Omero superiore a Platone? Di certo, il pomo della discordia omerica (traslazione dal mito di Eris) differisce dal pomo d’Adamo biblico. Elena divide. Il pomo biblico invece non crea alcuna divisione. Eva coglie il pomo e lo mangia e lo passa ad Adamo che mangia e gli rimane sul gozzo deformandolo sempiternamente a memento. Attorno a quel pomo tutti sembrano d'accordo: il serpente lo offre e Eva lo coglie e mangia e Adamo lo assaggia. Ma in Omero, sì, in Omero la faccenda è molto differente. Elena, nell'Iliade, divide, crea guerre. Dunque, Platone sbagliava? L'Occidente è da rifare? Amicus Plato sed magis amica Veritas.

Cerchiamo di mettere un poco d'ordine a questi sconnessi pensieri. Nelle Enneadi Plotino rifacendosi ad Ammonio Sacca (il quale essendo di Alessandria d’Egitto reca tranquillo e sereno il nome dell’antica divinità egizia Amon) così come Platone (e in segno di ossequio da parte di Plotino a Platone “Plotino” significa “Piccolo Platone”) si rifaceva a Socrate (sia Ammonio Sacca che Socrate nulla lasciarono per iscritto; benché “lasciare per iscritto” è dopotutto altro piccolo mito dato che ad esempio di Platone i libri rimasero per secoli e secoli sparpagliati ad Occidente e in Medioriente, e le Enneadi di Plotino furono redatte da Porfirio; e quanto ad Aristotele e al baule di Andronico di Rodi…) Plotino, dicevamo, infila un poco le mani nel modello metafisico platonico arrivando a concepire l'Uno.

L'Uno è quel principio indissolubile che ti ritrovi pure quando vai alla toilette. Puoi scomporre una casa in mille modi: tetto, finestre, porte, mattoni, laterizi, comignoli, cemento, stucco… e sempre ci sarà l'Uno. Tanto che una casa così come ogni altra entità, secondo Plotino, è un insieme di uno affiancati: uno uno uno uno uno. Non solo ma l’Uno è illimitato: quando invece l’Unità per Platone è limitata. Per Plotino no. L’Uno è illimitato. L’1 di Plotino somiglia un poco allo 0. Lo 0 contiene tutti i numeri se posso pensarlo come “equilibrio”, “vuoto”. 1561-1561=0. 346937295639517–346937295639517=0.

E così via. Ergo, poiché facendo i conti le energie contrapposte dell’Universo conosciuto sono pari allo zero, ciò significa che viviamo nel vuoto e quanto scorgiamo attorno a noi è mera illusione parmenidea. Però, è pur vero, viene da obiettare, con molta, molta timidezza, il giochino delle differenze con lo 0 si può fare anche, magari con un pizzico di sforzo in più, per altri numeri. Come il 3, ad esempio. Perciò, ci ostiniamo a credere che non viviamo nello 0 ma nel 3. Fatto sta Plotino ha questa intuizione riducendo il modello platonico a unità della quale non ci si può mai sbarazzare.

Ma noi, che siamo spiriti semplici, continuiamo a credere che se è vero non si possa non scorgere l'unità ovunque è pur vero non si possa neppure fare a meno di scorgere dell’unità le fratture. Perciò, a fondamento di tutto, il numero del quale non puoi sbarazzarti manco quando sei alla toilette, è ancora una volta il 3.

Non l’1. Il 3. Ma insomma, 1 o 3 (Kant afferma nella Critica della ragion pratica che il concetto di Trinità rimane inafferrabile alla ragion pratica, sia che Dio sia 3 o sia 10; e nel Vangelo il Demonio afferma: “Io sono Legione” ossia il concetto di molteplicità (il Diavolo nel posseduto è Uno e Molti, magari i kantiani 10) diventa malvagità: dove c'è moltitudine di spiriti, politeismo c’è anche peccato, errore, malvagità: lo spirito vero è uno e unitario) Platone cosa aveva fatto? Aveva elaborato con la sua metafisica una descrizione efficientissima non tanto di quanto all'esterno dell'uomo – la realtà – ma di come la mente umana percepisce. Unità, suddivisione, riconfigurazione. Come un diamante a tre facce il quale attraversato da un raggio luminoso quel raggio scomponga. Concezione, come sappiamo, a origine del dualismo occidentale.

