Si dice che i primi tre anni di vita siano fondamentali per lo sviluppo della personalità: per Marc Chagall sono stati probabilmente il fattore determinante che ha potenziato il legame potentissimo per la sua terra natale, rafforzato dall'innamoramento per Bella, un sentimento vissuto per tutta la vita con la stessa potenza della prima volta, al di là della vita stessa, quando già ha altre donne accanto e lei non c'è più. La sua opera è un unico canto d'amore e di nostalgia per i primi ricordi che riescono a subissare tutti gli altri, a scolorirli, ad annullarli. E non gli basta mai dipingerli e ridipingerli e, quando si dedica ad un diversa tematica, è sempre lì che ritorna, soprattutto al periodo del suo matrimonio, al primo bacio, al primo amplesso. Ne ha condizionato la vita e l'arte, trascinando la sua fantasia nei lidi del fantastico e dell'immaginario, utilizzando immagini di una semplicità infantile, usando gli stessi colori e le stesse narrazioni, ma ogni volta svelando una poesia che si fa sempre più incantevole, che non stanca mai.
Non si è ispirato completamente agli artisti che l'hanno preceduto, come non si è mai ispirato a nessun movimento, ha preso spunto dai colori innaturalistici dei Fauves e degli Espressionisti tedeschi, dal Cubismo ha preso le forme geometriche, ma non ne ha mai condiviso le tematiche, perchè per lo più dipinge animali, il che non appartiene alla figurazione cubistica, in cui vengono dipinti oggetti o persone e non sono mai stati simbolisti, mentre in lui tutto è simbolo. Ma neppure al Simbolismo è stato fedele, perchè ha voluto significare il contrario di ciò che rappresenta, alludere a qualcosa di diverso per raggiungere tortuosamente il senso voluto.
La sua poetica è estremamente individuale e unica, ha sovrapposto l'individuale al reale, creando un mondo di fantasia, che riflette sempre il suo stato d'animo, rifiutando qualsiasi indagine scientifica. Non ha neppure seguito nelle opere la sequenza cronologica in sintonia col tempo, nè la successione dei fatti, ma è restato sempre fermo al suo momento dell'amore, romantico e passionale, dipingendo la sua donna e gli altri personaggi che volano, veleggiato in un mondo di sogni, in mezzo ad animali, mucche, cavalli, galli, uccelli, capre e contadini, carretti, case, capanne, che vengono inseriti in piccoli scomparti dell'opera, a farle da corona, a tenere sempre vivo quel pensiero fissato là, nella sua terra, tra le cose che hanno caratterizzato i suoi primi anni, con una famiglia affettuosa e numerosa, i suoi nove fratelli e sorelle, una comunità quanto mai solidale, resa ancora più unita dalle reciproche traversie, causate dalle vessazioni che gli ebrei hanno subito dai tempi dei tempi, rendendoli più che mai coesi nella difesa atavica della loro individualità e religione.
Perciò anche la Bibbia l'ha ispirato, lasciandoci di lui opere di grande spessore e vetrate che illuminano cattedrali, cattoliche ed ebraiche, che narrano la storia del Torà, con colori, vivaci e brillanti, che trasmettono felicità e ottimismo, ignorando i momenti più cupi della sua vita, vengono utilizzati nella pittura, regalandoci sempre attimi di intensa condivisione nell'osservarli. Col tempo questo colore ha superato i contorni dei corpi, espandendosi nelle tele e trasformandosi in fasce di colori, così ben compenetrate da rendere le opere gradevoli e omogenee, pur nella loro eterogeneità. Sono colori che risultano liberi e indipendenti nella forma e che riescono ad amalgamare storie diverse, tempi diversi.
La sua vita non è stata così idilliaca come potrebbe farci pensare la produzione artistica, a cominciare dalla sua nascita, quando il villaggio in cui vive la famiglia, Lezna, un sobborgo di Vicebsk, viene aggredito e messo a fuoco da una compagnia di cosacchi, una comunità militare nomade della steppa, che opera pogrom contro la popolazione di origine ebraica. La mamma ha appena partorito, ed è costretta a fuggire col neonato, ancora priva di forze dopo la fatica del parto. Marc non può ricordare quel tragico momento, ma gli è rimasto profondamente impresso dai ricordi familiari, se da adulto ricorderà "sono morto, quando sono nato".
