I solstizi sono punti di passaggio tra le energie della luce e dell'oscurità, nell’eterno gioco di equilibrio tra questi due aspetti fondamentali dell'esistenza e perciò sono considerati dei punti di potere spirituale. Il solstizio d'estate, che avviene intorno al 21 giugno nell'emisfero nord, simboleggia il massimo della luce, la crescita, l'espansione e l'apertura. È un momento di celebrazione della vita, della forza vitale e della manifestazione delle energie solari, un invito a connettersi con la propria luce interiore e a prepararsi per i momenti di introspezione e trasformazione.
Il solstizio d'inverno, che si verifica intorno al 21 dicembre, rappresenta il massimo del buio, ma anche l'inizio di un nuovo ciclo di rinascita ed è un tempo di riflessione, di introspezione. In molte tradizioni esoteriche, questo momento è visto come un'opportunità per lavorare sull'oscurità interiore, per lasciar andare ciò che non serve più e per prepararsi a un nuovo inizio. Durante i solstizi, considerati tempi sacri ricchi di simbolismo, in molte culture antiche si praticavano rituali e cerimonie per celebrare questi momenti di transizione energetica. Ecco alcune delle pratiche più comuni e affascinanti:
Rituali di fuoco
In molte tradizioni, il fuoco rappresenta la luce, la purificazione e la rinascita. Durante il solstizio d'estate, si accendevano falò per celebrare il ritorno della luce e per invocare prosperità e buona fortuna. Ad esempio, i Celti organizzavano il famoso festival di Lughnasadh, con grandi falò e danze intorno al fuoco.
Offerte e cerimonie di ringraziamento
Le popolazioni antiche offrivano cibo, fiori, erbe e altri doni agli dei o agli spiriti della natura, ringraziando per il raccolto e chiedendo protezione per il nuovo ciclo che iniziava.
Rituali di purificazione
Bagni rituali con erbe, incensi e acqua sacra erano praticati per purificare corpo e spirito, preparandosi a ricevere le energie positive del nuovo ciclo.
Cerimonie di iniziazione e riconnessione con la natura
Durante i solstizi, si svolgevano riti di iniziazione, meditazioni e danze per rafforzare il legame con la Terra, il Sole e le energie cosmiche. Questi rituali aiutavano le persone a connettersi con i cicli naturali e a sincronizzare le proprie energie con quelle dell'universo.
Simbolismo delle piante e delle erbe
Si usavano erbe come la salvia, il rosmarino, la lavanda e altre per creare amuleti, incensi o per essere bruciate durante i rituali, ritenendo che portassero protezione e benedizioni.
Costruzione di templi e altari
In molte culture, venivano costruiti monumenti, come i megaliti di Stonehenge o i cerchi di pietre, orientati in modo da catturare i raggi solari durante i solstizi, creando allineamenti sacri.
Queste pratiche antiche riflettevano la profonda connessione tra l'uomo e i cicli naturali, e ancora oggi molte tradizioni spirituali e neopagane celebrano i solstizi con rituali simili, mantenendo vivo quel patrimonio di saggezza.
Le usanze e le tradizioni legate ai solstizi sono davvero affascinanti e variano molto nel mondo, riflettendo le diverse culture, credenze e ambienti naturali.
Durante il solstizio d'estate in molte culture europee si accendono dei falò e si danza come nel festival di Midsummer in Scandinavia, mentre in Inghilterra è usanza comune raccogliere erbe e fiori speciali come la lavanda e la salvia, erbe che hanno proprietà magiche di purificazione delle energie disarmoniche.
Anche in molti paesi siciliani, all’alba del 24 giugno, gli abitanti escono dalle loro case per vedere il sole girare, mettendo per terra un catino colmo d’acqua che lo riflette, a Santa Ninfa lo si guardava attraverso un cristallo affumicato, usanze citate dallo scrittore, medico ed esperto del folclore siciliano Giuseppe Pitré. Le pratiche relative al solstizio d'inverno variano da paese a paese, in Messico si celebra il Dia de los Muertos come connessione tra il mondo dei vivi e dei morti, mentre nelle culture asiatiche si praticano rituali di purificazione e si preparano cibi speciali per accogliere il ritorno della luce.
In Cina, il Solstizio d'inverno è celebrato con il Festival Dongzhi, durante il quale si preparano zuppe di riso e si condividono pasti caldi con famiglia e amici, simbolo di unità e di rinascita.
Oggi molte persone, anche al di fuori delle tradizioni religiose, celebrano i solstizi come momenti di riflessione, rinnovamento e connessione con la natura, partecipando a rituali di meditazione, cerimonie di luce o semplici momenti di gratitudine.
Insomma, i solstizi sono momenti universali di passaggio, di celebrazione della luce e della vita, e ogni cultura ha sviluppato le proprie usanze per onorarli e integrarsi con i cicli naturali.
Nella tradizione greca antica i due solstizi erano chiamati ‘porte’: il solstizio invernale era la ‘porta degli déi’ mentre quello estivo era chiamato ‘porta degli uomini’.