Ma Omero, prima di Platone, ci insegna il pomo della discordia. Ovvero, come fa l’unità a dividersi? Come fa il diamante nella nostra mente a mettersi in funzione? Deve esserci un elemento perturbante. Perciò, Omero ci insegna che non di dualismo si tratta e men che meno di trinitarismo, nel quale concetto l'unità si muove come comunità. Il dualismo si forma non da sé ma attorno a qualcosa il quale lo trapassi. Omero è dunque ben oltre ogni concezione filosofico-religiosa occidentale e orientale. Non è più possibile il manicheismo. Né è possibile lo Yin e lo Yang. Non c'è alcuna partenogenesi. Il Bene non può generare il Male e il Male non può farlo con il Bene. L’Occidente si fonda su una metafora. Metaforicamente diciamo così: ma la divisione nasce dall’oggetto del contendere. L’incontro non è tra soggetto e oggetto, come sostenevano i romantici. Non lo è perché il soggetto reca in sé il diamante platonico formato dall’Unità e dalla divisione e ricomposizione. Il soggetto è custode di uno strumento di conoscenza autonomo e non realmente padroneggiabile.

Non può vedere tutto unità né può scorgere tutto diviso: né può fare queste cose a intermittenza. Di fluido e inarrestabile processo, piuttosto, si tratta. Facciamo un esempio. Se rivolgiamo lo sguardo a un qualunque oggetto, oltre al predetto oggetto vedremo intorno uno sfondo, al punto che, si potrebbe dire, lo sguardo è angolo visuale, feritoia, dalla quale non guardiamo, ma ci sporgiamo. Infatti possiamo decidere, per esperimento, di non guardare l’oggetto a cui abbiamo rivolto lo sguardo, ma di concentrarci su un oggetto di sfondo pur senza guardarlo direttamente, seguitando a tenere fermo lo sguardo sull'oggetto al centro del nostro angolo visuale. “Vedere con la coda dell'occhio”. Esiste l’atto meccanico del direzionare lo sguardo ed esiste la volontà di vedere, di guardare, e la volontà di vedere, anche quando le cose le abbiamo davanti agli occhi, è decisione puramente soggettiva. Perché accada, qualcosa deve irrompere, deve colpire il diamante platonico.

La triade di tesi, antitesi e sintesi hegeliana crolla se considerata di per sé. Essa si mette in moto soltanto a contatto con un oggetto che la trapassi, che buchi lo schermo della soggettiva attenzione. L'incontro non è tra soggetto e oggetto: ma tra diamante platonico, oggetto e volontà del soggetto di attivazione del diamante platonico. La mente in un processo incessante e fluido unisce, divide e riconfigura – la dottrina delle idee platoniche, secondo la quale esiste un luogo fisico popolato di veri oggetti e questi proiettano le loro ombre, ombre, anzi, di simulacri, tenta una spiegazione di questo processo di assemblamento, frantumazione e ri-assemblamento incessante operato nella nostra mente dal diamante platonico; vedo un oggetto nella sua unità, poi ne osservo le parti e poi torno allo sguardo unitario, ma questo ritorno implica una riconfigurazione soggettiva dell’oggetto chiamata idea, giudizio, secondo Doxa o episteme.