Sotto gli zar gli ebrei sono stati costretti a vivere in ghetti, non si possono muovere liberamente e anche la loro religione impone dure regole, se il ragazzo deve lottare contro la tradizione che impone l'aniconica, proibendo le immagini. E sono proprio queste che spingono Marc verso gli studi accademici, prima con insegnanti assai limitati, ma proseguiti a Pietroburgo dove incontra una maggiore apertura nei confronti dello sviluppo dell'arte, anche se viene addirittura imprigionato per un piccolo ritardo durante il coprifuoco, imposto alla popolazione ebraica.
La sua famiglia lo appoggia se gli permette di trasferirsi per approfondire gli studi che più gli stanno a cuore, ma il padre commerciante di aringhe ha altri nove figli da sfamare e crescere per cui Marc, per potersi permettere il lusso di frequentare il mondo dell'arte, così distante dal suo, è costretto a lavorare duramente presso fotografi, ritoccando le fotografie, come accade a quei tempi con le immagini, nel punto in cui sono sfocate. A questo lavoro si aggiunge la decorazione dei soffitti e delle insegne dei negozi. Tutto ciò non gli impedisce di dipingere e ritrarre i fratelli, i genitori, e gli amici: verso i vent'anni è ormai un artista conosciuto e rinomato, tanto da ottenere una borsa di studio per perfezionarsi a Parigi, luogo agognato da tutti gli artisti perchè capitale dell'arte.
Prima di partire gli capita un fatto che sconvolgerà la sua vita: si innamora di una ragazzina quattordicenne, quando lui ha già ventun anni, figlia di un agiato orefice ebraico. È un colpo di fulmine per entrambi, ma ormai Marc sta per partire e per cinque lunghi anni i due avranno soltanto contatti epistolari, quanto mai precari a quei tempi, data la distanza tra la Russia e la Francia e i mezzi di comunicazione limitati.
Arrivato a Parigi Marc non può fare altro che trovare alloggio nella Ruche, un alveare di fatiscenti locali nei pressi di Montmartre, ove hanno trovato rifugio gli artisti in cerca di gloria, ma con mezzi limitati. Ogni artista dispone di un solo locale, che funge da abitazione e da atelier. Vi regnano il disordine e la sporcizia, ma i sogni di gloria degli artisti sono tanti. Molti di loro diverranno famosi e Marc ha modo di conoscere Apollinaire, Delaunay, Leger. A causa delle condizioni indigenti, questi giovani artisti cercano l'evasione nell'alcol e nelle droghe, frequentano i luoghi malfamati del quartiere, ma Marc resta isolato, chiuso nel suo desiderio di apprendere il più possibile. Sempre affamato, se di lui si dice "il lunedì mangia la testa dell'aringa, il martedì la coda, la parte centrale il mercoledì e il giovedì dipinge...".
Ciononostante l'artista viene a contatto con le Avanguardie, ed ha modo di apprendere le nuove correnti, conosce i Fauves ed i Cubisti, soprattutto può avvicinarsi alle opere dei grandi ribelli dell'arte, come Cézanne, Gauguin, Van Gogh. L'arte più stupefacente è sicuramente l'Espressionismo, che colpisce a tal punto Marc da non abbandonare più l'uso irrealistico del colore. Anche a Parigi comincia ad avere chi lo apprezza e le sue condizioni economiche migliorano.
Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Chagall è costretto a tornare in Russia, non avendo la nazionalità francese. Ha modo comunque di fermarsi a Berlino, dove il mercante Walden gli allestisce la sua prima mostra. Marc riparte, lasciandogli le opere invendute e si reca dai genitori a Vicebesk, dove ritrova Bella, ormai diciannovenne e ancora innamorata di lui. Tra i due la passione sboccia in modo così intenso che trovano il modo di convincere i genitori di lei a concederla in sposa, anche se Marc non ha ancora una situazione florida. Nel 1915 i due giovani si sposano e vivono i giorni più belli del loro rapporto, isolati in una casa di campagna, lontano dal mondo. È' un idillio indimenticabile, che tornerà per sempre nei ricordi di Marc. L'anno dopo, nel 1916, nasce la loro unica figlia, Ida.