Omero descrive nell’Odissea l’antro dell’isola di Itaca, che secondo lo studioso Samuel Butler sarebbe l’isola di Marettimo, all’interno del quale si aprivano due porte: una rivolta a Borea ovvero al Nord dalla quale discendono gli uomini, l’altra volge a Noto, ovvero al Sud, ed è la porta degli déi preclusa agli uomini. Infatti nel solstizio estivo il sole si trova a Nord dell’equatore celeste, mentre nel solstizio invernale il sole si trova a Sud.
I solstizi erano perciò simboli del confine tra il mondo spazio-temporale e quello dell’aspazialità e atemporalità. La porta del solstizio estivo permette l’accesso al mondo della manifestazione individuale mentre quella del solstizio invernale è il passaggio agli stati sovraindividuali.
Come affermò l’esoterista e filosofo René Guénon:
Si tratta di una conoscenza Tradizionale che concerne una realtà di ordine iniziatico, e proprio in virtù del suo carattere tradizionale non ha né può avere alcuna origine cronologicamente assegnabile... Essa si trova dappertutto, al di fuori di ogni influenza greca, e in particolare nei testi vedici, che sono sicuramente di molto anteriori al pitagorismo...; si tratta di un insegnamento tradizionale che si è trasmesso in modo continuo attraverso i secoli, e poco importa la data forse tardiva alla quale certi autori, che non hanno inventato nulla... l'hanno formulato per iscritto in modo più o meno preciso.
Nella tradizione romana è Giano il custode delle porte, anche solstiziali, infatti il dio bifronte è il signore dell’eternità e tiene nella mano destra un bastone o scettro, simbolo del potere regale, mentre nella mano sinistra ha una chiave, simbolo del potere sacerdotale. Ovidio nei Fasti scrive su Giano:
Io solo custodisco il vostro universo e il diritto di volgerlo sui cardini è tutto in mio potere.
Giano è colui che ruota sulla terza e invisibile faccia l’asse del mondo. Ianus deriva dal sanscrito yana- via e dal latino ianua- porta, egli è colui che conduce da uno stato all’altro e quindi è l’Iniziatore e nel cristianesimo venne associato al Cristo, Via e Signore dell’Eternità. Il dio bifronte, nella mitologia romana, è il dio delle porte, dei passaggi e dei confini. È rappresentato con due facce, che guardano in direzioni opposte, simbolizzando la sua capacità di vedere sia il passato che il futuro, e di sorvegliare i limiti tra i mondi. È considerato il guardiano delle soglie, delle transizioni e dei momenti di passaggio, come appunto i solstizi. Durante i solstizi, Giano può essere visto come un simbolo di passaggio tra le stagioni, tra la luce e l'oscurità, tra il vecchio e il nuovo.
La sua presenza come guardiano delle porte e dei limiti lo rende un potente simbolo di transizione, di inizio e di fine, proprio come i solstizi rappresentano momenti di passaggio tra cicli naturali. In molte pratiche esoteriche e spirituali, Giano viene invocato come protettore delle soglie, affinché aiuti a superare i momenti di cambiamento e a mantenere l'equilibrio tra le energie opposte.
Durante i rituali dei solstizi, potrebbe essere considerato come il custode che sorveglia il passaggio tra le stagioni, facilitando la transizione e la rinascita. In sintesi, Giano come guardiano della porta rappresenta l'elemento di passaggio e di protezione nei momenti di grande trasformazione, come i solstizi, quando si attraversano limiti energetici e si apre un nuovo ciclo di vita. È un simbolo potente di equilibrio, di iniziazione e di protezione durante questi momenti sacri.
Ancora René Guénon sostiene che la festa di Giano veniva celebrata a Roma dai Collegia fabrorum ai due solstizi, successivamente le feste sarebbero diventate quelle dei due Giovanni sicuramente per la somiglianza fonetica fra Ianus e Iohannes. I due Giovanni avrebbero impersonato nei due solstizi le funzioni del Cristo come «chiave» delle due porte. Il nome Giovanni deriva dall’ebraico Jehôh45an45an, composto da Jahweh, Dio, e da h45an45an, che secondo Guénon ha un duplice significato: ‘misericordia di Dio’ associato al Giovanni Battista ‘Giovanni che piange’ a causa del suo destino, mentre ‘lode a Dio’ e riferito all’Evangelista ‘Giovanni che ride’ poiché rivolge con gioia le lodi al Signore.
La misericordia è simbolicamente discendente in quanto proviene da Dio mentre la lode è ascendente perché rivolta a Dio, quindi i due Giovanni rimandano ai due solstizi che segnano la metà del ciclo annuale: il solstizio estivo rappresenta il Cristo Creatore mentre quello invernale il Cristo che spalanca la porta del Cielo.
Celebrare i solstizi è quindi una pratica spirituale di connessione con i mondi sovrasensibili e con il proprio mondo interiore abitato da archetipi e da simboli che ci permettono di comprendere e di trasmutare ed integrare le energie disequilibrate verso l’unità col tutto.