A soli tre chilometri da Riva del Garda, si trova un vero e proprio monumento costruito dalla natura. Se vi trovate per qualche giorno di vacanza sul lago di Garda, vale la pena fare una piccola deviazione e visitare il Parco Grotta Cascate del Varone. Non resterete delusi, anzi, resterete a bocca aperta!

Le cascate sono visitabili dal 20 giugno del 1874, quando, con una grande festa che vantò anche la presenza del Principe Nicola di Montenegro, furono inaugurate. Da allora questo luogo ha attirato molti visitatori e curiosi da tutta Europa. Fra i più illustri ci sono sicuramente l'imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo che, durante i soggiorni con la sua corte nella vicina Arco, veniva spesso a trascorrere del tempo alle cascate e il principe Umberto II. All'ingresso del parco si possono ancora vedere le foto del principe ventenne, in tenuta militare, mentre sale le scale che conducono alla cascata. Ma non mancano intellettuali e letterati. Le foto testimoniano anche le diverse visite di Franz Kafka e dei fratelli Brod e anche di un certo “uomo del turbine e dell'acqua”. Così decise di firmarsi D'Annunzio, ispirato da questa opera della natura.

Sicuramente fra coloro che, alla vista di questo luogo, rimasero più colpiti, ci fu Thomas Mann. Nel suo taccuino, nell'inverno del 1901, scrisse: “sullo sfondo della stretta, profonda voragine formata da massi di roccia panciuta, nuda, scivolosa come ventri enormi di pesci, la massa d'acqua si riversava giù con rumore assordante. Si udivano dietro, sopra e da tutte le parti richiami minacciosi e ammonitori, trombe e rozze voci maschili”, versi che oggi possiamo leggere ne La montagna incantata.

Non resta, dunque, che percorre quei gradini solcati da illustri personalità e iniziare la visita. Non dimenticate prima di acquistare il biglietto nella costruzione progettata all'inizi del Novecento dall'architetto Maroni, lo stesso che diede vita al Vittoriale di D'Annunzio. L'edificio era il vecchio mulino ed ora ospita la biglietteria, un baretto e un gift shop (che vende anche apparentemente inutili impermeabili). Appena entrati si intuisce subito che non si visiterà una semplice cascata, ma un piccolo parco naturale privato. Le prime infrastrutture furono costruite solo nel 1874, pensate che prima si poteva fruire della cascata o risalendo il torrente nell'acqua o osservandola dall'alto appesi a delle corde. Tranquilli, ora, è decisamente più comodo grazie a passerelle, ponticelli e balaustre, ma non del tutto più asciutto, come vedremo.

Entrando, sulla sinistra, trovate subito un piccolo giardino zen. Niente di straordinario, ma d'altra parte, vedere giardini zen non è lo scopo della gita, la delusione passa in fretta. Poco più avanti, infatti, rimarrete sicuramente affascinati da un pendio coperto di lussureggianti muschi e cespugli, solcato da rivoletti d'acqua che si gettano nel torrente sottostante. Il piccolo corso d'acqua divide questo pendio da una piccola piazzetta che sancisce l'inizio del percorso che conduce ad uno dei due punti d'osservazione. È possibile, infatti, vedere la cascata da due diverse prospettive: la Grotta inferiore e la Grotta Superiore.

Dalla piazzetta sopracitata, si prende una passerella costruita a sbalzo sulla roccia a un metro dal torrente sottostante, e ci si addentra per 55 metri in una forra alta e stretta, detta la Grotta Inferiore. Durante il breve percorso fatevi stupire dagli scorci di luce, alzate lo sguardo, ammirate le rocce modellate da ventimila anni di erosione, sentite il rumore dell'acqua farsi sempre più forte, fino a raggiungere il punto in cui si può ammirare l'ultimo tratto della cascata. Per uscire dalla grotta si ripercorre la medesima passerella dell'andata a ritroso. Il tempo di scrollare l'impermeabile e di asciugare le lenti degli occhiali e si è pronti per affrontare la dolce salita che porta alla Grotta Superiore.

Fra le due grotte non c'è un semplice collegamento. È un percorso che risale il pendio attorniato da fiori e aiuole del giardino botanico. Un tempo non c'era questo ameno passaggio, ma bisognava inerpicarsi fra gli sterpi. Ora, invece, ci si può addentrare fra colorati fiori, palme, piccoli cipressi, oleandri e allori profumati, esotici nespoli del Giappone e piccole piante di ananas con i loro buffi frutti, non mancano le querce, i larici e i pini con la loro rigenerante ombra. Un mix di piante e fiori tipiche di diverse regioni climatiche che convivono in questo spazio, che, per le sue speciali caratteristiche, è definita una nicchia ecologica. Mentre salite, non dimenticate di voltarvi e dare uno sguardo anche al panorama! Sotto di voi, infatti, si apre la rigogliosa e verde piana di Riva del Garda attorniata dai monti. Salendo, il percorso si stringe, man mano le piante del giardino si diradano per far spazio alla parete rocciosa, ancora qualche metro ed eccoci all'imbocco della Grotta Superiore, si sente già l'aria fresca provenire dall'interno.

Per quanto i visitatori in uscita cerchino di redarguire chi spavaldamente sta per entrare senza impermeabile, non sarete mai pronti a ciò che vi aspetta. Si percorrono i primi 15 metri all'interno di un tunnel scavato nella roccia dall'uomo, per ritrovarsi al cospetto di quello che viene definito “l'imbuto infernale”, una voragine in cui precipita impetuosa la cascata, un invaso naturale roccioso scavato dall'acqua stessa, alto quasi 100 metri e che si addentra nella montagna per circa 73 metri. Alla fine di questa forra, l'acqua si raccoglie in un laghetto, prima di riversarsi nella Grotta Inferiore. All'interno della Grotta Superiore non avrete possibilità di rimanere asciutti, non sprecate il fiato per parlare, tanto il fragore dell'acqua vi sovrasterà, cercate, invece, di cogliere il potere della forza della natura e di ammirare, anche se ad occhi socchiusi, il lavoro di modellazione delle pareti, la roccia sembra terracotta modellata dalle mani di un sapiente artigiano. Il percorso è, in realtà, breve ma intenso; essendo, inoltre, circolare vi riporterà all'imbocco della grotta. Poco prima di raggiungerlo, alzate lo sguardo, potete scorgere l'inizio della cascata, non raggiungibile con la visita.

Prima di uscire dal parco, potete prendere una piccola deviazione all'altezza del giardino botanico e approfittare di un'area picnic baciata dal sole per asciugarvi un po', mangiare qualcosa o perdervi nel panorama, mentre ripensate all'imbuto infernale. La visita dura minimo una mezz'oretta, ma vedrete che trascorrerete sicuramente più tempo all'interno del complesso, perdendovi a scattare foto nelle grotte e a indovinare le specie di piante. Finita l'avventura non resta che tornare al parcheggio, dove campeggiano dei cartelli che ricordano a grandi lettere e in diverse lingue “Non scordare in auto l'impermeabile”, chi è appena arrivato legge, alcuni non ci danno peso, chi è di ritorno, però, non avverte di nulla, è giusto che tutti vengano stupiti a proprio modo dalla “Montagna Incantata”.