È possibile che un saggio, attraverso una serie di capitoli, possa non solo teorizzare, ma anche mettere in pratica il pericolo in cui versa l'informazione?

Jianwei Xun, autore del libro Ipnocrazia. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà, sembra aver fatto proprio questo.

Attraverso le diverse pagine del suo libro, Xun teorizza sulla manipolazione dell'informazione e sulla costruzione della realtà.

Ma la vera sorpresa è postuma alla pubblicazione con la rivelazione di una cruda verità: Jianwei Xun, il filosofo acclamato a livello mondiale, non esiste.

Lo svelamento pone in luce la singolare capacità di messa in pratica a partire dalla teoria e, elevandosi a vivente esempio della manipolazione dell'informazione nell’era odierna, fornisce al contempo un'occasione di gioco ed un'opportunità per esercitare il pensiero critico.

La descrizione dell’architettura del reale parte da un termine: Ipnocrazia. Inizia in questo modo il saggio che descrive “il primo regime che opera direttamente sullo stato di coscienza”.

Il saggio costruisce il proprio viaggio su lucidi quanto inquietanti binari d’analisi del contemporaneo. Sorretto da esemplificative reti di parole mira a scuotere il lettore, direzionandolo in una paradossale direzione: “L’esercizio della resistenza”.

Tra le questioni affrontate nel saggio ci sono temi come la caratterizzazione del tempo e dello spazio nel regime ipnocratico.

Il reale è al pari di uno specchio che cade, divenendo una moltitudine di frammenti riflessi mentre il sistema temporale si rivela essere contorto.

Nell’era ipnocratica, l’informazione si dice essere sovrapposta ad un torrente ipnotico, il cui decorso produce una scossa negli occhi guardanti seguita da una pervadente e paradossale inerzia. C’è uno schema prestabilito e la dopamina avanza da protagonista.

Non vi esiste punto di riferimento, non ne è visualizzabile appiglio.

Il potere è “gassoso” ed incorporeo, nessuna componente è "neutrale " e ogni vocabolo è “un’arma sottile” predisposta per la manipolazione della coscienza.

Nel presente setting, molteplici storie gareggiano per una predominanza estemporanea.

Tra i concetti chiave presenti nel libro - frutto di un progetto di co-scrittura tra menti umane ed intelligenze artificiali - emergono i “Sacerdoti” o “Profeti” di questa era, intesi come due figure paradigmatiche sovrapponibili a “dispositivi narrativi”: Donald Trump ed Elon Musk.

Il primo “svuota il linguaggio”, l’altro ricopre l’immaginario di promesse dal carattere utopico, attivando la frenesia e il desiderio, gli stessi maestri di un’arte: intercettare problemi, personificarsi come soluzione. Entrambi con un obiettivo: la dominazione della componente inconscia.

“La caratteristica più sorprendente è la sincerità ipnotica”, i due sono protagonisti e primi credenti dell’incantesimo da loro divulgato che trasla in uno stato talmente profondo che ridefinisce il concetto di verità.

La loro ascendenza supera chi ne dà il consenso, raggiunge gli ostili e li intrappola nel campo ipnotico. L’attenzione della soggettività abitante il campo diviene un business e si convoglia in uno stato di trance generalizzata mediante le piattaforme social che mirano ad un’interna suggestione.

Ogni scroll è un’induzione più profonda, […] Ogni feed è una seduta di ipnosi personalizzata.

“Ogni notifica è un trigger ipnotico” i cui suoni sono impeccabilmente progettate per evocare risposte biologiche.

I puntini, che nelle chat indicano la scrittura di un ipotetico qualcuno, innescano un nodo con chi guarda, non per ciò che contiene il messaggio ma per la sola frenesia della possibilità di riceverlo.

Si tratta di un “Desiderio ricorsivo” dove la volontà di raggiungimento di un contenuto è più soddisfacente dell’ottenimento stesso.

In questa dimensione, il soggetto insorge come "entità mista” tra la presenza e l’assenza, la coscienza e la transizione, “tra l’agente e l’agito”, entrando in una relazione di profonda fusione con la tecnologia e, nella simbiosi, le componenti si influenzano reciprocamente.

L’attenzione è spezzettata e dotata di una nuova configurazione attraverso lo sviluppo di una capacità di presenza in stati multipli. Si dosa il proprio sguardo sulla misura delle richieste caratteristiche di singolari piattaforme.

Il soggetto sperimenta l’emotività mediante un “prisma” di “quantificabilità e condivisibilità” e l’esperienza corporea coesiste nell’entità fisica e nella dimensione digitale.

Il corporeo è performato mediante un continuo compromesso con le tecnologie vigenti che a sua volta, “lo rappresentano”, “lo modificano” e l’infiltrazione nello spazio intimo si rende inevitabile. Si entra in un tempo che favorisce la medialità del privato.

