La presente ricerca riguarda una piccola cittadina chiamata Vardø, sita nell’estremo nord-est della Norvegia, Qui avvennero più di 140 processi, 91 dei quali terminarono con la condanna a morte. Se pensiamo all’area scarsamente popolata si tratta del più grande processo alle streghe della Scandinavia. Erano Sami tutti gli uomini consumati sui roghi, ma le donne erano soprattutto norvegesi, giudicate colpevoli di crimini farneticanti.
Il primo grande processo risale al 1621 e vide imputate otto abitanti di Vardø, accusate di aver invocato una burrasca che fece molte vittime sulla costa. Tra queste quaranta pescatori del villaggio che erano in mare al momento dalla tempesta, verosimilmente tutti gli uomini del paese.
Le streghe lo avrebbero fatto per accaparrarsi i loro beni secondo la tesi dell’accusa. Probabilmente questo processo, come altri simili in questi territori, puntava non solo a combattere la stregoneria ma anche a contrastare la presenza dei Sami nel territorio in maniera talmente efficace che possiamo tranquillamente parlare di vera e propria pulizia etnica.
I Sami furono l’ultimo popolo indigeno europeo ad essere cristianizzato e subirono un’importante decimazione soprattutto dal diciassettesimo secolo in poi. Questo popolo (sámit o sápmelaš in sami settentrionale), spesso chiamati làpponi, sono una popolazione indigena stanziata nella parte settentrionale della Fennoscandia, in un'area da loro chiamata Sápmi, che si estende dalla penisola di Kola fino alla Norvegia centrale includendo anche le regioni più settentrionali della Finlandia e Svezia, nella regione della Lapponia.
I Sami hanno la loro storia, lingua, cultura, attività professionali, modo di vivere e identità. La loro tradizionale forma di religiosità era quella sciamanica, tra le antiche divinità principali vi è la "Madre-Terra" che governa le nascite e il Dio del tuono e dei venti (strettamente collegato ai movimenti dei mari). I Sami credono all'esistenza di un'anima che al momento del trapasso si stacca dal corpo. La figura sacerdotale è incarnata dallo sciamano, che effettuava tutta una serie di riti propiziatori per prevedere l'avvenire, utilizzando un tamburo magico. I Sami credevano, inoltre, nel potere magico dei sogni, interpretandolo come una via di comunicazione con il mondo dei morti.
La Norvegia aveva poco controllo sulle zone remote del nord, qui erano le autorità locali ad avere più potere. Come contromisura vennero assunti funzionari, provenienti da Scozia, Germania e Danimarca, paesi con una storia di processi alle streghe molto profonda. È probabile che questi “personaggi” abbiamo rafforzato il credo che sosteneva che “il male veniva dal Nord”, in tedesco aus Nordkalotten ossia la casa del popolo Sami, popolo che non era cristiano e per questo incolpato per primo di stregoneria.
Nel diciassettesimo secolo la piccola isola di Vardø, nel Mar di Barents, era popolata da pescatori norvegesi e indigeni, questi ultimi appartenenti all’etnia Sami. Proprio per le loro tradizioni, per la loro vicinanza al mare e ai riti pagani; e poiché ritenuti “intessitori di venti” sono stati i primi a essere bersaglio delle accuse del re luterano Cristiano IV.
È passata alla storia la vigilia di Natale del 1617. Una tempesta improvvisa e potente si abbatté sulle coste dell’isola, uccidendo ben quaranta uomini. Ventitré erano le barche in mare, ma solo cinque riuscirono a tornare a riva, questo disastro destò dei sospetti a Corte, portando il Re Cristiano IV ad avanzare con un’operazione di pulizia etnica e religiosa in Danimarca e Norvegia.
La sua più grande preoccupazione erano proprio i Sami: eretici, disobbedienti alle leggi della Chiesa e più affini, invece, alle leggi del mare, con il quale hanno da sempre un forte legame spirituale. Quella di Cristiano IV non fu certo un’idea originale. Già Giacomo VI aveva promulgato la Daemonologie, un vero e proprio trattato sulla magia nera, vampiri e lupi mannari e “libretto di istruzioni” per scovare e catturare streghe e stregoni.
Qui, insieme ai norvegesi, vivono i sami, che per propiziarsi quel clima ostile “intessevano i venti” e suonando tamburi magici cercavano un contatto coi morti e di indovinare il futuro. Il re luterano emanò leggi contro la stregoneria sul modello di quelle scozzesi, e per farle applicare inviò a Vardø un suo spietato e ambizioso amico scozzese.
«Per ordine del re, se uno stregone, o un fedele, pur disponendo del sacrificio di Dio, della sua Santa Parola e Cristianità ciò nondimeno si dedica al diavolo, allora verrà gettato nelle fiamme e ridotto in cenere» tuonava il decreto sulla stregoneria del 1617.
La legge norvegese contro la stregoneria entrò in vigore nel 1618, anno in cui vennero inviati numerosi funzionari atti a doversi occupare della caccia vera e propria. La svolta per la piccola isola di Vardø avvenne quando lo scozzese John Cunningham venne mandato nel distretto di Vardohus per occuparsi del problema.
Qui egli instaurò un regime del terrore, in cui non solo si perseguitavano gli uomini Sami – cosa molto comune – ma anche le donne: in questo caso le donne norvegesi già sconvolte dalla perdita dei loro mariti nella tempesta di qualche anno prima. Cunningham andò ben oltre i suoi compiti e fece arrestare in tutto novantanove donne norvegesi e quattordici uomini Sami.
Tra le prime, otto donne furono condannate con l’accusa di aver ucciso i propri mariti scatenando su di loro la tempesta.
Molte donne di Vardø vennero torturate per ottenere la “verità”. Tra queste, Mari Jørgensdatter ammise di aver ricevuto una visita da Satana proprio la notte di Natale del 1620. La sua vicina di casa, Kirsti Sørensdatter, dichiarò che lei e Mari si sarebbero recate sul monte Lydhorn, a 1600km di distanza, volando e vedendo molte persone trasformate in diversi animali per non farsi riconoscere.
Mari confessò anche che le streghe erano le vere responsabili della tempesta del 1617. Else Knutsdatter ammise di aver visto Mari e Kristi legare tre volte una corda da pesca, sputandola e slegandola, cosa che avrebbe scatenato la tempesta.
Per porre fine alle sofferenze, queste donne si videro costrette a confessare il falso pur di ottenere la libertà promessa, cosa che poi non avvenne.
Sembra quasi superfluo sottolineare come le confessioni siano frutto della disperazione e della flebile speranza di rimanere così in vita. Se c’erano dubbi sulla colpevolezza, direi molto empiricamente, la sospettata veniva gettata in mare. Se galleggiava, era una strega. Il test dell’acqua è stato utilizzato in circa un terzo delle prove tenutesi nel Finnmark. Al tempo alle donne norvegesi non era possibile frequentare uomini Sami visto che in essi veniva riconosciuto il diavolo.
Circa 150 persone morirono giustiziate per stregoneria nella Norvegia settentrionale tra il 1621 e il 1663. Il processo di Vardø rappresenta un particolare storico molto importante perchè riunisce in sè la lotta alla cosidettta stregoneria a quella sulla persecuzione del popolo Same e inoltre evidenzia la spiccata efferatezza dell’inquisizione protestante talvota più sanguinaria di quella cattolica.
Bibliografia
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Bibliografia Web
Una caccia alle streghe fin troppo attuale.
La caccia alle streghe di Vardø.
Norvegia: il processo alle streghe di Vardø.