Intanto la Rivoluzione di Ottobre sconvolge l'assetto politico ed economico della Russia, con l'eliminazione dello Zar: i rivoluzionari si danno regole in grado di procurare un nuovo assetto ai lavoratori, che devono essere educati secondo l' ideologia. Marc finalmente acquisisce lo status di cittadino senza discriminazioni, ma nello stesso tempo non condivide le idee dei rivoluzionari rispetto all'arte, che per loro deve essere un mezzo di educazione rigorosa per il popolo. Per Chagall, la cui arte è poesia e libertà creativa, doversi piegare all'Astrattismo e al Suprematismo è un atto contro natura. Gli incarichi di Commissario per le Belle Arti di Vicebesk e l'organizzazione di musei, ben presto gli vengono tolti a favore di un educandato a Mosca per i bambini ciechi orfani, di origine ebraica.
Chagall è deluso, ma finalmente nel 1923 riesce ad allontanarsi dalla Russia per la Germania. A Berlino ha la sgradevole sorpresa di trovare le sue opere mal conservate o distrutte, per cui le perde tutte. Ottiene finalmente un visto per la Francia: con la famiglia si reca nei pressi di Parigi, dove la vita è meno cara. La sua attività artistica riprende con maggiore lena e finalmente con buoni risultati. Il mercante Vollard gli commissiona varie illustrazioni, "Le Anime Morte" di Gogol, "Le Favole" di La Fontaine e soprattutto la Bibbia. A tal proposito compie anche un viaggio in Palestina per assimilarne il più possibile l'anima e conoscere i luoghi in cui si sono svolti i fatti che deve illustrare.
Nel 1937 acquisisce la cittadinanza francese, ma ben presto è costretto a fuggire per non essere deportato dal nazisti. Dapprima, con la famiglia si rifugia in Spagna e nel 1941 si stabilisce negli Stati Uniti, dove frequenta la numerosa comunità artistica, rifugiatasi in America come lui. Pierre Matisse, gallerista figlio del famoso artista, espone in numerose mostre le sue opere, con successo. L'artista tuttavia non ama particolarmente l'America e inoltre, nel 1944, l'amata Bella viene a mancare per un virus mal curato. È un durissimo colpo per lui, che gli provoca una depressione molto grave, per un anno non dipingerà più. La figlia Ida lo aiuta a riprendersi, gli presenta la badante del suocero, Virginia Haggard MacNeil, moglie separata di un pittore.
Chagall ha ben presto una relazione con lei, che dura sette anni e nel 1945 nasce il loro figlio David MacNeil, che diventerà un famoso jazzista, compositore, cantante e autore di libri per ragazzi. È vissuto lontano dal padre, che per volontà della nuova moglie Valentiva, Vavà Brodsky, viene inviato a studiare in collegio in Francia a Montcel. David da adulto evita di far sapere di essere figlio del famoso Chagall. Solo negli anni 2000 pubblicherà due libri autobiografici, in cui narra dei suoi primi anni vissuti accanto al famoso padre.
La vita di Marc Chagalll è stata sempre influenzata dai suoi ricordi, il che non gli ha impedito di sviluppare una poetica molto personale in cui spesso la realtà si sovrappone all'immaginazione e viceversa. È riuscito a creare un mondo fantasmagorico, quanto mai ricco di fantasia, ma sempre legato alla sua realtà, per nulla interessato alle indagini scientifiche che ispirano molti suoi contemporanei. Privilegia sempre i suoi stati d'animo, legati ai ricordi. Perciò così spesso troviamo nelle sue opere, accanto all'immagine principale, piccoli scomparti che rappresentano avvenimenti di tempi e luoghi molto diversi e distanti tra di loro, in cui si possono vedere contadini, animali della fattoria, musicanti, ebrei, isbe e immancabilmente lui con la sua innamorata. Ricordano sempre la sua vita vissuta in Russia, ma in una chiave che diventa universale per la profondità dei sentimenti e la poesia che vi si coglie.