Le app di dating non si limitano a connettere le persone, ma rimodellano il modo in cui facciamo esperienza dell'attrazione, del desiderio, dell'amore. Ogni swipe non è una semplice scelta: è un punto dati che ci allena a vivere l'intimità come una serie di decisioni binarie. L'algoritmo non si limita a metterci in contatto con gli altri; ci insegna come e cosa desiderare, e come apparire desiderabili. I nostri sentimenti più intimi vengono silenziosamente formattati per adattarsi alla logica dell'ottimizzazione algoritmica.

L’identità del singolo diviene molteplice, aeriforme, poiché esplicitata mediante molteplici piattaforme ed ogni versione aderisce al contesto richiesto.

Il sé su Linkedin non sarà il medesimo sé presente su Instagram, ma abitarle contemporaneamente scivola inevitabilmente il soggetto in una inquietante “autenticità parallela”, che impedisce la realizzazione del proprio essere totale, come conseguenza delle differenti “logiche performative” richieste dalle svariate piattaforme.

“Cosa significa autenticità quando ogni spazio richiede la sua forma di verità?" Generando quel che lui definisce “reti di identità”, la cui riuscita è valutata sulla base dell’adeguamento in ogni singola piattaforma. Come reagiscono le soggettività ipnocratiche nel mezzo di una crisi sociale collettiva?

L’atteggiamento che si intercetta nel “paesaggio ipnocratico” è “l’Illusione dell’azione”, una condizione manifesta che, in concomitanza dell’insorgenza di eventi o crisi, innesca massive cascate di hashtag, opinioni, annunci, donazioni, cambi di immagini del profilo.

Tali “movimenti”, illudono ogni utente coinvolto di star cooperando alla causa quando in realtà “finiscono per neutralizzare la vera energia politica, trasformando le richieste di cambiamento sistemico urgenti, in gesti performativi sterili che si esauriscono nella loro stessa esecuzione”

Di conseguenza si attua una comoda coesistenza con il dissenso che si rivela esser tutt’altro che minaccia, poiché convogliato in aree non temute da chi detiene il potere: non si combatte “l’opposizione”, si trasforma in contenuto.

E in che modo si sperimenta la realtà?

Non si arriva alla conclusione che il reale, nella sua forma più oggettiva, abbia smesso di esistere: quanto si raggiunge la consapevolezza che il sistema di riferimento si nutra della creazione di verità discordanti allo scopo di de-potenziarne l’individuale.

E qual è una tra le “l’invisibili resistenze" vengono intercettate?

Il sogno.

Il sogno come la dimensione principale in cui questo tipo di resistenza prende forma. In un'epoca di realtà definite e limitate, il sogno rappresenta una realtà che non può essere del tutto contenuta,una dimensione fluida e sfuggente che esiste al di fuori delle logiche di sorveglianza. Sognare significa creare mondi alternativi che non hanno una forma specifica, che restano aperti, non determinati e non capitalizzati. Sognare è resistere non limitandosi a ciò che è, ma abbracciando ciò che potrebbe essere in tutta la sua potenzialità. Il sogno rappresenta una delle poche dimensioni umane ancora radicalmente refrattarie al controllo totale dell'Ipnocrazia.

Prosegue:

Nel sogno gli schemi di significato stabiliti dall'Ipnocrazia si disgregano, si frantumano, lasciando spazio a connessioni inattese.

Dunque qual è la risoluzione? La risposta è nell’impossibilità di sfuggire ad una direzione conclamata ripensando al contempo una differente prospettiva di presenza.

Queste forme di vita, (...)non possono essere prescritte o programmate. Possono solo emergere dalla pratica paziente di un'attenzione diversa, dalla coltivazione costante di una sensibilità alle crepe del sistema, dalla persistenza silenziosa di modi di essere che il regime ipnocratico non può né vedere né catturare. La ferocia attraverso cui colpisce l’esperimento filosofico sorpassa le parole stesse ed esplicita fatti: un libro si rende spazio performativo per la coesistenza di teoria e prassi.

Ipnocrazia è ipnosi ma anche un insegnamento sottintendente la potenza del rischio degli anni correnti: la possibilità di perdere gli strumenti attraverso cui ci è concesso comprendere la realtà.

Nulla sorprende di più di un’intelligenza artificiale che contesta se stessa creando uno spiraglio di dialogo filosofico differente, ma non meno valido del familiare.

Niente colpisce più di un prodotto i cui contenuti si emancipano dalla fonte e risulta vivere di vita propria rispettando la propria forma d’esistere.

Al di là di ciò che da alcuni è stato inteso come mistificazione o inganno deliberato, è nella concessione di dar spazio alla brutalità performativa che avviene l’intendimento di una inevitabile dimensione che oggi condiziona ogni essere vivente che solo a parole non sarebbe stato compreso.

Tal processo, contenente una rilevante componente ludica, consente di percepire lo stato attuale delle cose partendo dalla frantumazione della nostra prospettiva. Al contempo, implicitamente incentiva l’imprescindibile esercizio del guardare oltre l’affidabile e lucente strato superficiale della realtà, ponendosi come elogio all’innovazione, che proprio attraverso il suo ibrido slancio, chiarifica visioni.