Ecco perché è vero non esistono steccati divisori e altrettanto vero è che gli steccati divisori esistono. Perché nel confronto dialettico ci dimentichiamo del pomo della discordia. Dimentichiamo Elena. La perdiamo di vista. Il dialogo si attorciglia sempre attorno a un argomento. Perciò, non vi è reale contrapposizione. Il dialogo è un serpente: ossia un’unità. Solo che nell’attorcigliarsi finisce col mordersi la coda, nello scambiare sé stesso per un altro, e col darsi battaglia, prendersela con sé stesso. Il dialogo è un monologo a più voci, spesso cacofonico, ma pur sempre monologo. Cioè discorso unico. Dunque, quando si dialoga attorno a qualcosa, quando si produce la scissione del monologo e dell'unità, separazione apparente, ma certo dotata di consistenza, a ben vedere, non ci si sta confrontando tra parti contrapposte, ma ci si sta confrontando pur sempre con il pomo della discordia. Si assumono angoli visuali divergenti, ma attorno a un unico oggetto.

Pertanto, la guerra di Troia, potremmo dire, non fu dichiarata a causa di Elena, ma fu dichiarata a Elena. Nei suoi confronti. Contro di lei. Tu non vuoi venire con me e non vuoi venire con lui e allora poiché non posso fare guerra a te faccio guerra alla parte fratturata di me stesso, che identifico in mancanza di qualcosa di meglio, in lui. Nel contendente. Se l'Iliade l'avesse scritta l'autore di Terminator, il film del regista di Titanic, probabilmente la caccia si sarebbe scatenata alla madre di Elena. Invece no. Omero fu più galantuomo. Santo Cielo… che clamoroso esempio di mansplaining!

Ma, chiedendo pazienza e comprensione, proseguiamo. Due amici discutono. Come possono due amici costituirsi in antitesi? Se sono uniti dall’amicizia come può accadere? Da dove nasce l’amico e da dove il nemico? Capite che, assorbito il punto di vista omerico del Pomo della Discordia, la questione cambia. Non esistono realmente due principi ai quali aderire. Come se fossero partiti politici. Il partito del Bene e del Male non è dentro o fuori di noi. Non è trascendente o viscerale. Bene e Male sono una spaccatura dell'Unità. Questo ha conseguenze?

Sì, le ha. Ma le industrie di armi e munizioni non saranno felici di sentirle. Bisogna rendersi conto che si sta facendo battaglia insieme a qualcosa di diverso: solo che nello sparargli e bombardarlo, questo pomo della discordia si è perso di vista e si finisce per spararsi addosso vicendevolmente. Spararsi a vicenda, sì. Certo. Ora è tutto così chiaro. Ogni esercito contrapposto è in realtà un solo esercito di una sola bandiera di una sola nazione. Ha circondato la collina e l’ha invasa ed è in confusione e si sta dando battaglia da sé. La guerra è una grande forma di diserzione e delazione e infiltrazione e tradimento dell’unico corpo militare al quale si appartiene. Il corpo militare dell’umanità.

Bisogna gettare via lontano il pomo della discordia. Basta frutti d'oro, strisce di terra, corridoi, stretti, territori. Bisogna cercare pomi della concordia. Purché non siano pomi adamitici, dove tutti sono d’accordo e poi si precipita nel baratro. Non è semplice, come vedete. Il diamante platonico interno alla nostra mente non si può estirpare. Ci sarà. Ci sarà sempre. Funzionerà a pieno regime sempre e per sempre. Ma il pomo della discordia omerico è lì per mostrarci come le cose vanno.

Il pomo del contendere omerico è l’interruttore primo del diamante platonico. Un diadema piramidale scosso da sommovimenti tellurici e traversato da scariche d’elettricità ad alto voltaggio. Sentimenti e passioni. Conoscenza calda, bollente, incandescente. Non metallico innesto interno ai circuiti di un freddo robot.
Andiamo alla ricerca di pomi della concordia! Basta incarognirsi su quanto è divisivo! Basta accapigliarci su quanto non ci vuole!