Ma Marc non è solo questo, perchè di alcuni simboli vuole anche rappresentare esattamente il contrario, come per esempio i pagliacci che in lui hanno una connotazione tragica. Infatti il soggetto per lui non deve mai essere fedele al significato, ma alludere a qualcosa di diverso per poter raggiungere il senso voluto. In quasi tutte le sue opere ci sono personaggi che volano nell'aria, librandosi in alto: le vicissitudini della sua vita gli hanno fatto perdere le sue radici, gli hanno fatto cercare attraverso l'arte una sua identità, che la storia tentava di cancellare: è il fardello troppo pesante che sente di dover portare come ebreo. A volte veleggia in altre religioni quando dipinge le sue meravigliose vetrate anche per altre confessioni.
L'incantevole opera "La Passeggiata" è il vero manifesto della tenerezza e della felicità: vi rappresenta la gioia sconfinata del suo amore corrisposto da Bella. Lui si rappresenta vestito elegantemente, con una camicia bianca, mentre vola sui cieli del suo paese natio Vicebsk, tenendo la sua amata per mano, come fosse un aquilone: nell'altra mano tiene un uccellino dal quale ha ottenuto il dono del volo.
Anche ne "Il Compleanno" del 1915, sono rappresentati lui e Bella, nel pieno estatico dei primi momenti dell'amore corrisposto: anch'essi sospesi in aria, l'artista si sporge per baciare la fanciulla, ma il suo collo è dinoccolato in una posizione impossibile, ma l'amore e il desiderio possono tutto. È come un volersi librare nell'aria in volo, per sfuggire agli orrori terreni, tra cui la guerra: vagare tra le nuvole in una dimensione surreale, tra sogno e realtà: è il simbolo della ricerca di se stessi e della propria identità, che Marc ha cercato tutta la vita, aggrappandosi al passato.
Ne "Le luci del Matrimonio" del 1945, troviamo ancora lui e la sua sposa, che ormai è mancata, lasciandolo nella disperazione più cupa. Aveva iniziato quest'opera tanti anni prima, ma non l'aveva mai terminata: era come in attesa del momento magico della creatività, quando avrebbe realizzato questo capolavoro. Diversi dalle altre sue opere dello stesso soggetto, ci sono colori molto più attenuati e tenui, come non volesse perturbare il ricordo che si va offuscando. Descrive i momenti più belli accanto alla sua donna, quando si stanno sposando: sopra di loro c'è il baldacchino rituale, che è come li isolasse dal resto del mondo. Accanto ci sono i musicisti e davanti i suonatori, mentre i familiari fanno da contorno e sotto c'é, bellissima, Vicebsk illuminata dal tramonto. Il blu è il colore che campeggia sugli altri, perchè l'artista ha voluto dare un particolare senso spirituale all'opera. Ci sono poi tanti personaggi, figure alate, animali. Bella è vestita di bianco, ma il colore diventa sempre più trasparente, come a farla scomparire, ma anche per avvolgerla con protezione. C'è tanta tenerezza, dolcezza e malinconia nell'opera, che è pura poesia.
Nella "Crocifissione Bianca" del 1938, non c'è per una volta Bella, ma vi viene rappresentato tutto il dolore del popolo ebraico a causa delle leggi razziali. Gesù è inserito nel mezzo del Creato, coperto da uno scialle da preghiera, simbolo ebraico. Tutto attorno vi sono figure che rappresentano l'oppressione del suo popolo: Cristo è morto, il suo capo è incorniciato da un'aureola bianca, mentre una luce molto chiara investe la croce da destra. Sotto un fuoco brucia le Sacre Scritture, mentre un uomo fugge portandosi oggetti sulle spalle. Un militare in divisa incendia la Sinagoga, mentre un altro uomo si agita per di mettere in salvo i rotoli della Legge. Ci sono altri personaggi che cercano di salvarsi, una donna si dispera, mentre un'altra protegge col proprio corpo il figlioletto. C'è contaminazione tra le le religioni, ma Chagalll è proprio questo che cerca: un universale che dimostri come il dolore e la sofferenza appartengano a tutti, senza distinzione né di religione, né di simboli.
Così come l'amore va al di là del tempo, dello spazio, dei sentimenti.
Un grande artista, un grande poeta!