere un senso ed è finalmente completa.
Referenze
Tate, John Cage.
Tate, Gerhard Richter.